|
I giornali e l’informazione dal carcere, com’è difficile diventare "adulti"! Firenze: 16-17 novembre. Secondo Convegno Nazionale: Informazione e carcere – I giornali del carcere e altro…
Li chiamano spesso "giornalini". Forse lo sono, ma è ora di uscire dall’età dell’infanzia a cui qualcuno vorrebbe inchiodarli, insieme ai detenuti che li fanno (non a caso, in carcere si parla sempre con i diminutivi cari ai bambini: spesino, domandina, giornalino…). A Firenze i giornali e le altre realtà dell’informazione dal carcere si sono ritrovati con una idea fissa in testa: stare insieme per contare di più, e per contribuire con forza a rendere il carcere più trasparente. Sono due anni che esiste un Coordinamento che faticosamente lavora a tenere insieme le 60 testate esistenti nelle carceri italiane, ma l’impresa è complessa perché si tratta di giornali molto diversi: dallo storico La Grande Promessa, che compie 50 anni, a Liberarsi (realizzato "fuori", raccoglie prevalentemente lettere di detenuti), a Magazine Due (San Vittore), uno dei più solidi insieme a Ristretti Orizzonti (Casa di Reclusione di Padova e Carcere femminile della Giudecca), ai giornali degli Istituti Penali Minorili e degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, a Ragazze fuori, tutto di donne (Empoli), a Il filo di Arianna (Eboli, Istituto a Custodia Attenuata). Giornali che si occupano di informazione, ma anche che raccontano storie personali, che servono a sfogare la rabbia e il disagio. Ci vorrebbe un salto di qualità, una maggior consapevolezza del fatto che informare di più e meglio dal carcere significa, per i detenuti, vivere un po’ più decentemente e riuscire a essere meno isolati. Le difficoltà emerse a Firenze: non sono poche, né facilmente superabili. C’è prima di tutto un rischio di autocensura: che cioè siano i detenuti stessi a raccontare in modo fin troppo "controllato" quello che avviene nelle carceri, per non mettere a rischio quelli che sono i cosiddetti benefici, permessi premio, misure alternative, semilibertà. Poi c’è spesso una scarsa capacità del volontariato di superare la logica dell’assistenza ai bisognosi e della difesa del proprio "orticello" e di interessarsi di più ai temi dell’informazione: sembra a volte che i volontari siano "concorrenti tra loro sul mercato del bene", come dice impietosamente Edoardo Albinati, insegnante a Rebibbia e scrittore (è autore di "Maggio selvaggio", uno dei libri più interessanti che siano stati scritti sul carcere). E poi ancora pesa il fatto che molti giornali nascono e muoiono in fretta, soprattutto nelle carceri circondariali, dove i detenuti hanno pene più brevi ed è quindi faticoso costruire un’esperienza solida e duratura. Gli obiettivi che ci si è posti: prima di tutto, superare divisioni e arretratezze e lavorare a rafforzare le strutture regionali di coordinamento dei giornali e il loro rapporto col territorio. Esiste già un coordinamento in Campania, ne stanno nascendo in Toscana e nel Veneto, ed è importante che comincino a operare per dare maggior forza e incisività ai giornali esistenti e stimolare la nascita di altre realtà dell’informazione, là dove non ne esistono ancora. E non necessariamente si deve trattare di giornali: si possono realizzare dei TG, come il TG Due Palazzi di Padova, o trasmissioni radio (direttamente dal carcere, come Radio Evasione a Padova, o all’esterno, ma con spazio dedicato a interviste dei detenuti, come fa Radio Popolare a Milano). O ancora siti, come www.ristretti.it (Centro di Documentazione Due Palazzi) e www.ildue.it (San Vittore) o www.opgaversa.it. Per finire, due proposte "forti", con le quali i giornali sono chiamati a misurarsi: quella, avanzata da un detenuto, Francesco Morelli, di Ristretti Orizzonti, di creare un Ufficio Stampa dei giornali, che sia in grado anche di coordinare iniziative impegnative, come campagne di informazione sulla salute in carcere, denunce sui suicidi, inchieste sui problemi delle famiglie dei detenuti. La seconda, quella presentata da Sergio Segio e Sergio Cusani, di dar vita a una Federazione Nazionale dei giornali carcere e territorio, che abbia anche una veste giuridica e faccia uscire dall’isolamento tutte le iniziative di informazione nel carcere e dal carcere.
|