Associazione  Antigone

 

Potenziare le pene alternative

L’Associazione Antigone: sovraffollamento insostenibile

 

Avvenire, 1 agosto 2001

 

Carceri affollate: l’allarme era stato già lanciato qualche giorno fa dal Guardasigilli Roberto Castelli, che aveva segnalato tra i possibili rimedi la costruzione di nuovi istituti di pena e la riapertura di altri, come Pianosa e l’Asinara. Deludenti le proposte del Ministro, secondo Antigone, onlus per i diritti e le garanzie del sistema penale, che ha presentato ieri il prerapporto del 2001 dell’Osservatorio nazionale sull’esecuzione penale e le condizioni di detenzione.

“Il sovraffollamento (un’eredità che l’attuale governo ha trovato dalle precedenti gestioni della giustizia di Diliberto e Fassino) dice Stefano Anastasia, presidente di Antigone - non è figlio di più elevati tassi di criminalità, ma è viceversa frutto di una propensione a tenere sotto controllo carcerario un più elevato numero di persone. Aumento degli istituti di pena, lavoro coatto, inasprimento delle pene per i minori: preoccupante la soluzione proposta dal governo, che dovrà anche definire quale ruolo avranno i privati nella costruzioni e nella gestione delle carceri”. Secondo il rapporto, insomma, stiamo andando verso un modello americano.

Ed ecco la mappa delle “nostre prigioni”. Le carceri italiane sono abitate da quasi 58 mila persone. Un sovraffollamento carcerario così elevato non si registrava dal 1949, con un raddoppio dal 900, passando dalla percentuale di 54 detenuti ogni 100 mila abitanti, di dieci anni fa, agli attuali 95. Gli istituti penitenziari sono 202, ventiquattro le case mandamentali e sei gli ospedali psichiatrici giudiziari italiani, al 31 maggio scorso, con 1.265 ricoverati (Castiglione dello Stiviere, Montelupo Fiorentino, Aversa, Napoli, Reggio Emilia e Barcellona Pozzo di Gotto. Dei detenuti censiti, 25.181 sono imputati, cioè in attesa di giudizio, 28.762 condannati, 1.729 semiliberi, 1.440 internati, cioè sottoposti a misura di sicurezza detentiva.

Ma le forme di controllo penale prevedono altre misure oltre il carcere. I dati del 2000 parlano, infatti, di 25 mila persone in affidamento in prova al servizio sociale e 9.489 agli arresti domiciliari. A questi numeri vanno aggiunti 1.593 casi di sanzioni sostitutive alla detenzione e 1.881 di libertà vigilata. Poche, al momento, le persone sottoposte al controllo elettronico con la cavigliera. In tutto, insomma, nel nostro paese “non sono libere” a livello giuridico 95 mila persone.

A fronte della situazione, il nostro “parco carceri” prevede 42.063 posti regolamentari e 47.914 tollerabili. La densità globale degli istituti di pena è di 129 persane ogni 100 posti: 52.958 detenuti sono uomini, 2525 donne. Il numero degli stranieri “ospiti” è di 16.330, 1500 in più rispetto all’anno precedente. Vengono da Marocco (3597), Albania (2717), Tunisia (2083), Algeria (1440), ex Jugoslava (971); 403 dall’area dell’Unione Europea e 29 dagli Stati Uniti. La metà della popolazione detenuta ha un’età compresa tra i 18 e i 35 anni, la percentuale complessiva di disoccupati e inoccupati è del 30,6 %. Quali sono i reati per i quali si va di più carcere?

Il 25,46% quelli contro il patrimonio e cioè furto, rapina, danneggiamento e truffa. Seguono (20 %) quelli contro la legge sugli stupefacenti. Il 13,93 % riguardano la persona e cioè omicidio, lesioni, violenza sessuale, il 2,29% reati di mafia e lo 0,71 % quelli commessi contro l’incolumità pubblica.

 

Carceri, l’allarme di Antigone: c’è il modello americano con Castelli.

Il Popolo, 1 agosto 2001

 

Appaiono deludenti le proposte del ministro della giustizia Castelli, anzi preoccupano certi preannunci, come quelli relativi alla riapertura di Pianosa ed Asinara, o al lavoro coatto per i detenuti. Stefano Anastasia, presidente di Antigone, per i diritti e le garanzie nel sistema penale, ha espresso questi giudizi in occasione della presentazione del prerapporto 2001 dell’Osservatorio nazionale sull’esecuzione penale e le condizioni di detenzione.

Sotto accusa è il sovraffollamento delle carceri italiane (55.383 detenuti, contro una capienza pari a 42.063), il dato più elevato dal 1949, osserva Anastasia. Il doppio del 1990. “Un sovraffollamento che non è figlio di più elevati tassi di criminalità - continua, ma che è, viceversa, frutto di una propensione a tener sotto controllo carcerario, per un controllo penale più forte, un più elevato numero di persone.

Certezza della pena, aggiunge il presidente Antigone, non significa necessariamente certezza del carcere. Al sovraffollamento - nota il rapporto - il governo italiano ha inteso rispondere solo con politiche dirette alla costruzione di nuove carceri. Il governo di destra, si afferma, che ha già più volte ribadito di volere aumentare notevolmente gli investimenti in opere pubbliche, ha nelle mani la gestione di questa fase strategica, e dovrà definire quale ruolo dovranno avere i privati nella costruzione e nella gestione delle carceri. Il modello americano si avvicina pericolosamente.

 

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