Sergio Segio

 

L’estate arriva ogni anno… 

 

Vita, 13 luglio 2001

 

È vero quanto - catalanescamente - ha affermalo il ministro Castelli riguardo le carceri: l’estate arriva ogni anno. Questo buon senso, che apprezziamo, va tuttavia accompagnato da qualche considerazione numerica. Quest’estate, ci dicono le cifre, si è raggiunto un nuovo record nel sovraffollamento carcerario. Sempre le cifre (quelle ufficiali, della amministrazione penitenziaria) ci dicono che, mentre aumenta il numero dei reclusi (ormai da oltre 10 anni, guarda caso dall’ultimo provvedimento di amnistia e indulto), diminuisce il numero delle carceri: al 31 marzo 2001 gli istituti erano 232, alla stessa data del 2000 erano 257.

La costruzione di nuove carceri, il ministro saprà, prevede tempi lunghissimi e costi enormi valga l’esempio del carcere di Bollate, inauguralo in pompa magna l’anno scorso: 14 anni di lavori, 240 miliardi il costo per 820 posti cella. Di questi, a oggi, ne sono occupati solo un centinaio, anche perché la struttura presenta numerosi problemi idraulici, elettrici, alle Serrature e addirittura ci piove dentro. Dunque, il buon senso ci dice che c’è un limite alla compenetrabilità dei corpi. E dovrebbe essere responsabilmente posto un limite anche al1a sofferenza delle persone e al disagio degli operatori. Sofferenza e disagio che, appunto, nelle torride estati arriva al culmine e dunque a rischio che le carceri scoppino. Lo stesso ministro Castelli, in un’intervista al quotidiano la PADANIA, ha affermalo che, pur se le carceri scoppiano, l’amnistia non si deve fare. Il nostro sommesso appello è di fare qualcosa perché non scoppino.

Questo qualcosa per noi – l’abbiamo proposto l’anno scorso e lo riproponiamo ora - si chiama amnistia e indulto. Provvedimenti d’emergenza ma non finì a se stessi: piuttosto intesi come precondizione necessaria e inevitabile per affrontare, per davvero, i problemi strutturali e porre mano a riforme serie che diano risposte anche a quanti nel carcere lavorano. Assieme, abbiamo proposto e riproponiamo ora un “piccolo Piano Marshall”, teso a sostenere il reinserimento sociale di quanti escono dal carcere e a prevenire così nuovi reati (un Piano che, peraltro, comporterebbe un enorme risparmio economico, poiché tenere un detenuto chiuso in cella costa oltre 100 milioni l’anno e tenuto conto che i detenuti per reati di criminalità organizzata sono meno del 15% del totale). A questo riguardo, un “cartello sociale” cui hanno aderito migliaia di associazioni e comunità si è detto disponibile a fare la propria parte di accoglienza sul territorio. Occorre che tutti facciano la loro. Nella scorsa legislatura, governo e parlamento non hanno saputo o voluto farlo, consegnando così a questa legislatura, il problema ancor più aggravato. Questo significa che quest’estate carceraria, Catalano permettendo, è più difficile di quella dell’anno scorso. Lo dicono i numeri.  A questi numeri, oltre che col buon senso, occorre rispondere con provvedimenti politici e amministrativi. Se, come dice il ministro, l’amnistia e l’indulto non sono nell’agenda del governo, vorremmo chiedergli (disponibili a qualsiasi incontro) quali sono allora le proposte e le soluzioni per ovviare alla legge fisica dell’impenetrabilità dei corpi. E per evitare che le carceri scoppino. Questa eventualità dovrebbe preoccupare tutti. E per primo chi delle carceri ha la responsabilità politica e l’onere di amministrarle. Amministrarle con buon senso, ma anche con razionalità e senso di umanità.

 

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