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Lasciati
soli sotto il solleone
Fuoriluogo, luglio 2001 Per il carcere l’appuntamento estivo non tradisce mai le abitudini. Sempre il solito sovraffollamento (i numeri dei detenuti sono naturalmente in ascesa), celle sempre più asfittiche, servizi igienici insufficienti, al sud manca l’acqua (anche fuori dal carcere, ma dentro le soluzioni alternative sono più problematiche e costose), malati detenuti in situazioni difficili e l’insofferenza è al massimo. Agenti, educatori e magistrati in ferie rallentano ulteriormente la farraginosa macchina dell’amministrazione della giustizia, mentre non sono, tutto sommato, morte le aspettative di un indulto/amnistia, non concesso nell’anno del giubileo e nemmeno al momento dell’insediamento del nuovo governo. Nelle carceri romane si riflette la situazione di sempre. Meno spazi, maggiore esasperazione, ma sicuramente un’attenzione particolare da parte dell’amministrazione penitenziaria. Nell’istituto femminile e nel carcere di Regina Coeli le direzioni hanno autorizzato la continuazione per i mesi estivi di alcune attività formative e permesso ai volontari e agli operatori di recarsi all’interno per le attività di sportello. Aria
di tensione si registra nell’istituto di Rebibbia Nuovo Complesso.
Nell’istituto femminile alberga una folla di ragazzini, in barba alla nuova
legge su madri e minori. Sono i figli delle nomadi che, collezionando recidiva
su recidiva, si vedono rifiutata la possibilità di una pena alternativa. A
questo fatto si aggiunge la carenza all’esterno di strutture diverse dai campi
rom per accogliere questi nuclei familiari. Nel Lazio le associazioni di
volontariato hanno, comunque, garantito una costante disponibilità.
Carmen Bertolazzi, Arci Ora d’Aria, Roma
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