Francesco Ceraudo

 

Allarme rosso: più epidemie, più suicidi

 

Il Gazzettino di Venezia, 30 giugno 2001

 

Francesco Ceraudo, Presidente dei Medici Penitenziari Italiani

 

Allarme carcere: in Italia aumentano i detenuti, le epidemie, i suicidi. A denunciare la situazione in cui versa il sistema penitenziario nazionale è stato il professor Francesco Ceraudo, presidente dei medici penitenziari italiani, che da qualche giorno è stato eletto presidente dell’Icpms, la prestigiosa istituzione medico - sanitaria mondiale, creata sotto l’egida dell’ONU e dell’Organizzazione mondiale della sanità.

È appena terminato l’annuale congresso mondiale dei medi ci penitenziari, quest’anno organizzato nell’aula magna dell’Università La Sapienza di Pisa. Nel corso del convegno, Ceraudo ha fornito dati ed espresso le sue forti preoccupazioni.

Al 30 aprile 2001, i detenuti nelle carceri italiane sono aumentati di 1.607 unità, rispetto alla stessa data del 2000: attualmente i reclusi sono 54.930, 2.363 donne e 52.567 uomini; ben 23.736 in attesa di giudizio. Inoltre, la statistica racconta di 20 mila tossicodipendenti e 17.000 extracomunitari, entrati nel nostro Paese senza alcun controllo sanitario preventivo.

“Sono anni che si parla di pene alternative - ha detto Ceraudo - ma i dati confermano che poco si è realizzato in tal senso. Le nostre 212 carceri scoppiano, ci si racchiude di tutto, come in una sorta di pattumiera sociale, in particolar modo tossicodipendenti, extracomunitari, zingari, disturbati psichici. Un’umanità proveniente dagli strati sociali più poveri ed emarginati, perché i ricchi trovano sempre il modo ed il mezzo per restare in carcere il meno possibile. In questo contesto era inevitabile che malattie ritenute debellare, come la Tbc, tornassero di nuovo a far paura nel nostro Paese”.

I dati di quest’anno - ha proseguito Ceraudo - sono drammatici: 8750 casi di epatite cronica B e C, 5.000 i detenuti sieropositivi; soggetti che in genere stanno scontando brevi pene e che, un domani in libertà, andranno a costituire, assieme ad altre migliaia di detenuti affetti da altre gravi patologie infettive, una sorta di mine vaganti per la società”.

Ogni giorno, 3 detenuti tentano il suicidio. “Una tragica realtà - ha affermato Ceraudo - che colpisce soprattutto i detenuti in attesa di giudizio, a fronte di una Giustizia che non riesce a fornire sentenze definitive in tempi medio - brevi. Attualmente i procedimenti durano anche 10 anni e questa incertezza rappresenta la molla primaria dei suicidi e dei tanti episodi di autolesionismo”.

 

Precedente Home Su Successiva