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Blow up, un Centro di informatica musicale e sviluppo software che impiega detenuti ed ex detenuti
Realizzata nel mese di aprile 2003)
Ce ne parla il dottor Claudio Piunti, responsabile amministrativo e dei rapporti pubblici della Cooperativa Blow Up di Roma
Intervista a cura della Redazione
Cominciamo con una breve storia della Cooperativa Sociale Blow Up, della quale lei è uno dei responsabili, partendo da quando è nata e quali sono i suoi obiettivi. La Cooperativa Blow Up a.r.l., costituita l’8 febbraio 1989, nasce con lo scopo sociale di sostenere il reinserimento nella società di detenuti e/o ex detenuti, tramite il fondamentale strumento di una loro ricollocazione nell’ambito lavorativo. A questo fine la Blow Up ha costruito una possibilità concreta di lavoro e di reddito per un discreto numero di soci, che hanno avuto o hanno ancora difficoltà derivanti dallo stato di detenzione, curandone in particolare l’aspetto della formazione professionale (anche durante la detenzione stessa), al fine di garantire la continuità e la riproducibilità dell’esperienza.
Di quali attività si occupa la Cooperativa e di quanti soci è composta? Dopo un primo periodo di ricerca, la Blow Up ha definito la sua competenza professionale e come "Centro di informatica musicale e sviluppo software" si è consolidata nell’ambito informatico - telematico, integrando al suo interno dei soci tecnici informatici. Tra i suoi scopi c’è anche l’organizzazione di servizi e produzioni di spettacoli, manifestazioni culturali, sportive, ricreative e musicali. In base alla legge 381/91 è diventata Cooperativa Sociale al fine di ampliare il suo scopo sociale nell’ambito delle problematiche del disagio e dello svantaggio, ad esempio persone con handicap, fasce giovanili a rischio di esclusione sociale, fenomeni di evasione scolastica, etc. Attualmente la Cooperativa è composta da 7 soci di cui 1 invalido e 3 detenuti, dei quali uno in assegnazione al lavoro esterno, uno in regime di semilibertà ed un altro in condizionale e tra i collaboratori ci sono tre persone in affidamento ai Servizi Sociali. La Cooperativa è retta e disciplinata dai principi della mutualità senza fini di lucro e prossimamente si trasformerà in Piccola Cooperativa Sociale.
La Legge Smuraglia può incentivare il lavoro in carcere
La legge Smuraglia vi sta in qualche modo stimolando a portare lavoro in carcere? La Legge Smuraglia può incentivare il lavoro in carcere se coincidono le disponibilità delle direzioni degli Istituti con quelle degli imprenditori decisi a provare questa strada. A tal proposito noi, insieme ad un’altra Cooperativa Sociale di Roma, la Sintax - error, stiamo proponendo dei progetti agli Istituti romani da realizzare all’interno. In particolare sono tre:
Ci illustra un po’ meglio questi progetti, magari approfondendo la questione legata al reinserimento? Per i progetti di impaginazione e del laboratorio biologico (dati anche i tempi un po’ lenti della burocrazia carceraria) abbiamo presentato anche richiesta di finanziamento con la Legge Bersani, sulla riqualificazione delle periferie, per laboratori esterni dove inserire detenuti e/o ex detenuti I percorsi d’inserimento lavorativo costituiscono l’asse portante dell’intero processo produttivo d’ogni impresa sociale. Progetti come questo, indirizzati a produrre beni e servizi per altre persone svantaggiate, oltre a favorire lo sviluppo dell’impresa contribuiscono ad incrementare la consapevolezza umana e sociale delle persone che vi partecipano, nonché al miglioramento della comunità sociale tutta. L’obiettivo è costruire strutture dove possano confluire persone escluse dal ciclo produttivo: detenuti in misure alternative ed ex-detenuti, che attraverso interventi adeguati possano costruirsi un percorso formativo indirizzato ad un inserimento concreto e duraturo, come anche proporsi essi stessi come creatori d’imprenditoria sociale. Ne consegue che l’ottica in cui ci si muove non è solo di recupero, ma anche di prevenzione e crescita. Mirata sia a proteggere sia a stimolare, tenendo conto che spesso le persone che escono dal carcere (sia in misure alternative che per fine pena), si trovano ad affrontare esperienze lavorative non qualificate. Ne risulta che la finalità principale sia la valorizzazione delle competenze relazionali e professionali delle persone incluse in questo progetto.
Tornando per un attimo alla Legge Smuraglia, vi avvalete degli sgravi fiscali previsti da tale normativa e quali criteri retributivi applicate ai vostri dipendenti? Attualmente la Cooperativa Blow Up si avvale del credito d’imposta previsto da tale legge per una persona assegnata al lavoro esterno, con l’articolo 21 dell’Ordinamento Penitenziario; il contratto di lavoro che applichiamo è, per tutti, quello di Collaboratore Coordinato e Continuativo. I risultati fin qui ottenuti ci incoraggiano a continuare.
La formazione professionale è un altro capitolo importante che vale la pena tenere sempre ben presente, pena il rischio di non reggere alla concorrenza del mercato del lavoro: effettuate corsi per preparare il personale che avete alle vostre dipendenze o che andate ad assumere? Siamo ormai alla quinta esperienza nella realizzazione del Progetto (articolo 127 del D.L. 309/90) riguardante un corso d’informatica in funzione del reinserimento sociale e lavorativo di persone in esecuzione penale esterna (ex articolo 47 bis) per la durata di un anno. Tale corso si realizza attraverso una convenzione col Ministero della Giustizia, Dipartimento Amministrazione Penitenziaria – Centro Servizi Sociali per Adulti, ed il Progetto prevede l’utilizzo di sei docenti di cui tre svantaggiati ai sensi della Legge 381/91. I risultati fin qui ottenuti ci incoraggiano a continuare: dal corso del primo anno alcune persone sono state integrate in qualità di soci della Cooperativa e sono programmatori ormai esperti che offrono collaborazione anche ad altre aziende; in questi anni nei corsi si sono messi in evidenza alcuni ragazzi che, grazie alla partecipazione a stage esterni, sono riusciti a perfezionare le loro conoscenze informatiche, che hanno consentito o consentiranno il loro reinserimento lavorativo. Ci sembra importante ricordare che diverse altre persone, pur non riuscendo a trovare collocamento nel settore informatico, sono state indirizzate al lavoro in altri ambiti professionali.
A proposito di Enti locali, riuscite a lavorare in sinergia e in quale modo avviene la collaborazione? La collaborazione è abbastanza buona, avviene tramite conoscenza diretta della nostra esperienza o presentando progetti specifici. Risulta per noi fondamentale riuscire a dare visibilità alle nostre esperienze, cercando di proporle ad altri Enti pubblici come ASL, circoscrizioni, DSM (Dipartimento di Salute Mentale), etc., in quanto alla luce dei fatti risultano strumenti efficaci al fine di combattere concretamente l’emarginazione e dare un’opportunità a persone provenienti dal carcere e dalle comunità. Un’opportunità che può essere concessa anche ad altre persone rimaste escluse dal ciclo produttivo e scolastico, a cui le Istituzioni possono dare risposte ed aiuto concreto attraverso il sostegno a realtà del terzo settore, come la nostra, che lavorano con tenacia e determinazione in questa direzione.
Infine il bilancio, i numeri: quante persone provenienti dall’area penale sono "passate" dalla vostra Cooperativa nel corso degli anni e con quale percentuale di successo riferita al reinserimento? Tra tutte le persone provenienti dal carcere che in questi anni si sono incontrate con la nostra esperienza, circa 50, la percentuale di persone che sono state riarrestate è molto bassa, intorno al 6%, e come bilancio ci sembra veramente incoraggiante.
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