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A Mantova un progetto per dare casa e lavoro agli ex detenuti
"Spesso per un detenuto il peggio arriva proprio quando finisce di scontare la pena, quando deve tornare ad affrontare la realtà, senza un lavoro e una casa": di questo abbiamo parlato con l’assessore alle Politiche sociali della Provincia di Mantova, Fausto Banzi
(Realizzata nel mese di gennaio 2004)
A cura di Marino Occhipinti
Assessore Banzi, come si muove la Provincia di Mantova sui problemi del carcere? Come Provincia abbiamo pensato di intervenire sui problemi del carcere, i problemi legati alla vivibilità interna, sostenendo alcune attività come corsi di formazione promossi dall’assessorato alla Formazione: corsi di ceramica, di legatoria ed altri. L’assessorato alle Politiche sociali ha invece puntato al sostegno di corsi di teatro che si sono svolti in maniera mista, e precisamente allievi interni ed esterni al carcere, maschi e femmine. E’ stato un tentativo coraggioso e che è riuscito molto bene, anche se con grandi difficoltà. L’attività è stata sostenuta anche dal Comune di Mantova, Arci e Fondazione Cariverona, mentre noi come Provincia abbiamo appoggiato anche l’attività ginnica sostenendo un progetto dell’Uisp.
E invece, per quanto riguarda l’esterno, che cosa fate per il reinserimento di chi esce per fine pena o in misura alternativa? Spesso per un detenuto il peggio arriva proprio quando finisce di scontare la pena, quando deve tornare ad affrontare la realtà, senza un lavoro e una casa. È soprattutto per questi motivi che abbiamo sottoscritto un accordo con una cooperativa sociale, la Cooperativa Acquario, a cui abbiamo affidato alloggi da gestire finalizzati al primo aiuto di chi esce dal carcere, quindi alloggi di passaggio. Un accordo che prevede lo stanziamento di circa 50mila euro in quattro anni, quindi un impegno economico non indifferente per una realtà come Mantova, la concreta dimostrazione della nostra buona volontà.
Come siete riusciti a reperire gli appartamenti, come vengono gestiti e quali canoni di affitto verranno applicati? Gli alloggi vengono cercati sul mercato immobiliare e sono pagati da noi versando annualmente un importo che corrisponde all’affitto, alle spese condominiali e un piccolo importo alla cooperativa che ha il compito di seguire l’ex detenuto ed aiutarlo a trovare una sistemazione abitativa definitiva, oltre a controllare il buon utilizzo dell’alloggio. Il canone d’affitto, pagato direttamente dalla Provincia al proprietario, ricadrà solamente in minima parte sull’ex detenuto, proprio come richiesta di impegno personale al suo mantenimento.
Avete altri progetti in corso? Stiamo pensando di continuare il dibattito che abbiamo aperto sulla questione delle tossicodipendenze, avviato con un convegno svolto nel dicembre 2002 sulla riduzione del danno a cui hanno partecipato esperti anche di carcere come il dott. Margara, le operatrici del CSSA (Centro Servizi Sociali Adulti) di Mantova, il direttore del carcere. Il tossicodipendente deve essere particolarmente aiutato, in quanto spesso è incapace di superare da sé la dipendenza, e il carcere non è la sua dimensione.
Quali sono, secondo lei, gli scogli più duri che devono affrontare coloro che escono dal carcere? Il problema più difficile da affrontare è quello del lavoro. All’interno del carcere si è creata una cooperativa che produce lavori in ceramica ma ha grande difficoltà nel vendere, perché non si riescono a pubblicizzare adeguatamente i prodotti, peraltro molto belli, presso i possibili acquirenti. Si sta ragionando sulla possibilità che il Comune di Mantova, o una cooperativa che opera nel campo del reinserimento, concedano uno spazio in cui esporre i lavori e con la possibilità per i detenuti di recarsi lì con il laboratorio sia per lavorare che per vendere. Stiamo anche pensando alla possibilità di assumere personale detenuto che possa uscire mediante la fruizione di qualche misura alternativa alla detenzione.
Come Amministrazione avete provato a mediare nei confronti delle aziende, del territorio, in modo da vincere le resistenze alle assunzioni ed i pregiudizi? L’assessorato al Lavoro ha in programma di aprire all’interno del carcere uno Sportello lavoro, anche se sappiamo che contano molto di più la conoscenza personale o la sensibilità del singolo imprenditore. A questo scopo il mio assessorato sta coinvolgendo i comuni per far acquistare alcuni materiali che vengono prodotti in carcere e fare un passo ufficiale presso l’associazione industriali, sia per gli acquisti che per le assunzioni. Per quanto riguarda la rete amicale, dobbiamo dire che il carcere di Mantova è molto frequentato da volontari che spesso tengono relazioni anche a pena finita. Molte cose cerchiamo di sostenerle, ma è molto difficile poter intervenire in modo coordinato e coerente. Spesso esistono ragioni di sicurezza o altro per cui i progetti rischiano di interrompersi. Non essendoci competenze di legge il personale della Provincia segue il problema in maniera discontinua, e questa è la ragione principale per la quale dobbiamo affidarci a terzi come associazioni o cooperative sociali.
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