Regione Piemonte

 

In Piemonte con un finanziamento della Regione sono stati

assunti 22 educatori che lavoreranno nelle carceri

 

Ma soprattutto, si è avviata una politica di confronto e collaborazione tra Amministrazione Penitenziaria, Tribunale di Sorveglianza, Enti Locali, Volontariato

 

(Realizzata nel mese di gennaio 2004)

 

A cura di Marino Occhipinti 

 

Il Piemonte conta 14 Istituti di Pena ed oltre 5.000 detenuti, numeri che vanno ben oltre la capienza stabilita dallo stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria in fatto di sovraffollamento.

Altrettanto gravi sono le carenze del personale, soprattutto educatori: 31 a fronte degli 81 previsti dalle piante ministeriali. Un problema comune a tutte le altre realtà detentive, che peggiora di anno in anno a causa delle mancate assunzioni, ma che in Piemonte – con il coinvolgimento e l’adesione del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria – si sta in parte, almeno temporaneamente, risolvendo. La Regione, infatti, ha stanziato 600.000 euro per l’assunzione di 22 educatori che, sommati agli attuali 31, consentiranno di snellire e velocizzare le procedure necessarie alla concessione delle misure alternative alla detenzione e l’ampliamento dei programmi di recupero e reinserimento.

La sperimentazione, che avrà la durata di un anno, è un precedente unico in Italia. Con un finanziamento di poco più di un miliardo delle vecchie lire, a fronte di un bilancio regionale di oltre 31.000 miliardi (quindi un investimento veramente esiguo), si è sviluppata un’iniziativa importantissima sotto il punto di vista sociale e di reinserimento nella società delle persone recluse. Di questo ed altro ci hanno informato gli amministratori della Regione Piemonte, rispondendo alle nostre domande.

 

Com’è la situazione, relativa al settore penitenziario, nella Regione Piemonte?

La Regione Piemonte dedica da tempo un’attenzione particolare al settore della devianza e della criminalità, anche in relazione al Protocollo d’Intesa firmato nel 1992 con il Ministero della Giustizia e attualmente in fase di aggiornamento.

In questi anni sono stati messi a punto specifici strumenti normativi come la Legge Regionale 45/95 (Impiego di detenuti in semilibertà o ammessi al lavoro all’esterno per lavori socialmente utili a protezione dell’ambiente) e la Legge Regionale 28/93 (Misure straordinarie per incentivare l’occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l’inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati), inoltre sono stati attuati numerosi progetti e interventi di prevenzione, formazione professionale, attività culturali e sportive all’interno degli Istituti penitenziari e di inserimento sociale e lavorativo di detenuti ed ex detenuti.

Per realizzare questi interventi è necessaria una stretta collaborazione tra le diverse istituzioni: Enti Locali, Amministrazione Penitenziaria, Tribunale di Sorveglianza, Servizi sociali e sanitari e con il volontariato, per giungere ad una programmazione concertata e agire in maniera sinergica.

A questo scopo è indispensabile per gli enti esterni al carcere poter contare su personale dell’Amministrazione Penitenziaria che operi con continuità e stabilità al fine di rendere possibile un confronto, creare rapporti di collaborazione e operare con metodologie di lavoro integrato.

Purtroppo le gravi carenze di personale degli Istituti penitenziari, in particolare del personale dell’area trattamentale, pregiudicano spesso la buona riuscita delle attività.

 

Sappiamo che siete intervenuti in maniera singolare per risolvere questo problema: com’è nato il progetto con il quale sono stati assunti 22 nuovi educatori?

Su iniziativa dei consiglieri radicali Palma e Mellano, che attraverso visite negli Istituti penitenziari della Regione avevano rilevato le gravi carenze di personale educativo, la Regione Piemonte ha previsto, all’interno della legge finanziaria per l’anno 2003 (L.R. 2/2003), di assegnare 600.000 € agli Enti Gestori delle funzioni socio-assistenziali per attivare convenzioni mirate al potenziamento della dotazione di educatori all’interno degli Istituti di pena.

A seguito di incontri con il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e gli Enti Gestori sono state definite le procedure e le modalità attuative necessarie per avviare l’iniziativa.

 

Come avvengono le assunzioni, alle dipendenze di quale Ente?

L’assunzione a tempo determinato per un anno di 22 persone è avvenuta attraverso 2 concorsi pubblici, uno espletato dal Comune di Torino per 4 persone da inserire nella Casa Circondariale di Torino, l’altro espletato dal CISSACA, Consorzio Socio Assistenziale dei Comuni Alessandrini, a nome anche degli altri Enti Gestori coinvolti, per 18 persone da inserire nei diversi istituti sulla base delle carenze individuate dal Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria.

Attualmente sono già in servizio molti neoassunti ed altri lo saranno a breve termine.

 

Quali sono le politiche della Regione Piemonte riguardo alle problematiche penitenziarie?

I problemi connessi alla detenzione e alla devianza, in generale, richiedono attenzione non solo teorica ai fenomeni nelle loro implicazioni, ma soprattutto interventi concreti, mirati e finalizzati.

Le politiche della Regione, in coerenza con quanto detto, prevedono azioni di sistema tese a creare collaborazione tra le varie Istituzioni e mirate alla messa a punto di una progettazione concordata nel settore e alla realizzazione di progetti ed interventi.

Sul primo fronte possiamo sinteticamente ricordare i seguenti punti:

verifica e rinnovo del Protocollo d’intesa firmato nel 1992 dalla Regione Piemonte e dal Ministero della Giustizia;

ripristino della Commissione regionale tecnico-consultiva su disadattamento, devianza, criminalità, composta dagli Assessorati regionali competenti, dal Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, dal Presidente del Tribunale di Sorveglianza, e poi rappresentanti di Enti Locali, volontari, ed altri ancora;

il sostegno alla rete territoriale costituita dai Gruppi Operativi Locali (chiamati GOL) che opera da anni attraverso la partecipazione di operatori di varie istituzioni, enti e associazioni: Amministrazione penitenziaria, Enti locali, Servizi socio assistenziali, Servizi per l’impiego, Volontariato, Ser.T., ecc…

Questi hanno favorito l’incrocio fra i bisogni e le necessità degli utenti (detenuti ed ex detenuti) con le risorse impegnate dalle istituzioni.

 

Quali sono in concreto i progetti e le iniziative che mettete in atto?

Sul secondo fronte, quello relativo ai diversi progetti attuati, la nostra Regione è sicuramente tra le più sensibili a queste problematiche e opera da molti anni con interventi in vari ambiti:

sono stati realizzati diversi progetti rivolti alle scuole, tesi a prevenire situazioni di disagio e rischio che possono far emergere fenomeni di disadattamento e devianza e, talora, di violenza e delinquenza, e progetti di sensibilizzazione dei cittadini sui problemi penitenziari;

abbiamo cercato di migliorare le condizioni di vita dei detenuti negli Istituti penitenziari promuovendo, in accordo con l’Amministrazione Penitenziaria e gli enti territoriali, progetti di attività culturali e ricreative;

uno dei punti focali su cui si è operato, in collaborazione con l’Assessorato Formazione Professionale e Lavoro, l’Amministrazione Penitenziaria e i Gruppi Operativi Locali, è stato la messa a punto di percorsi diversificati per singoli individui, tesi al loro reinserimento sociale e lavorativo, che tengano conto da un lato delle diverse capacità e bisogni e, dall’altro, delle opportunità e delle risorse disponibili.

Questo perché crediamo che fulcro dell’intervento deve essere la persona umana nella sua unitarietà e globalità. Il progetto, pertanto, deve tendere a ricomporre l’inevitabile frammentazione delle funzioni, delle competenze, delle responsabilità di enti diversi per rispondere in modo coerente e sinergico ai vari bisogni.

In questo contesto si inseriscono i finanziamenti impegnati:

per i corsi di formazione professionale, per i corsi formativi più brevi, per gli stages e i tirocini;

per l’attuazione della Legge regionale n. 45/95 mirata ad inserire detenuti in semilibertà o ammessi al lavoro all’esterno in progetti di tutela ambientale;

per l’attuazione della Legge regionale n. 28/93 che promuove l’inserimento lavorativo a tempo indeterminato di detenuti ed ex detenuti presso le aziende.

Comunque non è solamente un problema di finanziamenti: dall’esperienza maturata in questi anni, ad esempio, si è desunto che risulta determinante, per la realizzazione di un efficace e duraturo inserimento lavorativo, la presenza di un tutor che accompagni il detenuto durante il percorso e ne faciliti l’inserimento lavorativo e sociale.

 

Sostenete progetti specifici per i tossicodipendenti, per gli immigrati, per le donne detenute?

Sono state impegnate risorse per sostenere progetti specifici rivolti alle persone detenute tossicodipendenti, alla popolazione detenuta femminile e agli immigrati.

In considerazione delle percentuali di persone detenute immigrate presenti in regione sono stati messi a punto progetti specifici che verranno realizzati in quattro Istituti (Torino, Ivrea, Saluzzo, Alba) con azioni tese a informare, sostenere psicologicamente e accompagnare all’uscita dal carcere gli immigrati nei loro percorsi di reinserimento o di rientro, e a creare momenti di confronto tra gli operatori.

 

Quindi anche un impegno, un’attenzione rivolta nei confronti degli operatori e del volontariato?

Certo. Abbiamo sempre sostenuto la formazione congiunta degli operatori, consapevoli che per raggiungere una programmazione concertata e un coordinamento tra enti e istituzioni questa sia una premessa indispensabile.

Abbiamo rivolto un’attenzione particolare agli Assistenti Volontari Penitenziari che costituiscono una risorsa unica e preziosissima, finanziando la loro formazione e chiedendo il loro contributo sia per definire le linee di intervento che nella realizzazione dei progetti.

Al fine di sperimentare progetti mirati ad avviare attività lavorative interne agli Istituti, abbiamo finanziato un progetto con Abele Lavoro per il riciclo di rifiuti sanitari all’interno del carcere Le Vallette di Torino.

 

 

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