Paolo Damberger

 

Quando carcere e scuola convivono felicemente

A Padova, un seminario che ha prodotto un accordo programmatico sulla formazione congiunta del personale, l’impegno per un protocollo d’intesa “Scuola/Carcere” in tempi brevi, un vademecum sulla scuola in carcere

 

(Realizzata nel mese di maggio 2005)

 

 

di Rossella Favero

 

 

Il 23 maggio si è svolto a Padova, nella sala Rossini dello storico Caffè Pedrocchi, un seminario regionale dal titolo “Carcere/Scuola. Per una formazione integrata”. L’istituzione scuola e l’istituzione carcere hanno collaborato all’organizzazione di una giornata importante per la vita della scuola negli istituti penitenziari del Veneto. Ce ne parla Paolo Damberger, del Centro Servizi Amministrativi di Padova, coordinatore del seminario per l’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto, rispondendo alle nostre domande.

 

Innanzitutto la partecipazione: a chi era rivolto il seminario?

Al personale delle due amministrazioni che in carcere operano nell’ambito della scuola, quindi insegnanti, agenti, educatori. Il Provveditorato Amministrazione Penitenziaria del Triveneto, nella persona del dottor Felice Bocchino, ha risposto con prontezza alle proposte del nostro Ufficio Scolastico Regionale. Quindi la presenza è stata importante: c’erano tutti i direttori degli istituti penitenziari veneti e molte rappresentanze di agenti, ispettori, educatori.

 

Quali erano gli obiettivi e quali sono i risultati?

Direi che i risultati sono molto significativi, e concreti, e forse la nostra sta diventando un’esperienza pilota in Italia: un accordo programmatico sulla formazione congiunta del personale, l’impegno per un protocollo d’intesa ‘Scuola/Carcere’ in tempi brevi, un vademecum sulla scuola in carcere a cui, in modo del tutto spontaneo, Edoardo Albinati ha fatto il migliore degli spot . Inoltre una prima sistematizzazione dei dati statistici relativi alla scuola nelle carceri del Veneto: si pensi che gli studenti tra scuola media, alfabetizzazione e scuola superiore sono circa 780, senza contare i corsi EDA (educazione degli adulti) che vedono un numero circa uguale di partecipanti. Ogni giorno un ‘drappello’ di oltre settanta nostri insegnanti entra nelle aule dentro gli istituti penitenziari.

 

Quali sono i contenuti dell’accordo programmatico?

È centrale la formazione congiunta (insegnanti, agenti, educatori…), che significa imparare a usare linguaggi comuni nella diversità dei ruoli, imparare a conoscersi, migliorare la qualità dell’intervento della scuola istituzionale nelle carceri. Inoltre nell’accordo si anticipano alcuni dei temi che saranno centrali nel futuro protocollo: si parla di potenziamento della scuola in carcere, in particolare di una maggiore presenza della scuola superiore, che ha il suo cardine nella Casa di reclusione di Padova, ma può avere significative articolazioni nelle diverse province.

 

Perché un vademecum?

Il vademecum è a doppia lettura: da una parte le informazioni utili per gli insegnanti che entrano a lavorare in carcere: la struttura, le regole, i tempi… Dall’altra notizie per gli operatori penitenziari su cos’è la scuola in carcere, la struttura, le finalità, le modalità. E soprattutto, da entrambe le parti, un utile glossario con le parole chiave dei due mondi: ‘trattamento’, ‘articolo 17’, ‘ufficio di sorveglianza’… ma anche ‘pof (Piano dell’Offerta Formativa)’, ‘insegnamento modulare, ‘CTP’…

 

Come sono stati il clima, la partecipazione?

Io ho avuto una buona impressione: un’atmosfera serena, partecipata. E credo che ciò sia dovuto al metodo. Il seminario non è calato dall’alto. È una tappa di un lavoro iniziato con un corso regionale organizzato da noi alla fine del 2003. In quell’occasione i lavori si chiusero con una mozione dei partecipanti che chiedeva interventi concreti che garantissero la qualità della scuola in carcere. Da allora c’è stato un intenso lavoro di elaborazione, che ha coinvolto la base. Accordo programmatico, protocollo e vademecum sono una risposta a quella mozione. Anche nel metodo. Al vademecum ad esempio, si è giunti attraverso schede di rilevazione dei bisogni in tutti gli istituti penitenziari. Il testo poi, una volta elaborato da un gruppo di lavoro, è tornato più volte alla “base” per correzioni e suggerimenti.

 

E… i detenuti?

Al centro delle nostre elaborazioni, naturalmente. E anche… delle nostre attenzioni. Com’è nostra abitudine, abbiamo affidato la realizzazione (grafica etc.) dei materiali per il seminario e del vademecum a una cooperativa sociale, quindi abbiamo approfittato di questa occasione per dare lavoro ai detenuti.

 

Altre iniziative all’orizzonte?

Sì, certo. Siamo molto pragmatici. Prossimi obiettivi? Il protocollo, ovviamente, che permetterà una strutturazione più adeguata dei corsi scolastici. E poi… un libro con le esperienze più significative di scuola in carcere nella nostra regione, con il contributo della Regione Veneto; poi un centro di documentazione a cui stiamo lavorando per raccogliere i materiali elaborati dai diversi corsi.

 

 

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