Posta Celere

A 32 anni non ero in grado di fare un’operazione matematica

Un detenuto spiega com’è importante, ma anche difficile studiare in carcere, soprattutto per chi sta nelle sezioni ad Alta Sicurezza

 

di Giovanni Raso

Casa circondariale di Voghera

 

Mi trovo detenuto nel carcere di Voghera, sezione di Alta Sicurezza, e vi scrivo per esporre un problema che in questo e in altri Istituti riguarda molti detenuti: proseguire gli studi dopo il diploma! Per i detenuti delle sezioni A.S. continuare a studiare è una cosa quasi impossibile, mentre per le sezioni con indice di sorveglianza più alto è ancora peggio.

Parto da lontano: ho iniziato il corso di Tecnico per le Industrie Elettriche nel 1998, periodo in cui già mi trovavo in carcere per scontare una pena definitiva a nove anni, purtroppo non l’unica, poiché avevo altri procedimenti e quindi ero “costretto” a seguire i processi che si svolgevano nelle città di Torino, Biella e Udine. Per tali motivi i giorni di assenza dalle lezioni sono sempre stati molti, anche se posso dire di non aver avuto nessuna esitazione a rinunciare ad una parte delle udienze processuali per non perdere anni di scuola, e, trattandosi della mia vita, oggi penso di essere stato anche un po’ incosciente: certamente i risultati che ho raggiunto sono buoni, però gli anni di libertà non hanno prezzo, ad ogni modo questo è un altro discorso.

Con l’inizio della scuola il primo problema col quale ho dovuto fare i conti è stato molto personale. Difatti ho dovuto accettare il fatto che non ero in grado di fare una semplice operazione matematica: per una persona adulta, all’epoca avevo 32 anni, è stato abbastanza umiliante. Dopo che sono riuscito a mettere da parte l’orgoglio tutto è diventato meno difficile. Credo di non esagerare se dico che per studiare in carcere bisogna avere tanta volontà e pazienza, il sovraffollamento è una delle difficoltà di cui bisogna tener conto, però ce ne sono altre che non sono da meno, insomma le condizioni sono difficili per tutti. I problemi più seri sono legati alla nostalgia per la famiglia e a tutto quello che c’è al di fuori di queste mura. In certi momenti non hai voglia di fare niente e basta una piccola fesseria per rovinarti l’intera giornata.

Le prime soddisfazioni per l’impegno nello studio le ho avute al terzo anno di scuola, dopo aver superato gli esami per l’attestato di Operatore Elettrico. Da lì in poi tutto mi è sembrato più semplice. Quello che i professori spiegavano riuscivo a capirlo senza problemi e tutto ciò mi rendeva felice. Diplomarsi non è stato facile, riprendere gli studi dopo tanti anni d’ozio è stata dura, se poi mettiamo in conto le privazioni a cui ti devi adattare, tipo “la rinuncia all’ora d’aria” di cui voi avete esposto chiaramente il problema in un numero di Ristretti, mollare oggi lo trovo ingiusto - o meglio essere abbandonati a se stessi solo perché non sei un detenuto “comune” - mi sembra una follia.

La mia volontà e passione non sono meno di quella d’ogni altra persona, indipendentemente dal tipo di reato per cui devo scontare la pena: con i cento centesimi all’esame di Stato penso di aver dimostrato il mio interesse per la cultura. Può darsi che il diploma sia solo un pezzo di carta, però io oggi mi sento una persona con delle capacità che non conoscevo. La cosa più bella è che mi sono iscritto all’università, facoltà di Ingegneria Elettrotecnica presso l’Università di Padova, ed ho anche la convinzione di riuscire a laurearmi.

Ora, in aggiunta ai problemi vecchi che ho lasciato dopo aver ottenuto la maturità, ho però quelli nuovi che non mi permettono di andare avanti nello studio come vorrei. Mancanza di appositi spazi, sezioni rumorose che rendono impossibile la concentrazione, nessun sostegno per la preparazione agli esami, i tutor o qualche altra persona che possa darmi una mano sono soltanto un miraggio…

Anche per la semplice iscrizione all’Università ho avuto parecchie difficoltà. Se ci sono riuscito è stato solamente grazie ai miei famigliari, poiché tramite l’Istituto di Voghera non è stato possibile per una miriade di problemi: la direzione non ha i mezzi per affrontare la questione, non ci sono educatori, il volontariato è limitato, gli addetti alla matricola non sanno darti nessuna indicazione.

Può darsi che sia una mia impressione, però mi sento emarginato.Tutte le richieste di trasferimento che ho fatto per motivi di studio mi sono state rigettate, motivate dal fatto che il Polo Universitario Penitenziario di quel carcere è solo per detenuti di categoria “comune” e non per gli A.S.: Torino, Padova, Prato… Tutto questo mi sembra assurdo, sto solo chiedendo di poter continuare a studiare.

In questi luoghi cerchi di non perdere mai la speranza, così tutti i giorni preghi che prima o poi qualcuno faccia sul serio e ci dia l’opportunità per costruirci un futuro migliore. Io continuo a studiare perché credo che questa sia la strada giusta.

 

 

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