Informazione e contro...

 

Ristretti Radio ma si potrebbe chiamare "Radio Compagnia"

 

Una trasmissione sul carcere ospitata da Radio Cooperativa, una radio con tanti ascoltatori pieni di simpatia verso chi è debole e di antipatia verso il potere

 

di Francesco Morelli

 

La trasmissione Ristretti Radio è nata davvero per caso: un giorno ho incontrato Don Albino Bizzotto, il fondatore dei "Beati i Costruttori di Pace", che aveva uno spazio libero di un’ora e mezza nella programmazione settimanale di Radio Cooperativa e pensava di riempirlo affidandolo a qualcuno che si occupasse di carcere.

Io stavo per cominciare a lavorare all’esterno con l’articolo 21, e ho così accettato con entusiasmo l’idea di aprire questo canale nuovo di comunicazione, senza avere alcuna esperienza però; senza rendermi conto di cosa significhi parlare ad un pubblico che non puoi vedere, del quale non riesci a valutare le reazioni e che, quindi, esige un approccio diverso rispetto, ad esempio, all’assemblea di un convegno.

Con questo problema ho dovuto fare i conti fin dalla prima trasmissione, benché fossi affiancato dallo stesso Don Albino, che col pretesto di presentarmi mi ha fatto inizialmente da "spalla". La gente telefonava in diretta, coperta dall’anonimato, e chiedeva, commentava, faceva polemiche.

La regola sarebbe che chi interviene dice il proprio nome e la città dalla quale chiama (Radio Cooperativa copre buona parte del Triveneto), ma in realtà il diritto di parola viene accordato a tutti e comunque non ci sono strumenti per verificare la veridicità delle auto-presentazioni. Tanto chi telefona per insultare dice due parole e riaggancia subito… non ti lascia il tempo di replicare in diretta.

Va anche detto che gli ascoltatori di Radio Cooperativa sono per la maggior parte affezionati a questa emittente e di conseguenza già sensibilizzati verso i temi del sociale: dall’immigrazione, alle droghe, alla povertà, al pacifismo, all’ecologia, e, da febbraio scorso, hanno iniziato a sentir parlare anche di carcere…

Il fatto che fossero completamente "digiuni" in materia ha rappresentato, almeno all’inizio, un vantaggio perché era facile sollecitare interesse, curiosità, partecipazione.

Con il trascorrere dei mesi mi sto accorgendo anche di alcuni limiti, insiti forse nell’uso dei "media" popolari, come appunto la radio o la televisione: è molto difficile fare approfondimenti ed anche costruire un filo logico, che leghi una trasmissione a quella della settimana seguente. Questo perché il tipo di relazione che si stabilisce è, comunque, superficiale: quello che "funziona" in termini di comunicazione, non è l’intelligenza ma l’insistenza. Siamo abituati così ad essere convinti dal martellamento di un messaggio, più che dalla sua logicità.

Allo stesso tempo questa esperienza mi permette di incrociare culture e mentalità che altrimenti sarebbero state fuori dalla portata del nostro lavoro.

Parlo dei problemi del carcere e arrivano telefonate che fanno dei confronti con la guerra partigiana, oppure, collegandosi all’attualità, all’Iraq, alla Palestina o anche alle lotte sindacali ed ai guai con la giustizia che a volte ne derivano.

In genere, il sentimento più esibito è la simpatia verso chi è debole, e l’antipatia verso il potere: molti telefonano per raccontare le proprie disavventure nel rapporto con le istituzioni, le punizioni avute ingiustamente, l’impossibilità di far valere le proprie ragioni, e via di questo passo.

Un giorno per esempio si parlava di avvocati e di gratuito patrocinio, un signore telefona e attacca dicendo: "Io non ho bisogno di avvocati che mi difendono, quando ho dei problemi uso altri mezzi per farmi giustizia…". Con una certa preoccupazione gli chiesi quali fossero questi "mezzi" e lui rispose: "Io so fare il malocchio, quando c’è qualcuno che mi vuole male gli faccio la fattura e lui smette subito di darmi fastidio".

 

Ma chi sono gli ascoltatori di Ristretti Radio?

Nell’ultima trasmissione sono arrivate ben quattro telefonate della stessa persona, che all’inizio interveniva in maniera inopportuna, parlando di altro, rispetto ai temi in discussione, ma alla fine ha "confessato" di essere praticamente recluso nella propria abitazione, in quanto sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio: ogni settimana un infermiere va a fargli un’iniezione di sedativi e tanto basta per mantenerlo inebetito fino alla successiva somministrazione. È proprio vero che le prigioni sono di tanti tipi…

Poi ci sono ascoltatori che non si accontentano delle telefonate in trasmissione e mi chiamano in ufficio (è la sede dell’Associazione di volontariato "Il Granello di Senape" e della nostra redazione) dopo che sono rientrato (gli studi di Radio Cooperativa sono dall’altra parte della città, rispetto a dove lavoro abitualmente); addirittura, qualcuno di loro è venuto di persona a trovarmi, solo per vedere che faccia ha la "voce" di Ristretti Radio!!!

C’è anche da dire che molte di queste persone non hanno un interesse vero per il carcere e i problemi della detenzione, semplicemente ascoltano la trasmissione perché per loro rappresenta una compagnia (e oggi c’è un immenso bisogno di compagnia, specialmente tra gli anziani e specialmente tra le donne - sono donne l’80% delle persone conosciute attraverso la radio).

L’altra mattina, mentre ero – come quasi sempre – attaccato al computer, mi arriva una telefonata di una ascoltatrice, che premette di avere bisogno di un servizio da "telefono amico". Io le dico che le posso cercare sull’elenco il numero di chi questo servizio lo fa davvero, ma lei insiste a volerlo da me, questo tipo di ascolto, perché dice che in trasmissione sono tanto paziente… (mi conosce poco!).

Comunque accetto e me ne sto ad ascoltarla per 45 minuti, praticamente non la interrompo mai, se non per annuire e farle sentire che sono in linea. Lei mi racconta di tutti i suoi guai, di come non trova persone disposte a starla ad ascoltare, di come in famiglia la prendono in giro se cerca di parlare dei suoi dubbi esistenziali… io ascolto in silenzio ma intanto mi chiedo perché è così difficile farsi prendere sul serio dalle persone che ci sono più vicine… che sono abituate a vederci nella quotidiana routine e danno tutto per scontato: che siamo soddisfatti, che non abbiamo più sogni da inseguire… Le persone si vergognano a parlare dei propri sogni, per questo cercano persone estranee con cui farlo, al telefono, nelle chat line: la nostra società ha reso i sogni una cosa di cui doversi vergognare!!! In particolare quando non si è più giovanissimi.

La notte, anzi, alle 5 di mattina, Ristretti Radio viene mandato in replica. A quell’ora ha un pubblico davvero "particolare", fatto di gente che lavora in orari strani: i tassisti, le infermiere, i poliziotti e anche gli agenti della polizia penitenziaria… così, ogni tanto, qualcuno mi chiama per dirmi che anche lui mi ha ascoltato, non poteva intervenire perché non eravamo in diretta ma avrebbe voluto dire la sua sulla giustizia, che non funziona mai abbastanza, dentro le carceri e fuori dalle carceri, che fa sentire i cittadini perennemente defraudati di qualcosa.

E non è mai la richiesta di "sicurezza" (tanto sbandierata dai media e dai cattivi politici) quella che viene messa al primo posto, ma la richiesta di servizi che non arrivano, quella di ottenere ascolto dalle istituzioni, quella di essere "sicuri" di non perdere il lavoro, la casa, la salute, tutte cose sempre più a rischio…

 

 

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