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Le paure di una madre che accompagna la giovane figlia a sposare un detenuto
Un momento di piccola felicità, nonostante le sbarre e lo squallore intorno
A proposito di carcere e affetti, succede anche di sposarsi in carcere, quando le prospettive di un permesso sono ancora lontane e due persone decidono che vogliono fare lo stesso quel passo, e accettano di compierlo in quel luogo orrendo che è il carcere. Nel film Fine amore mai, realizzato dai detenuti di San Vittore, c’è la scena di un matrimonio vero dentro, che a noi spettatori fa stringere il cuore, eppure si capisce che i due che si stanno sposando sentono ugualmente che quel gesto ha una sua felicità, nonostante le sbarre e lo squallore intorno. Ce lo spiega bene Chicca, che ricorda quando ha accompagnato la figlia a sposare un ragazzo detenuto, e nonostante la sua ansia di madre di fronte a una scelta così difficile della figlia, sente che lei sta vivendo, in ogni caso, uno dei giorni più importanti e felici della sua vita. Se almeno ci fosse quella legge più umana, che potrebbe consentire ai detenuti che non usufruiscono di permessi premio dei colloqui lunghi senza controlli visivi, la figlia di Chicca non avrebbe dovuto tornarsene a casa senza neppure un minuto di intimità.
La Redazione
Sposarsi in carcere
Una mattina di maggio, un pallido sole tiepido, io lì fuori dal carcere che guardo con tenerezza mia figlia, le lacrime le trattengo a stento, oggi è per lei quello che si definisce il giorno più bello, quello che per una ragazza è il sogno che si realizza. È serena, è anche felice, emozionata, mi guarda e mi dice: "Ma non essere triste, io oggi sono felice". Quante cose vorrei dirti bimba mia, anche se non lo sei più ora una bambina, sei già una piccola grande donna! Oggi capisco la tua scelta e la condivido, il tuo è un atto d’amore, anche se non sarai come tutte le altre spose, non potrai indossare l’abito bianco, e non potrai uscire dalla chiesa sotto braccio del tuo sposo. Ma anche se quelle due ore che vi hanno concesse saranno l’unico momento vostro, so con quanto amore e sofferenza stai affrontando tutto ciò e ti ammiro per la tua maturità. La mattina sei uscita da casa con la tua scatolina di velluto a forma di cuore dove c’erano dentro le fedi, alla perquisizione però non le hanno fatte passare, un po’ di ansia in più ma poi per fortuna le ha portate dentro l’agente. Siamo in una stanza fredda, dove fanno i colloqui gli avvocati, ma in quel momento diventa il posto per te più bello del mondo. Sei tu che aspetti il tuo quasi marito, e ridendo mi dici: "Vedi mamma, il mio matrimonio è speciale, non avevi mai visto una sposa aspettare…". E quando alle nostre spalle una porta si apre e arriva il tuo compagno, ti vedo così piccola fragile indifesa, poi vi prendete per mano, quasi increduli di quella vicinanza, vi sorridete, vi osservate come se dopo tanto tempo vi riscopriste, così vicini da sembrare una cosa unica, vi scambiate le fedi, le baciate, le guardate sulle vostre mani, le rigirate sulle dita, cosa preziosa che vi fa sentire ancora più uniti. Piccoli gesti che in altri tempi sono insignificanti ma che ora, lì in carcere, sono tutto il vostro mondo, il vostro amore, il solo contatto che riscalda il vostro cuore. Alla fine, come unica concessione ci fanno trovare due vassoi di paste, che comunque ha pagato tuo marito, ma visto che nel carcere di Monza di solito non sono concesse le paste fresche, noi le assaggiamo appena per lasciare che poi possano portarle su in sezione e in qualche modo festeggiare. Adesso siamo di nuovo fuori e tu ti stringi al mio braccio, qualche lacrima ti scende giù ma sorridi e mi dici: "Mamma, credimi, oggi è il giorno più bello della mia vita". Sì, il vostro viaggio sarà lungo, ma spero che il vostro amore vi sosterrà.
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