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Quando la sorte dei cani preoccupa di più di quella degli esseri umani relegati nelle carceri
Una nostra lettrice ci scrive e ci invita a denunciare il "malfunzionamento" di tante leggi riguardanti il carcere
La lettera che segue ci arriva da una nostra attenta lettrice, una insegnante in pensione sempre combattiva e piena di passione civile. È un invito ad andare a fondo del "malfunzionamento" delle leggi riguardanti il carcere, e ad usare, se necessario, anche trasmissioni televisive di denuncia per far emergere i problemi più gravi, come quelli relativi alla salute. Ha ragione lei, purtroppo: se non ci si affida a Striscia la notizia, a chi rivolgersi e da chi sperare di avere attenzione? Il mancato passaggio della Sanità Penitenziaria al Sistema Sanitario Nazionale, e il conseguente rischio di peggioramento delle già precarie condizioni in cui vive, si ammala e viene curato il detenuto, sono passati nel quasi totale silenzio della stampa. Fa senz’altro più notizia la salute maltrattata dei cani nei canili del nostro paese.
La Redazione
Spett. Redazione di "Ristretti Orizzonti", sono una vostra abbonata, sempre più scettica sull’esito felice di tante leggi e leggine che vi riguardano, e delle proposte di legge presentate da eminenti personaggi. Ho l’impressione che, in linea di massima, la maggior parte dei detenuti si rassegni alla lentezza dell’iter delle proposte e alla parziale o totale assenza di attuazione delle leggi, passando dalla speranza all’illusione e poi alla delusione, senza chiedersi il perché delle lentezze o delle mancanze, non indagando sui veri motivi che le determinano. È vero che qualcuno di voi si ribella, ma lo fa a suo rischio e pericolo, anche perché scarica il suo malumore e le colpe di altri su persone non responsabili di quelle. Penso, invece, che sia necessario scoprire i vari passaggi, mettendo in luce l’inettitudine o la precisa volontà di affossamento del tutto. Solo così è possibile porre dei rimedi, senza passare a gesti di violenza, ma mettendo i responsabili di fronte alle loro colpe. Prendo per esempio il caso della sanità nelle carceri. In uno degli ultimi numeri di "Ristretti Orizzonti" (N.d.R. agosto - settembre 2002) nell’articolo "Una sanità abbastanza malata" è chiaro come l’applicazione dei rimedi metta in luce non una malasanità, ma una sanità latitante. Bisogna scoprire che cosa e chi la rende tale, magari approfittando (non è un paradosso) di "Striscia la notizia", che ci ha presentato la malasanità di certi canili, impressionando l’opinione pubblica. È pur vero che i cani non pretendono come capita talvolta da parte di alcune persone. Se si è capaci di indagare sulla sorte degli animali, tanto più bisognerebbe esserlo per quella parte di esseri umani che già soffrono moralmente perché separati dal contesto sociale. So che la ricerca che io caldeggio potrà essere lunga e difficile. Insomma, questa sanità italiana che si presta immediatamente e giustamente a curare i semiaffogati delle carrette del mare, pensi anche a quelli che, inermi, attendono cure nel luogo più dimenticato, il carcere. Auguri e cordiali saluti. Rina Gambetta
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