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Carlo Sorgi
Non si può scendere in campo per la tutela dei diritti e fermarsi ai piani nobili del discorso: la battaglia per i diritti è credibile solo se combattuta interamente, senza esitazioni, con la coerenza che il tema richiede e senza i tentennamenti che spesso anche la sinistra ha manifestato quando si è parlato di ordine pubblico, immigrazione e in parte anche sulle politiche in tema di tossicodipendenza", parlare oggi di diritti negati vuol dire entrare nella stretta attualità ed affrontare i temi più scottanti della situazione politica italiana, dalla giustizia all’informazione, dal lavoro alla scuola. la ci sono situazioni che non hanno bisogno dell’attualità per essere considerate centrali in tema di diritti negati, poiché versano in una cronica carenza di diritti. È il caso del tossicodipendente, un soggetto in una condizione naturale di negazione di diritti. Da questo punto di vista la politica di riduzione del danno, il quarto pilastro di un approccio complessivo e valido nella risposta alla tossicodipendenza, può essere visto anche in chiave di recupero, seppure parziale, di una condizione di diritti, la salute in primo luogo. Altra tipica situazione di negazione dei diritti è la condizione carceraria. È ormai evidente che alla negazione della libertà personale - condizione naturale ed essenziale del concetto di carcere - si accompagnano negazioni dei diritti della dignità stessa della persona: una patologia carceraria purtroppo diffusa e mai abbastanza combattuta, che schiaccia il principio costituzionale di rieducazione del condannato. E non rassicurano certo le prospettive di privatizzazione nel settore: una volta conclamato il principio del profitto, è facile aspettarsi un ulteriore degrado dell’istituzione carceraria. In tema di negazione dei diritti, il nuovo che avanza è rappresentato dalla situazione degli immigrati, troppo spesso relegati a questione di ordine pubblico. A loro sono negati i diritti primari: una vita regolare e non sotto il ricatto della condizione lavorativa. Oggi, purtroppo, indipendentemente dalla colorazione politica di provenienza, assistiamo ad atteggiamenti che affrontano il tema in termini di clandestinità e sicurezza, fomentando la parte peggiore di ognuno di noi e risposte intolleranti e miopi, sia in termini di umanità che di sviluppo del Paese. Se le cose stanno così e se i tre temi indicati possono essere considerati in crisi permanente di diritti, si provi ad immaginare la combinazione delle tre condizioni. Il tossicodipendente incarcerato, classico prodotto di una cultura proibizionista, è quanto di più inutile e dannoso sia per l’individuo che la società. Adriano Sofri ha acutamente definito la condizione "ergastolo ad intermittenza". Ma se uniamo anche la situazione di immigrato arriviamo a definire l’ultimo gradino della nostra società La condizione dell’immigrato tossicodipendente in carcere è solo considerata un peso da cui liberarsi in fretta perché costoso e problematico: con la nuova legge Bossi-Fini il detenuto straniero con pena sotto i due anni sarà espulso dal tribunale di sorveglianza senza possibilità di distinguo, anche a percorso terapeutico iniziato. Emblematiche le parole di Roberto Calderoli, onorevole della Lega e vice Presidente della Camera: "Si appalti la detenzione ad un Paese terzo, che garantisca costi inferiori a quelli delle carceri dello Stato". Siamo alla globalizzazione carceraria, la negazione dei diritti diventa planetaria. Certo, se pensiamo alla condizione carceraria in alcuni paesi di provenienza dei nostri immigrati, possiamo veramente dire che a confronto le nostre sono gli alberghi a cinque stelle di cui parla il ministro Castelli. Se questa è la situazione attuale, veniamo alle possibili strategie. Abbiamo visto all’inizio del discorso che l’attuale momento politico appare particolarmente delicato, essendo in atto una strategia di attacco in quei settori (giustizia, informazione, lavoro) dove è più avvertita la pericolosità e la necessità di difendere i diritti. Ma questi attacchi hanno determinato un risveglio della coscienza dei cittadini con un’attenzione ed una mobilitazione straordinarie sul terreno della tutela dei diritti. Allora occorre riuscire a congiungere la felice espressione morettiana "non perdiamoci di vista" con la più mirata "non perdiamoli di vista", riferendoci agli ultimi nella scala della tutela dei diritti: i tossicodipendenti, i carcerati e gli immigrati, appunto. Perché non si può scendere in campo per la tutela dei diritti e fermarsi ai piani nobili del discorso: la battaglia per i diritti è credibile solo se combattuta interamente, senza esitazioni, con la coerenza che il tema richiede e senza i tentennamenti che spesso anche la sinistra ha manifestato quando si è parlato di ordine pubblico, immigrazione e in parte anche sulle politiche in tema di tossicodipendenza. Quello che dobbiamo rivendicare per tutti è il diritto alla dignità come persona, riconosciuto dalla nostra Costituzione e dai principi solidaristici in essa consacrati. Occorre trovare la strada giusta, il linguaggio adatto, la sensibilità comune ed i giusti compagni di strada per fare in modo che il discorso sui diritti negati sia quello di tutti ed il nostro impegno possa essere condiviso.
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