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Maria Teresa Revello
Siamo di fronte a un sistema composto da servizi, da associazioni, dalla comunità locale, da tutto quello che fa un sistema, indipendentemente dal suo grado di formalizzazione o di esplicitazione per coloro che ne fanno parte. Ovviamente occorre esplicitare, occorre che il diritto. in qualche modo, vada a mettere mano in questo sistema. Bene, penso che non esistano norme "magiche", in grado di realizzare con una formuletta la volontà di chi le emana. L’esempio dei dipartimenti è illuminante: credo che sia chiaro per tutti che qui in Piemonte siamo in una situazione paradossale. Una norn1a della Giunta impone l’istituzione dei dipartimenti. una lettera della parte "politica" dice di aspettare un po’ di tempo: alcune ASL, a fronte di esigenze proprie. hanno messo in piedi i dipartimenti, altre che non ci pensano neppure! Noi ne abbiamo ben ventidue, molte delle quali attualmente non sanno come muoversi. In un certo momento della nostra storia ci siamo un pochino illusi che la scienza ci avrebbe, appunto, "magicamente" permesso di superare i problemi. Non è vero, "sapere" è necessario ma è lo sfondo, è di nuovo una parte del tutto: il resto è l’arte degli operatori, una professione che è il più delle volte imparata sul campo, quale che sia il titolo di studio. Come funzionari regionali - è il mio caso - o come operatori, noi siamo "coloro che si prendono cura di", a diversi livelli, con varie competenze: credo che questo, in qualche modo, possa farci sentire simili. E all’interno di questo mondo, in questo momento, mi sembra di percepire un certo disorientamento, abbiamo lavorato vent’anni, siamo cresciuti, strada ne abbiamo fatta, ma ce n’è ancora molta davanti. A volte sembra di essere sempre allo stesso punto, a causa di atteggiamenti demagogici, provvedimenti insensati dal punto di vista amministrativo e di contenuto, volontà che mi permetto di definire perverse, che non tengono minimamente conto non dico di quelli di cui noi ci prendiamo cura, ma nemmeno della professionalità, della storia, di quelli che sono i servizi voluti e appoggiati dalla politica. lo credo fortemente che il dovere delle istituzioni sia avere obiettivi di salute. Questi obiettivi non passano attraverso, permettetemi di dire, bugie grossolane. Vi faccio un esempio molto banale: il budget è certamente un problema grave, che richiede soluzioni articolate (valutazione dei servizi pubblici e privati, concertazione, confronti). Una risposta insensata e bugiarda è quella di prevedere che il 50% del budget di un determinato servizio sia destinato alle strutture private: il 50% di 1 è 0,5, il 50% di 0 è 0! Il problema va affrontato a monte, con un’azione - questa si politica che deve partire dal basso, coinvolgendo chi su queste cose vive. Devo dire che tutti lavoriamo dal basso: l’atto di intesa che stiamo mettendo in piedi in Piemonte è un esempio di faticosissima collaborazione verso il raggiungimento di obiettivi comuni. Sono stata molto contenta che prima Saletti citasse il privato profit: io credo che questo sia un po’ il convitato di pietra con il quale dovremo fare i conti, con il quale personalmente non ho mai lavorato neanche come funzionario. Non so bene se i suoi obiettivi siano veramente "di salute", sono legittimamente obiettivi di tipo economico; in un campo come il nostro - dove esiste nemmeno la certezza di chi sia il cliente - il post 444 ha ulteriormente confuso le idee perché dice che le prestazioni devono essere garantite al paziente o alla sua famiglia, a richiesta degli stessi. La preoccupazione è questa: sta arrivando una realtà nuova con cui non ci siamo mai confrontati e sta arrivando in un momento di pesante disorientamento. Essere qui oggi significa che certamente non abbiamo intenzione di abbassare la guardia, ma dovremo ancora lavorare molto e lavorare sodo.
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