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Claudio Stella Ass. Utopie Fattibili
L’Associazione Utopie Fattibili di cui io sono presidente è un’associazione composta prevalentemente da ex detenuti, io sono uno degli ex frequentatori degli ambienti penitenziari, 4 anni di detenzione e tra l’altro, forse per dare una svolta al discorso sulla rieducazione dove l’avvocato diceva precedentemente che non è possibile, che non ci crede, allora do una definizione personale dove sono forse la "mosca bianca", io posso essere così classificato. Io il carcere l’ho vissuto in una forma rieducativa di cui ringrazio la detenzione perché mi ha cambiato completamente. Questo giusto per dare un’idea un po’ diversa del percorso che un detenuto può avere, io ho fatto per trent’anni dei giochi di professione dove tutto era l’eccesso, dove tutto era consentito, dove per me il massimo della vita e della gioia era sesso, droga e rock & roll. Invece mi sono trovato dopo il periodo di detenzione ad essere uno dei tanti che rientra nella società, sequestrato di tutto quello che avevo, perché tra l’altro mentre ero detenuto non mi hanno permesso di fare la nomina di un preposto e così sono anche stato dichiarato fallito: avevo un albergo ristorante, provente legale del mio lavoro perché tra l’altro ero anche molto ben remunerato. Oggi a distanza di 2 anni dal mio fine pena ho ancora una spada di Damocle, questa è una cosa che hanno tutti quelli che oltre ad avere una pena penitenziaria, una pena detentiva, hanno una pena accessoria, questa famosa multa cosa che ritengo di una violenza incredibile per un reinserimento sociale di un detenuto. Lo ripeto, a distanza di 2 anni ancora oggi ho una multa da pagare di 30 milioni con uno stipendio dimostrato in busta paga, parlava prima l’avvocato di 2 milioni, io vorrei ringraziare chi potesse darmi 2 milioni perché a tutt’oggi a fronte di 200 ore di lavoro che faccio in una cooperativa sociale, mi trovo con 1,7 milioni, a 220 ore arrivo quasi a 2 milioni, significa da lunedì al sabato compreso 10 ore al giorno. Questo è giusto per dire cosa va ad affrontare qualsiasi persona esca dal carcere che non abbia avuto la fortuna di avere un lavoro personale o dei familiari ma che si deve reinserire nell’ambito sociale. Questa famosa spada di Damocle la sottolineo perché a tutt’oggi vengono gli Ufficiali Giudiziari per vedere se trovano qualcosa da sequestrarmi, non ho più niente, ho solo quanto necessario per vivere in una casa, peraltro in affitto e non riesco a chiudere il mio debito con lo stato. Io gli ho detto fatemi un’udienza, ci sono delle possibilità con un lavoro socialmente utile, sono presidente di un’associazione di volontariato specifico penitenziario, ce ne sono cinque in tutto il Triveneto di specifiche. Fatemi fare del lavoro socialmente utile, già sono dell’assessorato alle politiche sociali di Vicenza e stiamo attivandoci su delle problematiche penitenziarie sull’inserimento dei detenuti, però la burocrazia porta avanti il tempo. Questo è giusto per dare un quadro e per ciò che io rappresento, così come me ci sono anche i miei soci, siamo 25 fra cui ci sono dei magistrati, ci sono degli avvocati, sono delle persone della società civile che è stata coinvolta grazie alla rompitura di scatole perché noi andiamo dai vari assessori e sindaci, dall’Ufficio per l’impiego, dalle varie associazioni industriali, artigiani, commercianti etc., tutte quelle che sono le componenti della società non solo civile ma anche politica per far capire, e questo è il punto focale di tutto, quale è la problematica del detenuto dentro e fuori ed il passaggio da dentro a fuori. Sono qui per parlare della legge SMURAGLIA, Utopie Fattibili in questo momento ha un progetto che è stato approvato e finanziato dal Centro Servizi Volontariato di Vicenza, si chiama ECOCENTRI SOLIDALI. Noi stiamo avviando una cooperativa sociale che sarà costituita la settimana prossima, dove andremo Utopie Fattibili insieme ad altre 4 associazioni. Questa è una grande novità che esiste nel mondo del volontariato e della cooperazione, abbiamo fondato una cooperativa sociale costituita da 4 associazioni di volontariato, ossia 2 associazioni di anziani, l’AUSAR è l’ANTEA per la precisione, un’associazione di malati psichici, un’associazione di Down ed un’associazione nostra che tratta di detenuti. Quattro associazioni che trattano tipologie diverse di cui tre di svantaggio e una di anziani che può dare, grazie al loro contributo di esperienza, anziani e pensionati, un aiuto al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti e delle persone svantaggiate come gli psichiatrici ed i Down. Tutto questo per andare a gestire gli ECOCENTRI, questi centri dove viene fatta la raccolta differenziata dei rifiuti, dove ci sono delle cooperative o dei comuni che li gestiscono in proprio , ma dove quando c’è la piccola gestione di uno, due, tre giorni di apertura di un piccolo centro nessuna cooperativa può farlo perché economicamente non è conveniente. Dato che noi siamo dei volontari ed abbiamo deciso di porre il volontariato nel mondo del reinserimento sociale abbiamo detto, non facciamolo a scopo di lucro, parliamoci chiaro, le cooperative sociali anche se sono sociali c’è sempre il lucro di mezzo perché questo è un’inevitabile condizione della società attuale. Abbiamo pensato che quando noi riusciamo a coprire le spese generali e riusciamo a reinserire persone svantaggiate quali possono essere anche i detenuti anzi in particolare i detenuti, abbiamo realizzato una doppia valenza, lavoro e ambito sociale di reinserimento. Un altro progetto, e qui entra in campo la legge SMURAGLIA, abbiamo avuto fortuna tra le sfortune di avere un detenuto in un carcere di massima sicurezza che ha già scontato 9 anni di carcere su 21, che è uno dei più noti restauratori ed antiquari che ci sia nelle Tre Venezie e tra l’altro uno dei pochi esperti fino al 1500, perciò un grande conoscitore dell’arte in generale. Altro colpo di fortuna nell’ambito del disagio di avere un malato psichiatrico leggero, caduto in una forte depressione, da sei anni ha un laboratorio attrezzatissimo messo in disuso perché proprio lui ha deciso di lavorare più nella sua vita, perché ha detto che della vita non gli interessa più niente. Presa la palla al balzo sono andato da questo soggetto e gli ho detto che se lui ci dava questo laboratorio perché avevamo tre persone, un restauratore e due lucidatori mobili, questo grande esperto di restauro avrà una detenzione fino al 2011 e se gli va bene fino al 2007, e con il magistrato di Venezia abbiamo fatto un accordo per cui mi avrebbero messo a disposizione in tempi brevi questa persona. Perciò noi apriremo questo laboratorio di restauro, naturalmente questo laboratorio dovrà essere ristrutturato completamente ed abbiamo bisogno di fondi, il volontariato si sta attivando ed andremo dagli industriali, artigiani, commercianti, siamo grandi rompiballe detto terra terra, però rompiballe perché appunto la gente, gli imprenditori non conoscono la legge, le disposizioni e tutti gli sgravi contributivi che possono nonché, quando fanno una donazione possono detrarla dalla denuncia dei redditi. Perciò a volte qualcuno dice che piuttosto di pagare le tasse li regalo al volontariato e lì qualcosa riusciamo a racimolare. Un terzo progetto in cui sarà coinvolta Padova e nel quale abbiamo già coinvolto il dott. Erminio e il Centro degli Educatori, è livello di Triveneto perché è un progetto nell’ambito del lavoro ed è al vaglio e aspettiamo i finanziamenti. Nella nostra esperienza di detenuti ci siamo accorti di due cose fondamentali, l’ozio è quello che conosciamo tutti, seconda cosa fondamentale è che la maggioranza delle persone detenute in particolare nelle Tre Venezie sono extracomunitari. L’extracomunitario ha già difficoltà per se stesso perché non può beneficiare di pene alternative perché o irregolare oppure non ha l’alloggio e di conseguenza è già vessato, ha già delle preclusioni nell’ambito del reinserimento sociale con le leggi preposte e perché non possono accedere ai benefici. Allora un'altra delle cose che abbiamo constatato ed io in particolare nella mia detenzione, era la mancanza totale da parte degli extracomunitari di avere qualche fonte di guadagno, abbiamo pensato di portare lavoro all’interno del carcere, ma non professionale dove ci sia necessità di spazi specifici ma e con il direttore anche del circondariale di Padova, abbiamo visto che bastava un’aula piccola, di 5 X 4 metri, per fare delle lavorazioni manuali, quello che normalmente vengono eseguite nelle cooperative sociali dalle persone disabili, che fanno degli assemblaggi di materiale semplice. Portare del lavoro, anche di bassa remunerazione parlando in vecchie lire di 300/400 mila lire al mese e dando l’opportunità a 10 persone di guadagnare questa cifra significa, in particolare per la comunità mussulmana che è molto forte su questo, che ognuno può aiutare un nucleo di persone. Facendo lavorare 10 persone noi possiamo aiutare circa 100 persone con il sostentamento, pochi soldi per acquistare le sigarette, il caffè, la pasta e quello che necessita. Un lavoro di bassa taratura professionale ma che porti dei soldi, soldi significa anche leggera tranquillità interna, perché spesso per un mozzicone di sigaretta ho visto personalmente una lite, non può accadere una cosa del genere. Noi abbiamo pensato di portare un lavoro all’interno che poi sfocia con il lavoro esterno ed abbiamo pronte le commesse esterne se dovessero esserci, tramite la DIESEL e tramite la PRANDINA che sono due grosse ditte per avere una continuità eventuale per chi ne può beneficiare, perché non dimentichiamo che ora con la nuova legge Bossi-Fini purtroppo per qualcuno il fine pena coinciderà col rientro in patria, bisogna tenere in considerazione anche questo. Chi invece potrà beneficiare del permesso di soggiorno o le persone che sono residenti in Italia, di una continuità lavorativa, perché sono già parte di questa cooperativa che verrà fatta di lavoro dentro fuori. Con questo ho chiuso anche perché gli interventi saranno tanti e mi auguro soltanto che la prossima volta il mio intervento qui sarà per dirvi "ragazzi c’è il lavoro".
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