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Certezza della pena o certezza del recupero? San Servolo (VE) - 22 settembre 2002 Giovanni Vianello, presidente dell’Associazione "Il granello di senape"
"Certezza della pena o certezza del recupero", questo è il titolo un po’ provocatorio che abbiamo voluto dare al nostro dibattito e sul quale si soffermeranno i relatori. Siamo di fronte ad una società che corre sempre più sul versante della punizione e della pena, della propria voglia di sicurezza, tralasciando l’altro versante. Certamente per chi è in carcere la pena è sicura, appunto perché in carcere la pena è in atto, ma è una certezza della pena in atto anche per il 40 % e più di detenuti ancora in attesa di giudizio, dei quali alla fine risulteranno non condannati. Quella che invece non si attua in maniera concreta è la certezza del recupero, lasciando inapplicato un articolo della nostra Costituzione che, appunto, stabilisce come la pena debba avere quale scopo principale il reinserimento. Questo dibattito avviene in un momento in cui, all’interno delle carceri, vi è un movimento non violento e pacifico che sta denunciando il fatto che l’80 % dei detenuti viene escluso dalle attività rieducative, sociali, scolastiche, facendo mancare alla base qualsiasi percorso di reinserimento. Io lascio la parola ai relatori, che presento anche se sono nel programma. Il dottor Alessandro Margara, magistrato ed ex direttore del dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Ornella Favero, coordinatrice della rivista "Ristretti Orizzonti", Giuseppe Caccia, assessore alle Politiche Sociali del comune di Venezia, Francesco Morelli, della rivista "Ristretti Orizzonti", Sergio Segio del gruppo Abele di Milano e Sergio Cubani, dell’associazione Liberi di Milano. Do la parola a Francesco Morelli che coordina il dibattito. Grazie.
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