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Abbiamo voluto che questo seminario (nel 25° anno d’attività del S.E.A.C. Triveneto) fosse diverso dai precedenti, per porre l’accento sull’evoluzione in atto nel volontariato penitenziario, sempre di più chiamato ad interagire con le istituzioni e con il territorio, sempre di meno relegato a svolgere compiti di mera assistenza all’interno delle carceri.
"Meno carcere, più impegno sociale" significa che il volontariato penitenziario non deve servire solo da "fornitore di assistenza" ma deve porsi, all’interno della società, come soggetto che incide nelle scelte culturali ed operative, che sono quelle che determinano l’aumento o la diminuzione dell’emarginazione sociale, quindi della criminalizzazione degli emarginati e dei devianti.
"Meno carcere, più impegno sociale" significa anche che la detenzione non è l’unica risposta possibile, di fronte alla violazione delle regole di civile convivenza. La punizione e la riabilitazione delle persone condannate possono passare attraverso strumenti diversi ma serve, innanzi tutto, una cultura penale che punti di più sulla ricomposizione delle relazioni sociali, anziché consistere nell’esclusione dalla vita sociale.
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