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Université Européenne Jean Monnet – Bruxelles Sede di Padova, Istituto ETAI - Scuola di Specializzazione in Criminologia
Seminario nazionale "Carcere e salute" Padova, 17 maggio 2003
Laura Baccaro
La mia riflessione non era sul libro, era su chi c’è e non c’è a parlare di salute, quindi implicitamente parlo di salute. Oggi, a proposito di volontariato, io non ne ho visto, il privato sociale era assente, di educatori ce n’era uno. Sono pochi a Padova, è varo, però la salute è un gioco di rete, quindi o partecipi o sei fuori. C’è una equipe che dovrebbe funzionare, non esserci solo sulla carta. C’è una Circolare del D.A.P. che istituisce una Unità Operativa in carcere, dove tutte le professioni dovrebbero interagire. Poi nessuno viene ad ascoltare un convegno perché parlare di salute non è compito di nessuno. Il volontariato non sembra lavori per mantenere lo stato di salute dei detenuti, però se io chiedo al volontario, informato, che partecipa a tutte le riunioni, etc., cos’è la salute, risponde: "ovvio, è uno stato di benessere psico – fisico". Allora, perché non eri qua, a relazionarti, perché anche tu, nel tuo piccolo, dopo potresti contribuire al benessere delle persone che vai a salutare, o ad "accogliere", come diceva Meluzzi, all’interno del carcere. E la polizia penitenziaria? Secondo l’Ordinamento Penitenziario fa parte anch’essa del trattamento, ma io non ho visto nessuno di loro. La salute, proprio per definizione, riguarda tutti gli operatori. È una autodeterminazione del detenuto: questo è vero, però, come diceva giustamente Ornella, se noi non facciamo della informazione e della sensibilizzazione al riguardo, non possiamo pensare che uno si svegli la mattina e si ritrovi improvvisamente consapevole della importanza di prendersi cura di se stesso, della propria salute.
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