Giovanni Vianello

 

Giornata di studi "Carcere: non lavorare stanca"

9 maggio 2003 - Casa di Reclusione di Padova

 

 

Giovanni Vinello, dell’Associazione di volontariato penitenziario "Il granello di senape" di Venezia

 

Doveva intervenire Gianni Trevisan, che è il presidente della cooperativa sociale "Il cerchio". Io lo sostituisco, parlando un po’ anche del "Granello di senape", oltre che della cooperativa, due realtà che lavorano sempre in stretta collaborazione. Il Granello di senape risulta essere l’editore di "Ristretti Orizzonti" ed io dico sempre che chi produce "Ristretti Orizzonti" ci fa gratuitamente una enorme pubblicità, perché con il lavoro che si fa qui a Padova e a Venezia otteniamo pubblicità e conoscenza anche per la nostra Associazione.

L’Associazione Il Granello di senape è nata nel 1996 e, nel 1998, da questa è nata anche una cooperativa sociale, che è una delle due cooperative sociali che operano a Venezia per l’inserimento dei detenuti. Chi di voi ha visto il video sul lavoro, realizzato dal Centro di Documentazione Due Palazzi e presentato oggi, ha potuto venire a conoscenza di queste due realtà, che offrono lavoro dentro e fuori dal carcere, nel territorio veneziano. A Venezia, come ho sentito anche da altre parti, il problema non è però solo quello del lavoro: il problema fondamentale comincia ad essere quello della casa, dell’alloggio.

Tornando al discorso del viseo che abbiamo visto prima, credo che questo debba essere uno strumento di comunicazione all’esterno. L’intervento che mi ha preceduto ha ricordato come a volte i ragazzi della scuola mettono la testa sotto il banco, quando si parla del carcere. Un’indagine recente, che era pubblicata qualche tempo fa su "Repubblica", diceva che i giovani sono la fascia d’età più contraria ad amnistie e indulti, la fascia d’età addirittura più favorevole alla pena di morte, proprio perché non esistono sufficienti strumenti di conoscenza. Quindi credo che il video che abbiamo visto prima possa essere, per esempio dentro le scuole, uno strumento molto importante per far conoscere in maniera corretta la realtà sulla quale noi dibattiamo.

Tornando al discorso sulla cooperativa "Il cerchio", nel 1998, quando la cooperativa si è costituita, aveva un unico socio lavoratore. Attualmente i soci lavoratori sono circa 70, di cui 35 semiliberi o in affidamento, e credo che il dato importante sia che circa 15 sono ex detenuti che, quando hanno finito la pena, hanno deciso di rimanere all’interno della cooperativa come dipendenti. Viene svolta attività di guardiania, di manutenzione edile e, soprattutto, credo vada sottolineato il lavoro di sartoria, che potete vedere alle spalle di questa tribuna, e che da poco si sta realizzando all’interno del carcere femminile della Giudecca, soprattutto per la presenza di una detenuta rumena, Veronica, che ha dimostrato un’enorme capacità lavorativa e ha fatto fare un salto notevole alla produzione del laboratorio.

La realtà veneziana, come è stato detto di quella milanese, sostanzialmente è una realtà di piena occupazione, perché il 4 – 4,5% di disoccupazione è rappresentativo di una situazione transitoria e certamente non problematica. Credo che vadano utilizzati tutti gli strumenti, a partire dal volontariato, perché questa situazione di piena occupazione esterna possa tradursi anche nell’ambito carcerario.

Quindi, gli Sportelli che venivano ricordato prima e che a Venezia stiamo cercando, sia pur faticosamente, di mettere in piedi, servono proprio per dare conoscenze sul terreno della domanda e della offerta di lavoro, della semplificazione degli iter burocratici, e di tutte quelle questioni che vanno affrontate all’interno di reti territoriali per trovare soluzioni più efficaci a ogni problema legato al reinserimento.

 

 

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