Luigi Nieri

 

Giornata di studi "Carcere: non lavorare stanca"

9 maggio 2003 - Casa di Reclusione di Padova

 

 

Ornella Favero, responsabile di Ristretti Orizzonti

 

C’è una domanda per l’Assessore Nieri: vorremmo che ci spiegasse meglio il funzionamento della legge 266, perché ci pare che noi, che ci occupiamo di carcere, forse sfruttiamo poco questa opportunità.

 

Luigi Nieri, Assessore al lavoro del Comune di Roma

 

Diciamo che le cose che il dottor Benedetti ha detto, uscendo dal ruolo istituzionale, le condividiamo tutte. Se noi pensiamo a tutte le chiacchiere e a quanti fondi si disperdono, su tematiche inesistenti, create ad arte, come ad esempio la sicurezza nelle città… Se noi, invece di andare nella direzione di creare le paure nella gente…

Il fatto di essere andati con il Consiglio comunale in carcere era proprio questo, l’idea che non si può pensare al territorio come se avesse dei buchi neri, perché le carceri sono i buchi neri del territorio. Il problema è capire come fare perché queste strutture non si riempiano, quindi agendo in modo preventivo, cioè curando all’origine. E qui, è chiaro, io penso che tutte le istituzioni, a quel punto, dovrebbero ragionare, impegnarsi, e allora il terreno del lavoro, il terreno dell’inclusione sociale, il terreno di non andare appresso alle chiacchiere che si inventano, su cui si spendono tantissime energie e fondi pubblici, sarebbe fondamentale.

Rispetto alla legge 266, su cui mi è stato chiesto di dare altre informazioni, noi abbiamo uno strumento che, in realtà, utilizziamo con molta decisione. Vi ho dato prima quei dati, i tre bandi all’anno e, oltre tutto, adesso ne stiamo mettendo in cantiere pure di più: uno lo abbiamo presentato la scorsa settimana e un altro lo presenteremo entro la fine del mese, per mettere insieme antico e moderno, in un certo senso.

A Roma abbiamo, nel centro della città, molte botteghe storiche in via di estinzione, sono lavori di carattere artigianale che tra qualche anno non esisteranno più ed è un peccato. Allora, noi vogliamo istituire delle borse-lavoro per far diventare questi luoghi dei centri di formazione per ragazzi delle periferie e poi finanzieremo delle imprese. Questi ragazzi: prima li formiamo e poi gli permettiamo di aprire delle attività artigianali nella periferia, riuscendo così a risolvere due problemi, quello di tramandare queste esperienze e quello di portare attività di qualità nella periferia.

Noi abbiamo inserito, all’interno di tutti i bandi, una serie di punteggi privilegiati, intanto per chi fa buona occupazione, con una distinzione tra lavoro a tempo determinato e lavoro a tempo indeterminato: chi assume a tempo indeterminato ha di più di chi assume un Co.Co.Co, di cui si parlava anche questa mattina. E poi alcune categorie, appunto quella dei detenuti e degli ex detenuti, gli immigrati, e via dicendo.

L’utilizzo di questa legge l’abbiamo spostato molto sull’intervento in campo sociale e giovanile: la 266 permette di finanziare (e il finanziamento è consistente, perché parliamo di 100.000 euro a fondo perduto) sia imprese e cooperative esistenti, sia nuove. Noi cerchiamo di privilegiare imprese e cooperative nuove, che hanno quelle caratteristiche, che assumono quelle determinate persone, perché riteniamo sia uno strumento che è nato apposta per aiutare aree di disagio della città.

 

 

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