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Le droghe domani, tra controriforme e volontà punitive
Milano, 27 giugno 2003
Achille Saletti (Presidente Associazione Saman)
In realtà l’unico filo conduttore delle politiche che riguardano aree come la tossicodipendenza e il disagio psichico è quello di togliere visibilità a chi, purtroppo per loro, rientra in queste aree. Purtroppo per loro, perché essere tossicodipendenti oggi, con quello che vorrebbe Alleanza Nazionale in termini di involuzione della legge 309 non farà che peggiorare la loro situazione. Però io valuto quello che è successo in questi primi due anni e non so, onestamente, se arriveremo ad una legge così come la vuole Fini. Io ritengo che ci sia un ulteriore elemento che può per nostra fortuna frenare questa legge, che è il dato economico. Quando 2 anni fa i sei ministri dell’attuale governo, che tra l’altro erano tutti compatti a S. Patrignano, rilanciarono l’idea che i tossicodipendenti dovessero avere come unico ideale luogo di cura la comunità, probabilmente non avevano fatto i conti con il lato economico. Non avevano fatto i conti con i 150.000 tossicodipendenti in carico, e altrettanti non in carico, che dovrebbero andare in comunità. E’ triste ipotizzare che solo il lato economico forse non permetterà di realizzare una legge, però mi sembra che questo valga, oggi come oggi, per la tossicodipendenza e in parte vale anche per la psichiatria. Anche qui una delle due proposte, da un po’ di tempo ferma in commissione, che è stata presentata all’inizio dell’attuale legislatura, ipotizzava dei percorsi terapeutici costosissimi e praticamente impraticabili. Io vorrei ricordare quello che il documento del CNCA ha riportato: il livello nazionale di investimento sulle tossicodipendenze si aggira sullo 0,8%, anzi la Lombardia, che è regione ricca, spende queste cifre, vi lascio immaginare la Calabria piuttosto che la Sicilia, e di conseguenza quando noi andiamo ai tavoli di confronto con le regioni e chiediamo di innalzare questo 0,8 %, che è veramente poco, troviamo delle resistenze enormi. Io quindi non sottovaluterei il dato economico, ma non è detto però che sia un problema di realizzazione o meno di una legge, il problema vero è quello che ricordava Susanna Ronconi, quello della recessione culturale, i guasti di questa recessione saranno disastrosi, più questo governo riuscirà a governare e più questi guasti saranno disastrosi. Io qualche tempo fa guardavo, ahimè perché sono masochista, in televisione quell’episodio delittuoso avvenuto a Milano, di quell’uomo che si sporse dalla finestra uccidendo una persona, naturalmente Vespa si gettò a pesce con la sua teoria, la teoria di questo tipo di destra, per cui i malati psichiatrici sono pericolosissimi. Venendo qui mi sono preso una recentissima ricerca fatta da Vittorino Andreoli sugli O.P.G., che poi sono dei "desaparecidos" (ma qui c’è anche Corleone e mi auguro che si possa riprendere la sua battaglia sugli O.P.G.), che dovrebbero essere chiusi, questa ricerca di Andreoli, che per altri versi è una ricerca molto contestata, ma non per quanto riguarda questi dati, ci dice che su 1.195 uomini e 87 donne presenti in questi istituti, questo nel corso dell’ultimo anno, chi era portatore di una psicosi di tipo schizofrenico si aggira sulle 300 persone, quindi meno di un terzo sarebbe portatore di una psicosi dirompente e quindi portatore di una pericolosità sociale. Un dato dice poi che non più del 10% rispetto alla popolazione di tutti gli O.P.G. è detenuta per reati gravi, questo significa che il 90% di persone che oggi si trovano in OPG e sono la quintessenza dell’istituzionalizzazione, della carcerazione, dell’abbandono, sono in realtà detenuti abbandonati a loro stessi perché non hanno risorse culturali, non gli vengono forniti strumenti, risorse economiche, e si trovano negli OPG perché probabilmente questa è ritenuta l’ultima deriva prima della morte. In questa "fantastica" trasmissione "Porta a Porta", il conduttore Vespa continuava a ribadire che i cosiddetti matti sono pericolosissimi, ma questo tipo di trasmissione in realtà ha una sua ricaduta, che in questi ultimi anni si ricollega alla recessione culturale, portando i cittadini che guardano la televisione ad abituarsi all’idea che quello che dice la televisione sia vero. Guardando certi dati sembra che la criminalità sia in calo rispetto a certi reati gravi, mentre la televisione e i giornali, riportando in risalto solo casi eclatanti senza far presente che comunque sono solo episodi, fa sì di capovolgere questo dato. Questo è il guasto che veramente bisogna combattere secondo me, prima ancora della eventuale riforma della legge 309 o della riforma della legge Basaglia. Il documento da cui siamo partiti e di cui stiamo discutendo oggi è un ottimo documento, condivisibile da tutti gli operatori che lavorano nel settore, ma noi dobbiamo chiederci qualcosa di più, dobbiamo ripartire anche dagli errori della passata legislatura, da quello che non è stato fatto. Io adesso non voglio infierire sulla sinistra, perché non appartengo a quel regime di masochisti, però ho ancora delle cose in gola che devo dire e approfitto di queste situazioni quando sono invitato, e ringrazio la CGIL che in questa circostanza mi permette di farlo. Avevamo un ottimo capo del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria, perché se c’era una persona che meritava di ricoprire la carica di direttore delle carceri era Alessandro Margara, ma è stato fatto fuori. Io ricordo che un’accusa che si fa all’attuale governo è quella di non pensare di fare una riforma organica del sistema giustizia, ma pensare solo a tante pezze da mettere a questo sistema. Io mi domando allora, perché nella passata legislatura non si è messo mano al Codice fascista Rocco, che le uniche risposte che dà, non solo ai tossicodipendenti, ma anche a tutti i detenuti, è il carcere? Mi domando perché non si è partiti a riformare il codice, incentivando la Legge Gozzini e tutti quei percorsi di affidamento in prova, come in uso in tutti i paesi anglosassoni, che danno delle reali alternative all’unica risposta che ancora oggi c’è, che è il carcere. E’ inutile poi ribadire in termini numerici che in realtà anche la legge Gozzini non è applicata al meglio, perché abbiamo solo 600 o 800 Magistrati di Sorveglianza e solo 600 educatori professionali, di cui solo 400 operativi nelle carceri, se poi non si coltiva l’humus culturale che fa sì che un Magistrato di Sorveglianza sia pienamente convinto di quello che sta facendo. I miei maggiori problemi di criminologo sono di scontrarmi con Magistrati di sorveglianza che hanno veramente rimosso la legge Gozzini e che oltretutto non dimostrano alcun tipo di sensibilità, perché sono molto più attenti ai possibili errori che possono fare nel concedere un permesso ai detenuti. La realtà lombarda, da questo punto di vista, presenta dei dati drammatici, allora io credo che quello che dobbiamo fare rispetto a questo documento è iniziare a ipotizzare dei percorsi molto concreti, in termini di proposte, che prevedano soluzioni vere: adesso non vorrei infierire, perché è stato fatto molto, ma il regolamento penitenziario che è stato fatto non è applicabile tutte le volte e in tutte le sue parti. Ripartire da quel percorso, che era stato ampliato nella passata legislatura, articolarlo, secondo me, in maniera molto più organizzata, e avviare così una vera risposta alternativa rispetto al carcere, ecco quello che dobbiamo fare Aggiungo una questione di metodo che si collega a quello che ho detto all’inizio, in cui ho citato alcune aree: migrazione, psichiatria, tossicodipendenza, carcere. Io penso che questo cartello, se vuole avere maggior efficacia, maggior incisività e anche qualità nelle proposte che riuscirà ad articolare, debba necessariamente collegarsi con gli altri cartelli, proprio perché trovo che ci sia uno straordinario, purtroppo, filo conduttore nella politica di governo in questi settori, o piuttosto un tentativo di politica di governo (speriamo che non ci riescano, comunque dobbiamo mantenere alta l’attenzione) per cancellare dalla terra persone che per tutta una serie di loro problemi, di loro percorsi non hanno ancora voce.
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