Leopoldo Grosso

 

Le droghe domani, tra controriforme e volontà punitive

 

Milano, 27 giugno 2003

 

 

Leopoldo Grosso (Gruppo Abele)

 

Comincerei dalla cronaca interna, quindi da una esperienza, molto singolare, che è quella di far parte, come unico rappresentante del Piemonte, della Consulta Nazionale, la quale è stata convocata, dopo un vuoto di più di un anno e mezzo. Si sono scusati per questo, hanno detto che hanno dovuto rifare la Consulta, per rifare la legge.

Cosa curiosa è che l’unica riunione della Consulta l’abbiamo avuta non più di venti giorni prima che si esternasse, a Vienna, l’idea della nuova legge. E, in Consulta, di questo non si è neanche parlato.

Quello che invece colpisce è che, di fronte a una prima ipotesi, cioè la malafede, in realtà ne emerge una seconda, quella di un estremo dilettantismo e di una forte diffidenza anche tra gli organismi che dovrebbero lavorare assieme. La cosa diventa ancora più evidente con la notizia della "mancata notizia" di ieri: la conferenza stampa, che era già stata programmata per presentare la nuova legge sulle droghe, è stata disdetta.

Tra l’altro, alcune voci ricordano come lo stesso don Gelmini abbia attaccato, da destra, Fini, rispetto alla proposta di legge. Questo perché anche qui sono forti alcune pressioni. Infatti mi ha molto stupito che, all’unico incontro della Consulta, Muccioli sia stato assolutamente zitto, come se fosse in qualche modo scontento di questa impasse nella quale secondo lui da troppo tempo il governo soggiornava.

L’altra mattina, con Franco Corleone, abbiamo fatto a Sotgiu alcune domande. Una domanda è stata: "Nella legge, verranno previsti i trattamenti sanitari obbligatori per tossicodipendenti?". La risposta sua è stata: "Non mi risulta", anche se poi ha aggiunto "questa è una cosa che le famiglie ci chiedono molto".

Alla domanda "Verrà introdotta la dose massima giornaliera?", ha risposto "Sì, ma avrete delle sorprese". Una frase diretta allo schieramento con il quale si confrontava, che era uno schieramento non proprio di fedeli alleati… con questa frase "avrete sorprese", intendeva dire "guardate che la dose massima giornaliera sarà molto alta, sicuramente più alta, rispetto a quella che era già stata prevista nel 1990". Però, non si è sbottonato più di tanto.

Alla terza domanda: "Non ci sarà alcuna distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti?", ha risposto "Sì, ci sarà un’unica tabella". Poi ha parlato di una seconda tabella, una nuova tabella, dove vengono ricomprese tutte le sostanze che in qualche modo danno dipendenza.

Allora, ci è sembrato di capire che regna ancora molta confusione, che ci sono dei forti contrasti interni, che c’è una pressione di determinati gruppi, che conosciamo, tipo San Patrignano. E c’è, da parte di alcune forze politiche, una in particolare, Alleanza Nazionale, un debito naturale da scontare, quindi continua ad esserci un vulnus ideologico, però questa legge non viene fuori come alcuni la vorrebbero e quindi sono costretti ad andare ad eliminazione.

Ma qui hanno a che fare con l’Europa, non possono pensare di attaccare il sistema dei servizi così come stanno facendo, non possono pensare di attaccare il metadone così come ancora stanno tentando di attaccarlo, non possono attaccare le professioni, le società scientifiche, che bene o male si sono espresse, non possono attaccare tutto il sistema sanitario e il mondo associativo che ha preso posizione, quindi sono obbligati ad alcune mediazioni. Sicuramente, tre sono i cavalli di battaglia; non so quanto verranno trasformati in articolati di legge.

Uno: la presa di posizione contro la riduzione del danno. Lo vediamo a livello locale. In alcune amministrazioni regionali, tra cui la nostra, si è fatto un bando sulla "309" in cui si finanziano solo i progetti di riduzione del danno che siano in qualche modo "aperti" ad un rapporto di recupero. Quindi, se tu distribuisci solo siringhe anti-aids, non te lo finanziano.

Nella regione Piemonte, sui due miliardi che vengono stanziati per la "309", sulla riduzione del danno ne verrà risparmiato uno. Quando, su tutti gli altri capitolati: la prevenzione, gli inserimenti lavorativi e le azioni integrative di servizio, abbiamo progetti che, pur essendo stati approvati, non vengono finanziati perché non ci sono abbastanza soldi. Mentre, su quel capitolo, si risparmia un miliardo.

La seconda questione è quel tentativo di imbrigliare, comunque, l’uso che si sta facendo del metadone, non capendo quanto sia necessario andare avanti con il metadone, e non andare indietro. Andare avanti nel senso di continuare a difendere una politica di trattamenti, anche a mantenimento, che siano fortemente integrati anche con gli interventi psico-sociali. Invece, non si vuole sganciare una lira sugli interventi psico-sociali, per poter attaccare il trattamento metadonico lasciato a se stesso. Verranno certamente attaccati anche gli inserimenti lavorativi, quindi le borse-lavoro che vengono date a persone in trattamento metadonico. Quindi si prevedono borse-lavoro solo per coloro che sono "riabilitati".

Quindi sicuramente avremo tutta una serie di battaglie. La non distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti porterà molti danni, ahimè però questa non distinzione era già presente in alcune anime, non diciamo nostre, ma comunque vicine a noi. Già sotto il precedente governo, questo discorso, che tutte le droghe fanno male, circolava e trovava sostenitori. E portarlo avanti in maniera così integralista ha aperto dei varchi anche all’interno dello schieramento di centrosinistra. Forse una delle matrici su cui bisognerebbe tornare a ragionare è, pur e nonostante i grandi benefici che ha portato in Italia, tutta la politica hudoliniana, che funziona e ha funzionato. Però ha una matrice integralista che, ahimè, se viene estesa ad altri ambiti… su questo bisogna ragionare un attimo di più, anche al nostro interno.

L’altra questione è che su alcuni ambiti, su cui si potrebbe andare avanti, in realtà non riusciamo ad andare avanti, anche localmente. Siamo andati vicini all’obiettivo dell’istituire, con l’ente locale, le sale di iniezione, ma alla fine non ce l’abbiamo fatta, nonostante la forte pressione esterna a seguito delle tante morti per overdose che si sono avute quest’estate. Quindi nel tentativo di istituire le sale di iniezione non l’abbiamo spuntata, al massimo potremo avere qualche operatore di strada in più.

Faccio un attimo un passo indietro: i due cambiamenti che si annunciano più pesanti sono la non distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere e la dose massima giornaliera, che vuol dire, purtroppo, l’azzeramento della discrezionalità del giudice per indagare, capire e vedere se era consumo, o se era spaccio. Perché scatta l’automatismo: se tu possiedi più di tot, sei imputabile, e magari c’è anche il carcere. E questo è un grosso guaio, perché, aldilà della capacità che ha il singolo magistrato di capire la situazione fino in fondo, l’automatismo è produttore di grande ingiustizia.

Ieri facevo un corso, a Catanzaro, alle forze dell’ordine, e mi raccontavano che cosa succede in Calabria. Pare che la Piana della Sila sia molto fertile per la coltivazione della cannabis e che in molti luoghi venga coltivata. La Guardia di Finanza ha fatto un’operazione che è durata un anno e mezzo: siccome con l’elicottero le coltivazioni non si distinguono molto bene, perché vengono mimetizzate dalle felci, hanno trovato delle piante di canapa alte due metri, con ottimi sistemi di irrigazione, ma la sorpresa è che non era affatto la mafia a coltivarla. Erano tre ragazzi, assolutamente incensurati, che pensavano, forse un po’ ingenuamente, di farsi un po’ di soldi vendendola ai loro amici e, magari, a qualcuno di più che ai loro amici. Beh, quello che secondo il magistrato era il capo si è beccato sette anni, ed era incensurato. Nel resto d’Europa ci si sta muovendo in modo tale che perlomeno la coltivazione personale, la tua piantina sulla finestra, sia legalizzata. Così sta facendo il Belgio.

Allora, che cosa succederà di una sentenza della Corte di cassazione che in fondo non ritiene che possa essere accusato di spaccio colui che fa la colletta con gli amici, va dal pusher, compra e distribuisce agli amici anche una dose considerevole?

Con la dose massima giornaliera, questo, che non è stato considerato spaccio, torna ad esserlo. Quindi il quadro, anche qualora la dose massima fosse veramente alta, come ha detto Sotgiu, sarà che si creeranno problemi non da poco.

Il nostro problema è di riuscire ad allargare un po’ il sistema delle alleanze, se ce la facciamo, anche su tematiche diverse dalla tossicodipendenza. Da una parte il Comune di Torino sembrava aprire alle sale di iniezione, dall’altra parte ha fatto una scelta terribile sui minori stranieri non accompagnati. Tutte le associazioni si sono schierate contro. Hanno fatto una gara d’appalto per una comunità, per minori stranieri non accompagnati, a sorveglianza forzata, dalla quale non si scappa, in altre parole: si fa una legge, e per i minori basta una decisione di un Comune…

Bisogna quindi riuscire ad allargare un po’ il sistema delle alleanze sull’attacco che c’è alla magistratura minorile, con i tentativi di far sparire i tribunali minorili, etc., su ciò che sta accadendo rispetto a tanti servizi attigui, dove la mossa, il vero attacco, è la riduzione della spesa.

I responsabili delle Comunità dicono: "La scena della droga sta mutando, muta il fenomeno, devono mutare anche le risorse, quindi meno gente va in comunità". Questo, in parte, è vero. Poi, un altro operatore di un servizio pubblico, ha detto: "È così, ma non è neanche così, perché il mio direttore dell’ASL l’anno scorso mi ha detto che dovevo diminuire del 10% gli inserimenti in comunità, e quest’anno li devo diminuire del 20%".

Allora, vediamo che la lettura dei fenomeni è complessa e, paradossalmente, coloro che fanno un uso ideologico di un certo privato sociale, poi stanno strozzando lo stesso privato sociale e gli stessi sistemi pubblici non con attacchi frontali, ma con la riduzione della spesa. Quindi vuol dire che i Ser.T. non verranno attaccati frontalmente, ma semplicemente non avranno finanziamenti adeguati e saranno costretti a lavorare peggio. E le Comunità hanno emergenza quando gli stessi Ser.T. hanno la lista di attesa ma non possono mandare le persone perché hanno tolto loro dei soldi.

Questa cosa della riduzione della spesa c’è, perché a questo governo dei problemi sociali non gliene frega assolutamente niente. Allora, su questo noi dobbiamo assolutamente fare alleanza.

Ognuno nel proprio ambito, secondo me, deve darsi come strumento un tipo di Cartello, non solo sul tema della tossicodipendenza, ma su tutte le questioni sociali. Un Cartello che in ogni città cerchi di sollevare i problemi e di cercare delle alleanze.

 

 

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