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Antonella Pan Cooperativa Volontà di Sapere
La nostra cooperativa è nata nell’87, è retta e disciplinata dai principi della mutualità, senza fini di speculazione privata, e persegue lo scopo di ottenere e conservare continuità di occupazione lavorativa alle migliori condizioni economiche, sociali e professionali. I soci della cooperativa credono nella necessità che si superi la frammentazione degli interventi nel sociale, a favore di una globalità e di una unità di azione in grado di soddisfare i bisogni della collettività nel territorio, al di fuori di ogni distinzione o discriminazione e nel rispetto dell’uguaglianza di tutti i cittadini nel diritto di usufruire di questi servizi. Lavora per contribuire a risolvere alcuni dei problemi che rendono particolarmente difficile l’inserimento lavorativo dei detenuti al lavoro e per questo fornisce formazione e contemporaneamente anche inserisce all’interno della cooperativa persone in semi libertà, in affidamento o in articolo 21, seguendo i principi e le indicazioni del libro bianco di Delors che è Crescita, competitività ed occupazione dove la protezione sociale viene riesaminata con lo scopo di accrescerne l’efficacia e di ridurre i costi, introducendo i concetti di responsabilità, selettività e professionalità della persona. Nel libro bianco di Delors ci sono cinque punti e all’interno di questi cinque punti c’è il rafforzamento del disagio sociale. E questo rafforzamento del disagio sociale dice proprio che, perché un individuo venga inserito nella società, un individuo proveniente da situazioni di svantaggio, deve avere un’istruzione, deve avere una formazione che gli può essere utile nell’attività che andrà a fare. Delors infatti afferma che per lottare efficacemente contro l’esclusione sociale sia necessario applicare un modello di solidarietà meno passiva, quindi meno assistenzialismo, basata sull’acquisizione di nuove professionalità. Lo
scopo primario della cooperativa è di inserire nel tessuto sociale persone in
stato di svantaggio, noi ci siamo praticamente dati la politica di dare la
precedenza a detenuti, come soggetti svantaggiati, e donne vittime di tratta.
Nel processo di inserimento noi abbiamo visto che ci sono due punti fondamentali
da portare avanti, uno è la formazione e un altro è il lavoro. Parallelamente la formazione agisce per avviare anche al lavoro persone molte volte estranee al processo produttivo e soprattutto ai valori e alla cultura del lavoro. Il nostro progetto formativo è centrato soprattutto nella possibilità di offrire alla persona che partecipa ai nostri corsi di formazione, di prepararla a diventare autonoma sul lavoro, a darle delle abilità tendenti a rendere il soggetto autonomo nello svolgimento di una attività quando viene a lavorare all’esterno. Questa impostazione l’abbiamo vista sul campo e viene supportata anche dalla constatazione dell’estrema eterogeneità sia delle caratteristiche soggettive, culturali e motivazionali degli allievi detenuti e sia anche dalla loro provenienza geografica. Per questo motivo offrire una capacità di svolgimento di un lavoro autonomo oppure collocarli all’interno di un’impresa diventa importante perché il soggetto può sfruttare la sua formazione anche nel Paese di provenienza. I nostri corsi hanno come obiettivo di dotare il detenuto di strumenti culturali che lo possono aiutare a non ricadere nella recidiva e a rafforzarne l’autostima, a dare una preparazione di base nel settore, in questi anni abbiamo fatto corsi all’interno della Casa di reclusione di decorazione e restauro nell’edilizia, in relazione anche appunto alle richieste del mercato; abbiamo preparato questi progetti facendo dei sondaggi del mercato, andando proprio a chiedere nei vari settori della produttività della nostra città, della nostra provincia, le esigenze che avevano, e nel settore edile abbiamo avuto una rispondenza di queste esigenze e quindi abbiamo basato la formazione su questo, perché la maggioranza delle imprese ci hanno detto che facevano fatica a trovare mano d’opera, trovavano tanti extra comunitari certo, però la qualità del lavoro andava a decadere. Quindi ci siamo "specializzati" in questo settore di formazione. Tra l’altro la cooperativa ha ottenuto dall’anno scorso la certificazione di qualità ISO 9001 2000 appunto per la certificazione. Il tutto per favorire da una parte il recupero del detenuto mirato alla sua crescita psicologica, culturale e sociale e al superamento della difficoltà che lui trova quando va a proporsi nel mondo del lavoro, e dall’altra offrire alla persona un positivo impegno del tempo detentivo che serve anche a diminuire le tensioni che ci sono all’interno dell’istituto attraverso una risposta di richiesta di lavoro che la direzione riceve. Oltre al recupero culturale e sociale dei detenuti coinvolti si portano avanti azioni anche di supporto per il loro inserimento. In effetti noi in questi ultimi anni ci siamo prodigati a sensibilizzare il territorio attraverso il coinvolgimento di nuove cooperative disponibili all’inserimento lavorativo e anche di imprese private. Volontà di sapere ha avviato i suoi primi processi di formazione nel 1987 con la collaborazione dell’Unione Italiana Ciechi e con il progetto Carcere dell’assessorato agli interventi sociali del Comune di Padova e della Provincia di Padova. In questi anni noi abbiamo fatto circa una decina di corsi e dal ‘97 ad oggi abbiamo formato circa cento detenuti, con corsi finanziati sia dalla Regione Veneto Fondo Sociale Europeo, dal Ministero della Giustizia, dal Comune di Padova e dalla Provincia di Padova e dalla cooperativa stessa. Sono state inserite al lavoro persone, sia da parte della direzione dell’istituto nella manutenzione appunto della loro sede, sono state inserite persone nella nostra cooperativa, altre in imprese private e alcuni detenuti, grazie alle convenzioni fatte dalla casa di reclusione e dell’amministrazione penitenziaria sono andate a lavorare presso dei Comuni, in questo caso presso il Comune di Galliera per la decorazione e manutenzione della loro sede. Attualmente
stiamo tenendo in Casa di Reclusione un corso finanziato appunto dalla Provincia
di Padova e da noi stessi, un corso di 400 ore, con la partecipazione di 14
allievi, finalizzato proprio all’inserimento lavorativo. Noi abbiamo fatto le
selezioni con la Provincia di Padova, con dei operatori del centro per l’impiego,
con i nostri psicologi, sono stati inseriti in una banca dati del centro per l’impiego,
grazie alla collaborazione della Provincia che ha aperto all’interno della
Casa di Reclusione questo ufficio del Centro per l’impiego e, una volta finito
questo corso, noi speriamo che chi può usufruire delle misure alternative alla
detenzione riesca a trovare una collocazione lavorativa. Mi dispiace che sia andato via il Presidente, però ho una proposta e questa proposta l’ andrò a fare di persona in questo caso. L’obiettivo è quello di far considerare il carcere un paese della Provincia, come Galliera Veneta, San Giorgio in Bosco, Albignasego, Cittadella, come un paese della provincia. Questo cosa vuol dire? Questo significa che si deve giungere al coinvolgimento dei paesi del territorio provinciale che devono collaborare col paese Carcere, dando disponibilità e risorse culturali, economiche e lavorative, ognuno per quanto può, nel senso, ognuno per quello che può, che riesce ad are di lavoro, riassorbendo quindi quei cittadini che temporaneamente domiciliano nel paese Carcere. Questi dovrebbero riservare, i Comuni, gli enti locali, una quota delle loro commesse lavorative a realtà che inseriscono persone svantaggiate. C’è una legge, la 381/91, che io spero cominci ad essere applicata più di quanto è applicata adesso. Abbiamo fatto, dicevo prima, Boscoletto, un convegno organizzato dalla ASL n. 16 e dall’Azienda Ospedaliera appunto su queste tematiche, l’Azienda Ospedaliera si è dimostrata molto disponibile, erano stati invitati Comuni e Province eccetera, si spera che questo discorso riesca a entrare nella testa dei nostri amministratori comunali. E infatti io chiedo al Presidente Casarin, vista la sua sensibilità, all’amministrazione provinciale perché ha fatto molto e sta facendo molto per questa popolazione priva della libertà, di trasmettere la sua sensibilità anche ad altri sindaci dei paesi della Provincia di Padova per dare lavoro, per aiutare le realtà che inseriscono al lavoro detenuti. Perché, diciamocelo chiaro, è difficile trovare nuove commesse di lavoro; è sempre difficile avere nuovi posti di lavoro per inserire, diceva anche prima Nicola, persone in stato di disagio. lo questa proposta me la sento di fare e spero che la sensibilità della Provincia ci aiuti a portare avanti questo discorso.
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