Sebastiano Arcoraci

 

Sebastiano Arcoraci

Assessore alla Pubblica Istruzione Provincia di Padova

 

Credo di dover ringraziare naturalmente gli organizzatori di questo convegno, e anche le autorevoli presenze che qui oggi, a Palazzo Santo Stefano ci sono, a dimostrazione del fatto che oggi è un giorno veramente bello, un giorno positivo, è un giorno in cui la città entra nella città. Credo che il carcere, lo dico sempre, debba essere considerato una città nella città, non può essere considerato un luogo di detenzione e basta, non può essere considerato un altro luogo, non può essere considerato una riserva. Guai! E questo convegno di oggi lo sta dimostrando.

Penso che si sia fatto un grande percorso in questi anni, penso che soprattutto il grazie vada alle associazioni di volontariato, senza le quali naturalmente questa emarginazione, questa chiusura di questa città rispetto all’altra città, quella ufficiale, quella istituzionale, quella delle autorità, sarebbe stato molto più tortuoso. Se il percorso oggi è così agevole credo lo si debba fondamentalmente a una duplicità di fattori, il primo è quello di una apertura mentale progressi sta della gestione della direzione del carcere, quindi va sicuramente un plauso sia al dottor Pirruccio ma anche a quelli che ho conosciuto in questi cinque anni di mandato, sia alle associazioni di volontariato.
Credo che poi non si debba neanche fare un altro errore che si commette spesso, a mio avviso, si guarda il carcere o dal profilo della sicurezza, dal profilo dell’analisi della criminologia o dal profilo dell’assistenza, delle politiche sociali.

Si guarda il carcere sempre con questa attenzione all’analisi più che alla proposta. Ecco, lo sport, invece, è da pensiero ad azione, cioè subito, immediatamente, dal pensiero passa all’azione. Lo sporto è lo strumento, secondo me, più bello, lo strumento principe, lo strumento per eccellenza, che va rivolto da subito al carcere. Perché lo sport è un agile luogo di incontro, anche fra culture diverse. Noi sappiamo che il carcere, anche a Padova, il Due Palazzi, in questi ultimi anni per esempio ha contiene persone che provengono da altri Paesi, molti extracomunitari. Noi sappiamo che in carcere ci sono quindi comunità, pensieri, religioni diverse; lo sport abbatte immediatamente le barriere, senza bisogno di pensiero, di analisi, di approfondimento, di dibattito. Da quando nasce l’uomo, l’uomo nasce piccolo, bambino, anche noi tutti l’abbiamo fatto, con una pezza, con una palla, chi non è della mia generazione, di pezza, con una lattina di Coca Cola, e comincia a tirare i primi calci. Lo sport è prendere una palla e dialogare, magari persone che non si parlano mai, che non si sono mai parlate nella loro vita, quando c’è questo si apre un mondo nuovo.
Quindi lo sport è assolutamente uno strumento che, per legge dovrebbe essere usato all’interno del carcere, per legge, un ministero, non esiste in Italia, abbiamo scelto la strada del Coni, non come in altri Paesi dove sono i ministeri a occuparsene, ma dovrebbe prevedere questo. Ci dovrebbero essere dei finanziamenti ad hoc per fare questo. E invece viene lasciato alla sensibilità dell’assessore più o meno disponibile, del sindaco più o meno illuminato, del direttore del carcere più o meno progressista.

Questo è l’intervento non di rito che vorrei fare, di cominciare sul serio una politica stabile, magari facendo un accordo direttore, biennale, triennale, vediamo come, ma per dare garanzia di stabilità ai progetti che mettiamo in campo. Io ricordo abbiamo iniziato con una partita, Cittadella - Padova, era di serie B e giocò al Due Palazzi, mi ricordo poi successivamente abbiamo iniziato quel progetto con CSI ed Acli sulla formazione di arbitri di pallavolo e di calcio, abbiamo realizzato il progetto della rassegna stampa sportiva a favore di alcuni Comuni. E questo si è potuto verificare in maniera molto semplice, immediata, tranquilla. Però non basta, è insufficiente, è legata a dei momenti, alla disponibilità all’appuntamento a mettere in piedi il progetto. Bisogna renderli stabili questi rapporti.
Io credo che un detenuto, che non sia in altre condizioni, non so, la semi-libertà o l’affidamento in prova o altro tipo di possibilità, è veramente in condizioni di poter utilizzare lo sport come strumento di crescita, perché è uno strumento di crescita anche culturale, lo sport, è uno strumento di conoscenza culturale, checché se ne pensa.

Ecco perché io mi permetto di indicare questa via, di un accordo stabile, di energie e risorse disponibili. Noi ogni anno in questi ultimi periodi abbiamo messo nel PEG rapporti e relazioni con il calcio. Bisognerà implementare questi progetti. E direi di più, se fosse possibile, io non so se ci siano ostacoli di natura giuridica, ma credo che per esempio dovremmo cominciare a pensare alla realizzazione di qualche piccolo segno di sport, piccolo impianto sportivo, un pallone pressostatico, una piastra polivalente, un campo di calcetto, non so come, però io posso prendere l’impegno, credo qui che su questo nei prossimi mesi potremmo lavorare, e garantire naturalmente, oltre che al personale, la polizia penitenziaria a cui va il nostro ringraziamento per il lavoro delicatissimo che svolge, soprattutto per i detenuti un luogo in cui stare, in cui giocare, in cui aprirsi anche a pensieri positivi, in cui confrontarsi, comunità diverse, persone diverse, di origini diverse, di culture diverse, di nazionalità diverse.

Io credo che lo sport sia tutto ciò e oltre, lo sport ha valori fortissimi, ha il valore dell’amicizia, della solidarietà, ha il valore della disciplina. Noi abbiamo fatto quel progetto "Mister Penalità", cioè gente che aveva violato le regole doveva andare in campo e farla rispettare ad altri.
Quindi ha un valore anche fortemente educativo, attraverso non analisi sociologica, approfondimenti, dibattiti, convegni, che lasciano a volte - non come questo - il tempo che trovano ma attraverso l’azione.

Io credo che di questo ci sia oggi bisogno, noi siamo disponibili, credo che appunto da questo momento si possa aprire una stagione nuova, auguro a tutti una buona giornata, ricca di lavoro, proficua e gli interventi che seguiranno credo che renderanno questo convegno ancora più importante.

 

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