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Giornata di studi "Carcere: salviamo gli affetti" L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute (La giornata di studi si è tenuta il 10 maggio 2002 nella Casa di Reclusione di Padova) Ornella Favero (Coordinatrice di Ristretti Orizzonti)
Fare un convegno così è più faticoso, non si può avere un ruolo chiaro e importante come quando uno fa la sua relazione però, ripeto, credo che abbia un senso tutto questo, spero di averlo spiegato. Noi abbiamo individuato due questioni, la prima quella dell’affettività in carcere e la seconda quella delle famiglie, dei rapporti con i famigliari. Perché questi due filoni? Perché abbiamo voluto ricongiungere finalmente il tema degli affetti, perché non si dica "Un progetto di legge sulle stanze dell’amore", perché finalmente si parli di affetti in tutti i modi in cui si possono esprimere, compresa naturalmente la sessualità, nessuno se lo vuole nascondere. Però il discorso è più complesso, quello che faceva Cusani prima è un discorso di sicurezza per la società: le persone che salvano i loro rapporti famigliari, che escono e hanno una famiglia, degli affetti, e riescono a mantenerli nonostante la detenzione, sono persone che in fondo rappresentano un rischio minore per la società. Quindi anche riguardo al tema della sicurezza, visto che è l’argomento più sentito oggi, credo sia fondamentale questo discorso di un recupero degli affetti. Per cui qui, oggi, lavoreremo su questi due filoni: uno è l’idea di presentare un disegno di legge che torni a parlare del tema degli affetti, l’altro è di sentire quali esperienze ci sono per l’aiuto, il sostegno, alle famiglie fuori. Non a caso ci sono due significative esperienze straniere. Una dalla Svizzera (rappresentata da Serafino Privitera), dove c’è una gamma di colloqui molto più articolata che da noi, cioè è prevista una serie di possibilità maggiori proprio per salvare gli affetti. L’altra è l’esperienza francese della Federazione "Relais Enfants Parents", che ha creato una rete di sostegno alle famiglie veramente estesa in tutto il paese. Quella statistica, in cui si dice che il 30 % dei figli dei detenuti è a rischio di finire in carcere, si può in qualche modo stravolgere, capovolgere, creando una rete di sostegno. Ci saranno poi alcune esperienze italiane, che sono le pochissime per ora, e che questa rete di sostegno stanno tentando di costruirla, a Milano, a Napoli Secondigliano e a Roma. Sono molto poche. Oggi pomeriggio ci sarà un gruppo ristretto, che lavorerà su di un progetto di legge sull’affettività, e il resto delle persone starà qui, dove parleremo soprattutto con queste associazioni, vedremo queste esperienze francesi, rappresentate da Alain Bouregba. Questo credo che sia il senso dell’incontro, ricongiungiamo finalmente questo discorso sugli affetti, affrontiamo il problema delle famiglie: del sostegno delle famiglie da una parte, dell’affettività per ora negata in carcere.
Giovanni Anversa
Stiamo esaurendo questo ciclo di discussione proprio tema sull’affettività negata. Magari lo possiamo proprio chiudere parlando dell’esperienza del Canton Ticino. Qui c’è Serafino Privitera, che magari ci può raccontare cosa accade lì, visto che lo ha citato Ornella Favero. Poi alle associazioni faremo presentare i loro progetti, che saranno approfonditi nella seconda parte del convegno.
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