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Giornata di studi "Carcere: salviamo gli affetti" L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute (La giornata di studi si è tenuta il 10 maggio 2002 nella Casa di Reclusione di Padova) Stefania Chiusoli (Autrice del libro "Quasi tutto ancora da vivere")
Riguardo ai figli dei detenuti avrei tante cose da dire. Nei venticinque anni con questo mio amato in detenzione io avevo tre figli, avuti dal mio primo marito, e questi ragazzi hanno vissuto sempre la mia esperienza. Naturalmente io parlavo a loro con naturalezza di queste visite che facevo in tutte le carceri italiane: dicevo loro che andavo a fare compagnia a una persona. Questo, secondo me, era una cosa bella, tant’è che il giorno di Pasqua, quando questa persona non era più nelle carceri speciali, io chiesi loro se volevano venire con me a Porto Azzurro, perché là davano una possibilità di fare una colazione insieme con i parenti dei detenuti. La maggiore aveva già sedici anni, gli altri due dodici e tredici, e acconsentirono a venire. Io dissi loro: "Andiamo da questa persona detenuta che è una persona cara alla mamma e in più facciamo un dono a lui, perché passiamo una giornata un po’ normale… lui passerà una giornata un po’ normale". In effetti, in una stanza molto più piccola di questa, ci fu questa colazione insieme per la Pasqua. Questa persona si commosse molto e i ragazzi sono cresciuti con un animo molto buono, anche perché, secondo me, le persone che vivono queste vicende devono cercare di commentare un po’ la vita con i figli. Se non sono i loro figli comunque è educativo lo stesso, perché si abituano a considerare che c’è un’umanità in altre condizioni dalla nostra, che era senz’altro di grandi privilegi, anche perché la mia vita era ed è un privilegio. Invece la persona che io ho amato apparteneva ad un mondo culturale molto lontano dal mio, un pezzo di Sardegna barbaricina, un po’ barbara, ma con dei valori anche molto importanti, quelli che non si apprendono e che io ho imparato a vivere con lui. Per cui i miei figli sono cresciuti nella naturalezza di questi eventi e hanno, credo, un animo anche molto buono e molto disponibile a comprendere e alla partecipazione alla vita proprio attraverso questa mia scelta difficile, ma della quale non mi pento certo.
Ornella Favero (Coordinatrice di Ristretti Orizzonti) Il gruppo tecnico è pronto a presentarci la bozza di proposta di legge che ha elaborato. Il gruppo è stato guidato dal Magistrato di Sorveglianza di Firenze, dottor Alessandro Margara, ex Direttore del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria e uno degli artefici della Legge Gozzini, che ha rivoluzionato per molti aspetti le condizioni di detenzione a partire dal 1986. Hanno fatto parte del gruppo operatori penitenziari, avvocati, detenuti, operatori sociali, "esperti" in materia come Sergio Segio e Sergio Cusani, e due parlamentari. In precedenza la redazione di Ristretti Orizzonti e la Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia avevano inviato una lettera aperta ai parlamentari, dove si chiedeva la disponibilità a presentare una proposta di legge sull’affettività in carcere: hanno risposto finora in 34, tra senatori e deputati, appartenenti alla maggioranza e all’opposizione.
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