Caterina Acquafredda

 

Giornata di studi "Carcere: salviamo gli affetti"

L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute

(La giornata di studi si è tenuta il 10 maggio 2002 nella Casa di Reclusione di Padova)

Caterina Acquafredda (Vice Direttore della Casa di Reclusione di Padova)

 

Prendo la parola prima di tutto per ringraziare i presenti di avere accolto questo invito. È affetto verso di noi operatori e, sicuramente, affetto o dimostrazione d’interesse per i nostri utenti, verso le persone che sono ristrette presso di noi. Più in generale verso queste persone che hanno una doppia sofferenza, una sofferenza fisica, la detenzione, e una sofferenza morale.

Vorrei però anche sottolineare la necessità di distinguere quella che è appunto l’affettività da quella che è la sessualità in senso stretto, pur essa importante. L’affettività incide sul rapporto tra persone per un rapporto relazionale. La direzione ha dato prova di essere attenta ai rapporti interpersonali, di dimostrare interesse verso i detenuti di questo istituto.

Si diceva prima dell’abbattimento delle barriere architettoniche nel locale colloqui, della realizzazione di aree verdi attrezzate, di incontri con i familiari in varie festività e via discorrendo. Però è anche vero che tutto ciò è stato possibile attraverso lo sforzo di pochissimi operatori dell’area trattamentale e, soprattutto, della Polizia Penitenziaria, che oggi ci hanno permesso di essere qui a parlarne, e che nel passato, nel presente e, spero, sempre di più nel futuro, ci permetteranno di realizzare questa e altre iniziative.

Credo sia doverosa questa precisazione, che sicuramente è già nei vostri cuori, ma che mi sento di sottolineare perché ad esempio ho sentito prima parlare di colloqui nelle aree verdi non sempre possibili.

Non vorrei "dare i numeri", come si suole dire, ma davvero un esiguo numero di unità di Polizia Penitenziaria sono presenti in questo istituto, rispetto non soltanto ai numeri dei ristretti, ma rispetto alla mole di lavoro, trattamentale e non, che proviene dall’istituto stesso. Veramente oggi mi sento di ringraziare voi, che comunque rappresentate lo strumento per dare eco anche a questo tipo di attività, così come mi sento di ringraziare tutti gli operatori, i cosiddetti operatori di rete del sociale, a cominciare da quelli istituzionali, ma ribadisco per la terza volta la Polizia Penitenziaria, perché è chiaro un cambiamento notevole nella loro cultura, e tutti noi lo abbiamo sotto gli occhi perché essere qui a discutere vuole dire proprio questo, e c’è sempre il loro sforzo ed interesse per venirci incontro.

Questo, è chiaro, sempre nell’ambito di alcune contraddizioni, che ci saranno sempre meno, mi auguro, ma che sono inevitabili. Miracoli non se ne fanno però, ecco, è un ringraziamento che mi sento di fare, anche per avere una lettura reale della situazione.

Poi invito, ancora una volta, a sottolineare questa differenza, cioè cerchiamo di concentrarci sul rapporto interpersonale: sono assolutamente d’accordo che i rapporti con la famiglia, con la moglie, le conviventi, con i figli e quant’altro debbano sempre più essere facilitati. Cerchiamo di non concentrarci soltanto sull’aspetto della sessualità, pur essa importante, ma mi sembra non si debba ridurre l’attenzione solo a questo. Io vi ringrazio e, come dire, grazie dell’affetto.

 

Giovanni Anversa

 

Siccome ho visto che nel piano del lavoro della giornata c’è anche la stesura di un documento, di una mozione finale, sarebbe interessante, anche per continuare a discutere, capire cosa si vorrebbe scrivere in questa mozione. C’è un gruppo che sta lavorando all’iniziativa parlamentare, però che mozione vorreste uscisse da qui? Magari qualche amico della platea ci può dare la sua testimonianza.

 

Ornella Favero

 

Che cosa vuole dire uscire con delle proposte concrete? Una parte arriveranno dal Gruppo di Lavoro e riguarderanno le modalità per presentare le basi di un progetto di legge, che già alcuni parlamentari si sono impegnati a presentare. Però a quel progetto noi gli dobbiamo dare il nostro stimolo. Deve puntare, come diceva prima Caterina Acquafredda, ad un discorso di affettività a 360 gradi, cioè alla possibilità di coltivare i propri affetti anche in carcere e di non vedere spezzate le famiglie.

Io vorrei che da qui uscissero delle proposte concrete riguardo a un’iniziativa comune di chi opera nel volontariato, nelle associazioni, etc… per un tavolo di trattative con le amministrazioni locali su due questioni: una è quella dei figli dei detenuti, la seconda è su uno "Sportello famiglie", sul modello già esistente a Napoli. Su questo le associazioni dovrebbero impegnarsi a presentare un progetto comune, da portare avanti poi nelle singole città ma con delle linee comuni, perché è l’isolamento che rende più deboli. Se c’è una situazione più forte deve trascinare le altre, oggi si lavora troppo in modo dispersivo, c’è poca capacità di mettersi assieme.

Ripeto: nelle carceri, strutture di accoglienza per i bambini; fuori, strutture per le famiglie. Su questo bisogna avviare delle trattative con le amministrazioni locali. Questa è un po’ l’idea con cui vorremmo uscire da questa giornata che abbiamo chiamato, appunto, "Giornata di studi", perché siamo consapevoli di tutti i limiti che ha: qui stiamo studiando alcune questioni e cercando delle soluzioni per andare avanti insieme.

 

Giovanni Anversa

 

Questo invito alla concretezza mi spinge a chiedere se c’è qualcuno che vuole cominciare a porre qualche mattoncino per questo documento, che poi sarebbe il tentativo di mettersi in rete in maniera efficace, legando tutte le esperienze.

 

 

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