In-Veneto: notiziario settimanale sul carcere

realizzato nell'ambito del Progetto "Dal Carcere al Territorio"

Notiziario n° 6, del 21 gennaio 2010

Notizie da Padova

Gli adolescenti e la costruzione della propria identità

Il Progetto "Carcere-Scuole" anche fuori regione!

Corso di formazione per insegnanti sulla mediazione dei conflitti

Notizie da Venezia

Grandi novità per la cooperativa sociale Rio Terà dei Pensieri

Notizie da Verona

I problemi del carcere non si smontano. Bisogna coordinarsi

Al via il corso di formazione per "riparatori di brecce"

Una colletta per Haiti

Una redazione per chi è isolato a Montorio

Master in comunicazione e mediazione interculturale

Appuntamenti

Verona: presentazione libro "Negri, froci, giudei & Co"

Padova: Rassegna cinematografica sui diritti costituzionali

Padova: "La mediazione dei conflitti a scuola", secondo incontro

Rovigo: XX Assemblea del Centro Francescano di Ascolto

Notizie da Padova

 

Gli adolescenti e la costruzione della propria identità

 

La redazione di Ristretti Orizzonti ne ha discusso con Mauro Grimoldi, psicologo esperto di devianza minorile. Lunedì 18 gennaio la redazione di Ristretti Orizzonti ha incontrato Mauro Grimoldi, uno psicologo che ha scelto di occuparsi in prima linea di "adolescenze estreme" - riprendendo il titolo del suo ultimo libro -, cioè delle storie di quei ragazzi che compiono gesti a volte "mostruosi", ma che per questo spesso, troppo semplicisticamente, vengono definiti dei "mostri".

Grimoldi era già stato nella Casa di Reclusione nel maggio scorso, per portare la sua testimonianza in occasione della giornata di studi "Prevenire è meglio che imprigionare", organizzata sempre dalla redazione di Ristretti Orizzonti. Un’occasione, ci tiene a ribadire, che è stata per lui davvero "speciale", utile, ricca di emozioni. Gli fa quindi molto piacere potersi confrontare nuovamente coi detenuti, che gli chiedono innanzitutto di spiegare loro - soprattutto per chi da poco frequenta la redazione e non ha partecipato al convegno - di che cosa si occupa. Lui allora si presenta in maniera chiara e diretta: è il responsabile di un servizio che offre consulenze psicologiche all’Ufficio di Servizio Sociale del Tribunale Minorenni di Brescia e il suo compito principale è "raccontare chi è il minore che ha commesso il reato", fornire una valutazione della sua personalità.

A differenza di quanto avviene per gli adulti, infatti, quando è un minore a compiere un reato, è indispensabile fare con lui un intenso lavoro di conoscenza e comprensione, che permetta di avere informazioni importanti sulla sua storia e di ricostruire le motivazioni che stanno dietro al suo comportamento antisociale. Per i minorenni, inoltre, il carcere deve essere l’"ultima spiaggia", una soluzione residuale, laddove siano fallite tutte le altre possibilità di percorsi alternativi (in tutta la Lombardia, ad esempio, c’è solo un carcere minorile, il Beccaria, e ci sono circa sessanta ragazzi).

Dopo queste precisazioni, Grimoldi inizia a rispondere ad altre domande più specifiche, che man mano gli vengono fatte dai detenuti: cosa ne pensa del bullismo, che "tipo" di minori commette reati, quali sono gli altri strumenti per evitare il carcere.

Il bullismo secondo lui è un fenomeno reale, ma a cui è stata data troppa importanza. L’esempio portante è quello della scuola, ambiente in cui i ragazzi passano la maggior parte del loro tempo: in essa sono presenti dei meccanismi altamente competitivi e c’è chi riesce a "starci dentro" e chi invece, non riuscendovi, preferisce competere con altre "regole" (imponendosi con la forza, minacciando, facendosi rispettare a modo suo). Questi ragazzi hanno la sensazione di non essere in grado di vincere secondo le regole date e perciò ne cercano altre: c’è di mezzo una sensazione di fragilità molto forte ed è come se la trasgressione regalasse loro un’identità, un sentirsi "qualcuno".

Un altro dato interessante riguarda l’utenza minorile: siamo abituati a pensare che a commettere reati siano i ragazzi più svantaggiati, spesso stranieri, in realtà i reati più gravi sono commessi da ragazzi italiani, di buona famiglia, ma ancora una volta estremamente fragili, protetti e "coccolati", ma timorosi dell’altro, del diverso.

Grimoldi spiega poi, in maniera estremamente interessante, lo strumento della "messa alla prova": ogni minore che ha commesso un reato, può chiedere l’interruzione del suo procedimento penale in qualsiasi momento, ammettendo almeno parzialmente la sua responsabilità, e il giudice può decidere che per un periodo di tempo il ragazzo faccia un percorso "di prova", che può prevedere lavoro, studio, un’attività sociale. Egli deve inoltre rendere conto dei suo agire ai Servizi Sociali, con cui è necessario quindi che si instauri un rapporto di fiducia reciproca, e se la "messa alla prova" ha esito positivo, il reato viene estinto.

Il problema principale di questa misura - che, tra l’altro, se passerà una nuova proposta di legge, attualmente in fase di discussione, potrebbe essere concessa anche ad adulti che abbiano commesso reati per cui è prevista una pena non superiore a tre o quattro anni di carcere - è "che cosa far fare". Per stabilirlo è indispensabile sapere che reato ha commesso il ragazzo in questione e per quale motivo, per poter poi trovare per ognuno un "vestito su misura".

La messa alla prova, infatti, non è una "ricetta" - non basta, ad esempio, far fare del volontariato e controllare come si comportano i minori -, bisogna aiutare ciascun ragazzo ad essere in grado di "sfidare" il suo ambiente sociale e sentirsi "vincente", ma senza ricorrere a comportamenti devianti (per esempio, ad un minore che commetteva furti, Grimoldi ha proposto di frequentare un corso di uno sport "estremo", che gli permettesse di cimentarsi in una sfida, in una prova di coraggio, e questa esperienza ha dato dei risultati positivi per il suo percorso).

Affinché questa misura sia realmente utile, è necessario quindi che ci siano operatori competenti, che lavorino con gli adolescenti per aiutarli a capire il perché del reato commesso e per orientare le loro energie su qualcosa che non sia socialmente dannoso, ma che dia loro le stesse soddisfazioni. La messa alla prova, intesa in questo senso, è un efficace strumento di prevenzione; purtroppo, però, spesso si preferisce ricorrere a strumenti che sembrano garantire più sicurezza (carcere, comunità), ma che in realtà comportano uno spreco enorme di risorse e non risolvono i problemi alla base.

Secondo Grimoldi, nel momento in cui i ragazzi commettono un reato, non c’è razionalità e spesso non c’è neppure dopo, quando ne parlano con lui: a tal proposito porta come esempio il caso di un adolescente che è intervenuto in una rissa per sostenere un amico, nonostante riconoscesse che fosse stato proprio l’amico ad averla provocata sotto l’effetto dell’alcol e ad essere nel torto. Eppure in quel momento, secondo la sua visione irrazionale, non poteva non intervenire, perché lui "non ha paura" e "non è un vigliacco".

Proprio da qui emerge il problema, centrale per gli adolescenti, della costruzione della propria identità (anche la trasgressione, infatti, "regala" un’identità) e di come si viene visti dall’esterno, dal proprio "pubblico".

Per questo è importante che gli operatori che seguono i ragazzi ricordino a ciascuno che il suo "pubblico" è certamente importante, ma che è altrettanto fondamentale riconoscere che siamo diversi, che ognuno ha le sue reazioni, e che si possono sempre scegliere strade differenti. Per far ciò, però, gli operatori devono allenarsi a comprendere nel profondo le situazioni, sempre senza cercare giustificazioni, perché come ribadisce Mauro Grimoldi "comprendere è obbligatorio, ma giustificare è sempre deleterio".

 

Con le scuole anche fuori regione!

 

Maria Grazia Grena, volontaria nel carcere di Lodi con l’associazione Loscarcere, segue alcuni progetti con le scuole della città e per questo ha invitato la direttrice e una redattrice di Ristretti Orizzonti a incontrare la 5° A del Liceo Sperimentale "Maffeo Vegio", scuola che da qualche anno ormai si impegna in progetti che coinvolgono il mondo carcerario e della giustizia. Tra gli obiettivi, dice l’insegnante che se ne occupa, ci sono il raggiungimento della consapevolezza del rapporto tra legalità e senso del limite, il superamento di pregiudizi e stereotipi, l’approccio alle problematiche delle donne in carcere, la conoscenza delle alternative alla detenzione, la conoscenza dei problemi relativi al reinserimento sociale (relazioni, casa, lavoro), la capacità di condividere esperienze e vissuti significativi, la conoscenza di un carcere italiano nel contesto del territorio di riferimento.

Il progetto prevedeva la partecipazione all’iniziativa "Milano si-cura" al Palazzo di Giustizia di Milano, l’incontro con il Magistrato di Sorveglianza di Milano, Roberta Cossia, con la docente di diritto penale all’università cattolica e mediatore all’Ufficio per la Mediazione di Milano, Claudia Mazzuccato, con Carla Chiappini, volontaria e fondatrice di Sosta Forzata, giornale del carcere di Piacenza, con Ornella Favero direttrice responsabile del giornale cartaceo e telematico Ristretti Orizzonti, referente della Federazione Nazionale dell’Informazione dal e sul Carcere, con Paola Marchetti, redattrice esterna di Ristretti Orizzonti.

Inoltre è prevista la visione del film Tutta colpa di Giuda, di Davide Ferrario (Italia, 2009) e la visita al Carcere Circondariale di Lodi, e, infine, un laboratorio di scrittura che sarà curato dagli studenti e studentesse della 5° destinato ad alcuni detenuti. Nell’incontro con Ornella Favero e Paola Marchetti, si è parlato soprattutto del perché le donne arrivano a compiere reati, ma anche di donne che i reati li hanno subiti. E lì la discussione si è animata, soprattutto tra le ragazze, quando si è arrivati a parlare del reato di stupro, e a cercare di riflettere su chi sono gli autori di questo tipo di reati, e come bisognerebbe intervenire per prevenirli.

Nel pomeriggio poi c’è stato il secondo incontro all’Itis "A. Volta" con un gruppo numeroso di classi, con cui si è affrontato l’argomento dell’informazione: ciò che riportano i media su questioni che hanno a che fare con la giustizia e con il carcere è realmente raccontato attenendosi alla realtà? Quanto l’informazione informa e quanto manipola? I ragazzi, stanchi dopo una mattinata intera di scuola ma interessati all’argomento, si sono fermati fino alla fine dell’incontro stimolando la discussione anche attraverso le loro esperienze personali, a partire da un’introduzione di Ornella Favero che, con degli esempi concreti, aveva spiegato come a volte certa cattiva informazione rischi di produrre una vera e propria istigazione a delinquere, per esempio incitando alla vendetta o distorcendo la realtà con semplificazioni del tipo "in Italia nessuno finisce in galera".

Altri temi trattati: come è nato questo nuovo razzismo che sta investendo il nostro Paese, come certa informazione ha preparato il terreno a forme di razzismo, come si è poi arrivati all’inasprimento della legge che punisce gli immigrati irregolari, qual è il peso che ha l’informazione nel creare le "emergenze".

 

È iniziato un corso di formazione per insegnanti sulla mediazione dei conflitti

 

Martedì 19 gennaio si è svolto il primo incontro dei sei previsti sulla Mediazione dei conflitti a scuola. Organizzati dall’associazione "Granello di Senape Padova" e dalla Cooperativa Dike di Milano - una cooperativa, fondata da un gruppo di studiosi ed esperti di discipline sociali, giuridiche, pedagogiche e psicologiche, che si occupa di mediazione dei conflitti e di mediazione penale. Il corso è rivolto agli insegnanti delle scuole medie inferiori e superiori e a tutti coloro che lavorano a vario titolo con gli adolescenti.

L’incontro di martedì svoltosi presso l’I.T.I.S. Natta, aveva come tema Comunicazione/ Responsabilità e come relatrice Laura Baccaro, psicologa specializzata in criminologia e autrice con Francesco Morelli, del libro edito da "Ristretti Orizzonti" In carcere: del suicidio ed altre fughe. La lezione "Dalla comunicazione alla relazione" parte da una frase di John Maxwell che recita "gli educatori prendono una cosa semplice e la rendono complicata. I comunicatori prendono una cosa complicata e la rendono semplice".

Per comunicare usiamo tutto il corpo, quello che viene recepito dal nostro interlocutore è solo nella misura del 7% fatto di comunicazione verbale. La conoscenza di sé, dei propri limiti e potenzialità, il controllo degli impulsi interiori, non repressi ma adeguatamente espressi, il capire il punto di vista del nostro interlocutore per sapere come egli potrebbe "interpretare" le nostre parole, l’applicazione delle tre regole fondamentali della comunicazione - il non giudizio, il non condizionamento, la coerenza - sono il punto di partenza per mettersi in relazione con l’altro.

Laura Baccaro ha condotto passo passo i circa 30 partecipanti a riflettere su come sia importante il rispetto del destinatario della comunicazione, ma anche sul perché bisogna prestare attenzione al feedback (sistema per capire se l’interlocutore ha realmente capito ciò che stiamo esprimendo), come si deve imparare ad ascoltare (l’ascolto attivo), come si debba concentrarsi sulla preparazione del messaggio, e come bisogna abituarsi a essere "assertivi", dove per assertività si intende "considerare importanti le proprie esigenze, diritti, bisogni e desideri e cercare di soddisfarli e al contempo considerare ugualmente importanti esigenze, diritti, bisogni e desideri degli altri". Le domande degli insegnati presenti sono state moltissime, la sensazione è stata quella di un pomeriggio che ha dato strumenti utili ai docenti e ha aperto la strada per l’approfondimento degli altri temi più specificatamente attinenti alla mediazione.

Il prossimo incontro, martedì 26 alle 14.00 al "Natta", avrà come argomento Giudicare/Mediare e vedrà in qualità di relatori due mediatori dell’Ufficio per la mediazione penale di Milano.

 

Notizie da Venezia

 

Grandi novità per la cooperativa sociale Rio Terà dei Pensieri

 

La cooperativa Rio Terà dei Pensieri di Venezia è presente da molti anni nelle carceri veneziane con attività sia lavorative che formative, e si è distinta fin dall’inizio per una continua ricerca che lega la funzione sociale che si è prefissa - creare lavoro per i detenuti, sia in carcere che in misura alternativa, e per gli ex detenuti - con una missione in qualche modo "ecologista". Infatti negli anni l’Orto delle Meraviglie, coltivato dalle detenute della Giudecca, è cresciuto moltissimo e proprio nel dicembre del 2009 ha ottenuto la certificazione ufficiale di cultura biologica. Con l’aggiunta dell’allevamento di galline ovaiole la cooperativa ha ampliato il lavoro legato alla natura, che vede impiegate molte donne del carcere femminile, e ha dato vita anche a un laboratorio di fitocosmesi, di tipo "ecologico" visto che impiega materiali naturali, che ha di recente aumentato la produzione con nuove linee di cosmetici, ma anche con una più ampia distribuzione grazie a un accordo con un grossista veronese, produttore di detersivi biologici. Ora questi prodotti si potranno trovare presso una cinquantina di negozi sparsi in tutta Italia, e anche in un lussuoso hotel del Lago di Garda il cui proprietario, ospite del Bauer di Venezia, è rimasto colpito dalla loro qualità al punto da volerli mettere a disposizione degli ospiti del suo hotel.

Rimanendo in tema "ecologista", successo hanno avuto anche le borse in pvc confezionate con materiale recuperato dai banner pubblicitari, la cui produzione era iniziata lo scorso anno in base a un accordo con il Comune che regalava i banner delle varie mostre. Alla Mostra del Cinema, dove per il secondo anno le cooperative e le associazioni che lavorano in carcere erano presenti, ne sono state vendute moltissime e hanno avuto un tale successo, che da circa tre mesi i detenuti di Santa Maria Maggiore le producono anche per Replay, marchio conosciuto in tutto il mondo. Naturalmente le produzioni storiche di pelletteria e serigrafia continuano anch’esse nel carcere maschile veneziano, dove di recente è stata inaugurata una nuova attività, sempre seguita dalla cooperativa: il nuovo laboratorio di taglio del vetro. La Vetreria per il Mosaico Orsoni con 120 anni di storia, per non spostare la produzione da Venezia, ha siglato un accordo con Rio Terà per la formazione e poi la produzione all’interno del carcere. Saranno selezionati 6 detenuti che lavoreranno con due operatori già formati. Al femminile nel frattempo continua la propria attività il laboratorio di legatoria, mentre il laboratorio di fitocosmesi si amplierà notevolmente per far fronte alla nuova distribuzione.

 

Notizie da Verona

 

I problemi del carcere non si smontano. Bisogna coordinarsi

 

Ogni martedì in carcere con i detenuti e il giovedì in ascolto del volontariato e delle istituzioni. E poi un ufficio nel Comune di Verona per ricevere, ascoltare, confrontarsi con chi, più o meno direttamente, lavorerà insieme a lei. Una tabella di marcia già programmata dalla neo garante dei diritti delle persone private della libertà di Verona, Margherita Forestan che, alla presentazione ufficiale alla stampa avvenuta in settimana, ha subito messo in chiaro le cose. "Non ho nessuna intenzione di lavorare da sola", ha dichiarato.

"E nemmeno di alzare la voce. Ma piuttosto penso a coordinare, verso finalità comuni, istituzioni, associazioni, e chi vive il carcere quotidianamente: obiettivo per obiettivo. Le necessità del carcere sono molto diverse. È una realtà complessa ma composta di problemi non "smontabili". Con il mio lavoro sono abituata a scomporre, ridurre i problemi complessi in più piccoli. Ma in carcere è impossibile farlo".

Sono rimasti un po’ perplessi la prima volta che l’hanno vista aggirarsi per i corridoi del carcere, ma "è bastato guardarsi negli occhi", e i detenuti le hanno subito dato una gran forza e la voglia di agire. "Quello che chiedono è soprattutto di lavorare - continua la garante - ma ci sono anche altri problemi. Quello sanitario, la mancanza di luoghi e attività idonei (la palestra va ristrutturata al più presto!), e poi c’è l’aspetto della socializzazione. Sta a noi agevolare l’incontro tra le parti, portare pezzetti di vita della città all’interno delle mura penitenziarie. O viceversa. Penso alla bella mostra di Corot organizzata dal Comune. Perché non programmare qualche visita? Si tratta di un piccolo sogno che, a ben guardare, non è forse poi così difficile da realizzare".

Una proposta forse inusuale, ma che arriva da "una donna operativa e dalle idee chiare", come l’ha definita l’assessore alle politiche sociali Stefano Bertacco, e del resto ricca di "cultura ed equilibrio", a detta del direttore del carcere, Antonio Fullone. O ancora, "una voce per chi non ha voce", ha precisato Fra Beppe, il fondatore dell’associazione La Fraternità, che si è battuta da sempre perché anche Verona si dotasse finalmente di un garante delle persone private della libertà personale.

 

Al via il corso di formazione per "riparatori di brecce"

 

Un corso per gestire il Centro d’ascolto che, a breve, verrà costruito di fronte al carcere di Montorio. Dopo molti anni di richieste e ostacoli, la Fondazione Cariverona e il Comune di Verona hanno infatti dato l’ok definitivo alla realizzazione del Centro d’ascolto che, dal nome "Domenico" in memoria di un detenuto morto suicida, avrà la funzione di accogliere, dare orientamenti e risposte ai familiari dei detenuti, ai detenuti scarcerati, al personale, ai volontari, a tutti i cittadini che siano interessati a saperne di più sulla complessa realtà carceraria.

Immediata quindi la necessità di stabilire una serie di linee guida per i volontari che andranno a gestirlo (ma anche per chi semplicemente voglia farsi un’idea più approfondita sul tema) e che, grazie ai finanziamenti del Centro Servizio per il Volontariato, potranno collaborare in una rete che coinvolgerà diverse associazioni ed enti istituzionali.

Organizzato dall’associazione La Fraternità e dall’Asav (Associazione scaligera assistenza alle vittime di reato), il corso di formazione - intitolato "Ti chiameranno riparatore di brecce (Is 58,12). Un approccio del volontariato alla giustizia riparativa e alla mediazione penale" - prenderà il via il prossimo 22 gennaio per svolgersi poi per otto venerdì consecutivi in un’aula dell’Istituto Salesiano Don Bosco in Stradone Provolo 16 a Verona (dalle 17,30 alle 20,30).

Condotto da psicologi, criminologi, avvocati e mediatori, è il primo dei due percorsi formativi proposti, volto a offrire una panoramica generale sul contributo che il volontariato può dare all’attuazione di una giustizia che salvaguardi la dignità di ogni persona, renda consapevoli della sofferenza provocata dal reato, non infligga altra sofferenza vendicativa ma si proponga compiti di riparazione e di recupero: per un intervento penale teso non a escludere, ma a ricostruire il dialogo. Per questo l’invito alla partecipazione è rivolto a tutti, anche a chi non sia poi intenzionato a seguire in concreto il progetto d’ascolto. Nei prossimi mesi invece verrà realizzato un corso a carattere più specifico, incentrato sulle necessarie competenze e conoscenze: dalla capacità d’ascolto all’organizzazione del carcere, al sistema di servizi e risorse della città.

Per l’iscrizione è necessario comunicare alla Fraternità in segreteria telefonica (045-8004960) o per mail (info@lafraternita.it) i seguenti dati: nome e cognome, luogo e data di nascita, eventuale organizzazione di appartenenza, recapito telefonico e mail. È prevista una quota d’iscrizione di 10 € da versare in occasione del primo incontro. Per maggiori informazioni sui relatori e il programma completo: www.lafraternita.it

 

Una colletta per Haiti

 

Una tragedia, quella che ha devastato Haiti, che non poteva lasciare indifferenti i detenuti di Montorio. Dimostratisi già più volte attivi nel raccogliere collette per iniziative di solidarietà (sostegno a una bambina di una favela brasiliana) e per i terremotati dell’Aquila, i reclusi che popolano il carcere di Verona hanno scelto, questa volta, di tendere una mano in aiuto a chi ha perso tutto nel terremoto di Haiti.

 

Una redazione per chi è isolato a Montorio

 

È partito sabato scorso, all’interno del carcere di Montorio, il corso di giornalismo per i detenuti della terza sezione, l’ala della casa circondariale riservata alle persone in isolamento dal resto delle sezioni per motivi legati al tipo di reato imputato. Docente "d’eccezione" per tutta la durata del seminario sarà Morello Pecchioli, già caposervizio del quotidiano L’Arena presso la redazione di Villafranca, che sarà affiancato da alcuni volontari dell’associazione "La Fraternità", impegnata nel volontariato carcerario e organizzatrice del progetto. Tra i detenuti iscritti, attualmente tredici ma che probabilmente aumenteranno nel corso del tempo, già durante il primo incontro c’è stato molto entusiasmo e tanta curiosità verso un universo poco conosciuto, quello del giornalismo, che spesso i reclusi percepiscono come nemico o come avversario che "sbatte il mostro in prima pagina", come hanno più volte ripetuto durante il primo faccia a faccia con i docenti.

Il diritto alla privacy, la presunzione di innocenza e la libertà di cronaca sono stati i temi più gettonati e oggetto delle domande da parte dei detenuti. Il corso consisterà in una parte teorica, in cui i docenti illustreranno a grandi linee i rudimenti della professione, e in una parte pratica in cui gli stessi realizzeranno una piccola pubblicazione periodica, che verrà distribuita all’interno del carcere e sul sito dell’associazione. Tutto, dalla scrittura dei testi, all’impaginazione, all’inserimento in pagina sarà gestito dai partecipanti grazie all’utilizzo di una serie di computer e di un’aula ad hoc. Se i detenuti sono rimasti soddisfatti dalla prima lezione, chi lo è forse ancora più di loro è proprio Morello Pecchioli, che non nasconde l’emozione: "Tra i detenuti ho trovato molta voglia di raccontare, di comprendere i meccanismi del giornalismo. C’è un grande bisogno di comunicare soprattutto con l’esterno, di avere dei giornali che rispettino anche loro come persone che sono qualcosa che va oltre al reato che hanno commesso", ha spiegato Pecchioli. Oltre al corso riservato alla terza sezione, La Fraternità ha già attivato lo stesso progetto di giornalismo riservato però alle sezioni comuni e tenuto da Roberto Bellamoli e Rinaldo Biondani; ad essi si affiancano gli altri progetti già partiti, come l’arte terapia di Mara Chinatti, il corso di pittura ad olio tenuto da Claudio Caldana, quello di ceramica di Fabio Dalla Rosa e quello ancora in cantiere, ma destinato presto a decollare, della pittura ad acquerello. (di Benny Calsanzio)

 

Master in comunicazione e mediazione interculturale

 

Mancano pochi giorni alla chiusura delle iscrizioni per il master in "Comunicazione e mediazione interculturale - gestione dei conflitti in ambito aziendale, educativo, sanitario, sociale e dei mass media", diretto dal professor Agostino Portera, e organizzato dal Centro Studi Interculturali dell’Università degli studi di Verona per l’anno accademico 2009-2010.

Il master, la cui formazione sarà a distanza (e-learning), risponde all’esigenza di formare professionisti della comunicazione e della mediazione in un mondo complesso e multiculturale. Cinque i moduli comuni su cui si articola: Globalizzazione e società complessa, rischi e opportunità; Storia e politiche delle migrazioni; Pedagogia interculturale; Comunicazione interculturale; Mediazione e gestione dei conflitti. Il sesto modulo specialistico è invece a scelta fra i seguenti ambiti: l’area delle imprese e delle organizzazioni che operano in campo internazionale; l’area delle istituzioni scolastiche ed educative; l’area del mondo sociale e sanitario; l’area delle comunicazioni di massa e delle relazioni con i media. Le iscrizioni si chiudono il 23 gennaio 2010 e le lezioni online cominciano a marzo 2010 per concludersi con la tesi entro febbraio 2011. Per informazioni: http://fermi.univr.it/csint.

 

Appuntamenti

 

Verona: presentazione libro "Negri, froci, giudei & Co"

 

Venerdì 29 gennaio alle 20,30 in Sala "Marco Tosoni" al Gruppo Tosoni in Viale Postumia, Villafranca. Gian Antonio Stella presenta il suo libro "Negri, froci, giudei & Co. L’eterna guerra contro l’altro". Evento moderato dalla giornalista Tiziana Cavallo e a ingresso libero, realizzato in occasione del Terzo Anniversario della morte dell’Abbé Pierre fondatore del Movimento Emmaus a cui, nella mattina di domenica 24, sarà dedicata una mostra in piazza Giovanni XXIII° a Villafranca.

 

Padova: Rassegna cinematografica sui diritti costituzionali

 

Padova, 13 gennaio - 17 marzo 2010: Rassegna cinematografica sui diritti costituzionali. Associazione Giuristi Democratici "Giorgio Ambrosoli" di Padova, con la collaborazione del Comune di Padova. "Diritti al cinema!" Rassegna Cinematografica sui Diritti Costituzionali.

Mercoledì 27 gennaio 2010 ore 20.45: Italiani e stranieri: eguaglianza nella diversità. I valori dell’internazionalismo, del pacifismo, dell’apertura e della solidarietà verso gli stranieri, la cultura dell’accoglienza e dell’integrazione, il rispetto, la comprensione e l’accettazione del "diverso", il riconoscimento della pari dignità dei singoli e dei popoli.

 

Padova: "La mediazione dei conflitti a scuola", secondo incontro

 

Corsi di formazione: "La mediazione dei conflitti a scuola". Padova, 19 gennaio - 10 marzo 2010 14.00 - 18.00, c/o I.T.I.S. "Natta", via Leopardi 14/a. Tema del secondo incontro, martedì 26 gennaio, "Giudicare/Mediare".

 

Rovigo: XX Assemblea del Centro Francescano di Ascolto

 

Rovigo, domenica 14 febbraio 2010. Centro Giovanile S. Giovanni Bosco - Viale Marconi, 5. Programma. Ore 08,30 - Santa Messa concelebrata. Ore 09,30 - La storia siamo noi, nessuno si senta escluso - Livio Ferrari (Direttore del Centro Francescano di Ascolto). Ore 10,15 - Matti, pazienti, utenti: soprattutto persone - Chiara Turola (psichiatra), Lodovico Tucci (operatore psichiatrico). Ore 10,45 - Break. Ore 11,00 - Ponti e non muri tra le macerie di Gaza - Don Nandino Capovilla (Coordinatore Nazionale Pax Christi). Ore 12,00 - Carcere e diritti umani - Beppe Battaglia (Associazione Progetto Arcobaleno Firenze). Ore 13,00 - Pranzo c/o il ristorante del Centro Giovanile.

 

Il Progetto "Dal carcere al territorio" è finanziato dall'Osservatorio Nazionale per il Volontariato - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direttiva 2007 sui progetti sperimentali delle Organizzazioni di Volontariato.

 

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