IN-VENETO: INFORMAZIONE TRA IL CARCERE E IL TERRITORIO Edizione n° 51, del 27 dicembre 2008
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Le riviste delle carceri si sono ritrovate nella redazione di Ristretti Orizzonti
Sono arrivati da Roma, da Firenze, da Milano, da Piacenza, da Genova, da Verona, da Modena e da molte altre città i coordinatori di alcuni importanti giornali dal carcere, che si sono ritrovati il 16 dicembre 2008 nella Casa di reclusione di Padova. Si è trattato del secondo incontro della Federazione dell’informazione dal carcere e sul carcere nella redazione di Ristretti Orizzonti, la rivista che ha ormai dieci anni di esperienza sul campo e che svolge oggi un ruolo di coordinamento e di stimolo all’interno della Federazione. L’incontro è durato l’intera giornata, con una pausa e un buffet allestito dai detenuti che lavorano nella pasticceria interna gestita dalla Cooperativa Giotto. Al centro dell’incontro i Rapporti con l’Ordine dei giornalisti, e la proposta di avviare in alcune regioni, come è già stato fatto nel Veneto dalla redazione di Ristretti Orizzonti, incontri con l’Ordine per organizzare iniziative come seminari di formazione all’interno delle redazioni, che possano servire ad approfondire le questioni relative all’esecuzione della pena e ad avvicinare in questo modo i giornalisti, soprattutto quelli che si occupano di cronaca nera e giudiziaria, alla realtà del carcere, dando loro modo di ascoltare le riflessioni di chi gli effetti della galera li conosce sulla propria pelle, e soprattutto sulla pelle dei propri famigliari. Un altro tema molto dibattuto è stato quello della necessità di un Coinvolgimento di volontariato e scuole in carcere, per svolgere una attività di informazione e sensibilizzazione dal carcere. In conclusione, si è deciso di dar vita a una specie di "centrale operativa" della Federazione dell’informazione dal carcere e sul carcere. A tal fine, mentre Ristretti Orizzonti manterrà il suo ruolo di segreteria della Federazione, alcuni incarichi sono stati dati: Carla Chiappini (responsabile della rivista della Casa circondariale di Piacenza, Sosta Forzata) e Susanna Ripamonti (responsabile della rivista della Casa di reclusione di Bollate, Carte Bollate) si occuperanno dei rapporti con l’Ordine dei Giornalisti, Paola Cigarini, responsabile della Conferenza Volontariato Giustizia dell’Emilia Romagna, dei rapporti con il volontariato, Luciana Scarcia, che gestisce un laboratorio di scrittura nella Casa circondariale di Rebibbia, della sezione del sito www.ristretti.it dedicata alle scritture.
Convegno dell’Osservatorio Regionale devianze e marginalità sociali
Il ruolo degli enti locali nel reinserimento socio lavorativo delle persone in uscita dai circuiti penali è stato il tema trattato venerdì 19 dicembre al Centro congressi Piroga, in prossimità di Padova, in una giornata di lavoro in cui ci si incontrava per ascoltare i passi fatti in funzione di quest’azione sociale. La giornata di studi è iniziata con la presentazione delle due pubblicazioni prodotte dall’Osservatorio Regionale Devianze Carcere e Marginalità Sociali: "Enti locali ed azioni di inclusione sociale a favore di persone in esecuzione penale esterna e in uscita da circuiti penali" e "Il reinserimento sociale e lavorativo delle persone in uscita dai circuiti penali", che è una indagine svolta sul territorio della regione Veneto sulle buone prassi relative al reinserimento, con dati noti a chi opera nel settore, ma utili per chi era presente per la prima volta per avvicinarsi a tale azione sociale. In seguito il sindaco di San Giorgio in Bosco Leopoldo Marcolongo ha presentato la sua esperienza di collaborazione con la cooperativa AltraCittà, spiegando che tale azione volta a dare lavoro a persone in esecuzione penale esterna è di forte impatto civile, in quanto una buona e partecipata reintegrazione nel tessuto sociale di un detenuto abbatte notevolmente la recidiva; Marcolongo è anche rappresentante Anci nella Commissione Interistituzionale Area Penitenziaria, per cui il suo contatto diretto con la realtà carceraria è di forte impatto ed esempio per chi ascolta la sua esperienza e si confronta con il fatto che il "carcere per tutto", un sistema punitivo che preveda solo il ricorso alla pena da scontare interamente in carcere, non raggiunga l’efficacia come quella di un percorso di reinserimento graduale e controllato. È seguito poi un approfondimento sulle azioni concrete dei Comuni veneti impegnati in percorsi dì inclusione sociale, accompagnato da statistiche e studi sul territorio reperibili, pure questi, sulle due pubblicazioni citate. Gli ultimi due interventi della mattinata sono stati molto concreti ed utili: il primo, quello di Chiara Ghetti, Responsabile dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Venezia, Treviso, Belluno, ha presenta il ruolo e la funzione dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna, che è quello di dare supporto al detenuto e al suo percorso di reinserimento nel tessuto sociale, di responsabilizzazione e di recupero della fiducia, ma anche a chi offre lavoro; il secondo, di Laura Rebesco (direttore Ussm Venezia), che ha raccontato un’esperienza concreta, il percorso di reinserimento di Matteo, un minore in "messa alla prova", e del successo che ha avuto. Nella fase finale della mattinata si è lasciato spazio al confronto con i presenti che hanno avuto la possibilità di porre i propri dubbi, le proprie richieste di delucidazioni sul ruolo dell’Osservatorio, capire come avviene il monitoraggio dei percorsi avviati, e presentare alcune buone prassi avviate da cooperative sul territorio. Dopo la pausa pranzo, nel pomeriggio, si sono susseguite le testimonianze di chi con competenza segue percorsi di reinserimento sociale: e c’è chi lo fa offrendo lavoro all’interno delle carceri e soprattutto all’esterno, come la cooperativa AltraCittà a Padova, anche in convenzione con alcuni Comuni, chi gestisce uno sportello per il reinserimento lavorativo nel territorio di Padova e Vicenza (come Il Lembo del Mantello). Nel pomeriggio è intervenuto anche l’Assessore Regionale alle Politiche Sociali Stefano Valdegamberi, che ha affrontato il tema dell’importanza della solidarietà nel lavoro quotidiano di inclusione sociale. Chi fosse interessato ad approfondire le ricerche e i dati presentati nella mattinata, può richiedere all’Osservatorio Regionale Devianze, Carcere e Marginalità sociali le seguenti due pubblicazioni: "Enti Locali ed azioni di inclusione sociale a favore di persone in esecuzione penale esterna e in uscita dai circuiti penali esterni", vademecum informativo "Il reinserimento sociale e lavorativo delle persone in uscita dai circuiti penali", le buone prassi nel Veneto.
Comunicato della Conferenza Regionale Volontariato Giustizia del Veneto
Si è svolto il 19.12.08 presso il Centro congressi La Piroga a Selvazzano (PD) il Convegno organizzato dall’Osservatorio Regionale devianze e marginalità sociali dal titolo "Il ruolo degli enti locali nell’inserimento socio lavorativo di persone in uscita dai circuiti penali" L’evento è frutto della precisa volontà dell’Assessore Regionale ai Servizi Sociali Stefano Valdegamberi di sensibilizzare gli amministratori locali perché, in applicazione della legge 328/00, si occupino, assieme agli operatori degli Uffici di Esecuzione penale esterna del Ministero della Giustizia e alle realtà locali del privato sociale, del reinserimento delle persone che escono dal carcere. Un’altra parte delle risorse disponibili è servita all’Osservatorio per realizzare due quaderni: un "Vademecum informativo" e "Le buone prassi nel Veneto". La valutazione della ricaduta, in termini di coinvolgimento degli amministratori locali, delle iniziative che la Regione ha affidato all’Osservatorio si dovrà fare nel corso dei prossimi mesi. Il dottor Berto, responsabile dell’Osservatorio e organizzatore del convegno, ha sottolineato la presenza di pochissimi rappresentanti degli amministratori locali, e questo forse dovrebbe far riflettere sulle modalità con le quali è possibile coinvolgere davvero il territorio. Secondo la Conferenza regionale Volontariato Giustizia il programma del convegno e la stessa ricerca "Le buone prassi in Veneto" non hanno reso in modo efficace la ricchezza delle esperienze presenti nella nostra regione, che gli Uffici Esecuzione Penale Esterna del Ministero e le associazioni di volontariato conoscono molto bene, perché sono presenti in modo capillare sul territorio e si confrontano quotidianamente con gli amministratori locali su queste tematiche. Le associazioni infatti realizzano da anni progetti di confronto fra il carcere e la scuola e progetti di sensibilizzazione con sportelli informativi e per la ricerca di opportunità di lavoro, e per questo, oltre a impegnarsi per reperire le risorse economiche indispensabili, promuovono reti con gli Enti locali, il privato sociale, l’università, le scuole e altri partner. Uno di questi progetti, "Il carcere dentro le città", della Conferenza Regionale Volontariato Giustizia, con le medesime risorse assegnate all’osservatorio ha organizzato un Ufficio stampa presso associazioni di volontariato a Padova, Venezia, Verona e Rovigo dando lavoro a quattro detenuti e quattro giornalisti, ha realizzato una newsletter settimanale In-Veneto: notizie tra il carcere e il territorio, inviata via mail a migliaia di utenti, e ha pubblicato tre numeri di un foglio informativo, Non Lavorare Stanca, dedicati a sensibilizzare rispettivamente gli imprenditori, le cooperative e gli amministratori locali sui percorsi di reinserimento delle persone detenute e degli ex detenuti, attraverso interviste con i protagonisti, testimonianze, informazioni pratiche su come avviare esperienze in questi ambiti. Ringraziando l’assessore per la sua grande sensibilità, disponibilità e vicinanza a questo mondo, cogliamo l’occasione per ricordargli l’impegno che ha preso di promuovere l’istituzione del Garante regionale dei diritti delle persone private della libertà personale, il finanziamento di agenti di rete che affianchino gli educatori, da anni sotto organico, negli Istituti penali del Veneto e, all’interno delle "Linee guida nazionali in materia di inclusione sociale a favore delle persone sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria", la realizzazione di progetti di housing sociale. È importante che la Commissione interistituzionale permanente area penitenziaria fornisca all’assessore elementi utili per mettere a punto una proposta politica di inclusione e sicurezza sociale, così come lui stesso l’ha illustrata, e dare in tal modo risposte integrate in questo settore, operando con linee d’intervento coerenti e condivise e conseguente assegnazione di risorse. Da ultimo chiediamo all’assessore Stefano Valdegamberi e agli amministratori locali che ci aiutino perché i piani di zona, che non ci hanno visto finora tra i protagonisti, rappresentino anche il mondo dell’esecuzione delle pene.
CRVG del Veneto Il Presidente, Maurizio Mazzi
R.I.A.Pro. 2009: l’agenda realizzata dai detenuti e distribuita gratuitamente dal CSV
Per il secondo anno consecutivo i detenuti della Casa di Reclusione di Padova propongono l’agenda R.I.A.Pro. (Realizzata In Ambiente PROtetto), grazie al finanziamento del Centro di Servizio per il Volontariato e alla collaborazione dell’Associazione Granello di Senape Padova - Ristretti Orizzonti e della Cooperativa AltraCittà. L’agenda è prodotta artigianalmente: i carcerati hanno costruito la copertina - poi rivestita di carta decorata a mano - e incassato il corpo dell’agenda, la cui grafica è curata per intero da un detenuto ammesso al lavoro esterno (Graziano Scialpi). La tiratura è di 1.000 copie, che sono state già in gran parte distribuite gratuitamente a tutte le Associazioni di Volontariato di Padova e Provincia e a tutti i CSV d’Italia. Presso la sede del CSV di Padova - Via dei Colli n° 4 (tel. 049.8686849; mail info@csvpadova.org) sono disponibili ancora un certo numero di agende, che possono essere richieste da Associazioni e privati cittadini). Il susseguirsi dei mesi è contrassegnato dalle vignette del personaggio-carcerato "Dado" e dagli scritti dei detenuti della Redazione di Ristretti Orizzonti: messaggi che arrivano dal "tempo della detenzione" per "accompagnare il tempo" di chi usa l’agenda. Eccone due brani: "Quando i miei genitori sono venuti a sapere che ero in carcere, si sono letteralmente ammalati. Non si sarebbero mai aspettati un figlio che finisse in galera, loro che sono persone dalla correttezza e onestà inattaccabili", di Elton. "Quando ti dicono, dopo anni di galera, che forse presto si aprirà anche per te la possibilità di mettere un piede in libertà, in un primo momento non ti sembra neanche vero, però è una bellissima cosa sapere che potrai lavorare fuori di giorno, che potrai anche solo per un attimo vivere una vita normale. Io oggi sono troppo felice di questa prospettiva, per me già solo l’idea di cominciare finalmente questo percorso ha cambiato tutto", di Natasha
Padova: "Anime in Gabbia"- si è conclusa la mostra di opere dal carcere
Si è conclusa sabato 20 dicembre la mostra "Anime in gabbia", allestita ad Albignasego con i lavori artistici realizzati dai detenuti della Casa Circondariale di Padova nell’arco del 2007 e del 2008, che, considerato il periodo, nella settimana natalizia ha avuto un buon risultato di pubblico. "Possiamo valutare la presenza di circa un centinaio di visitatori" ci scrive una delle organizzatrici, Roberta Rigato. La mostra è stata allestita in due sale del pianoterra di villa Obizzi e comprende 37 tra incisioni, dipinti a tecnica mista, acrilico e collage. Due le operatrici che hanno seguito gli autori delle opere, Vanilla Ragana e Debora Antonello, due artiste professioniste che hanno lavorato per un anno in un percorso strutturato in più fasi: dall’analisi di alcune forme della realtà più comuni, come l’albero, fino ad arrivare ad una rielaborazione simbolica e astratta che aveva come obiettivo quello di lavorare sulle emozioni. È stato dato spazio alla libera espressione di sentimenti quali la rabbia, la speranza, la gioia, la serenità, l’angoscia, attraverso l’utilizzo di tecniche artistiche diverse e adeguate alle situazioni. Il risultato è stato così buono da permettere di allestire una mostra con opere davvero di qualità. In occasione dell’iniziativa è stato anche presentato un calendario per il 2009 che raccoglie alcuni dei lavori più significativi e il cui ricavato andrà al Dipartimento di Pediatria dell’Ospedale di Padova. Dato che la mostra è stata organizzata alcuni mesi dopo la fine delle attività, non è stato possibile coinvolgere gli autori dei lavori nella realizzazione della stessa e nell’attività benefica, perché ci sono state difficoltà a mantenere con loro i contatti. "Ci piacerebbe riproporla comunque all’interno della Casa Circondariale di Padova, che si è veramente spesa molto per far arrivare la notizia all’interno del carcere" - continua la Rigato. Il calendario 2009 con lavori artistici realizzati in occasione dei due interessanti progetti didattici svoltisi nell’anno 2008 è a disposizione di tutti i soci presso la sede dell’associazione Fantalica, via G. dal Santo 2/a - 35132 Padova (Arcella); tel. 0492104096; fax. 0492104097; www.fantalica.com; e.mail: fantalica@fantalica.com. Verrà chiesto un piccolo contributo che andrà interamente in beneficenza perché l’associazione e i detenuti, attraverso i loro lavori artistici, contribuiscano a far sì che questo Natale sia un’occasione di festa per coloro che sono ancor meno fortunati!
Coordinamento contro la disoccupazione delle persone a rischio di marginalità
Venerdì 19 dicembre si è tenuto, presso Acli Padova, un incontro fra diversi rappresentanti dell’associazionismo padovano che opera a contrasto della disoccupazione. "Approdi", questo gruppo di lavoro per la promozione dell’occupabilità delle persone a rischio di marginalità, si è costituito in via informale per prendere poi vita come punto d’incontro e di confronto per tutte queste realtà che ruotano attorno al tema generale dell’esclusione sociale. Durante le ore d’incontro ci si è confrontati raccontando il proprio percorso e i passi fatti da giugno (data di costituzione) ad oggi e le difficoltà incontrate. L’associazione "Granello di Senape" ha esposto l’importanza della sensibilizzazione del territorio e di chi offre lavoro cercando di operare in funzione dell’abbattimento del senso comune che spesso avvolge certe persone con un passato segnato da esperienze particolari. L’associazione, riferendosi alla propria utenza, quindi detenuti in misura alternativa o ex detenuti, ha riscontrato l’esigenza di un confronto diretto fra datori di lavoro, agenzie interinali o responsabili del personale per presentare i possibili candidati all’assunzione e per rendere noti certi dati e statistiche sull’importanza del reinserimento lavorativo sia per la persona stessa che in funzione dell’innalzamento del livello di sicurezza sociale (con percorsi che abbattono notevolmente la recidiva). Anche per altri partecipanti al gruppo di lavoro è sembrato utile un contatto diretto con i datori di lavoro, ma anche considerare la presenza in Acli di un responsabile per il collocamento lavorativo è una tattica utile; inoltre, essendoci collegamento fra Acli ed Enaip, si sta pensando a come fornire una formazione specifica e professionalizzante in funzione di quei lavori meno considerati sul mercato. Purtroppo non è stato finanziato un grosso progetto delle Acli (Progetto Moli) che, a breve, puntava alla rappresentanza e all’accompagnamento nel mondo del lavorato odierno, estremamente competitivo, per quelle fasce lavoratrici meno qualificate e quindi a rischio di marginalità sociale. Ma nonostante ciò, si è preso come base di partenza il progetto steso dai responsabili Acli e ora si riflette in termini teorici per incontrarci di nuovo a fine gennaio e studiare una prassi che agevoli il modo di operare di tutti i componenti del gruppo di lavoro. Un ringraziamento a tutti i componenti del gruppo che in forma volontaria o meno si incontrano per favorire l’abbattimento dell’emarginazione sociale dei soggetti più deboli.
Notizie da Venezia
Concerto di Natale 2008
Il Teatro La Fenice ha dovuto, all’ultimo momento, mettere un’ulteriore sala a disposizione del pubblico numeroso accorso per il Concerto di Natale della Solidarietà. Ormai una tradizione radicata, le cooperative che lavorano nelle e con le carceri veneziane - Il Cerchio, Rio Terà dei Pensieri - e l’associazione Granello di Senape hanno organizzato, con il patrocinio della Regione Veneto, la Provincia di Venezia, il Comune di Venezia, e con la collaborazione della Fondazione Teatro La Fenice, del Casinò di Venezia, del Consorzio Venezia Nuova e dell’associazione culturale Musica & Musica, un concerto in cui il maestro Mario Merigo e l’Orchestra Symphonia Veneziana hanno creato un’atmosfera molto piacevole. Da Locatelli a Bach, da Galuppi a Cajkovskij, la scaletta è stata apprezzata dagli intenditori e ha entusiasmato il pubblico. È, questo, un appuntamento conosciuto, che ha visto la partecipazione di circa 300 persone, superando di gran lunga le previsioni, a dimostrazione di quanto le carceri siano parte della città e quanto la città partecipi a ciò che è organizzato attorno ad esse. Oltre alle autorità erano presenti moltissimi operatori che lavorano con le carceri e molti volontari. Nel breve discorso di apertura, il presidente della cooperativa Il Cerchio ha sottolineato come la collaborazione sempre più stretta tra le realtà che si occupano di questo specifico settore - in modo particolare le due cooperative presenti all’interno delle case di pena veneziane e l’associazione Il Granello di Senape - porti a raggiungere dei risultati notevoli, per cui anche un momento di cultura e di solidarietà come il concerto raggiunge un numero sempre più alto di persone, coinvolgendo davvero la cittadinanza, e non solo gli "addetti ai lavori". Da sottolineare come una fondazione importante come La Fenice si renda disponibile ogni anno di più per questi appuntamenti, impegnando personale, risorse, spazi. Sono stati raccolti dei fondi per poter fare un regalo simbolico ai detenuti e alle detenute, perché possano anche loro trascorrere un Natale un po’ più "Natale". Unica nota stonata è stata l’assenza di detenuti in permesso premio.
Notizie da Verona
"Nonlavorarestanca", in distribuzione il numero sul lavoro dei detenuti nelle cooperative
A Verona non mancano le cooperative che, se ne hanno la possibilità, offrono un posto di lavoro ai detenuti in misura alternativa o a chi ha appena finito di scontare una pena. Eppure il distacco tra la realtà del carcere e il territorio in cui è inserita è ancora enorme, e le opportunità lavorative per i detenuti sembrano sempre mancare. Per questo il secondo numero di "Nonlavorarestanca" è destinato alle cooperative. Il foglio informativo è nato da una collaborazione in rete di alcune città venete per sensibilizzare aziende, cooperative, enti pubblici e agenzie interinali sul valore di un nuovo inserimento lavorativo per chi è - o è stato - detenuto. Dopo essersi rivolto alle aziende, in questa seconda edizione "Nonlavorarestanca" - che esce come supplemento del periodico "Ristretti Orizzonti", realizzato all’interno della Casa di Reclusione di Padova - dà voce alle cooperative, con una raccolta di testimonianze su attività e progetti in atto che potrebbero essere replicati sul territorio. Primo fra tutti - per quanto riguarda Verona - il progetto "Percorsi per la Persona" che, grazie ai finanziamenti della Fondazione Cariverona, vede impegnate insieme Ulss, Comune e Provincia di Verona, al fine di individuare possibilità lavorative per 20 tra ex detenuti e detenuti in fine pena o ammessi a misure alternative. Poi ci sono cooperative con già una lunga esperienza alle spalle nell’assunzione di detenuti. Come il Maggiociondolo, che è nata nel ‘93 da un gruppo di pensionati e da allora - su oltre 200 assunzioni - ne ha destinate almeno 150 a chi ha avuto problemi con la legge. O la cooperativa Beta il cui presidente, Matteo Peruzzi, pensa che "se una persona è valida, le va offerta una possibilità di riscatto". Molte anche le nuove esperienze, tra cui spicca quella di Edgardo Somma e Giuseppe Ongaro, già titolari della srl Lavoro&Futuro che ha sede nel carcere di Montorio, e adesso alla prese con la neonata cooperativa Segni, per dare una continuità lavorativa a chi è in uscita dal carcere. E la cooperativa Donne, tutta al femminile, nata grazie alla signora Cordioli per insegnare lavori di sartoria alle donne detenute e offrire loro vitto e alloggio per sei mesi in quella Casa della Donna, che a breve dovrebbe esserle messa a disposizione dal Comune. Per chi fosse interessato, copie cartacee del numero sono reperibili nelle sedi di Confcooperativa Legacoop e Confcommercio, negli sportelli lavoro della Provincia e del Comune, all’Ufficio Stranieri e in molte cooperative veronesi oltre che nella sede della Fraternità, dal cui sito sono anche scaricabili in formato pdf (www.lafraternita.it).
L’esperienza di un detenuto al lavoro presso La Fraternità
Reda è un ex detenuto che, durante il suo ultimo periodo di detenzione in semilibertà, ha partecipato al progetto "Il carcere dentro la città" nella sede dell’associazione La Fraternità. Il progetto - nato da una collaborazione in rete tra associazioni che hanno sede in diverse città venete - prevede la realizzazione, oltre che di questo notiziario dal Veneto, anche dei fogli informativi sull’inserimento lavorativo dei detenuti di cui si è parlato nella precedente notizia. Nel frattempo Reda è tornato libero e ha ripreso a lavorare presso una cooperativa. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la sua esperienza.
Com’è iniziata la tua esperienza in questo progetto? A metà del 2007 dovevo scontare ancora un anno di pena e avevo già ottenuto la semilibertà. Abitando a Casaleone mi era difficile andare avanti e indietro da là, visto lo scarso servizio dei mezzi pubblici. Per poter usufruire della semilibertà - con uscita dal carcere alle 8 e rientro alle 20 - dovevo trovare un’attività a Verona. Sono venuto a conoscenza del progetto da un volontario dell’associazione La Fraternità che era alla ricerca del candidato giusto per questa attività. Così è iniziata la mia avventura.
Di cosa ti sei occupato durante il progetto? All’inizio mi sono occupato di aggiornare l’elenco delle pagine salvagente consultabili nel sito di Ristretti Orizzonti. Io e Anna, una ragazza in servizio civile presso l’associazione, abbiamo aggiornato la lista delle associazioni e delle cooperative che hanno a che fare con la realtà carceraria di Verona: chi assume i detenuti, chi li sostiene, chi li accompagna in percorsi di reinserimento lavorativo o di uscita dalle dipendenze, oppure fornisce loro informazioni su a chi rivolgersi per dormire, per mangiare un pasto caldo o - in caso di immigrati - per fare richiesta dei documenti. Poi ho iniziato ad affiancare la giornalista inserita nel mio stesso progetto durante le varie interviste raccolte per la stesura del foglio informativo "Nonlavorarestanca". Il giornale rientrava nel progetto per sensibilizzare aziende, cooperative ed enti sul tema dell’inserimento lavorativo dei detenuti. Io partecipavo agli incontri e poi aiutavo a sbobinare le interviste. Mi sono inoltre occupato di tenere d’occhio la stampa locale in merito ad articoli e notizie sul carcere e il mondo che gli ruota attorno.
Come ti sei trovato? Molto bene fin da subito. Anche se parlo piuttosto bene l’italiano e non ho problemi di comprensione, so di avere qualche problema con la scrittura e quindi all’inizio il fatto di sbobinare mi risultava veramente difficile. Durante i mesi del progetto ho avuto modo di perfezionare la lingua italiana e di acquisire una maggiore dimestichezza con l’uso del computer, visto che non ero tanto bravo nemmeno in quel campo. Sono molto contento di aver fatto questa esperienza, che mi ha dato la possibilità di imparare un sacco di cose.
Cosa consiglieresti a chi dovesse fare la tua stessa esperienza? Prima di tutto di essere disponibile nei confronti della persona che lo aiuta e gli insegna cose nuove. Ho imparato che se non si sa una cosa, non bisogna avere paura di chiedere spiegazioni. Bisogna provare insieme finché non si è capito, e non fare di testa propria perché si rischia di fare il doppio del danno. È importante non prendere in giro le persone che sono all’interno dell’associazione perché sono veramente brave persone, sempre disponibili. Devo ringraziare molto alcuni volontari dell’associazione, perché se avevo un problema mi hanno sempre dato una mano senza mai chiedermi niente in cambio. Mi hanno insegnato tantissime cose e mi hanno fatto crescere come persona, e di questo sarò loro sempre molto grato.
Nuova intesa per la rete Citt.Imm
Giornata di firme, quella che si è svolta sabato scorso nella sede veronese della Caritas Diocesana, per il nuovo Protocollo d’Intesa che amplia e consolida la Rete Citt.Imm (Cittadini Immigrati), quale strumento di integrazione tra cittadini, di promozione umana e di diffusione della cultura dell’accoglienza. L’obiettivo delle realtà coinvolte è quello di fornire un’informazione gratuita e competente dei diritti e doveri dei cittadini, prima di tutto a chi è straniero, ma non solo. Spiega il direttore della Caritas di Verona, Don Ceschi: "Sempre più spesso si rivolgono a noi famiglie veronesi, per esempio per la regolarizzazione di badanti o per cercare un certo tipo di manodopera". Al momento sono quattro gli sportelli attivi della rete: due a Verona, uno a Legnago e uno a Castelnuovo del Garda. Significativo - oltre all’adesione al protocollo di nuovi Comuni della provincia - l’ingresso nella Rete Citt.Imm. anche della Casa Circondariale di Verona e dell’Associazione La Fraternità per un sostegno ai numerosi detenuti stranieri che stanno scontando la pena nel carcere veronese. Il direttore del carcere, Erminio Salvatore, nel corso della conferenza stampa di presentazione del protocollo, ha sottolineato l’importante ruolo svolto in tal senso dalle associazioni di volontariato, come la Fraternità, da anni presente in carcere con uno sportello interno riservato agli stranieri. Oltre alla Casa Circondariale di Verona, all’Associazione la Fraternità e al Gruppo di Volontariato Vincenziano, all’intesa aderiscono decine di associazioni raccolte nell’Associazione Citt.Imm - Cittadini immigrati Onlus, la Diocesi di Verona sez. Caritas, la Provincia di Verona, i Comuni di Castelnuovo del Garda, Legnago, Villafranca, Unione Comuni Verona Est, l’Anci Veneto e le Aziende Ulss 21 e 22. Tra i firmatari non compare invece il Comune di Verona.
La testimonianza di una volontaria: a Montorio i problemi sono sempre gli stessi
Domenica scorsa si è conclusa la missione diocesana francescana che ha portato nel carcere di Montorio un centinaio di persone tra volontari e frati. Lina racconta le sue impressioni su questa esperienza, a cui ha partecipato come volontaria. "Durante la prima settimana della missione, volontari e frati sono entrati nel carcere di Verona per visitare le sezioni e portare un saluto in ogni cella. Io sono entrata nella sezione femminile del carcere, l’unica accessibile alle volontarie donne. La seconda settimana della missione, che si è conclusa domenica 21 dicembre, si è svolta invece tra incontri di riflessione e preghiera comunitaria nelle tre cappelle dell’Istituto. In quest’occasione qualche detenuto, invitato a raccontare la sua opinione sull’iniziativa della missione, ha sottolineato l’importanza che avrebbe avuto per loro ospitarci all’interno delle loro celle, anche solo per un caffè. "Se foste entrati nelle nostre celle non vi sarebbe accaduto nulla", ci hanno detto, dandoci lo spunto per rassicurarli sul fatto che non si trattava di una nostra scelta dettata dal timore, ma di una disposizione della direzione. Qualche anno fa avevo partecipato a un’altra missione a Montorio e quella volta i volontari erano entrati nelle celle per pranzare con i detenuti. Abbiamo quindi parlato attraverso le sbarre, per constatare che le sofferenze e le paure non sono cambiate molto rispetto agli anni passati. Ciò che più sta a cuore ai detenuti, è di mantenere lo stato di salute. Quando c’è un nuovo ingresso, se la persona che arriva in cella, ad esempio, sta male (il che accade di frequente) ci si interroga con ansia sul suo stato di salute. Ma non si hanno informazioni e iniziano le paure. Nell’unica volta al mese che ne hanno la possibilità, i detenuti acquistano sempre molta candeggina per sterilizzare. Soprattutto chi ha figli e teme di portare a casa malattie. Anche le difficoltà quotidiane sono sempre le stesse, ad esempio il fatto di dover lavare i panni nel lavandino, che è lo stesso utilizzato anche per l’igiene della persona e per lavare i piatti. E non sapere dove stenderli quei panni, che gocciolano e non si asciugano mai. Poi c’è il problema del reinserimento, di come trovare casa e lavoro una volta usciti. Noi volontari abbiamo ricevuto dal Vescovo il mandato per la missione. Speriamo che quando gli racconteremo delle problematiche che abbiamo visto e che ci sono state raccontate, sia lui stesso a farsene carico, magari presentandole alle comunità parrocchiali, che devono essere chiamate a interrogarsi su una realtà che coinvolge tutta la società".
La Benedizione, preghiera di un detenuto
Oggi decido di pregare per gli altri. Ma come posso comunicare loro Il dono della pace e dell’amore se il mio cuore ancora non sa amare e a me stesso manca la pace della mente?
Così inizio dal mio cuore: presento al Signore ogni senso di risentimento, rabbia, amarezza... che ancora vi si annida chiedendogli che la sua grazia lo faccia cedere all’amore un giorno, se non proprio adesso.
Poi cerco la pace elenco le preoccupazioni che disturbano la mia pace di mente... e immagino di affidare alle mani di Dio nella speranza che ciò mi procuri una tregua dall’ansia Almeno durante questo periodo di preghiera.
Poi cerco la profondità che s’accompagna al silenzio, perché la preghiera che scaturisce dalla quiete è potente ed efficace. Così ascolto i suoni attorno a me... e prendo coscienza dei sentimenti e delle sensazioni del mio corpo... o di come inspiro ed espiro...
Prima prego per le persone che amo. Su ciascuna di loro pronuncio una benedizione: " che tu possa essere libera dal male", immaginando che le mie parole creino uno scudo protettivo di grazia intorno a loro.
Poi passo alle persone che mi sono antipatiche e a quelle che nutrono antipatia per me. Su ciascuna di loro pronuncio una preghiera: "che tu e io possiamo diventare amici un giorno". Immaginando qualche circostanza futura in cui ciò accade. Penso alle persone ansiose che conosco... alle persone depresse... A ciascuna di loro dico: "possa tu trovare pace e gioia" augurandoti che l’augurio diventi realtà Penso a persone handicappate... e che soffrono...e dico: " possa tu trovare forza e coraggio", immaginando che le mie parole liberino risorse in ciascuno di loro.
Penso alle persone sole: alle persone prive di affetto... o separate dai loro cari... e a ciascuna di loro dico: "che Dio sia sempre al tuo fianco".
Penso alle persone anziane che con il passare di ciascun giorno, debbono affrontare la realtà della morte che si avvicini. A ciascuna di loro dico: "che tu possa trovare la grazia di staccarti lietamente dalla vita".
Penso ai giovani,e, recito questa preghiera: "possa la promessa della tua gioventù essere mantenuta, e la tua vita essere feconda".
Infine dico a ciascuna delle persone con cui vivo possa il mio contatto conte essere una grazia per entrambi.
Rientro nel mio cuore, ora per riposare un po’ nel silenzio che vi trovo... e nel sentimento d’amore che è divenuto vivo in me in seguito alla mia preghiera per gli altri.
Notizie da Vicenza
I seminaristi si avvicinano al carcere
Tutto nasce da una telefonata: i ragazzi del Mandorlo, una comunità interna al Seminario Vescovile dove un gruppo di ragazzi condividono un anno almeno della loro vita per capire a fondo la propria vocazione, chiedono di venirci a trovare. La risposta è stata immediata e forse anche un po’ scortese: "E perché?". Ci spiegano che vorrebbero sapere qualcosa sul carcere, luogo per loro sconosciuto, e soprattutto capirci qualcosa. Dopo un attimo di titubanza rispondiamo che è meglio che veniamo noi a trovare loro e spieghiamo anche il perché: in carcere ci si va, questa volta invece viene lui. Nel giorno stabilito il responsabile del Progetto Jonathan con due persone che la galera l’hanno vissuta si presentano al Mandorlo. In un clima di grande accoglienza e di familiarità ci si è raccontati, non si è fatto altro. Ma il racconto ha coinvolto le persone e ha sgretolato in parte quella disinformazione che molte volte dà adito a discorsi "da bar", dove si finisce per essere verso noi stessi i più bravi avvocati difensori e verso gli altri i migliori pubblici ministeri. I due amici hanno raccontato la loro esperienza dentro il carcere senza moralismi o grandi prediche: avendo condiviso con loro il tempo dell’accoglienza presso la nostra casa, ho constatato che stavano parlando più a loro stessi che alle persone che ascoltavano, facendo verità su se stessi e dimostrando di aver ripreso in mano la loro vita. Abbiamo poi raccontato del Progetto Jonathan cercando di far passare un piccolo messaggio: la casa vuol semplicemente essere una bottega di occasioni dove ognuno tenta di lavorare sulla sua vita e di darle senso. L’incontro è stato interessante ed efficace, anche perché è stata netta la sensazione di essersi reciprocamente ascoltati e lo scambio di idee è stato proficuo. Ci siamo ridati appuntamento per continuare la chiacchierata con la consapevolezza che è nata una nuova amicizia. Direttore: Ornella Favero Redazione: Chiara Bazzanella, Francesca Carbone, Livio Ferrari, Vera Mantengoli, Paola Marchetti, Maurizio Mazzi, Francesco Morelli, Riccardo Munari, Franco Pavan, Paolo Pasimeni, Jaouhar Redouane, Daniele Zanella. Iniziativa realizzata nell'ambito del Progetto "Il Carcere dentro le Città", realizzato grazie al contributo del "Comitato di Gestione del Fondo speciale per il Volontariato del Veneto" |