IN-VENETO: INFORMAZIONE TRA IL CARCERE E IL TERRITORIO Edizione n° 41, del 15 ottobre 2008
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Appuntamenti Notizie da Padova
Lo sportello di segretariato sociale per detenuti, ex detenuti e famigliari
Continua per il secondo anno l’attività promossa dall’associazione Granello di Senape, con il finanziamento e il sostegno del Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Padova, di "Orientamento giuridico e Segretariato Sociale per i detenuti, gli ex detenuti e le loro famiglie" finalizzato ad informare e orientare i detenuti, per facilitare il loro reinserimento sociale dopo la dimissione dal carcere o attraverso una misura alternativa. Il Progetto, che prende corpo a partire dalle esperienze che il Granello di Senape ha maturato nel campi della formazione e dell’informazione (con la rivista "Ristretti Orizzonti" e il sito www.ristretti.it), della consulenza giuridica (attraverso lo Sportello di "Avvocato di strada") e del reinserimento sociale (con lo Sportello "Sos indulto" e la presa in carico degli ex detenuti), si articola in due diversi Servizi erogati attraverso gli "Sportelli" attivati all’interno della Casa di Reclusione di Padova (Via Due Palazzi n° 35/a) e sul territorio (ad Altichiero - in Via Astichello 11, nella sede del Quartiere Sei Ovest - e in Via Vescovado - presso il Centro di Ascolto della Caritas Diocesana). Dopo una pausa nel mese di agosto in cui l’attività, pur non completamente sospesa, era stata ridotta, è ripartito lo sportello interno e, da venerdì prossimo, 17 ottobre, riaprirà anche lo sportello di via Astichello. Due sono i servizi offerti: uno di orientamento e consulenza giuridica (interviene su materie come l’esecuzione penale, gli effetti penali della condanna e le misure alternative, il contenzioso civile, etc.), l’altro di orientamento e consulenza su materie come famiglia e minori, immigrazione, anagrafe e pratiche burocratiche, previdenza.
Alessandro Busi: un incontro "fatale" con il carcere
Se non ricordo male, il giorno che chiamai in sede di "Granello di senape" per chiedere di poter fare il tirocinio in associazione, era un lunedì. Era un lunedì e a Brescia pioveva, o comunque faceva freddo. Ricordo che la scelta di provare a fare il tirocinio in carcere era stata piuttosto sofferta. Da un lato, infatti, era un posto che mi aveva sempre affascinato ed incuriosito, dall’altro, invece, mi aveva sempre spaventato. Il primo sentimento veniva da quel brivido che può portare la conoscenza delle situazioni cosiddette di limite. Il secondo, invece, derivava proprio da una personale insofferenza verso le situazioni di gruppo costretto. Alla fine, la voglia superò di gran lunga i timori e svolsi il mio tirocinio nel carcere di Padova, con l’associazione. Sì, ma fu una bella esperienza o no? Mettiamola così: se posso dire, ad oggi, che c’è un’esperienza della quale non mi pento assolutamente, è proprio quella di aver fatto il tirocinio in carcere. Ciò non deriva dalle vecchie fascinazioni sul tema, che provenivano più che altro dai modelli televisivi, ma proprio dal loro opposto. Il punto fu che, per la prima volta nella mia vita, quelle parole che riempiono i telegiornali e che ci fanno chiudere l’ingresso di casa con sedici mandate, acquisirono un volto. Non solo, ma questa fisicità non era per nulla corrispondente a quella stereotipata del detenuto da telefilm, anzi. Mi trovai davanti persone con un naso, una bocca, due occhi. Insomma, persone. Questo, però, è solo il primo e più superficiale aspetto sconvolgente della questione, perché ben altre questioni furono molto più profonde. Mai avrei pensato, per esempio, di trovarmi a pensare al problema degli affetti in carcere. Trovarmi davanti dei padri di famiglia che, raccontandomi le loro difficoltà nel vedere i figli, le mogli, le fidanzate, i parenti… mi facevano anche capire la fortuna che ho io nel possedere le piccole libertà di tutti i giorni. Acquistò tutt’altro sapore il litigio con i miei genitori, perché era ed è una reciproca dimostrazione di presenza. Ovviamente, un altro tema che mi sconvolse e che, veramente mai mi sarei aspettato di toccare durante questo tirocinio, era quello del rapporto fra autori e vittime di reato. Ma scherziamo?! Uno va in galera per sentire le storie di spari, rapine, traffici e chi più ne ha, più ne metta, e invece si trova a parlare di come soffre una persona alla quale è tolta, per mano di qualcun altro, la possibilità di vedere il proprio marito?! Mai avrei pensato, eppure così fu. Certo, forse fui fortunato a trovarmi nel posto giusto, al momento giusto, come si suol dire. Nel senso che mi trovai nel bel mezzo dei preparativi del convegno, "Sto imparando a non odiare", che aveva proprio questo tema, quello della mediazione penale, come argomento conduttore, ma così fu e fu a dir poco interessante e coinvolgente. Sentire persone che si sono macchiate di reati come l’omicidio, raccontare che solo l’incontro con l’altro gli ha fatto veramente pensare alle conseguenze di quello che avevano fatto, non può lasciare indifferenti. Non può non far riflettere sul continuo ciarlare di pene più severe, o carcere più duro, che tanto si fa oggi. Capite cosa significa sentire un concetto, quale il rispetto della vittima, espresso da chi ha commesso un omicidio? Questa consapevolezza, dolorosa come niente altro al mondo, delle conseguenze delle proprie azioni dovrebbe essere il vero fine che uno stato dovrebbe prefiggersi nella logica rieducativa del reo, a mio parere. Va bene, abbiamo capito. Adesso taglia, però. Direte voi. Invece no. Dato che prima mi avevate chiesto se quella in carcere era una bella esperienza, devo parlare ancora (almeno) di una cosa: lo sportello di orientamento giuridico. Questo è un servizio che, personalmente, ritengo importantissimo. È un momento di ascolto dei problemi dei detenuti che chiedono colloquio, ma anche un tentativo pratico e, spesso, riuscito di risolvere questi stessi problemi. Per quanto riguarda il mio vissuto, fu un’altra occasione per toccare con mano la difficoltà del vivere in carcere. E vi dirò. Fu sorprendente vedere come le problematiche, chiaramente esasperate dalla situazione, non fossero così distanti da quelle di tutti i giorni. Bene, ora penso veramente di poter chiudere senza dilungarmi oltre e penso che aggiungere altro diventerebbe solo ridondante. Credo che i fatti parlino più di mille parole, come si dice. Alla fine delle trecentocinquanta ore decisi di continuare ad operare in carcere, sempre con "Granello di senape" e ancora oggi continuo ad auto infliggermi questa detenzione volontaria.
Teatro civile: un nuovo laboratorio del Tam al Due Palazzi
Non è il primo anno che il Tam Teatro Musica si propone con un progetto finanziato dalla Regione Veneto che porta il teatro in carcere e fuori dal carcere. Dal 1994 questo laboratorio "lavora" in carcere e con i detenuti, cercando di creare un filo che unisca il dentro al fuori, non solo intesi come "dentro il carcere" e "fuori dal carcere", ma anche il "dentro di noi" e il "fuori da noi". Dal 2003 il finanziamento, che prima era a carico dell’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune, è passato ora alla Regione, e dal 2005 i responsabili del progetto sono Cinzia Zanellato e Andrea Pennacchi. Il laboratorio si articola su un percorso teatrale di apprendimento e su un percorso di confronto artistico e umano con il gruppo di detenuti-attori del Due Palazzi. Appuntamenti settimanali al Teatro Delle Maddalene e incontri mensili al Due Palazzi per condividere le esercitazioni teatrali con i detenuti-attori. Prendendo spunto dall’esperienza dello scorso anno, in cui era stato organizzato un seminario di due giorni dei quali uno all’interno del Due Palazzi, e l’altro al Teatro delle Maddalene con la presenza di 4 detenuti in permesso premio, si vuole creare anche quest’anno delle occasioni di incontro e di fusione artistica tra chi partecipa al laboratorio da dentro il carcere e chi ne fa parte da persona libera. Agli stessi quattro detenuti poi, era stato concesso un permesso premio per recitare alla rassegna teatrale "Il carcere possibile" presentata al Maschio Angioino a Napoli, in cui è stato presentato lo spettacolo di poesie, canzoni, racconti, Asfur, dal titolo di una canzone libanese, recitata in italiano ma con inserti anche in lingua araba. Il primo appuntamento di quest’anno sarà il 22 ottobre alle ore 20.00 al Teatro delle Maddalene in via S. Giovanni da Verdara. Il tema artistico è tratto da "La conferenza degli uccelli" del poeta siriano Farid Ad Din Attar. Il corso che proseguirà fino a maggio 2009, si concluderà con un evento finale rappresentato sia al Teatro delle Maddalene, sia all’interno del Due Palazzi.
Notizie da Verona
Tra Mura Les 2008: le opere dei detenuti in una mostra
Di nuovo in mostra, come ogni anno, le opere realizzate dai detenuti di Montorio durante i corsi promossi dall’associazione la Fraternità. Si chiama Tra Mura Les, l’iniziativa che mette in esposizione quadri e altri prodotti di chi è, o è stato, recluso a Verona e che quest’anno si svolgerà nel convento di San Bernardino in stradone Provolo, 28. L’inaugurazione è fissata per sabato 18 ottobre alle 11.30 e le opere rimarranno esposte fino a domenica 26 con orario 10-12.30 e 15-18.30. Ad accogliere visitatori e curiosi, è stata allestita anche una cella a grandezza reale, realizzata da alcuni detenuti semiliberi del carcere di Vicenza, con il sostegno di alcune associazioni vicentine, per offrire uno sguardo il più possibile autentico sulle condizioni di vita di chi è recluso. L’ingresso alla mostra è del tutto gratuito, e comprende anche il percorso didattico "L’immagine riflessa", ideato da una psicologa che opera nel carcere veronese per invitare il pubblico a riscoprire la propria immagine - e quella della società in cui è inserita - in relazione al mondo carcerario. Nei giorni della mostra la stessa psicologa terrà una visita guidata per insegnanti e volontari che vogliano prepararsi per presentare il percorso ai ragazzi delle medie e delle superiori. Per maggiori informazioni www.lafraternita.it
Il Corallo: un’associazione per chi ha problemi di dipendenze, dentro e fuori il carcere
Nata alla fine degli anni 80 sotto il nome di "Famiglie veronesi contro la droga", l’associazione il Corallo si è sempre occupata della lotta per il recupero delle persone tossicodipendenti della città, percorrendo strade diverse. L’attività principale che viene svolta è quella con i gruppi di auto-mutuo-aiuto, rivolti ai ragazzi che manifestano il problema, ma anche ai loro familiari. Gli incontri si svolgono due volte a settimana in due gruppi divisi: gli "utenti" veri e propri vengono seguiti da un operatore - che a sua volta aveva compiuto lo stesso percorso - mentre il gruppo dei genitori viene gestito da un familiare esperto. "Il facilitatore deve essere uno di loro" ci spiega Silvana Montresor, una delle responsabili dell’associazione, "perché noi crediamo sia importante lavorare a parità di status. Chi ha già vissuto personalmente questa esperienza può comprendere le loro problematiche meglio di chiunque altro". La durata di questo supporto-accompagnamento è all’incirca di un anno: un periodo che dà modo di affrontare e discutere insieme più tematiche. Ci si confronta, ad esempio, su quelle che possono essere le migliori modalità di gestione del rapporto di coppia e di quello genitoriale; viene trattato il problema dei sensi di colpa, della difficoltà di "dire di no" agli amici, della sessualità in generale, ma soprattutto si discute del senso delle regole. "È bene mantenere una linea rigida, autorevole" continua la Montresor. "Noi fissiamo delle regole precise che vanno rispettate. Servono ai ragazzi, ma anche ai genitori, come guida. E poi consigliamo di continuare a frequentare i gruppi sempre, per tutta la vita, per avere un punto di riferimento stabile, di supporto. Si deve essere consapevoli del problema: la ricaduta è dietro l’angolo". Oltre a questo, l’associazione - grazie ai finanziamenti del CSV e dei Servizi per le Tossicodipendenze di Verona - svolge progetti di riduzione del danno come quello del "Life Line Bus", un’unità mobile per fornire materiale sanitario, informazioni e collegamento con i Ser.T. locali, ai tossicodipendenti attivi in strada. Legati a questo bus-camper ci sono i "Corsi di sopravvivenza": con l’aiuto di una bambola viene insegnato loro come intervenire in caso di collasso cardiaco o per overdose, fino all’arrivo dell’ambulanza. Dallo scorso novembre, l’associazione gestisce - in collaborazione con altre - il dormitorio di Corte Marini, per persone senza fissa dimora. Ma il Corallo non si limita ad operare sulla realtà esterna. Si spinge infatti oltre le sbarre per portare il suo aiuto: gruppi per persone soggette a dipendenze vengono organizzati anche all’interno della Casa Circondariale di Montorio, in entrambe le sezioni. Per usufruire dei loro servizi è sufficiente contattarli allo 045-8008683 o al 347-9701513. L’associazione è situata in Via Brofferio, 2/a - Verona.
Corso di formazione: "Strumenti e pratiche del lavoro interculturale con i migranti"
Contribuire alla diffusione nei servizi pubblici e, quindi, nelle comunità locali di una cultura dell’intercultura, della tolleranza, dell’accoglienza, dei diritti e doveri di cittadinanza, dell’integrazione sociale in favore dei cittadini dei paesi terzi. Questo lo scopo del corso di formazione realizzato nell’ambito del progetto "Ri-Tratti. Formazione sulle competenze interculturali dei funzionari pubblici", dal titolo: "Strumenti e pratiche del lavoro interculturale con i migranti: dall’ascolto all’empowerment, dalla lettura dei bisogni all’utilizzo delle reti". Quattro le giornate di seminario (24 e 29 ottobre, 12 e 28 novembre) destinate ad assistenti sociali, educatori, mediatori culturali, operatori sociali e sanitari, insegnanti che lavorano in servizi e progetti con migranti e che hanno maturato esperienze e pratiche di lavoro. Un totale di 32 ore con 20 euro di contributo, per sviluppare conoscenze e competenze che modifichino atteggiamenti, stili relazionali e pratiche di lavoro in una prospettiva interculturale. Le iscrizioni, dati i posti limitati, devono pervenire entro e non oltre il 17 ottobre. Il seminario definito aperto è rivolto a tutti coloro che siano interessati alla tematica e richiede comunque l’iscrizione. Per informazioni: Centro Comunale Corte Molon, telefono 045-8348420, e-mail cortemolon@comunitadeigiovani.org (www.comunitadeigiovani.org).
Notizie da Rovigo
Anche Rovigo ha il suo Garante dei detenuti
Livio Ferrari, direttore del Centro Francescano di Ascolto, da vent’anni attivo nel volontariato carcerario, esperto di problemi carcerari è il garante per i detenuti del Comune di Rovigo. Con decreto del 3 ottobre il Sindaco del Comune di Rovigo Fausto Merchiori lo ha nominato garante dei diritti delle persone private della libertà personale. L’ufficializzazione della nomina è avvenuta stamani a Palazzo Nodari alla presenza del Sindaco Merchiori e dell’assessore Moschin, con Ferrari che ha annunciato tra i primi suoi interventi di voler "verificare perché sia così alta la percentuale di persone che entrano negli istituti sani e ne escono malati, circa l’80% secondo i medici penitenziari, e di chi siano le responsabilità". Il Consiglio Comunale di Rovigo, nella seduta di ieri 23 settembre, aveva definitivamente e all’unanimità approvato l’istituzione del Garante per i diritti della persone detenute, progetto presentato dall’assessore alle politiche sociali, Giancarlo Moschin, e la scelta è caduta su Ferrari, esperto nel campo delle scienze giuridiche, dei diritti umani e delle attività sociali negli istituti penitenziari, e con un lungo curriculum che lo ha visto protagonista in diversi ruoli a livello nazionale. Nominare un garante per i detenuti, perché ne tuteli i diritti e le opportunità di recupero e riabilitazione è quanto ha voluto perseguire l’assessore alle politiche sociali Giancarlo Moschin, e per il Veneto è la prima di queste figure a nascere, sulla scia di altre città, province e regioni italiane. "Abbiamo sentito l’esigenza - spiega l’assessore - di fare quanto già adottato in altre città, ossia avere una persona che segua i problemi di chi è recluso. Il carcere è luogo di rieducazione e questa figura rappresenta un atto di attenzione e civiltà nell’aiutare a riscattarsi e a reinserirsi nella società chi ha sbagliato". Le funzioni del garante saranno il promuovere i diritti e le opportunità di partecipazione alla vita comune, come formazione professionale, tutela della salute e così via. Allo stesso modo dovrà promuovere incontri pubblici di sensibilizzazione sugli aspetti della detenzione e se serve, lavorare insieme al difensore civico comunale. Potrà anche segnalare violazioni dei diritti dei reclusi e confrontarsi con le autorità competenti sulle condizioni nelle quali vivono, fino a rapportarsi con le associazioni interessate ai problemi penitenziari. Tutto il suo operato sarà sottoposto annualmente al giudizio del Comune e delle associazioni specifiche, fino al tavolo sul carcere. Resta in carica 5 anni e può essere confermato solo per un altro quinquennio. Riceverà anche un’indennità simbolica di 1.200 euro l’anno, oltre al rimborso delle spese.
Notizie da Vicenza
Si conclude il corso di formazione per volontari dello Sportello Legale
È arrivato in dirittura d’arrivo il terzo corso di formazione per operatori volontari che vogliono prestare servizio allo sportello legale della Caritas vicentina. Sabato 25 ottobre, dalle 9.00 alle 13.00, presso la sede della Caritas in Contrà Torretti 38, si terrà l’ultimo appuntamento del corso. La mattinata sarà divisa in due momenti: dalle 9.00 alle 11.00 il tema sarà "Separazioni e Divorzi" e relatrice sarà l’avv. Caterina Evangelisti del Foro di Vicenza, mentre dalle 11.00 alle 13.00 si tratterà di "Maltrattamenti in famiglia" e relatrice sarà Rosanna Pasqualini, anch’essa del Foro di Vicenza. La partecipazione al corso è requisito richiesto a quanti intendano prestare il proprio servizio allo sportello legale e inoltre l’accesso al servizio del singolo volontario. Lo Sportello di Informazioni e Consulenze Legali della Caritas vicentina è un servizio gratuito che, grazie alla disponibilità di alcuni professionisti, si occupa di immigrazione, problematiche collegate al carcere, famiglia, tutela dei diritti dei senza fissa dimora, tutela di persone con handicap fisici e psichici. Lo sportello è a disposizione di chi ne avesse bisogno ogni giovedì sera.
Il consorzio Prisma fa "due conti"
Il Consorzio "Prisma" - Società Cooperativa Consortile - opera dal 1994 e rappresenta più di sessanta Cooperative Sociali presenti nella provincia di Vicenza. È "strumento" di coordinamento e rappresentanza delle Cooperative associate, tra le quali alcune che svolgono attività rivolte all’inserimento lavorativo per persone in situazione di disagio (Coop. Tipo B). I detenuti che possono usufruire, durante il periodo di pena, dell’opportunità prevista dalla legge (misure alternative) per un lavoro esterno al carcere rientrano in questa categoria e dalla fine di maggio 2005 è stato avviato il progetto "Sportello Ufficio Informazione Polivalente" proprio per orientare la popolazione ristretta all’inserimento lavorativo. Il progetto, che vede la collaborazione della Casa Circondariale di Vicenza con il Consorzio PRISMA e il contributo della Fondazione Cariverona, prevede un appuntamento settimanale (il giovedì) per lo svolgimento di colloqui individuali con i detenuti. L’attività del Consorzio è realizzata da un operatore appartenente all’Agenzia di Inserimento Lavorativo e si sviluppa attraverso: verifica delle disponibilità occupazionali delle cooperative associate, colloqui individuali con cittadini detenuti che ne fanno richiesta e segnalazione all’Ufficio Educatori del carcere, accompagnamento del cittadino detenuto ad una prima visita alla cooperativa, tutoraggio durante il periodo di occupazione L’Agenzia Inserimento Lavorativo continua a considerare il lavoro come uno strumento di riabilitazione e occasione per integrarsi a pieno nel tessuto del territorio, collaborando in primis con la Casa Circondariale e con i Servizi Sociali del Ministero di Grazia e Giustizia (Uepe) e poi con tutte le Associazioni vicentine che hanno come fine il recupero sociale del detenuto. Nel 2007 i colloqui effettuati sono stati 32, di cui 21 effettuati in carcere e 11 nella sede Prisma. Gli Italiani che hanno effettuato il colloquio sono stati 16 e altrettanti sono stati gli stranieri. 15 le persone seguite con un progetto di inserimento, 11 gli inserimenti lavorativi effettuati.
Appuntamenti
Rovigo: il Centro Francescano di Ascolto compie vent’anni
Compie vent’anni il Centro Francescano di Ascolto. Rovigo: Sala degli Arazzi "P. Oliva" - Accademia dei Concordi - Piazza Vittorio Emanuele II, 14. 23 ottobre ore 17.30. 1988 - 2008 "Vent’anni accanto agli ultimi senza andare fuori tempo". Intervengono: don Luigi Ciotti, presidente Gruppo Abele e Libera, Alessandro Margara, presidente Fondazione Michelucci, Giuseppe Mosconi, docente sociologia del diritto Università di Padova, don Vittorio Nozza, direttore Caritas Italiana. Coordina Livio Ferrari
Vicenza: la lingua italiana nella scuola multiculturale
Castelfranco Veneto: via Verdi, 3 corso per volontari e docenti del territorio. Orario: dalle 15.30 alle 18.00. Lunedì 13 ottobre: la lingua 2 per comunicare. Materiali didattici. Lunedì 20 ottobre: la lingua 2 dello studio. Materiali didattici ed esempi. L’associazione Gruppo Bambini dal Mondo nata negli anni 90 per sostenere famiglie di immigrati e soprattutto minori, si occupa principalmente dello studio assistito in favore di bambini dai 7 ai 14 anni (sia stranieri, sia autoctoni), di alfabetizzazione di lingua italiana rivolta ai minori e di laboratori ad integrazione delle attività scolastiche. Docente: dr.ssa Giulia Bortolon. Per informazioni: cell 3355761031 – 3392295096. Direttore: Ornella Favero Redazione: Chiara Bazzanella, Francesca Carbone, Livio Ferrari, Vera Mantengoli, Paola Marchetti, Maurizio Mazzi, Francesco Morelli, Riccardo Munari, Franco Pavan, Paolo Pasimeni, Jaouhar Redouane, Daniele Zanella. Iniziativa realizzata nell'ambito del Progetto "Il Carcere dentro le Città", realizzato grazie al contributo del "Comitato di Gestione del Fondo speciale per il Volontariato del Veneto" |