|
Perché dico "no" alla Legge Meduri di Patrizia Trecci (Assistente Sociale)
Voglio esprimere il mio dissenso verso il disegno di legge 5141 (cosiddetto Meduri) - con riferimento ad alcuni articoli pubblicati in questo periodo sui quotidiani - cercando di svelare una certa modalità di intervento sulle leggi che di fatto introduce cambiamenti significativi su degli aspetti, mentre formalmente si occupa di altro. In questo caso, mentre si sta legiferando in tema di riordino delle carriere del settore penitenziario si interviene sull’Ordinamento Penitenziario con la revisione dell’art. 72 della l. 354/75 relativo ai Centri di Servizio Sociale per adulti. Dal trattamento di una disciplina di diritto pubblico (la carriera dirigenziale penitenziaria) si passa all’Ordinamento Penitenziario. Il mio dissenso riguarda l’art. 3 del disegno di legge che propone il cambio di nome dei Centri di Servizio Sociale per Adulti (Cssa) in Uffici locali Esecuzione Penale Esterna (Ulepe). Questo cambio, che viene da molti considerato un semplice aggiornamento, è invece una questione importante. La modifica del nome comporterà anche una variazione delle finalità: se così non fosse non ci sarebbe motivo di cambiare. Non si può non leggere in questa proposta legislativa un’inversione di rotta, un evidente cambiamento culturale che vede accentuato l’aspetto del controllo rispetto a percorsi di inclusione sociale. Nella proposta di legge, oltre alla modifica del nome, viene anche eliminato ogni riferimento al Servizio Sociale, lasciando spazio a successive modifiche della composizione degli uffici con semplice decreto ministeriale. Non penserete mica che per continuare a fare il lavoro di progettazione, organizzazione… collaborazione con altre agenzie territoriali.... occorra cambiare nome! Un servizio sociale è di fatto già un servizio complesso che gestisce e offre più servizi. Chiaramente non possiamo pensare di comprendere in questi Uffici servizi che per natura e finalità sono completamente diversi e distanti (ad esempio un settore di controllo di polizia che spesso si sente proporre). Da qualche parte ho letto che dietro ai nomi ci sono le cose, e quindi, aggiungo, ci sono le trasformazioni, le modifiche. Se queste modifiche non vengono esplicitate, e quindi confrontate, discusse e condivise, qualche preoccupazione è lecita. Se invece, come viene affermato da alcuni, cambiato il nome non cambia niente, perché non lasciare tutto come è adesso? Se le preoccupazione espresse sono infondate, perché non accogliere le proposte dell’Ordine Nazionale Assistenti Sociali (che chiede di mantenere nel nuovo disegna di legge i riferimenti al Servizio Sociale), per emendare il testo in discussione nel caso non venga soppresso l’intero articolo 3?
|