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"Salva-Previti" o "ammazza-Flavio"?
di Flavio Zaghi - Redazione di Ristretti Orizzonti
"Questa non è la mia legge e non la voto": sono le parole di Edmondo Cirielli, ex-primo firmatario del disegno di legge sulla recidiva e sulle prescrizioni. Sembra quindi che l’esame del provvedimento possa slittare in quanto, oltre che l’opposizione, pare che si sia schierata contro anche parte della maggioranza di governo, proprio perché non sono chiari gli effetti che la legge potrebbe avere sui processi attualmente in corso. Cirielli si-Cirielli no quindi, che potrebbe sembrare quasi il titolo di una canzone di Elio e le storie tese, dato che ormai è tutta l’estate che si sente nominare la Cirielli e quindi è quasi legittimo parlarne come di un tormentone estivo. Ne parlano e ne hanno parlato tutti infatti, sia a destra che a sinistra, e tutti ne stanno facendo spot elettorali, a sinistra cambiandone anche il nome e ribattezzandola "salva-Previti", a destra invece facendola passare per una "legge giusta per una giustizia giusta". Se invece di "salva-Previti", l’avessero chiamata chessò, "ammazza-Flavio", gliene sarebbe fregato qualcosa a qualcuno? Non credo, anche perché di Flavio e di tante persone come appunto il sottoscritto, non gliene può fregare di meno ad alcuno, anzi, visto che appartengo appunto alla categoria dei recidivi, è praticamente scontato che la gente, quella per bene, avrebbe piacere di sapermi dietro le sbarre, me e tutti quelli come me: "certezza della pena", dicono, "giustizia" la chiamano. Nessuna forza o partito politico, nemmeno la sinistra più estrema si è degnata di buttare sul tavolo delle discussioni la questione che questa legge colpirà duramente solo le persone che appartengono alle fasce più deboli della popolazione, rendendo invece immuni alla giustizia le fasce d’élite della nostra società: politici corrotti, corruttori, faccendieri, speculatori, bancarottieri, brava gente quindi. Certo, perché i veri delinquenti sono i recidivi, gentaglia che non merita altro che stare in galera. Ma chi sono i recidivi, come sono fatti? Sono per la maggior parte tossicodipendenti, microcriminali, giovanissimi zingari, o anche tutte quelle persone che hanno già riportato una condanna definitiva per un reato commesso anni prima e magari pagato fruendo della sospensione condizionale della pena. Il fatto è che questa categoria di persone siamo noi, è la gente, sono io, è o può essere il fratello tossico del tuo migliore amico, il nostro vicino di casa o il figlio della signora di fronte: a chi gliene frega qualcosa di queste persone? A nessuno ovviamente, così come non frega niente a nessuno di quello che leggi come la Cirielli e come la Bossi-Fini riusciranno a produrre all’interno delle carceri italiane, dove non c’è di certo già ora una bella situazione. Per fortuna che c’è gente, poca, che queste domande però se le è fatte, si tratta di persone come Franco Corleone, Alessandro Margara, Sergio Segio e altri, che insieme ad un nutrito numero di volontari che operano appunto all’interno delle carceri, si sono attivati anche in altre occasioni per non essere complici di questa situazione. Io che in carcere ci sono e ci vivo, sono straconvinto che una giustizia cattiva non può fare altro che incattivire maggiormente chiunque resti impigliato nelle sue maglie, e sono anche dell’idea che così come avviene in America, dove appunto il recidivo rischia condanne altissime e pur di non ricadere in carcere si macchia di reati ancora più gravi per sottrarsi alla cattura, anche qui in Italia si possa arrivare a questo, e si corra il rischio che più di qualcuno, al fine di evitare il proprio arresto, non esiti a macchiarsi di un reato più grave, sparando magari all’inseguitore, al poliziotto, o al possibile testimone oculare. Sono anche dell’idea che, se dovesse mai andare in vigore questa legge, saranno molti i processi da celebrare nei tre gradi di giudizio, in quanto penso che sarebbe da pazzi dichiararsi colpevoli e definire la condanna con un semplice patteggiamento. Che si torni forse allora finalmente a vedere il vero processo in aula? Un’altra domanda che mi viene è: in carcere, si dovranno formare sezioni differenziate, da una parte quelli che possono ancora, una volta nei termini, beneficiare di una alternativa, e dall’altra quelli che hanno perso ogni speranza una volta entrati. Penso che, considerata in questi termini dal punto di vista di uno che a priori sa di non poter beneficiare di alcunché, la Cirielli possa anche chiamarsi anti-Gozzini; persa infatti la speranza nelle misure alternative, non sono certo i giorni di liberazione anticipata a tenere buoni gli animi di persone che già ora sono costrette a vivere in celle sovraffollate e che tra qualche tempo, merito appunto della Cirielli e della già attiva Bossi-Fini, renderanno del tutto invivibili le carceri italiane. Di questa legge quindi si è ormai detto di tutto e di più, resta solo da sapere se presto anche il signor Previti stamperà le sue impronte digitali nell’ufficio di qualche matricola entrando a far parte dei sessantamila detenuti, italiani e non, che fanno la "domandina" e mangiano la sbobba del carrello.
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