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L’indulto è stata una grande fortuna, anche per l’informazione A cura della Redazione di Ristretti Orizzonti
Mattino di Padova, rubrica "Lettere dal carcere", 21 agosto 2006
Facciamo una piccola prova di memoria: chi si ricorda delle notizie di cronaca dell’agosto scorso? E dell’agosto 2004? Per quel che riguarda il tema "giustizia", il dibattito politico sospeso per le vacanze, si leggevano spesso titoloni di questo tenore: "Allarme criminalità…", "Invasione di clandestini…", "Sicurezza dei cittadini a rischio", e così via. Ogni anno la stessa pizza, giustificata più dalla necessità di riempire le pagine che da una vera emergenza (il numero dei reati denunciati lo scorso agosto era addirittura più basso di quelli denunciati ad aprile e maggio…).
Quest’anno la varietà dei titoli si è arricchita grazie all’indulto. Per fortuna.
È stata una grande fortuna - oramai insperata - per decine di migliaia di condannati (oltre ai 16mila usciti dalle galere, almeno 100mila tra affidati, agli arresti domiciliari e in sospensione pena per la legge Simeone - Saraceni).
È stata una grande fortuna anche per il Ministero della Giustizia, dichiaratamente a rischio di paralisi operativa (e bancarotta) a causa della mostruosa ipertrofia del sistema penale che, negli ultimi 15 anni ha visto raddoppiare il numero dei detenuti e decuplicare quello dei condannati in "area penale esterna" (senza la legge Simeone-Saraceni, del 1998 - che consente a chi ha meno di 3 anni di pena di chiedere l’affidamento ai servizi sociali senza entrare in carcere - avremmo avuto qualcosa come 200mila detenuti…). E non è finita: i processi penali in attesa di definizione sono circa 5 milioni! Lo spettro della bancarotta incombe ancora sul "sistema giustizia" e probabilmente renderà necessario il ricorso ad un’ampia amnistia prima della fine dell’anno. Le dichiarazioni del Ministro della Giustizia - rilasciate il 2 agosto in conferenza stampa - sono chiarissime: "Il Ministero e gli uffici giudiziari non hanno soldi per pagare la luce, il riscaldamento, la carta, il toner per le fotocopiatrici e i fax, l’assistenza, la manutenzione degli edifici... ci si trova costretti a chiedere ai fornitori di fare credito, senza sapere quando si riuscirà a pagare il dovuto che, via via, aumenta per il cumulo degli interessi… il livello del debito è tale che solo nel 2005 sono state pignorate somme del ministero pari a 14.721.857,18 euro...".
Ma la fortuna è capitata anche al mondo dell’informazione, anche se nelle redazioni forse se ne sono resi conto in pochi. Basta dare un occhio ai titoli e titoletti sul dopo-indulto, magari un po’ ripetitivi, che in questi giorni fioriscono inesorabili sulle pagine di quotidiani e periodici: si è creato un filone doppio di notizie, abbastanza "trasversale" rispetto all’orientamento politico del giornale.
Da una parte c’è la "caccia" al recidivo, al recordman del rientro in carcere, al "lupo… che non perde il vizio": qualcuno sta già facendo statistiche al riguardo e, finora, sembrerebbero attestate su un rientro al giorno. Un rientro al giorno! Magari la media rimanesse questa, significherebbe una recidiva - calcolata nell’arco di cinque anni - di poco superiore al 10%! Neanche nei più rosei sogni di un giurista illuminato c’è la previsione di reinserire nella società il 90% degli ex detenuti. Finora ha funzionato per il 20 - 30% di chi esce dal carcere… Ma dall’altra parte si è aperto un fronte nuovo, sul quale si sono trovati a "lavorare assieme" redattori dell’Unità e della Padania, di Redattore Sociale e della Stampa, sia pure con ovvie diversità nei toni e nelle intenzioni. Qualcuno conscio di ciò che faceva, altri forse senza rendersene ben conto… ma tutti quanti hanno iniziato a "registrare" le contraddizioni, le difficoltà, a volte la disperazione di chi è uscito dal carcere con l’indulto. Che poi sono i problemi di ogni ex detenuto, soltanto che in queste settimane sono diventati un "fenomeno di massa" e, quindi, sono diventati "NOTIZIA".
Sta facendo notizia il tossico che muore di overdose appena uscito (eppure, dopo mesi e anni di astinenza forzata e di assistenza psicologica inesistente, non dovrebbe meravigliare nessuno).
Sta facendo notizia l’extracomunitario che riceve il "foglio via", anche se magari prima dell’indulto aveva ottenuto la semilibertà, lavorava e rigava dritto (eppure la legge sull’immigrazione, con l’ultima stretta targata Bossi-Fini, non lascia scampo ai pregiudicati stranieri: c’è l’espulsione obbligatoria, per quasi tutti i reati, e anche prima dell’indulto ne hanno fatto le spese migliaia di persone).
Sta facendo notizia la solitudine, l’emarginazione, l’incapacità di ricominciare a vivere "nel mondo libero" di tanti ex detenuti, italiani e stranieri, che dopo anni di galera si ritrovano soli al mondo, provati nel corpo e nello spirito, e vedono come unica soluzione quella di buttarsi da un ponte, o sotto un treno, oppure - assurdamente ma non tanto - di chiedere al carcere di riprenderli, perché solo lì sanno vivere, "al riparo", sotto una campana di vetro, sollevati dall’assillo della sopravvivenza quotidiana… nulla di nuovo, per chi si occupa del reinserimento dei detenuti.
Ecco, grazie all’indulto questo ha cominciato a "fare notizia"… speriamo continui a farla anche dopo che il tema l’indulto sarà passato negli archivi. Il carcere continua ad esserci, le persone continuano a viverci… e a uscirne… prima o poi, con l’indulto o senza.
Tante volte l’informazione "a senso unico" complica ulteriormente la vita a chi tenta di reinserirsi nella società, ma fortuna che ci è capitata con l’indulto non sarà del tutto dispersa se i giornalisti sapranno conservare questa duplice visione del dopo-carcere.
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