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Detenuti da 55 mila a 75 mila di Patrizio Gonnella
Italia Oggi, 19 giugno 2008
Permessi premio e pene alternative: stretta sulla Gozzini. L’impatto del ddl Berselli, presentato al Senato, che rende più difficili i benefici di legge. Saranno plausibilmente almeno 20 mila in più le presenze in carcere se dovesse essere approvato il disegno di legge n. 623 recante "Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e al codice di procedura penale, in materia di permessi premio e di misure alternative alla detenzione". Il ddl è stato presentato dai senatori Filippo Berselli e Alberto Balboni, entrambi del Popolo della libertà e il primo alla presidenza della commissione giustizia. Il testo, qualora approvato, condurrebbe a un inasprimento del regime penitenziario, escludendo o rendendo estremamente meno accessibili gli attuali benefici di legge in caso di detenuti che mantengono una condotta tesa a cooperare con l’opera di reinserimento sociale. Il primo dei sei articoli in cui si divide il testo raddoppia da dieci a vent’anni il periodo di pena che deve essere espiata da un condannato all’ergastolo che abbia tenuto condotta meritoria prima di poter accedere al permesso premio. Il secondo articolo riguarda invece la misura alternativa al carcere dell’affidamento in prova al servizio sociale. L’affidamento fuori dell’istituto per un periodo uguale a quello della pena, che può oggi essere disposto se la pena detentiva da scontare non supera tre anni, viene limitato ai casi in cui la pena non supera il singolo anno. Diventa inoltre indispensabile il passaggio attraverso il carcere, che era stato reso facoltativo dalla legge cosiddetta Simeone - Saraceni nel 1998 per evitare inutili ingolfamenti penitenziari. L’articolo 3 del ddl Berselli si concentra sulla detenzione domiciliare: viene tra l’altro alzata da 70 a 75 anni l’età per accedervi per motivi di anzianità; viene portata da quattro a due anni la pena residua da potersi scontare presso la propria abitazione in specifici casi previsti (tra cui donna incinta, persona gravemente malata, minore di ventuno anni per comprovate esigenze di salute, studio, lavoro, famiglia); viene portata da due a un anno la pena residua da potersi scontare presso la propria abitazione negli altri casi; viene inoltre modificato l’articolo 656 del codice di procedura penale nella parte in cui è prevista la sospensione della pena entro il limite dei tre anni, riducendola a un anno. Si allungano i tempi per accedere alla semilibertà (vanno scontati almeno i due terzi della pena e in alcuni casi i tre quarti), del tutto inibita per gli ergastolani. Viene soppressa la liberazione anticipata, ossia la riduzione di 45 giorni a semestre prevista per chi ha regolare condotta in carcere. Oggi i detenuti sono 55 mila. Circa 22 mila sono quelli condannati in via definitiva. L’insieme delle misure previste produrrà di fatto l’accantonamento della legge Gozzini del 1986 nonché il rischio di sovraffollamento. Non è facile ipotizzare quale sia la sua portata effettiva. Ridurre la portata dell’affidamento in prova al servizio sociale, della semilibertà e della detenzione domiciliare significa togliere o ridimensionare la possibilità di accedervi a circa 15 mila persone. Complessivamente si può sostenere che nel solo giro di un anno potrebbero essere 20 mila in più i detenuti raggiungendo la quota record di 75 mila. La Gozzini è un esempio di civiltà giuridica di Salvatore Mazzeo (Direttore Casa Circondariale di Marassi)
Secolo XIX, 19 giugno 2008
Non usa mezzi termini Salvatore Mazzeo, Direttore della Casa Circondariale di Marassi. "Nel pacchetto sicurezza compaiono provvedimenti che non mi trovano affatto d’accordo. Si possono discutere i permessi premio, magari introducendo misure più rigorose rispetto a determinati reati. Ma eliminare in toto la legge Gozzini non si può. È un esempio di civiltà giuridica che tutto il mondo ci invidia". Mazzeo, da cinque anni e mezzo a Genova, se la prende con l’ipotesi di cancellare la liberazione anticipata, il meccanismo che prevede, in caso di buona condotta, uno sconto di 90 giorni ogni anno di pena scontata. "Non temo tanto il sovraffollamento provocato dal prolungamento della pena - ragiona Mazzeo - quanto piuttosto un fenomeno di demotivazione da parte dei detenuti. Se non esiste più alcun vantaggio a comportarsi in maniera corretta e disciplinata, il detenuto può decidere che tanto vale comportarsi male. Le conseguenze sono intuibili". Mazzeo non nega l’esistenza dell’allarme sicurezza. "Si tratta di conciliare l’esigenza di sicurezza del cittadino con il recupero sociale del detenuto. Discuterne con i tecnici aiuterebbe ad inquadrare e risolvere il problema. Al momento si parla di aumentare le pene edittali e di eliminare o restringere i permessi-premio agli ergastolani, che sono concessi dopo 10 anni o la semilibertà, dopo 20. Questo provvedimento avrebbe riflessi sul numero dei detenuti, ricreando il problema del sovraffollamento nelle carceri italiane". Gozzini a rischio: i conti di Gonnella e la mobilitazione di Ristretti
Vita, 19 giugno 2008
I calcoli di Italia Oggi: se il ddl Berselli venisse approvato le presenze in carcere passerebbero da 55mila a 75mila. L’appello di Ristretti. Su Italia Oggi, Patrizio Gonnella fa i conti al disegno di legge presentato dal presidente della Commissione Giustizia della Camera Berselli, che punta a ridurre le pene alternative, di fatto abolendo la Gozzini. Secondo Italia Oggi sarebbero almeno 20mila presenze in più in carcere nel giro di un anno se il ddl dovesse essere approvato. Si passerebbe da 55 a 75 mila. Sul tema continua la mobilitazione di Ristretti Orizzonti, sito informativo e newsletter sul carcere promosso da alcuni detenuti e operatori del carcere Due Palazzi di Padova. "Il Disegno di legge "Berselli" (n. 623)", scrive la redazione di Ristretti, "che mira a ridurre drasticamente i "benefici penitenziari", abolendo la liberazione anticipata, vietando la semilibertà per gli ergastolani e, in generale, rendendo più difficile l’ammissione a tutte le misure alternative, a nostro avviso rappresenta un pericolo gravissimo per il reinserimento dei detenuti, per il governo delle carceri e, infine, per la sicurezza di tutta la società. Ha senso rinunciare, in un momento in cui al centro dell’attenzione di tutti c’è la voglia di vivere più sicuri, a una legge che da anni contribuisce proprio a creare sicurezza?" Adesioni e interventi
Anna Muschitiello (Segretaria Nazionale Coordinamento Assistenti Sociali della Giustizia)
In rappresentanza del Coordinamento Assistenti Sociali della Giustizia. aderisco all’appello "Salviamo la Gozzini". Oggi assistiamo ad un inaccettabile paradosso: più emerge con evidenza il fallimento delle funzioni storiche, degli stessi fondamenti teorici della pena detentiva, tanto più si ricorre ad essa, nella sua versione più retriva e vendicativa al di fuori dei necessari criteri di proporzionalità e di garanzia, soprattutto verso i soggetti più deboli e i comportamenti (di devianza sociale) cui più frequentemente si associano immagini di insicurezza. Quanto più ci si sente legittimati ad attuare il controllo sulle aree più povere e marginali, ricorrendo ai soli metodi di pura repressione, dimostrando in questo modo l’incapacità di gestire adeguatamente le emergenze sociali, quali: i processi migratori, la precarizzazione del lavoro, l’impoverimento dei meno abbienti e di aree di ceto medio, l’aumento della marginalità sociale, tanto più si fa cadere ogni remora nel considerare impuniti i reati dei potenti e dei ricchi, annullando esplicitamente il principio costituzionale dell’uguaglianza di fronte alla legge. In questo clima diventa sempre più difficile esercitare il nostro ruolo di operatori del sociale e di educatori al rispetto della legalità. Non c’è dubbio che l’attuale società: confusa, disorientata, abbandonata alla precarietà esistenziale premi in termini di consenso sociale e politico tali scelte, ma è necessario che si comprenda che le ricadute nei diversi contesti istituzionali e della società saranno drammatiche e deleterie per la convivenza civile e democratica di tutti i cittadini. Annullare la legge Gozzini significa far arretrare la civiltà giuridica del nostro paese e questa non è una questione che deve preoccupare e riguardare solo i diretti interessati e/o gli addetti ai lavori, ma tutti i cittadini democratici. Ci auguriamo che gli avvenimenti di questi giorni facciano ritrovare la voglia di mettere un freno a questa deriva antidemocratica e far salire un moto di indignazione che faccia capire che a tutto c’è un limite.
Altro che spegnere la speranza, di Vincenzo Andraous
Molti hanno detto che per conoscere le fondamenta e i caratteri di una democrazia, occorre indagare anzitutto il sistema penitenziario come la misura più indicativa della civiltà di un popolo. Da detenuto ho avuto la fortuna di conoscere un grande uomo e un grande cardinale, che mi ha mostrato in pochi minuti come la sola ritorsione non solo è contraddetta dall’etica evangelica, ma non porta i risultati desiderati. Da qualche tempo sul carcere italiano è calato un silenzio refrattario all’impegno dell’ascolto, una indifferenza che genera un trascinamento lontano dal dolore e dalla sofferenza, come se dialogare sulla umanizzazione della pena fosse diventato un atto di lassismo politico e istituzionale. Eppure il carcere è luogo deputato alla elaborazione della pena, della colpa, dove l’uomo della pena nel tempo non sarà più l’uomo della condanna, ma quale uomo potrà diventare in una condizione di perenne disagio, costretto fino alle ginocchia nel proprio malessere, e in quello dell’altro. Un tempo il dentro e il fuori interagivano, riuscendo a edificare ponti di socializzazione, attraverso una capacità di coinvolgimento-partecipativo da parte del personale penitenziario, con impegno da parte di quel volontariato solidale perché costruttivo, basato sulla fatica dialogica e comportamentale, e con una interazione proficua e necessaria con la società tutta. Perfino a chi disconosce la funzione del carcere e l’utilità della pena, non può sfuggire il valore educativo del lavoro, che la stessa Costituzione pone a fondamento del nostro Stato Repubblicano: senza occasioni di lavoro, senza l’acquisizione di strumenti formativi professionali, il carcere come istituzione non può raggiungere gli obiettivi che gli sono richiesti, gli scopi per cui esiste nella sua utilità sociale. In questa inquietante insicurezza, che spinge a richiedere maggiori tutele e garanzie per le vittime e i cittadini onesti, forse è proprio questo il momento di ripensare non all’abolizione della Riforma Penitenziaria, non a rendere nuovamente invisibili uomini che hanno saputo ravvedersi e tornare ad essere parte viva del consorzio sociale. È necessario ripensare un carcere dove esistano veramente tempi e modi di ristrutturazione educativa, rifacendo per davvero i conti con la metà della popolazione detenuta non italiana, con un buon altro quarto di tossicodipendenti, mentre la rimanenza è quella criminalità che ben conosciamo. Riforme e innovazioni non sono istituti-totem da imbalsamare, ma vista prospettica per rispondere efficacemente alla richieste della collettività, che si duole di una recidiva che permane un mostro a due facce: una dimostra che la pena non aiuta a migliorare le persone, l’altra che il carcere non si riappropria della funzione di salvaguardia della comunità. Altro che ammazzare la speranza annullando la legge Gozzini, è urgente trasformare l’ozio e un tempo pericolosamente bloccato in occasioni di lavoro e abitudine alla fatica progettuale, affinché il rispetto per la dignità personale divenga qualcosa da guadagnarsi durante l’arco della condanna, proprio perché quella speranza di essere uomini migliori dipenderà dal lavoro che ognuno di noi sarà disponibile a fare con se stesso.
Angelo Ferrarini
La persona non conta più, conta solo reprimere, dare pena comunque, allungare tempi di detenzione, stringere tempi di benefici, concessioni ecc. Si interviene perché l’opinione pubblica preme; non c’è tempo dunque per sottigliezze e attenzioni. Perché la pena è tale se toglie la libertà. E la misura detentiva deve vedersi, deve davvero punire e togliere la libertà e questo è il suo aspetto educativo, in modo che chi delinque sappia cosa lo aspetti con certezza e il cittadino riacquisti di nuovo fiducia nella legge (altrimenti cosa serve se io sono onesto e chi delinque esce subito?) e nella prigione; in modo che anche la guardia giudiziaria non veda vanificato il suo lavoro (altrimenti che ci sto a fare qui?). Davvero una bella lezione di principi, di attenzione rieducativa, di Stato attento al recupero, di cittadini sollecitati a una considerazione alta delle legge e della giustizia. Quando la gente dice: - chiudere la porta e gettare la chiave. Adesso cittadini che la pensano così sono tutti lì al governo, d’accordo su questo alzare la voce. E lo stanno facendo. Cominciano con questo le prime prove d’orchestra. Aggiungiamoci l’uso dei soldati e comunque più polizia in giro, e però intercettazioni e processi solo di un certo tipo e si vede il disegno. Come in famiglia quando il papà urla e toglie permessi ed uscite serali: adesso basta, mi sono stancato, avete avuto troppa libertà, l’avete usata male, vostra madre è stata troppo permissiva, vediamo chi comanda qui, e se sono capace di farmi sentire; fila in camera e restaci fino a che lo dico io... (sto ascoltando un "largo lento e cupo").
Roberta Lombardozzi (Presidente VOL.A.RE., volontari assistenza reclusi)
L’opinione pubblica è particolarmente sensibile al problema sicurezza e, come cittadina dico a ragione, ma le informazione che vengono da tutti i mezzi di comunicazione, hanno generato un clima terroristico, per cui non riusciamo ad essere obiettivi. I giornali riportano con grande clamore atti criminali commessi da persone che usufruiscono di permessi premio o misure alternative al carcere. A fronte di sporadici episodi, non si da voce ad esperienze di detenuti, che usufruendo dei benefici, hanno iniziato un percorso di recupero, hanno ritrovato la speranza di una vita migliore. Difendiamo la legge Gozzini!
Marco Bernardini
Sostengo la vostra battaglia, contro questo clima di austerità e di repressione... si sta mettendo in moto un vero e proprio processo di caccia alle streghe, e questo credo che ci fa fare molto passi indietro, senza invece analizzare e risolvere i veri problemi che affliggono il nostro paese, in cui regna sempre di più un malcontento e una sfiducia, ogni giorno che passa sempre più cronica, nelle istituzioni e nella classe politica. Ieri ascoltavo una canzone alla radio, una canzone rap, in cui si dice che solo un miracolo, allo stato attuale delle cose può cambiare l’Italia... dobbiamo sperare in questo miracolo, o forse deve arrivare il momento che chi decida di sedere su "quelle poltrone" si metta in testa che li non si discutono affari privati o personali, ma si decidono le sorti di un paese, perché tra le cose che non vanno incide anche molto il fatto che la classe politica non da il minimo esempio di virtù, di abnegazione. Grazie e confido nel vostro impegno
Viviana Brinkmann (Presidente Associazione Gli amici di Zaccheo-Lombardia)
Aderiamo senz’altro all’iniziativa promossa per salvare la legge Gozzini, che negli anni ha prodotto più reinserimenti positivi nella società di detenuti/e di ciò che si prospetta con il disegno di legge proposto oggi dal Governo in carica. Promuoveremo, con le nostre piccole forze, ogni iniziativa per tale sostegno.
Emilia Patruno (Presidente de Il Due Onlus - volontaria e giornalista)
Aderiamo, certo, al vostro appello, per sostenere una delle poche Leggi funzionanti in Italia. E vi invitiamo a tenere sempre alta la guardia, specialmente se e quando passerà. Cercheremo di farlo anche noi.
Don Raffaele Sarno (Cappellano della Casa Circondariale di Trani e Delegato cappellani pugliesi)
Aderisco con profonda convinzione alla campagna. Anni di lavoro all’interno del carcere e sul territorio, hanno dimostrato la bontà di un impianto legislativo per il reinserimento sociale dei detenuti. Sarebbe assurdo che adesso tutto questo fosse vanificato, solo per una ricerca di facile consenso nell’opinione pubblica.
Salvatore Rigione (dottorando Università Firenze)
Aderisco all’Appello contro lo scardinamento delle conquiste garantistiche e tendenzialmente volte al superamento del carcere quale sanzione unica e insieme contro la tendenza politica a rendere classista ancor più il sistema penale, creando corsie privilegiate di immunità per i potenti e i ricchi
Barbara Azzali
Con la presente, come volontaria dell’associazione "A Roma Insieme", mi unisco a loro per aderire alla campagna "Salviamo la Gozzini", affinché venga rispettato l’articolo 27 della Costituzione.
Antonina Tuscano Monorchio (Direttore Uepe di Udine Pordenone e Gorizia); Elisabetta Laganà (Presidente SEAC, Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario); Lucia Re (Università di Firenze e L’altro Diritto onlus); Patrizia Ciardiello (Direttore Ufficio Garante diritti persone limitate nella libertà Provincia di Milano); Anna Maria Bucaro; Anna Laura Braghetti (Servizio P.I.D., di Roma); Alessandra Davach (Coop. IBIS, di Roma); Sara Mossino (Assistente Sociale presso il Ser.T. "Istituti Penitenziari di Rebibbia" della Asl RM/B); Squarzino Pietro (Presidente Associazione Valdostana Volontariato Carcerario); Luisa Della Morte (Cooperativa Alice, di Milano); Carnovik Fiorenza (Presidente Società di San Vincenzo de Paoli, Consiglio Centrale di Padova); Luciana Scarcia (Associazione "A Roma, Insieme"); Cooperativa Sociale AltraCittà di Padova; Laura Nardi; Genny Vetrugno; Ferdinando Coppotelli; Carla Tonelli, di Torino (Coordinatrice GOL - Gruppo Operativo Locale di contrasto alla devianza e alla criminalità); Sergio Rastello (Presidente UES - Unione Evangelica per la Solidarietà, Genova); Daniela De Robert (Associazione Vic-Volontari in carcere); Riccardo Bonacina (Presidente e direttore editoriale Vita, non profit magazine); Livio Ferrari (Presidente Centro Francescano di Ascolto di Rovigo); Sabrina Colella (Volontaria "A Roma, Insieme" e Vic); Susanna Marietti (Coordinatrice Nazionale Antigone); Adriana Carella; Francesca Mottolese (Associazione Antigone Roma); Badi Loris; Aderisco; Mary Lisa Barbini; Raffaella Durano (Dirigente Ufficio Rapporti Regioni-Dap); Cooperativa Sociale Edera, di Roma; Francesca Rech, di Venezia; Marco Londero (Redazione CultCorner.info); Luca Verdolini (Cooperativa Sociale Gulliver); Rita Ronchi, di Bologna; Corrado Valvo; Sara Martelli; Franco Vanzati, Cgil di Pavia; Deborah Berton, Avvocato; Grazia Grena (Associazione Loscarcere); Michela Sfondrini, Volontaria presso Casa Circondariale di Lodi, Ass. Loscarcere); Alex Corlazzoli (giornalista, insegnate, volontario Carcere Lodi); Katia Cosmo; Paola Marchetti; Graziella Scutellà (Responsabile Servizio Biblioteche in Carcere del Comune di Roma).
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