Salviamo la Gozzini: 12 luglio 2008

 

Se il carcere perde la speranza

di Desi Bruno, Garante dei diritti dei detenuti di Bologna

 

Il Domani, 12 giugno 2008

 

Il 21 maggio 2008, contestualmente alla emanazione del decreto legge recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, è stato presentato, d’iniziativa dei senatori Berselli e Balboni, un disegno di. legge recante modifiche all’ordinamento penitenziario e al codice di procedura penale, in materia di permessi premio e di misure alternative alla detenzione, che intende modificare e in gran parte sopprimere gli strumenti rieducativi previsti dalla ed. legge Gozzini, rendendo sempre più lontano il tempo in cui sarà possibile uscire dal carcere , a prescindere dal percorso del singolo detenuto, vanificando il contenuto dell’articolo 27 Costituzione che stabilisce il carattere rieducativo della pena.

Questo disegno di legge è il prodotto di una concezione miope della sicurezza e di politiche che dell’esclusione sociale fanno il fulcro della risposta sicuritaria. Nella relazione di accompagnamento al progetto si legge che l’obiettivo è il recupero della ed. certezza ed effettività della pena. Si vuole i-gnorare che la certezza della pena è legata alla definitività della sentenza, e non è in contrasto, come autorevolmente più volte ribadito dalla Corte Costituzionale, preoccupata di salvaguardare la finalità di reinserimento della sanzione, con il principio della flessibilità dell’esecuzione della pena, cioè la possibilità di modularla in relazione ai progressi comportamentali dei singoli detenuti, unica strada perché il carcere non sia un luogo di non ritorno e consenta il recupero e la riabilitazione di autori di reato.

Il progetto di legge ignora de tutto le statistiche ufficiali del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che confermano in modo inoppugnabile che il tasso di recidiva è molto più alto con l’applicazione della pena certa che con la pena flessibile.

I risultati complessivi smentiscono la necessità di rivedere il sistema delle misure alternative alla detenzione: meno del 20% di chi è in misura alternativa reitera il reato (e la maggior parte sono persone tossicodipendenti per le quali per ovvie ragioni hanno più ricadute di altri), mentre la recidiva passa al 68% quando le persone scontano tutta la pena in carcere e si ritrovano in libertà senza un progetto di reinserimento.

D’altra parte bisogna ricordare che l’accesso alle misure alternative non è automatico, ma viene disposto dalla

Magistratura di Sorveglianza dopo un’accurata valutazione del singolo caso. Si giunge a poterne beneficiare dopo un graduale percorso presidiato da una rigorosa osservazione penitenziaria e da una severa valutazione dei requisiti oggettivi di accesso. Ma ora entriamo nel merito della proposta. Si propone di raddoppiare da dieci a vent’anni il periodo di pena che deve essere espiata da un condannato all’ergastolo che abbia tenuto condotta meritoria prima di poter accedere al permesso premio. L’affidamento fuori dall’istituto per un periodo uguale a quello della pena, che può oggi essere disposto se la pena detentiva da scontare non supera tre anni, viene limitato ai casi in cui la pena non supera il singolo anno.

Per quanto riguarda la detenzione domiciliare: viene alzata da 70 a 75 anni l’età per accedervi per motivi di anzianità, in considerazione del lieto allungarsi della vita umana, riporta la relazione di accompagnamento; viene portata da quattro a due anni la pena residua da potersi scontare presso la propria abitazione in specifici casi previsti e da due anni a un anno nella ordinari età dei casi. Si allungano i tempi per accedere alla semilibertà (vanno scontati almeno i due terzi della pena e in alcuni casi i tre quarti), del tutto inibita agli ergastolani.

Viene soppressa integralmente la liberazione anticipata, ossia la riduzione di 45 giorni a semestre prevista per chi ha regolare condotta in carcere, istituto premiale che ha avuto il merito di costituire deterrente ai conflitti interni e di costituire uno stimolo ad un buon comportamento.

Il rischio concreto, se si venisse ad adottare tale criterio del carcere come unica risposta, è quello di avere ricadute drammatiche in termini prima di tutto sovraffollamento, in una situazione che è già prossima ai numeri del periodo pre-indulto, ma soprattutto toglierà ogni speranza ai detenuti, soprattutto ai condannati a pene detentive lunghe, con inevitabili ricadute negative sulla vita carceraria.

Se il Parlamento voterà questa proposta si assumerà la pesante responsabilità di far retrocedere il carcere a quello che era prima degli anni settanta e, a garantire quel trattamento inumano e degradante che è vietato dalla nostra Costituzione e dalle Convenzioni internazionali.

Interventi

 

Lisa Sole

 

Aderisco alla campagna "Salviamo la legge Gozzini" ma non posso inviare alcuna riflessione critica in merito. Ora sono io che non riesco a evitare di ragionare con le viscere, così come è solita fare l’opinione pubblica. Mi vergogno profondamente di vivere in un Paese come questo. Un Paese dove chi comanda cerca di salvarsi dalla propria delinquenza con delle leggi che non dovrebbero neppure essere contemplate e dimenticando che in carcere finisce anche chi commette reati meno gravi della corruzione. Un Paese dove la politica demagogica esiste grazie all’insensibilità e l’ignoranza della maggior parte della gente che pare si ecciti al solo sentire frasi che promettono di fare tabula rasa delle persone che stanno ai margini della società. L’Italia non è un Paese civile, non lo è proprio per niente. Così come non è vero che non è razzista.

 

Enrichetta Bionda - assistente sociale Novara

 

Aderisco all’appello "Salviamo la Gozzini" come cittadina e come operatore penitenziario. Quella legge ha subito negli anni numerosi attacchi e puntualmente abbiamo fatto i conti con incertezze ed ostacoli nell’applicazione. Il disegno di legge Berselli sembra vada più in là: introduce numerosi cambiamenti che ne riducono drasticamente i margini di applicazione ma, soprattutto, è indirizzata a stravolgerne completamente i principi.

 

Le adesioni all’appello di oggi

 

Giorgio Pighi (Sindaco del Comune di Modena)

Anna Maria Sforza (Educatrice del carcere, distaccata Uepe Bologna)

Don Renzo Brunelli (già Cappellano del carcere Dozza di Bologna)

Gordana Stojanovic (Mediatrice culturale Casa di Reclusione di Padova)

Evangelisti Roberto (Docente corsi Cooperativa Sociale "In Cammino" - Pistoia)

Bonfanti Luca (Allievo corso coop. "In Cammino" di Pistoia)

Federico Quaglini (Conduttore a Radio Missione Francescana

Leonardo Fiorentini (Presidente Circoscrizione Centro Cittadino di Ferrara)

Giancarlo Cavallaro (Educatore Opg Barcellona P.G.)

Lia Biondo (Educatore Opg Barcellona P.G.)

Paola Giunta (Educatore Opg Barcellona P.G.)

Laura Di Marco (Assistente Sociale Uepe Messina)

Antonella Lipari (Assistente Sociale)

Enrichetta Bionda (Assistente Sociale Novara)

Alessandra Maneschi

Angela Magari (Assistente Sociale Uepe Verona)

Riccardo Abati, di Padova

 

 

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