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Giustizia: verso il record dei detenuti suicidi dall’unità d’Italia
Ristretti Orizzonti, 8 agosto 2009
Suicidi in carcere in "lieve riduzione", come sostiene il Sottosegretario Caliendo? Secondo noi è esattamente il contrario, a fine anno registreremo probabilmente il numero più alto di detenuti suicidi dall’unità d’Italia. Pubblichiamo l’articolo che segue, risalente allo scorso gennaio, anche per replicare alle dichiarazioni del Sottosegretario Giacomo Caliendo che, rispondendo ad una interrogazione sui suicidi in carcere (dei deputati Udc Roberto Rao e Michele Vietti, in Commissione Giustizia della Camera), ha affermato: "malgrado il crescente sovraffollamento, vi è stata una lieve riduzione" (dei suicidi - ndr). Dall’inizio dell’anno ad oggi nel Centro Studi di Ristretti Orizzonti abbiamo già "registrato" (e documentato) 45 suicidi nelle carceri, ed alcuni altri casi ci sono sicuramente sfuggiti, come prova quello del detenuto nigeriano a Torino, mentre in tutto l’anno 2008 i suicidi "ufficialmente riconosciuti" furono 42. Va detto che nel nostro dossier "Morire di carcere" lo scorso anno abbiamo documentato il suicidio di 48 detenuti, la differenza è data dal fatto che per il Ministero della Giustizia sono "suicidi in carcere" soltanto i casi nei quali il detenuto viene ritrovato già cadavere, oppure muore prima di essere caricato sulla autoambulanza: nel momento in cui il detenuto esce dall’istituto (anche se in coma profondo) scompare dalle statistiche dei suicidi in carcere. Nel nostro Dossier invece, consideriamo "suicidi in carcere" anche i casi dei detenuti che muoiono durante il trasposto all’ospedale, oppure dopo alcuni giorni di ricovero senza riprendersi dal coma, come è successo il 12 luglio scorso, ad Imperia, per il detenuto algerino Dibe Rachid Salah. - Vedi il Dossier "Morire di carcere".
Di seguito l’articolo pubblicato da www.cronacaqui.it, il 29 gennaio 2009 (fino ad oggi questo suicidio non era stato registrato dal nostro Dossier "Morire di carcere")
L’arresto, il carcere, il suicidio. Edward Ugwoj Osuagwu, 35 anni, corriere della droga per un boss nigeriano, ad un certo punto è crollato. Ha preso uno straccio o qualche cos’altro che potesse essere utilizzato come una corda, se l’è stretto attorno al collo, e ha lasciato che il peso del proprio corpo facesse il resto. Inutili i soccorsi. È morto in una cella del carcere in cui era richiuso. Era arrivato a Torino alla fine dello scorso aprile con un rosario, una Bibbia e la pancia piena di cocaina. Un chilo di ovuli da 10 e 25 grammi che i medici del pronto soccorso avevano faticato parecchio ad estrarre. Doveva consegnare la droga all’organizzazione retta da Anthony Sunny Ogbonna, boss della coca nigeriano, ma gli agenti del nucleo di polizia giudiziaria dei vigili l’hanno intercettato, ed è scattato l’arresto. Era partito dall’Olanda, come quel capo che, per l’operazione ad altissimo rischio, gli aveva offerto cinquecento euro. Giustizia: sovraffollamento; Antigone sostiene i ricorsi a CEDU
Ristretti Orizzonti, 8 agosto 2009
Antigone sostiene i ricorsi alla Corte Europea delle persone detenute o ex detenute che vogliono denunciare le condizioni di sovraffollamento delle carceri. Il 16 luglio 2009, la Corte europea per i Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per le condizioni di sovraffollamento che erano state denunciate da un bosniaco che è stato detenuto nel carcere romano di Rebibbia in condizioni di sovraffollamento. I parametri individuati dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura per lo spazio minimo che deve esserci in una cella per detenuto sono questi: 7mq per ogni detenuto, una distanza di 2 metri tra i muri, e di 2,50 metri tra il pavimento e il soffitto. Il Comitato ha fissato inoltre in un minimo di 8 ore il tempo che ogni detenuto deve passare fuori dalla cella. Se sei interessato a presentare ricorso presso la Corte europea per chiedere la condanna dello Stato italiano per le condizioni di sovraffollamento in cui sei o sei stato detenuto, scrivi a: difensorecivico@associazioneantigone.it. Giustizia: Giachetti (Pd); non c’è una "politica per i detenuti" di Lanfranco Palazzolo
La Voce Repubblicana, 8 agosto 2009
I due schieramenti non hanno mai pensato ad una politica per i detenuti. Lo ha detto l’onorevole Roberto Giachetti, deputato del Partito Democratico.
Onorevole Giachetti, perché ha deciso di visitare le carceri italiane nei giorni intorno a Ferragosto? "Fare queste visite nelle carceri italiane ad agosto è molto importante perché durante Testate i problemi degli istituti penitenziari si amplificano. I dati che emergono in questi giorni riguardano il sovraffollamento carcerario che aveva ampiamente superato le sue possibilità nel momento in cui avevamo preso l’iniziativa di chiedere l’indulto. È necessario monitorare la situazione nelle carceri perché la situazione è esplosiva anche perché più della metà dei detenuti presenti nelle carceri italiane è in attesa di giudizio. La situazione è criticissima. Ed è bene che noi parlamentari ci prendiamo la responsabilità di fare dei controlli nelle carceri italiane. Io andrò nel carcere di Favignana perché in quel periodo sono da quelle parti".
Che tipo di carcere è quello di Favignana? "È una struttura molto vecchia. Il carcere è stato costruito nell’800. La condizione dei detenuti e del personale di custodia è drammatica".
L’emergenza delle carceri si può affrontare anche con l’indulto, che resta un provvedimento difficile da prendere a causa della larga maggioranza particolare che richiede. Quando il Parlamento ha approvato questo provvedimento, superando la soglia dei 2/3, le accuse tra i due schieramenti si sono sprecate. "Quelle accuse sono state ridicole. I detenuti rientrati dopo l’indulto sono una parte marginale. In realtà, il problema dell’indulto non avrebbe mai risolto, da solo, la questione. Occorreva accompagnare il provvedimento con l’amnistia. E, soprattutto, si sarebbe dovuto procedere ad una riforma del sistema giudiziario che accelerasse i processi. L’indulto non può essere funzionale solo a risolvere il problema delle carceri. Il problema è che oggi manca una politica per i detenuti perché queste persone vengono considerate di secondo ordine. Nessuno dei due schieramenti ha mai messo in campo questo tipo di politica".
Cosa pensa della possibilità di sviluppare l’edilizia carceraria? Crede che sia meglio depenalizzare i reati minori? "Sono convinto che oggi serva tutto. La nuova edilizia carceraria sene per quei complessi come Latina, Favignana e Regina Coeli che hanno delle strutture che dovrebbero essere trasformate in tutt’altra cosa. Oggi il Parlamento italiano continua a sfornare leggi che inaspriscono le pene. Ormai la tentazione è quella di dare tre anni di galera anche a chi sputa dal finestrino della macchina. Invece di governare i processi, oggi cerchiamo di dare delle risposte emotive a quelli che sono i problemi delle persone in carcere invece di essere legislatori giusti". Giustizia: Uil; il Dap è pronto a impiegare i militari in carcere
Asca, 8 agosto 2009
Ieri la Uil ha incontrato il capo del Dap, Franco Ionta. "Nel corso dell’incontro di ieri abbiamo ribadito le nostre preoccupazioni e avvalorato la necessità di lavorare per una implementazione degli organici della polizia penitenziaria cui mancano in organico ben 5mila unità. Il presidente Ionta - dice il segretario della Uil Pa penitenziari - nel rimarcare che unitamente al ministro Alfano sta lavorando per aumentare gli organici, ha anche reso noto che il Dap ha predisposto un elenco (ancora riservato) di venti istituti penitenziari presso cui è ipotizzabile l’impiego di militari da impiegare in compiti di sorveglianza e sentinella in modo da favorire un recupero di forza lavoro della polizia penitenziaria. Un po’ poco rispetto alle necessità, ma siamo nelle condizioni di benedire ogni goccia d’acqua che arriva nel deserto delle difficoltà , degli abusi e dei soprusi qual è oggi la condizione di lavoro dei poliziotti penitenziari". Giustizia: Osapp; l’affollamento ostacola "recupero" detenuti
Adnkronos, 8 agosto 2009
"Siamo al limite del collasso, i nostri organici sono fermi dal 1992 quando le presenze nelle carceri non superavano i 35 mila detenuti. Alla fine dell’anno se non interverranno dei correttivi saranno esattamente il doppio. Inoltre, l’estate non è amica di chi sta in carcere, dentro l’aria condizionata non c’è, anche in queste condizioni di sovraffollamento è proprio l’aria che manca". Lo dichiara Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, il sindacato autonomo degli agenti di polizia penitenziaria, in merito al sovraffollamento e alle condizioni disagevoli all’interno delle carceri, dopo che la Corte europei per i diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia a risarcire un detenuto per danni morali. Sul ruolo degli agenti di custodia di fronte all’emergenza e a episodi di rivolta di detenuti, spiega Beneduci: "svolgiamo questo lavoro a prezzo di enormi sacrifici e anche rischi personali. L’altro ieri nel carcere d’Ivrea 5 detenuti per protesta si sono auto mutilati con le lamette da barba. Lo spettacolo che si è presentato è stato terribile: il sangue scorreva a fiumi e bisognava togliergli le lamette dalle mani. Un intervento pericoloso perché nelle carceri c’è anche un’alta percentuale di sieropositivi". Una delle conseguenze più gravi del sovraffollamento, osserva Beneduci: "e che viene meno l’obiettivo più importante della detenzione, ovvero il recupero dei detenuti. Questo può avvenire solo in un clima di maggiore serenità o perlomeno quando le condizioni di vita non offendono la dignità’ della persona. Tutti i detenuti prima o poi escono dal carcere, anche i detenuti più sanguinari, ma se quando escono sono peggiori di prima, non ci sono ronde che possano garantire sicurezza sociale", conclude. Giustizia: Osapp; legge Meduri regala 50mln euro ai dirigenti
Il Velino, 8 agosto 2009
"Dai 30 ai 50 milioni di euro o forse di più, tra arretrati ed interessi legali che lo Stato italiano dovrà sborsare: è quanto i direttori di Istituto penitenziario (anche se non ne hanno mai diretto uno) si appresterebbero a percepire secondo un meccanismo nuovamente innescato dalla famigerata legge Meduri (Legge 27 luglio 2005, n. 154)". A denunciarlo è Leo Beneduci, segretario generale dell’Organizzazione sindacale autonoma Polizia penitenziaria. "Un meccanismo - spiega - che, secondo quanto appreso dal sindacato, farebbe retrocedere il diritto allo stipendio da dirigente fin dal giorno dell’assunzione, e ancora prima dell’approvazione del provvedimento di legge. Soldi dei cittadini italiani gettati dalla finestra. È vergognoso, infatti - continua Beneduci - che solo pochi giorni in molti lamentassero il possibile rischio economico dovuto alla condanna di Strasburgo, quella che ha decretato il risarcimento nei confronti di un detenuto bosniaco (qualcuno ha persino parlato di reazione a catena). Le prossime ingentissime spese che l’erario dovrà sborsare per il funzionamento del carrozzone penitenziario, non saranno, però, legate alla tanto temuta reazione a catena della condanna di Strasburgo". "Stiamo parlando - spiega il leader dell’Osapp - di somme non certo destinate al miglioramento delle infrastrutture e dei servizi penitenziari che andranno ad incentivare 500 funzionari di un ruolo ad esaurimento (che non verranno cioè sostituiti da funzionari della stessa carriera). Stiamo parlando - sostiene Beneduci - di somme che non saranno destinate a incrementare gli organici della Polizia penitenziaria fermi al 1992. Anzi a farne le spese, come già avvenuto in passato, saranno proprio i 40 mila poliziotti penitenziari attualmente in attesa del pagamento di quasi 63 mila ore di straordinario svolto a causa dei turni potenziati. Ricordiamo come la legge c.d. Meduri prende il nome da un senatore di An della XIV Legislatura, Renato Meduri, che in rappresentanza dell’intero Gruppo parlamentare di Alleanza nazionale (oggi confluito nel Pdl) fece in modo che al personale della carriera direttiva penitenziaria, anche non incaricato della direzione di un carcere, fossero attribuiti, senza concorso ed esami, qualifiche e stipendi da dirigente di diritto pubblico". "Con il risultato - osserva Beneduci - che in Italia abbiamo, da allora, più dirigenti che istituti e ciò nonostante troppi carceri sono tuttora senza nessuno che li diriga in forma stabile. Visti le attuali condizioni del sistema carcere e i disagi denunciati da questa organizzazione sindacale, ritenere che i direttori, che hanno da sempre in mano l’Amministrazione, siano anche i principali responsabili del disastro non appare cosa infondata. Proprio per questo motivo è uno scandalo che, a differenza degli altri Paesi europei, nel nostro vengano incentivate persone che, nel corso della loro attività, non hanno saputo raggiungere i migliori risultati possibili in rapporto alle risorse disponibili. Perché l’Amministrazione penitenziaria riparta veramente e nell’interesse della collettività - conclude l’Osapp - è necessario favorire il pensionamento anticipato dell’intera categoria dei direttori d’istituto, affidandone le funzioni interamente alla Polizia penitenziaria". Giustizia: legge-sicurezza; da oggi clandestinità diventa reato di Alessia Guerrieri
Avvenire, 8 agosto 2009
Lo straniero che arriva in Italia illegalmente da oggi commette un reato. La discussa svolta si compie con l’entrata in vigore della legge 94/2009, meglio conosciuta come pacchetto sicurezza, che non consente più di restare nel nostro Paese con documenti non in regola. La norma, a lungo contestata per i rischi che comporta sul terreno umanitario e organizzativo (ma molti sottolineano anche quelli sanitari), introduce un illecito penale già presente in diversi Stati europei come Francia, Germania e Spagna e prevede per il clandestino non la reclusione, ma un’ammenda da 5 a 10mila euro e l’espulsione. In caso di recidiva però, cioè se lo straniero torna di nuovo nel nostro territorio dopo il primo allontanamento, può esserci la condanna da uno a quattro anni di carcere. Con il reato di clandestinità, inoltre, diventano più stringenti i provvedimenti di rimpatrio per gli immigrati irregolari, visto che una direttiva Ue di dicembre scorso obbliga al riaccompagnamento coatto del clandestino solo quando vi sia un reato a suo carico. Negli altri casi, invece, gli viene semplicemente consegnato un foglio di via. L’obiettivo del provvedimento, ha sottolineato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, è quello di non fare di tutta un’erba un fascio, bensì di distinguere la presenza illegale, dal volto buono e regolare dell’immigrazione. Solo così, ha continuato, il titolare del Viminale, si potrà costruire un sistema premiale nei confronti degli stranieri che vivono e lavorano nella legalità nel nostro Paese e, al contrario, un sistema di rigore nei confronti di chi infrange la legge. Da oggi, dunque, ha ribadito ieri il ministro, "cambia la procedura: possono essere denunciati ed espulsi più facilmente senza alcun appesantimento burocratico, e senza andare in carcere, grazie al coinvolgimento diretto del giudice di pace". Plaudono i membri del Carroccio, che considerano in malafede gli scettici alla legge perché, ha detto Federico Bricolo, presidente della Lega Nord al Senato, "Maroni è riuscito a dare risposte laddove gli altri non l’hanno fatto". Toni molto polemici dall’opposizione. Per il Pd il titolare del Viminale non considera le ricadute del provvedimento ed usa "toni cinici e supponenti" nel parlarne. Il riferimento è soprattutto al grande potere dato a giudici di pace e questure, ha precisato Roberta Pinotti, responsabile Difesa del partito, "i quali si troveranno in balia di norme fumose e poco chiare. Non sono chiari, infatti, né i tempi né i modi e soprattutto dove queste persone dovranno soggiornare in attesa di essere rimpatriate". Dalla categoria dei giudici di pace in effetti non sono mancate a più riprese perplessità. Ma il giro di vite imposto dalla legge punisce la clandestinità a tutto tondo. Sono difatti previste pene più severe, fino a tre anni di carcere, per chi affitta immobili a cittadini irregolari "ottenendone un ingiusto profitto". Nella stessa logica vengono aumentate le sanzioni anche per gli scafisti che sulle carrette della speranza introducono illegalmente gli immigrati in Italia: 15 mila euro di multa e sino a cinque anni di reclusione. Il pacchetto sicurezza, inoltre, allunga a sei mesi il periodo di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione (ex Cpt). Il termine di 180 giorni è stabilito da una recente direttiva europea, e soprattutto, come hanno sottolineato sia il ministro Maroni che il capo della Polizia Antonio Manganelli, è considerato il termine minimo utile per ottenere dei regolari procedimenti di espulsione nei confronti di alcuni Paesi. Inasprita anche la normativa sui permessi di soggiorno. Innanzitutto da oggi sarà più oneroso per le povere tasche degli immigrati il visto; per richiederlo bisognerà infatti pagare una tassa, ancora non definita dal ministero dell’Economia, che oscilla dagli 80 ai 200 euro. Ad esser tassata, inoltre, anche la richiesta di cittadinanza per gli extracomunitari che sposano un cittadino italiano. Si dovrà pagare 200 euro e non si potrà fare richiesta prima del terzo anno di unione. L’inasprimento della burocrazia mira principalmente a contrastare i matrimoni di comodo, sia quelli finalizzati a diventare cittadini italiani che per ottenere il permesso di soggiorno. Più come spinta all’integrazione che a fini repressivi, inoltre, sarà obbligatorio superare un test di conoscenza della lingua italiana per avere un permesso di lungo soggiorno nel nostro Paese. In più si garantisce ai ragazzi che hanno conseguito un dottorato o un master di secondo livello, e che hanno il permesso di soggiorno scaduto, di rimanere comunque in Italia altri dodici mesi per cercare lavoro. A difesa dei minori, invece, c’è la revoca della patria potestà per il genitore che sfrutta il suo bambino per chiedere l’elemosina. La legge, infine, dedica un ampio capitolo a colf e badanti (ne riferiamo qui a fianco) per le quali prevede una sanatoria, sempre mettendo mano al portafoglio e tirando fuori 500 euro, per regolarizzare dal 1° al 30 settembre quelle clandestine. Il procedimento, che coinvolge circa 130mila cittadini comunitari e 170mila extra Ue, porterà entrate contributive per 1,3 miliardi di euro fra il 2009 e il 2012. Giustizia: nuovo reato "bandiera", con intento di dissuasione di Paola Scevi (Docente Università di Bergamo)
Il Sole 24 Ore, 8 agosto 2009
Le disposizioni in materia di sicurezza in vigore da oggi (legge 15 luglio 2009, n. 94) hanno introdotto il reato di immigrazione clandestina, punendo l’ingresso e il trattenimento illegale nel territorio dello Stato (si vedano gli altri articoli in questa pagina). Per il nuovo reato, qualificato come contravvenzione, è prevista un’ammenda da 5.000 a 10.000 euro. Per l’insolvibilità del condannato, però, la pena dell’ammenda potrebbe non essere eseguita. In questo caso essa si converte, a richiesta del condannato, in lavoro sostitutivo da svolgere presso Stato, regioni, province, comuni o enti di assistenza o volontariato, per un periodo non inferiore a un mese e non superiore a sei mesi. Le pene pecuniarie non eseguite, se il condannato non richiede di svolgere il lavoro sostitutivo - o questo rimanga inadempiuto -, si convertono nell’obbligo di permanenza domiciliare, presso la propria abitazione, o in altro luogo di privata dimora, o di cura, assistenza, accoglienza (articolo 55, commi 1 e 5, decreto legislativo 274/2000). Non è chiaro come il condannato, immigrato che ha fatto ingresso o si è trattenuto illegalmente nel territorio dello Stato, possa svolgere un lavoro di pubblica utilità: basti pensare alla necessaria apertura diposizione assicurativa, previdenziale e assistenziale. Problematica appare anche l’applicazione della pena della permanenza domiciliare, in molti casi, ovviamente, di difficile attuazione, date le condizioni di vita degli immigrati irregolari. La nuova legge ha introdotto la facoltà per il giudice di pace di sostituire la pena con la misura dell’espulsione per un periodo non inferiore a cinque anni, qualora non ricorrano cause ostative che impediscano l’esecuzione immediata dell’espulsione con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica. Occorre, peraltro, rilevare che è già consentito alle autorità amministrative competenti di disporre, con decreto motivato immediatamente esecutivo, anche se sottoposto a gravame 0 impugnativa da parte dell’interessato, l’espulsione degli stranieri entrati nel territorio dello Stato sottraendosi ai controlli di frontiera (articolo 13, comma 2, lett. a del Testo unico sull’immigrazione) ovvero che si siano trattenuti nel territorio dello Stato senza aver richiesto il permesso di soggiorno oppure quando il permesso sia stato revocato o annullato, o risulti scaduto da più di sessanta giorni e non ne sia stato chiesto il rinnovo (articolo 13, comma 2, lettera b, del Testo unico). Va inoltre evidenziato che, se lo straniero rientra illegalmente nel territorio dello Stato prima che sia decorso un periodo di dieci anni o un termine più breve, in ogni caso non inferiore a cinque anni, trova applicazione l’articolo 345 del Codice di procedura penale, relativo alla riproponibilità dell’azione penale per il medesimo fatto e nei confronti della medesima persona. A quanto osservato occorre aggiungere il facile vaticinio dell’eccezionale aggravio che l’introduzione del nuovo reato comporterà per l’attività giudiziaria in generale, in considerazione della rilevanza del fenomeno dell’immigrazione irregolare nel nostro Paese. In materia il Csm ha rilevato che l’attribuzione al giudice di pace della competenza sul nuovo reato, pur dettata da evidenti ragioni pratiche, altera gli attuali criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e magistratura onoraria e snatura la fisionomia di quest’ultima. Con l’introduzione del nuovo reato, dunque, il legislatore pare perseguire un effetto dissuasivo mediante un uso simbolico della sanzione penale. Giustizia: fino a 3 anni di carcere per chi affitta ai clandestini di Marco Castelnuovo
La Stampa, 8 agosto 2009
Fu il colpo di teatro del primo consiglio dei ministri del nuovo governo Berlusconi, nel maggio 2008. Il "pacchetto sicurezza", da oggi entra a tutti gli effetti in vigore. Cambiano le regole per gli immigrati (e per chi li aiuta), ma non solo. Massima attenzione anche a sicurezza stradale e decoro urbano: vengono inasprite le sanzioni per chi guida ubriaco o sotto effetti di stupefacenti mentre si prevedono tempi duri per i graffittari nelle città.
Reato di clandestinità
È il punto centrale e più controverso di tutto il provvedimento. Chi entra o soggiorna illegalmente in Italia commette un reato punibile con un’ammenda da 5 a 10 mila euro. Sarà istruito un processo davanti al giudice di pace che lo espellerà per direttissima. I Cpt (centro di permanenza temporanea) diventano Cie (Centro di identificazione e espulsione). La permanenza massima degli immigrati irregolari in tali strutture può arrivare a 180 giorni.
Tassa di soggiorno
Per ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno si dovrà superare un test di italiano e pagare una tassa che va dai 60 ai 200 euro. Il permesso di soggiorno diventa necessario per qualsiasi atto pubblico: chi non ce l’ha non può accedere ai pubblici servizi. Viene istituito l’accordo di integrazione, una sorta di "permesso a punti", articolato su crediti. Sarà più difficile organizzare matrimoni cosiddetti "di convenienza". La cittadinanza italiana per matrimonio potrà essere richiesta dopo due anni di residenza. I pubblici ufficiali hanno l’obbligo di denunciare un irregolare. Dalla norma sono esclusi medici e presidi. Salvacondotto per i neonati: possono essere registrati anche se figli di clandestini ma solo nei primi sei mesi.
In prigione chi affitta
Avere a che fare con un clandestino può comportare gravi conseguenze anche per un regolare cittadino italiano. Si rischia difatti il carcere da sei mesi fino addirittura a tre anni se si affitta una casa o una stanza a uno straniero irregolare.
Ronde al via
Riservate a volontari, disarmate, autorizzate. Eccole qua, le ronde. Associazioni di cittadini che potranno segnalare alle forze dell’ordine situazioni di pericolo. Non possono intervenire direttamente ma solo allertare polizia e carabinieri. Sono anche vietate le divise nonché simboli di partiti politici, né potranno ricevere contributi da parte dei Comuni. Nel regolamento è previsto che le "squadre" non possano essere formate da più di tre persone, che debbano avere più di diciotto anni e nessun precedente penale.
Schedati i "barboni"
Sarà istituito presso il Viminale il registro delle persone "che non hanno fissa dimora", i cosiddetti "clochard". È previsto un albo anche per i buttafuori delle discoteche e dei locali notturni.
Norme antiracket
Gli imprenditori devono denunciare le richieste di pizzo che subiscono. Se non lo fanno vengono esclusi dalla possibilità di partecipare alle gare di appalto.
Inasprito il 41bis
Ulteriore stretta sul carcere duro ai condannati per reati di mafia. I detenuti sottoposti a regime speciale saranno ristretti all’interno di istituti a loro dedicati, per lo più sulle isole. I colloqui con i familiari saranno sempre registrati; ridotti a tre gli incontri settimanali con i difensori e a maggiori restrizioni sarà sottoposta anche la permanenza all’aperto.
Sicurezza urbana
Spray sì, spray no. Permesso lo spray al peperoncino, la bomboletta che già molte donne all’estero tengono in borsetta come strumento di autodifesa. D’altra parte tempi duri per "gli artisti" che imbrattano i muri delle città. È previsto il carcere fino a tre mesi e multa da mille a tremila euro per chi danneggia cose di interesse storico o artistico. Mille euro di multa anche per chi vende bombolette spray ai minori. Giustizia: "no alle ronde", l'appello del Cipsi rivolto ai sindaci
Redattore Sociale - Dire, 8 agosto 2009
Il presidente del coordinamento di Ong Barbera: "Uno Stato che riconosce la giustizia fai da te e affida il controllo del territorio ai privati dichiara, nel modo più plateale ed esplicito, il proprio fallimento". "Uno Stato che riconosce la giustizia fai da te e affida il controllo del territorio ai privati dichiara, nel modo più plateale ed esplicito, il proprio fallimento. Uno Stato che non sia in grado di assicurare il controllo sul proprio territorio non può definirsi uno Stato sovrano". Questo il giudizio di Guido Barbera, presidente del Cipsi - coordinamento di 42 associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale - alla vigilia dell’entrata in vigore del decreto attuativo per la regolamentazione delle ronde cittadine e del reato di clandestinità. "Domani 8 agosto - si legge in una nota - il ministro degli Interni Roberto Maroni varerà le norme per regolamentare le "associazioni tra cittadini non armati", come vengono definite nella legge 194/2009. Una denominazione che non nasconde la vera natura di questo provvedimento, una vera e propria delega ai privati cittadini di compiti che sono propri delle forze dell’ordine e che ha come unico effetto quello di alimentare un clima di diffidenza, paura e insicurezza. "Per questo - sottolinea Barbera - chiediamo con forza a tutti i Comuni italiani, ai sindaci e ai cittadini di dire no alle ronde. Lanciamo un appello alle istituzioni locali affinché vengano promosse iniziative per aumentare il senso civico dei cittadini e momenti di formazione, approfondimento e responsabilizzazione per una migliore conoscenza dei valori di solidarietà, uguaglianza e giustizia sociale veicolati dalla nostra Costituzione. Chiediamo che alla politica delle ronde si sostituisca la politica dell’integrazione, del dialogo, del rispetto delle diversità". "Ci opponiamo fortemente - continua Barbera - alle politiche migratorie del governo e rifiutiamo la criminalizzazione dei migranti conseguente all’introduzione del reato di clandestinità. I problemi dei migranti non si risolvono con tali normative, che anzi vanno ad aggravare una situazione già molto complessa. L’istituzione del reato di clandestinità provocherà un aggravamento delle condizioni dei migranti in fuga dal circolo vizioso miseria-abuso-sfruttamento: e questo senza che vengano puniti coloro i quali sfrutteranno situazioni di soggiorno irregolare. Noi vogliamo un’altra sicurezza, fatta di diritti, non di paura, odio razziale e criminalizzazione. Vogliamo ritornare ad abitare le nostre città e i nostri territori, le strade e le piazze senza indossare casacche gialle o tenere nelle nostre tasche spray al peperoncino. Chiediamo alle istituzioni e ai cittadini di promuovere e costruire una convivenza umana basata sulla reciproca fiducia, sulla bellezza e la ricchezza del dialogo e dell’incontro tra tutti i cittadini del mondo".
Pedica: "Maroni ammetta l’errore"
Le anticipazioni sul Regolamento ministeriale relativo alle ronde preoccupano moltissimo, perché leggendo il divieto all’utilizzo di cani ed armi, nonché all’affiliazione partitica dei volontari, il primo pensiero è quello dell’excusatio non petita". Così Stefano Pedica commenta il provvedimento sicurezza che entrerà in vigore domani. Spiega il senatore dipietrista: "La ‘colpa manifestà di Maroni è, dunque, quella di aver varato una legge che regolarizza nelle città gruppi di facinorosi armati e appartenenti a movimenti politici eversivi, aggravando così il pericolo nelle strade invece che risolverlo. Solo ora Maroni si rende conto del rischio e prova a mettere la pezza con un Regolamento in extremis? E quando si renderà conto- aggiunge Pedica- dell’altro errore clamoroso, ossia quello di aver rinunciato, come Stato, a garantire la sicurezza dei cittadini, a causa del taglio di 3 miliardi a polizia e carabinieri? Il governo - conclude - sta trasformando l’Italia in un Far West, fatto da ronde, inni locali e escort da saloon, tutto al fine di confezionare una giustizia personale ad uso e consumo solo dei forti e potenti".
Ronde, la "risposta gentile" di Bologna
Dal 10 agosto sei serate di letture, musiche e narrazioni col gruppo teatrale di assistenti civici del comune "Angeli alle fermate". Il direttore artistico Alboresi: "Le ronde creano un effetto coprifuoco, il nostro approccio è diverso". Dagli autobus cittadini all’animazione nei parchi in collina. Gli "Angeli alle fermate" di Bologna continuano la loro attività anche in agosto con sei serate di letture, musiche e narrazioni offerte a chi non va in ferie. Un modo diverso di "presidiare" il territorio e favorire la coesione sociale, da parte del gruppo di assistenti civici volontari del Comune. E in un certo senso una "risposta gentile" alle ronde che stanno per scendere in campo a livello nazionale in seguito al decreto sicurezza del governo, ma che l’amministrazione comunale di Bologna non ha intenzione di attivare. "Noi alle ronde siamo contrari - dice Mirco Alboresi, direttore artistico della rassegna Angeli nel parco -. Secondo me creano più paura nella gente e alimentano un effetto coprifuoco, invece di dare una maggiore sensazione di sicurezza. Con le ronde in giro, il rischio è che i cittadini si chiudano in casa la sera e non vadano più al cinema o a teatro. Un conto è vedere persone in divisa che pattugliano le strade: un’altra cosa è l’approccio di chi, come noi, si mette le ali di carta sulle spalle e dà informazioni sui musei da visitare, indica ai clochard dove mangiare e dormire, accompagna a casa le donne che tornano sole di sera". L’attività degli "Angeli" è nata nel 2007 dal gruppo Teatro dei Mignoli: animatori culturali che sono diventati assistenti civici, collaborando con l’Ufficio per le politiche della sicurezza del Comune e formando poi con corsi appositi una ventina di "volontari con le ali". "A ottobre - annuncia Alboresi - ripartiranno sia i corsi sia l’attività del venerdì sera alle fermate dei bus. Ai nostri volontari insegniamo ad ascoltare e a dialogare con le persone. A mettersi un gradino più in basso, e non più in alto, di quelli che incontrano in strada. Rispetto alle ronde è un approccio totalmente diverso". Quest’estate, intanto, gli Angeli "volano" in collina per sei appuntamenti serali di letture e recital inseriti nel calendario di "Bè". "La rassegna Angeli nel parco è alla terza edizione - dice Gaia Lambertini, coordinatrice della commissione cultura del Quartiere Saragozza - e le scorse estati si è già rivelata un successo di pubblico, con l’idea di valorizzare i nostri parchi, animandoli e facendoli vivere alle famiglie rimaste in città". Si inizia al parco San Pellegrino (via di Casaglia 41) il 10 agosto con "Tango di stelle cadenti", musica del bandoneista Carlo Maver e letture degli "Angeli"; l’11 agosto c’è un recital della Compagnia d’arte drummatica in omaggio al reporter Tiziano Terzani, e il 12 una serata di comicità surreale con vari gruppi e attori. La rassegna riprenderà poi a Villa Spada il 25 agosto con "Anime salve", spettacolo concerto in memoria di Fabrizio De Andrè, mentre il 26 con "Angeli e chitarre" è in programma una serata di poesie e letture da Garcia Lorca a Neruda. Si chiude il 27 con "Umarells", opera comica del Teatro dei Mignoli ispirata al blog e al libro di Danilo "Maso" Masotti, e con il recital "Chicche di riso" dell’attrice Barbara Baldini. Tutti gli eventi sono gratuiti e iniziano alle 21: il consiglio è di portare scarpe comode e torcia elettrica, ricordano gli organizzatori, per salire lungo i sentieri dei parchi fino ai luoghi degli spettacoli.
Berlusconi: "Bene i militari nelle città, li aumenteremo"
"Abbiamo impiegato 4.250 militari nelle città per dare man forte alle forze dell’ordine e questo ha portato a una diminuzione dei reati incontrando il gradimento dei cittadini e pensiamo di aumentare fortemente il numero dei militari che si dedicheranno alla funzione di forze dell’ordine". Lo dice il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi.
Serracchiani al premier: "A quando le misure ordinarie?"
"Attendiamo di sapere da Berlusconi quanto straordinario, e soprattutto provvisorio, sia l’impiego delle forze armate per garantire l’ordine pubblico nelle città". Così l’eurodeputata Debora Serracchiani commenta le dichiarazioni del presidente del Consiglio, che vuole aumentare la presenza dei militari nelle città. "È passato solo un anno da quando il Governo ha deciso di tagliare 3 miliardi alle forze dell’ordine - ricorda Serracchiani - e pochi giorni fa ha ribadito la sua linea di disinteresse verso il settore sicurezza e difesa presentando il Dpef per gli anni 2010-2013, dove non c’è nulla". In compenso, prosegue Serracchiani "si vogliono tappare i buchi con le ronde, che graveranno sugli enti locali in termini di risorse e con i militari, impegnandoli in compiti loro estranei proprio mentre sono sottoposti alla massima pressione nelle missioni all’estero". Berlusconi, chiude Serracchiani "finalmente ci dica quali saranno le misure ordinarie del suo governo sulla sicurezza, non come sta tappando i buchi". Lettere: "Se Caino vuole morire", l’ergastolo ostativo uccide!
Lettera alla Redazione, 8 agosto 2009
Nel Corriere della Sera di giovedì 30 luglio leggo: "Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto inviare un suo messaggio a Nessuno tocchi Caino in cui si esprime apprezzamento per l’opera dell’Associazione, che continua con tenacia ad adoperarsi per l’abolizione della pena di morte". La notizia mi addolora e mi sconforta, forse il nostro Presidente della Repubblica non ricorda, non può o non vuole ricordare l’appello di 310 ergastolani che nell’anno 2007 gli hanno richiesto la pena di morte in sostituzione dell’ergastolo (vedesi la lista dei nominativi nel libro "Mai dire mai" Il Risveglio dei dannati! Edizioni Liberarsi). Signor Presidente, Le voglio ricordare che molti degli ergastolani di quella lista la vita se la sono già tolta da soli; che un migliaio di ergastolani, sostenuti da parenti, amici e associazioni di volontariato, hanno partecipato a due scioperi della fame, quello del primo dicembre 2007 ad oltranza e quello del primo dicembre 2008 a staffetta per l’abolizione dell’ergastolo; che nella Francia rivoluzionaria l’orrore per questo tipo di pena fu tale che l’Assemblea Costituente mantenne la pena capitale ma vietò le pene perpetue; fu così che nel codice penale del 28 settembre 1791 la pena più grave dopo la morte fu la pena di 24 anni; che un suo collega del vecchio partito comunista, Pietro Ingrao, ex Presidente della Camera dei deputati, dichiarò: "Io sono contro l’ergastolo prima di tutto perché non riesco a immaginarlo". Signor Presidente, Le voglio ricordare: che l’ergastolo ostativo ai benefici non è meglio, né peggio della pena di morte, è la stessa cosa; che gli anni che passa un ergastolano non sono anni di vita, sono anni di morte; che l’ergastolo uccide più della pena di morte, lasciandoti in vita il corpo, ma ammazzandoti l’anima; che l’ergastolano in vita ha tutto da perdere, mentre con la morte ha tutto da guadagnare, perché non si può apprezzare la vita se si è morti. Signori Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, sono un uomo ombra, condannato all’ergastolo ostativo a qualsiasi beneficio: non potrò uscire né ora né mai. Sono in carcere da circa 20 anni: non ho visto crescere i miei figli, ora non sto vedendo crescere i miei nipotini; mi creda, non cerco la morte, ma non la rifiuterei. Non faccia i complimenti a chi si adopera per l’abolizione della pena di morte, li faccia a quei paesi come la Cina e l’Iran, ecc. che ammazzano una persona una volta sola e non tutti i giorni e tutte le notti come in Italia. Signor Presidente, lo Stato, qualsiasi Stato, potrebbe ammazzare i suoi cittadini, ma non dovrebbe mai punirli per sempre senza speranza. L’ergastolo ci ammazza giorno dopo giorno, notte dopo notte. Per favore non ci salvi, se Caino vuole morire, lo lasci morire, faccia ripristinare la pena di morte in Italia, perché l’unica pena che può fare uscire gli ergastolani con l’ergastolo ostativo è la pena di morte.
Carmelo Musumeci, Carcere di Spoleto Umbria: nelle carceri "estate calda" della polizia penitenziaria
www.spoletonline.com, 8 agosto 2009
In data 6 agosto 2009, come noto e come ampiamente preannunciato, si è tenuta un’assemblea congiunta di tutto il personale di Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Perugia iscritto a queste OO.SS. La partecipazione del personale è stata copiosa e ammirabile, nonostante il caldo, i carichi di lavoro ed il piano ferie estivo; a questo proposito è gradita l’occasione per ringraziare i molti che hanno voluto condividere e sostenere con trasporto questa nostra iniziativa. L’assemblea, dopo aver a lungo discusso relativamente alla gravissima situazione che si è venuta a determinare all’interno dell’Istituto Penitenziario di Perugia e anche di Spoleto, condivisi i percorsi e gli obiettivi di questa grande vertenza sindacale, preso atto anche "dell’apertura", forse dettata dal buon senso, nonché dalle nostre proteste, dimostrata dal Capo del Dap relativamente alla sospensione di oltre 30 trasferimenti di detenuti previsti per oggi verso il carcere perugino, ha deciso quanto segue: con grande senso di Responsabilità e nella consapevolezza di essere Uomini e Servitori dello Stato il Personale, all’unanimità, anche per permettere a tutti i colleghi di fruire di una settimana di ferie, di differire ogni forma di protesta dopo il 30 Agosto p.v.; di ribadire con forza la richiesta di apertura di un tavolo presso il Dipartimento alla presenza del Dr. Ionta, che ci auguriamo apprezzi anche la nostra "apertura" e nel frattempo fissi subito la data di detto incontro più volte richiesto; di mantenere lo stato di agitazione e, in assenza di riscontri obiettivi alle richieste fatte, dopo il 30 Agosto, di attuare forme eclatanti di protesta quali l’astensione dalla Mensa e l’Autoconsegna in istituto. Nella certezza di perseguire un obiettivo che accomuna Organizzazioni Sindacali, Amministrazione Penitenziaria, Organi ed Enti Territoriali e financo la popolazione detenuta, le scriventi OO.SS, rimangono in attesa di un cortese ed urgente cenno di riscontro, che possa donare un minimo di serenità e tranquillità a tutti gli operatori del sistema penitenziario umbro, già molto provati da un’estate molto calda non solo dal punto di vista climatico.
Sappe Bonino Fabrizio Sinappe Rosati Daniele Cisl-Fsn Covarelli Luca Cgil Scarpelli Wanda Uil Bellini Secondo Cnpp Alessandrelli Ugl Petrelli Francesco Toscana: ispezioni Ferragosto nelle carceri, la Regione plaude
www.regione.toscana.it, 8 agosto 2009
"Anche i detenuti hanno i loro diritti. E vanno difesi". Lo sottolinea l’assessore allo Statuto della Regione Toscana, Agostino Fragai. "Qualcuno - prosegue - ha detto che il grado di civiltà di un paese si misura anche dal suo sistema carcerario e non si può rieducare un detenuto in un carcere, che è luogo di pena ma anche strumento di recupero, quando quel carcere è sovraffollato e in una cella stretta devono convivere sei persone". L’assessore plaude dunque all’iniziativa dell’onorevole Bernardini, che per i giorni attorno a Ferragosto ha proposto un’ispezione in massa per toccare con mano la gravità della situazione dei carceri italiani. L’assessore Fragai, assieme ad altri amministratori locali, era stato invitato a partecipare. "La Regione aderirà" assicura. Giusto nei giorni scorsi la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo aveva accolto il ricorso di un detenuto bosniaco costretto a condividere una cella di Rebibbia, a Roma, con altre cinque persone. E per questo aveva multato lo Stato italiano. Roma: il Cie Ponte Galeria scoppia; Governo acceleri rimpatri
Adnkronos, 8 agosto 2009
"Accogliamo positivamente l’assegnazione di 115 nuovi militari per la Capitale e la volontà del Prefetto di dislocarli in parte a sorveglianza del Cie di Ponte Galeria. Dobbiamo però richiedere al Governo uno sforzo determinante e di primaria importanza al fine di garantire sicurezza e legalità nella nostra città teso ad accelerare i rimpatri dei detenuti ospitati presso il Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria". È quanto ha dichiarato Augusto Santori, consigliere Pdl del Municipio XV. "Nell’esprimere rilevante considerazione per gli ultimi provvedimenti attuati dal governo in materia di sicurezza - ha proseguito - con particolare riferimento alla regolamentazione dei volontari per la sicurezza e all’assegnazione di nuovi militari alla Capitale, non possiamo però non sottolineare la priorità che assume lo stanziamento di nuovi fondi per dare seguito ai provvedimenti di espulsione, anche attraverso i necessari accordi con la nostra compagnia di bandiera". "Diversi agenti della Polizia Municipale lamentano effettivamente il grave problema delle difficoltà operative che si riscontrano nel poter ospitare nuovi detenuti clandestini - ha proseguito il consigliere del XV Municipio - identificati nello svolgimento del lavoro quotidiano di controlli e verifiche nel territorio municipale, per via dell’esaurimento di posti disponibili riscontrato nel Centro di identificazione ed espulsione. Ciò non fa purtroppo che svilire il lavoro svolto dagli agenti - ha ricordato Santori - rendendo inefficaci alcune delle operazioni di polizia svolte sul territorio dalla nostra Polizia Municipale". Viterbo: sovraffollamento; Uil chiede l’intervento del prefetto
www.tusciaweb.it, 8 agosto 2009
In queste ore la Direzione del carcere viterbese è stato costretto a riaprire una sezione chiusa per lavori di ristrutturazione per permettere l’ubicazione di alcuni detenuti di Alta sicurezza che supera le 50 presenze in una popolazione detenuta che supera le 680 unità. Cosa comporta questa apertura? Comporta la necessità in una situazione già in sofferenza nell’organico di Polizia Penitenziaria per la carenza di oltre 150 unità in meno di dover far fronte a garantire altri 3 turni di servizio nel momento più insufficiente vista anche l’attuazione giusta di garantire qualche giorno di ferie al personale che oramai da qualche anno fa fronte alle difficoltà del sovraffollamento". Il ministero o meglio dire il Capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria Franco Ionta ha iniziato una serie d’interventi sul piano nazionale che però non sufficienti, che dovrebbero prevedere anche la necessità di utilizzare i militari per garantire la sicurezza esterna dei stessi penitenziari che hanno raggiunto circa 63800 presenze nella popolazione detenuta contro un organico che sconta almeno 5000 unità in meno di Agenti penitenziari:la Uil proprio per questo sta continuando iniziative su tutto il territorio nazionale e per quanto mi riguarda, a livello regionale il 14 Agosto faremo una visita al Carcere di Regina Coeli insieme a Rita Bernardini che coordina ad altrettanti parlamentari di vari schieramenti politici, svolgerà in tutti gli istituti d’Italia visite perché oggi il problema carceri riguarda sia chi è richiuso è chi deve garantire il rispetto della sicurezza e del trattamento come i Poliziotti penitenziari. Chiederemo al Prefetto di Viterbo d’intervenire per Mammagialla come ha fatto il suo omologo di Frosinone per la casa circondariale con il Ministro perché si possa intervenire nel merito, ricordando che la Uil Penitenziari manifesterà il prossimo 22 settembre a Piazza Montecitorio proprio perché la dignità dei Poliziotti penitenziari non siano calpestati per le grandi difficoltà in cui versa il sistema penitenziario nazionale e in questo caso anche di Viterbo".
Daniele Nincastrini Coordinatore regionale Uilpa Penitenziari Latina: il carcere si trasforma in un set televisivo, per la Nbc
www.sabaudiain.it, 8 agosto 2009
Una troupe della prestigiosa NBC americana si trova da una settimana all’interno del carcere di Latina dove sta realizzando immagini e interviste per un documentario. È stata la Latina Film Commission, la Fondazione con sede nell’ex Ciapi, nata con l’obiettivo di dare supporto logistico alle produzioni che "girano" sul territorio provinciale, a fare in modo che scegliessero l’Istituto penitenziario di Latina per l’unico episodio in Italia, a curare le pratiche e a fornire l’appoggio necessario al gruppo guidato dalla regista e produttrice Susan Mary Carney, che ha potuto, in questo modo, completare un lungo giro per gli istituti penitenziari di mezzo mondo: dagli Usa, all’Asia, all’Africa e ora in Europa, per il programma "Lockup". Ad accogliere la produzione è stata la neo-direttrice della struttura penitenziaria di Via Aspromonte, Donata Innantuono, arrivata nel capoluogo da pochissimi giorni, per l’esattezza il 3 agosto: "Ho accolto con favore l’iniziativa della Film Commission e della produzione americana - spiega - anche se devo dire che l’ok al progetto era arrivato già dal mio predecessore, Claudio Piccari. Devo dire che mi sembra un fatto positivo avere l’opportunità di trasferire all’esterno un’immagine meno catastrofica delle nostre strutture, soprattutto per ciò che attiene al lavoro che si svolge nell’area pedagogica". La troupe (composta oltre che Susan Mary Carney, anche da Brian Wesley Kelly, Scott Raymond Palm e Michael Ryan Drachkovitch) è diventata subito di casa: "In carcere le notizie girano velocemente, c’è un tam tam continuo tra i detenuti, e due minuti dopo il loro ingresso tutti sapevano, chi era arrivato e perché", sorride Antonio Marotti, responsabile dell’Area Pedagocica. Insieme all’Ispettore Vincenzo Farese, al Comandante della Polizia Mario Matano e alla preziosissima interprete Elisa Goethals hanno fatto da guida alla troupe e da interfaccia alla Latina Film Commission. "Grazie al nullaosta del Ministero di Grazia e Giustizia, e alla grande disponibilità di tutti gli operaori, da una settimana le telecamere sono entrate nella struttura di Via Aspromonte per parlare con i detenuti, intervistarli, girare immagini e partecipare alle attività carcerarie", spiega il direttore della Fondazione Latina Film Commission, Rino Piccolo. "I detenuti hanno accettato tutti volentieri di partecipare al lavoro della troupe, anche le donne che si trovano nel braccio di massima sicurezza (sono le terroriste irriducibili e le mogli dei boss mafiosi ndr) anche se per loro il Ministero non ha ritenuto di dare il benestare alle interviste", aggiunge Marotti spiegando che le riprese sono state accordate solo in alcuni luoghi: "Sono autorizzati a girare nel passeggio, nell’aula di informatica e nell’aula polifunzionale dove si fa pittura, teatro, ceramica e palestra. Non nelle celle". "L’attenzione - aggiunge Piccolo - è stata focalizzata su tre detenuti in particolare, di cui sono state raccolte le storie personali". "La produzione è molto soddisfatta - spiega il presidente della Latina Film Commission, Raul Malagola - per come il lavoro si sta svolgendo e per questo ha pensato di lasciare un ricordo al carcere, attraverso una donazione in materiali utili per le attività pedagogiche. Probabilmente acquisteranno l’amplificazione per la sala teatro e altre dotazioni". E probabilmente non sarà l’unica forma di collaborazione futura tra la produzione americana e Via Aspromonte. Per Susan Carney "si è trattato di un’esperienza importante. Negli Stati Uniti c’è un sistema esclusivamente afflittivo, che è molto pesante. Qui invece abbiamo potuto vedere detenuti con la sigaretta in mano o mentre bevevano un bicchiere di vino - si stupisce - È stato molto interessante osservare quanta importanza viene data in Italia al tentativo di riabilitazione dei carcerati e sarà importante mettere a confronto le diverse esperienze. Siamo pienamente soddisfatti anche della collaborazione con la Latina Film Commission con la quale torneremo certamente a lavorare". Gran Bretagna: torna libero Ronnie Biggs, il ladro del secolo
Il Mattino, 8 agosto 2009
Ronnie Biggs, il muratore protagonista della "grande rapina al treno" al Bridego Railway Bridge nel Buckinghamshire l’8 agosto 1963 ritorna in libertà. Le autorità britanniche hanno autorizzato oggi la definitiva messa in libertà di Ronnie Biggs, il cervello della "grande rapina al treno" (ma forse nella realtà la vera mente era un’altra, Bruce Reynolds, detto "il Colonnello"), uno dei ladri più famosi del Novecento. Il ministro della Giustizia Jack Straw ha spiegato che a Biggs è stato concesso il rilascio per motivi umanitari, su richiesta dei familiari. Il detenuto, che sabato compirà 80 anni, si trova ricoverato in un ospedale presso il carcere di Norwich nell’Inghilterra orientale, dove è stato trasferito dieci giorni fa per una "grave polmonite". I medici che lo hanno cura hanno dichiarato che vi sono "poche speranze" che si riprenda. La notte dell’8 agosto 1963 il macchinista del treno postale Glasgow-Londra si arresta a un falso segnale di semaforo nella campagna inglese nei pressi del paese di Cheddington, nel Buckinghamshire: un gruppo di uomini armati e vestiti da militari stacca la locomotiva e i vagoni postali e costringe il macchinista a portare il treno fino al viadotto di Cheddington, a cinquanta chilometri da Londra. Ci sono centoventi sacchi pieni soldi, 2,6 milioni di sterline, provenienti dalle banche di Glasgow, e destinate a essere distrutte. Di leggendario, in realtà, quella rapina non ha molto: i ladri, per prima cosa, non furono così gentiluomini. Pestarono a sangue il povero macchinista, costringendolo per mesi in ospedale. E non fu neppure una rapina perfetta: i sedici furono tanto sprovveduti da lasciare piena di impronte digitali la casa in cui si spartirono il bottino e la polizia li prese facilmente, uno ad uno, Ronnie compreso. Nella leggenda resta solo il destino del bottino che Scotland Yard recuperò solo in minima parte. E la fuga di Biggs, iniziata pochi mesi dopo, quando scalò il muro della prigione. Una fuga interminabile. Prima in Belgio, poi in Australia, e infine in Brasile. Nel 2001, piegato da tre emorragie cerebrali quasi incapace di parlare, che non ha più niente da chiedere alla vita e che, a corto di soldi, cede alla nostalgia e si riconsegna alla giustizia. E il governo di Sua Maestà da allora gli paga persino le spese mediche.
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