|
Giustizia: mille detenuti in più ogni mese, 60mila entro l’anno
Ansa, 14 maggio 2008
Sono cresciuti di 4.299 unità i detenuti nelle carceri italiane negli ultimi quattro mesi. Lo afferma il Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria (Sappe) in una nota, definendo "vertiginoso" l’aumento dell’8,8% della popolazione carceraria avvenuto dall’inizio del 2008 al 30 aprile. Attualmente i detenuti sono 52.992. Dallo scorso giugno la popolazione nelle carceri è aumentata di circa mille unità al mese. "La capienza massima di 43 mila presenze è stata superata a giugno 2007 - afferma Aldo Di Giacomo, consigliere nazionale del Sappe - con questo ritmo di crescita entro l’anno saremo di nuovo nella situazione di emergenza pre-indulto". Secondo Di Giacomo, il sovraffollamento e le condizioni di vita degradanti delle carceri portano a tensione e malessere, che determinano aggressività. "Se a breve non ci sarà un’inversione di marcia - dice - ci ritroveremo ad affrontare una situazione irrecuperabile. È partita da poco la sperimentazione di 400 braccialetti elettronici: si potrebbe applicare a circa 30 mila detenuti in attesa di giudizio, questo potrebbe essere il primo piccolo passo. Nessuno dimentichi che a oggi le persone sottoposte a misure diverse dalla carcerazione sono un esercito di oltre 113 mila". Giustizia: Gonnella; con reato clandestinità 500mila detenuti
Ansa, 14 maggio 2008
"Almeno due dei provvedimenti contenuti nel pacchetto sicurezza che il governo starebbe mettendo a punto sono ingestibili dal sistema penale e penitenziario". A dichiararlo è Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone che si batte per i diritti nelle carceri. "Il reato di immigrazione clandestina - dice Gonnella comporterebbe l’ingresso in carcere di quel mezzo milione di clandestini che si stima vivano in Italia, la maggior parte badanti: quanti nuovi istituti di pena o Cpt dovrebbe costruire il governo Berlusconi per accoglierli tutti?". "Non parliamo poi - prosegue - di quanto questo nuovo reato potrebbe essere pesante per i tribunali! Si tratta evidentemente di una norma di propaganda che non serve a migliorare la sicurezza, per cui sarebbero più efficaci investimenti per l’efficienza della giustizia e del sistema investigativo". Gonnella si dice anche "perplesso e preoccupato" della ventilata revisione della legge Gozzini, "un sistema di controllo e pacificazione all’interno delle carceri che permette ai detenuti di sperare in misure alternative". "Nel momento in cui questa speranza dovesse venire meno - spiega Gonnella - i carcerati che sopravvivono in celle sovraffollate tornerebbero a non avere più nulla da perdere e le carceri alla violenza e alle rivolte di un tempo". "Anche prevedere meccanismi di obbligatorietà e automatismo della custodia cautelare non risolve i problemi - aggiunge - perché l’importanza sarebbe, invece, avere processi rapidi". Secondo il presidente di Antigone "a ispirare le misure contenute nel pacchetto sicurezza è lo spirito illiberale figlio dei tempi in cui viviamo, in cui si cerca esasperatamente la protezione individuale perché è scomparsa la sicurezza sociale". "Ne tenga conto Veltroni - conclude - che ha lanciato per primo questa campagna a Roma". Giustizia: Veltroni; fu errore non approvare Decreto Amato
Dire, 14 maggio 2008
Walter Veltroni cita l’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu a proposito di "un uso intelligente dell’immigrazione regolare" ma mette in guardia la Lega: "attenzione alla caccia all’immigrato, alle ronde, alla logica che ai più forti è consentito di stabilire se ci si possa rifiutare o meno di offrire una sigaretta o portare i capelli in un certo modo". Il leader del Pd nel suo discorso sulla fiducia spiega di ritenere che "il vecchio centrosinistra ha compiuto un errore enorme nel non approvare il pacchetto Amato" ma sottolinea che il Pd "sente il bisogno che non si smarriscano mai quei valori di inclusione e coscienza dei diritti che sono parte della nostra identità di cittadini europei". Cagliari: da Regione 60mila € per volontariato penitenziario
Ansa, 14 maggio 2008
La Regione ha stanziato 60 mila euro per il Coordinamento volontariato penitenziario di Cagliari onlus, associazione che da anni offre servizi di ascolto e sostegno ai familiari dei detenuti nel carcere di Buoncammino. I finanziamenti serviranno anche per l’acquisto di un camper, che sosterà fuori dal carcere cagliaritano e potrà ospitare i familiari dei detenuti che attendono di visitare i propri cari. Sessantamila euro per il Coordinamento volontariato penitenziario di Cagliari onlus, associazione che da anni offre servizi di ascolto e sostegno ai familiari dei detenuti nel carcere di Buoncammino. Li ha stanziati oggi la Giunta regionale, serviranno anche per l’acquisto di un camper, che sosterà fuori dal carcere cagliaritano e potrà ospitare i familiari dei detenuti che attendono di visitare i propri cari. Nel servizio offerto dall’associazione rientra l’ascolto, l’offerta di riparo, la distribuzione di generi di conforto, l’assistenza ai familiari dei detenuti nell’espletamento degli adempimenti amministrativi ed organizzativi legati alla programmazione delle visite. Venezia: 2 giornate di incontri per reinserimento dei detenuti
Il Gazzettino, 14 maggio 2008
Escludere o integrare. Quali vie per la sicurezza questo il tema delle due giornate di studio promosse dall’associazione di volontariato penitenziario Il Granello di senape, in collaborazione con il Comune di Venezia, che si svolgeranno a venerdì e sabato. Il programma è stato presentato a Cà Farsetti dall’assessore alle Politiche sociali, Sandro Simionato e dalla presidente del Granello di senape, Maria Teresa Menotto. "La repressione non è un deterrente - ha spiegato Simionato - la sicurezza si può garantire attraverso la costruzione di una rete solidale cittadina. Le numerose iniziative formative e di lavoro realizzate in questi anni all’interno del carcere, e le attività di lavoro, studio e relazioni sociali a sostegno degli ex detenuti hanno consentito non solo di salvaguardare la loro dignità personale, ma offerto la possibilità di non ricadere sugli errori precedenti. Si sottrae terreno alla delinquenza solo costruendo opportunità che consentano agli ex detenuti un pieno inserimento". "L’assunto "più carcere uguale più sicurezza" - ha detto - viene troppo spesso proposto come risolutivo. I dati però confermano un trend di diminuzione di certi reati quali omicidi, scippi, furti d’auto, mentre aumentano rapine e borseggi, spaccio di droga. Eppure le prigioni sono nuovamente strapiene con una presenza attuale di 52.686 detenuti per 43.068 posti, una media di 113 detenuti per 100 posti letto". Menotto ha poi ricordato come i due convegni: Sugli sportelli informativi rivolti a detenuti ed ex detenuti (venerdì 16 centro Zitelle alla Giudecca) e Escludere e punire o prendersi cura e integrare. Quali vie per la sicurezza? (sabato 17 Auditorium Santa Margherita) sono stati organizzati per consentire un confronto di buone pratiche, tra operatori e volontari di diverse città, in grado di evidenziare positività e criticità dei progetti avviati, con l’obiettivo di allargare la rete dei servizi che in questo territorio da tempo lavorano assieme. Roma: dalle carceri un aiuto per i bambini del Mozambico
Dire, 14 maggio 2008
Una gara di solidarietà che, partendo dagli istituti di pena italiani, ha come obiettivo fornire aiuti concreti ai bambini del Mozambico. Un’iniziativa che ha origine nel Programma di rafforzamento dei diritti dei minori in Mozambico, realizzato dall’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (Unicri), e che vede coinvolte istituzioni e realtà italiane. Nei prossimi giorni, infatti, da diverse città italiane verranno imbarcati mezzi di trasporto, attrezzature e arredi, materiale per un laboratorio di mosaico, vestiario vario per i bambini, per il personale, per le attività sportive destinati al Centro di Osservazione e al Centro educativo per minori in conflitto con la legge mozambicani. Le strutture sono state create attraverso il progetto dell’Unicri che, finanziato dal governo italiano porterà, inoltre, all’apertura di una sezione penale del Tribunale per i minori. Dal 2005 l’Unicri opera in Mozambico per promuovere la tutela dei diritti dei minori in conflitto con la legge e il loro reinserimento. In questo contesto, sono state condotte azioni volte a rafforzare le istituzioni, a riqualificare le strutture per il trattamento dei minori in conflitto con la legge e a formare gli operatori della giustizia minorile. In parallelo, l’Unicri lavora per facilitare il reinserimento familiare e sociale dei minori e potenziare la rete di sostegno. Il materiale, la cui campagna di raccolta è stata promossa dall’Associazione-onlus Ora d’Aria, è stato donato dall’Amministrazione penitenziaria italiana, che per organizzazione interna o per cambio di normativa, dismette beni in ottime condizioni. Il donativo proviene dalla Casa circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso a Roma e dal Provveditorato della Toscana che ha coinvolto gli istituti penitenziari di Prato, Pistoia, Massa, Pisa e Firenze. Altri donativi sono arrivati da strutture del privato sociale, Centri sportivi, Case di accoglienza per minori in conflitto con la legge e Cooperative di ex detenuti. La spedizione è stata resa possibile grazie a un contributo da parte della Cmc, Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna, che ha, inoltre, partecipato gratuitamente alla realizzazione di uno studio per la riqualificazione dei centri in Mozambico. Volontari della Polizia penitenziaria e di un laboratorio fotografico, nato in carcere, documenteranno l’intera iniziativa con fotografie e video. "Questa iniziativa - commenta il direttore dell’Unicri Sandro Calvani - esprime tutta la grandezza della solidarietà. Oggi anche i detenuti italiani sono divenuti partner di un progetto che supera le frontiere e le mura delle prigioni per arrivare ai bambini come messaggio di speranza". Torino: alla Fiera del Libro gli scrittori incontrano i detenuti di Fabrizio Gargarone
http://editore.slowfood.it, 14 maggio 2008
Durante la Fiera del Libro 2008, cinque scrittori, Faletti, Lucarelli, Giordano, Soriga e Bellu hanno incontrato i detenuti del (e nel) Carcere di Saluzzo. Un incontro al giorno per ogni giorno di Fiera per un progetto realizzato da Marco Pautasso di Fiera Libro, dalla direzione carceraria e documentato da Radio Flash Popolare Network. Chi scrive ha seguito l’ultimo, con Carlo Lucarelli. Era il 12 maggio 2008, ore 17. Sotto un diluvio mi dirigo dal Lingotto, sede della Fiera del Libro, verso Saluzzo destinazione La Felicina, un carcere. In macchina. Alfa Romeo 3200 a benzina: guida Clemente pensionato-volontario della Fiera del Libro, uno di quei soldati invisibili che normalmente mandano avanti le grandi manifestazioni in cambio di una citazione molto applaudita nel discorso conclusivo del capoccia di turno. Così è la vita, Clemente dopo 30 anni di Fiat lo sa e sta al gioco. Oggi tocca a me fare il Vip di turno e lui il mio driver. Non ha ancora capito bene cosa ci porta a fare tra gli ergastolani, in galera ma capisce che noi ci teniamo molto e rispetta i nostri ruoli e i nostri silenzi. Noi, io, Marco Pautasso e Giacomo Mosconi e Clemente siamo la seconda Macchina che sta seguendo a distanza quella che ospita Orlando Perera e Carlo Lucarelli accompagnati da una ragazza dell’ufficio stampa di Fiera Libro, molto gentile e precisa nei modi e nelle osservazioni di cui mi sfugge il nome. So solo che ha cinque figli e il fatto che abbia i capelli rossi mi fa pensare che sia irlandese. Associazioni di idee così a muzzo. Torniamo indietro un momento in questo reportage e ai suoi personaggi: Clemente è il driver; Marco Pautasso è il genio che qualche anno fa ha pensato bene di portare nell’ultimo vero concentrato di lettori italiani, cioè il carcere, la Fiera del Libro e alcuni suoi protagonisti eccellenti e famosi; Giacomo Mosconi è il mio tecnico audio e video; Orlando Perera è il giornalista di Rai3 Piemonte; Carlo Lucarelli è Carlo Lucarelli e la ragazza senza nome è l’unico personaggio di buon senso in questa storia. Attenzione: i veri protagonisti devono ancora arrivare; noi siamo solo le comparse, quelle che muoiono alla seconda scena. In ogni caso, arriviamo al carcere di Saluzzo che sta smettendo di piovere ed entriamo direttamente con la macchina dentro parcheggiando nella zona riservata alla macchina del direttore. Figo. Arriviamo e ci accolgono i secondini tra cui spicca una bella e gentile ragazza in divisa che ci saluta come persone importanti ma subito dopo ci fa posare i cellulari in un armadietto a chiave: il senso è chiaro e suona come "patti chiari amicizia lunga". Capita l’antifona ci dirigiamo verso il motivo della nostra presenza: l’incontro tra uno scrittore famoso ospite della Fiera del Libro, Carlo Lucarelli, che viene presentato da Perera e il suo uditorio speciale: duecento spettatori di cui ottanta detenuti, ospiti esterni, qualche politico e giornalista e noi. Lo spazio è quello più classico del carcere, il cortile in cemento con i muri in cemento, con le guardie messe sul perimetro e il pubblico al centro. Immagino l’ora d’aria con i detenuti divisi in gruppi; magari la partita a pallone o la rissa o le immagini che abbiamo visto in tutti i film di genere. Ma il cortile del carcere è la sua immagine più che la cella. Sotto un cielo che promette pioggia inizia l’incontro. Il cortile è strapieno di pubblico e si capisce subito che molti sono parenti dei detenuti che hanno approfittato di questa occasione per passare qualche ora con il figlio, il fratello o il padre o il compagno. Davanti a Lucarelli e Perera, che iniziano in modo abbastanza formale a parlare di letteratura, ci sono storie, famiglie che si ricompongono anche solo per due ore, bambini che abbracciano il padre forte forte, gridano o ridono come solo i bambini fanno. Fantastico. Io lavoro con il tecnico del carcere che è anche il presentatore della giornata: si chiama Stefano Diamante, sembra un professionista, tempi scenici perfetti. All’inizio penso sia un giornalista esterno poi mi spiegano che è un interno perché a Saluzzo esiste un giornale dei detenuti e anche una loro televisione. Poi mi spiegano anche che il mio tecnico giornalista si è preso trent’anni perché ha ammazzato la madre con una roncola per non deluderla. Aveva mentito per molti anni sui suoi esami (non dati) all’università fino ad una laurea che non avrebbe mai potuto prendere. Il giorno della tesi fantasma tirò un po' di coca, prese un martello e una roncola e regolò i conti con la mamma. È andata così, amen. Però oggi è un tecnico, un presentatore e un giornalista impeccabile e ci troviamo subito bene sulle cose pratiche da sbrigare e sull’andamento della giornata. Non ha problemi a parlarmi del suo passato e io ne approfitto rendendomi conto con sollievo che la mia morbosità svanisce appena lui mi racconta. È lui che quando comincia a piovere a dirotto sul cortile gestisce il trasferimento verso il teatro del carcere di tutto il pubblico. Ed è lui che prende in mano l’incontro quando Perera sbanda nella conduzione rapportandosi con il pubblico come fossimo al Circolo dei Lettori e non in un Carcere di massima sicurezza. Diamante prende il microfono e porta Lucarelli a parlare senza rete dei suoi libri, del noir, della parte oscura che c’è in ognuno di noi. Perera spiazzato si defila e si apre un gioco diretto tra Lucarelli, che ha già lavorato in carcere a Padova, e i detenuti. Un’ora di botta e risposta, un incontro divertente e interessante ravvivato da un altro giornalista interno, Raffaele, ospite per semplice spaccio internazionale, che il giornalista lo ha fatto davvero nella sua vita precedente. A un certo punto il tempo a disposizione è finito. L’incontro deve terminare. Diamante apre una lunga serie di ringraziamenti che vanno dal Sindaco di Saluzzo al Direttore del Carcere, al maresciallo. Ad ogni nome un lungo applauso, anzi lunghissimo. Perché il pubblico sa che alla fine dell’ultimo applauso, dopo l’ultimo nome, la gente dovrà uscire, chiamata all’altoparlante sezione per sezione, e torneranno le celle, le sbarre, il cortile. E basta. E così è andata. Noi siamo ripartiti sotto lo stesso diluvio, con l’Alfa 3200 a benzina, zitti zitti a pensare quello che avevamo vissuto, ripensando alle facce, alle storie, a quelle due ore della nostra vita che ti fanno capire che se ci pensi bene, della vita non c’è niente da capire. Trani: da Al Bano Carrisi concerto "speciale" per i detenuti
www.barilive.it, 14 maggio 2008
Concerto di Al Bano ieri a Trani: ha cantato per i detenuti della Casa Circondariale di Trani in via Andria. Ieri pomeriggio, alle ore 16.00, nella sala teatro della Casa circondariale di Trani in via Andria, il noto cantante Al Bano Carrisi ha incontrato i detenuti dell’istituto penitenziario e per loro ha tenuto un concerto. L’iniziativa è stata promossa dalla Parrocchia S. Maria Addolorata alle Croci di Andria, con il supporto della Caritas diocesana di Andria, che da mesi collabora con la direzione dell’istituto al fine di creare una rete di relazioni con il territorio e costruire una prospettiva di recupero e di reintegrazione dei detenuti ristretti nel carcere, nella quasi totalità appartenenti al territorio circostante. Immigrazione: reato d'ingresso clandestino, governo va avanti di Liana Milella
La Repubblica, 14 maggio 2008
Ci vorranno ancora due giorni per definire il pacchetto sicurezza, distinto tra un decreto e dei disegni di legge. Il primo, assicura il Guardasigilli Angelino Alfano, sarà preparato "con grande attenzione e sensibilità nei confronti del capo dello Stato" che dovrà controfirmarlo. Lì dentro non ci sarà il nuovo reato d’immigrazione clandestina su cui non ha dubbi il ministro dell’Interno Roberto Maroni ("Personalmente sono favorevole e lo proporrò, ma la scelta dev’essere collegiale") e su cui invece frena quello degli Esteri Franco Frattini. Maroni, nel tripudio del sindaco Letizia Moratti che lo incontra al Viminale, mette a segno il primo passo concreto: a Milano, per l’emergenza zingari, il prefetto assumerà subito anche la carica di commissario straordinario per i rom. Era una decisione dell’ex ministro Giuliano Amato che però era rimasta sulla carta. Ora Maroni firma il decreto. Al primo commissario, almeno per il momento, non ne seguiranno altri perché ogni patto per la sicurezza di una città è diverso dagli altri, ma il prefetto di Roma Carlo Mosca si augura che presto possa nascere la figura del commissario nazionale per i rom. Ancora 48 ore per vedere, nero su bianco, le misure anticrimine del nuovo governo. Ma il vertice a palazzo Chigi con Maroni, Alfano, Frattini, i ministri della Difesa Ignazio La Russa e per Politiche comunitarie Andrea Ronchi consente di chiarire previsioni, esclusioni, dubbi. A partire dal reato di immigrazione clandestina. "Lo faremo, siamo convinti. Ne stiamo verificando la compatibilità con la situazione di carceri e tribunali". Non serve un lasciapassare della Ue perché si tratta di materia da codice penale interno, ma la scrittura del testo (su cui lavorerà Alfano) è decisiva. Si parte dall’ipotesi fatta da Niccolò Ghedini, il consigliere giuridico del premier presente al vertice, di una pena da sei mesi a quattro anni, il processo per direttissima, la successiva espulsione. Quindi con un passaggio minimo in cella. Il regime degli allontanamenti di comunitari ed extracomunitari. In Italia non servono nuove misure. Per allontanare i rumeni non bisogna toccare il trattato di Schengen perché la Romania ne è fuori. Per mandar via gli indesiderabili basta richiamare la direttiva 38 che fissa reddito minimo e impone l’assicurazione di malattia. Per chi arriva dal resto del mondo l’Italia cercherà di anticipare di un mese la direttiva che Frattini, ex commissario Ue per giustizia e sicurezza, ha elaborato per prolungare la custodia nei Cpt fino a 18 mesi (come in Svezia e Germania), ma i centri continueranno a chiamarsi di "permanenza" e non di "detenzione". Per rispedire nel suo paese l’autore di un reato sarà diminuito il numero di anni necessario della condanna. Restano gli inasprimenti nei codici per i reati di grave allarme sociale e i maggiori poteri ai sindaci. Sui primi Alfano lavora all’aggravamento delle pene, ai processi per direttissima, ai nuovi reati (rapina in casa e immigrazione). Maroni consulta i sindaci (oggi quello di Firenze Domenici, presidente dell’Anci), ma anche magistrati e avvocati, e pure la Caritas per evitare i fulmini del Vaticano. In calendario un vertice con il ministro dell’Interno della Romania e con l’ambasciatore della Libia. Sul fronte delle risorse per l’adesso c’è una trovata: per le spese sulla sicurezza i Comuni potranno indebitarsi più del previsto. Infine la criminalità organizzata: Alfano studia un’ulteriore aggressione ai patrimoni mafiosi e sentirà tutti gli ultimi presidenti delle commissione Antimafia. La Russa chiede all’esercito di verificare se c’è lo spazio per una presenza in Calabria. Immigrazione: Cnca; le misure annunciate sono preoccupanti
Vita, 14 maggio 2008
Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca) esprime la propria preoccupazione per i provvedimenti preannunciati dal nuovo Governo in materia di sicurezza. I punti che suscitano perplessità, quando non assoluta contrarietà, sono diversi e rilevanti: l’introduzione del reato di immigrazione clandestina renderebbe penalmente rilevante una situazione che, in sé, non comporta alcun danno né per la collettività né per gli altri. La norma, aldilà della sua probabile illegittimità, sarebbe poi ancor più ingiustificata per il fatto che la stragrande maggioranza delle persone immigrate presenti nel nostro Paese - che lavora, non delinque ed è richiesta per diversi bisogni - non ha avuto alcuna altra possibilità di entrare in Italia se non in modo irregolare e, per di più, riempirebbe carceri già ora sovraffollate. Inoltre, la condizione di clandestinità non permette in alcun modo di distinguere tra "buoni" e "cattivi" perché - tra l’altro - sono numerose le persone che transitano da questa condizione in quella di "regolari" e viceversa. Lascia, poi, interdetti l’idea di definire una soglia minima di reddito per poter restare nel nostro Paese: colpiamo i poveri solo perché poveri? Sarebbe più opportuno, invece, agire per regolarizzare situazioni che hanno tutti i requisiti per esserlo; la trasformazione dei Cpt da centri di permanenza temporanea in strutture a tutti gli effetti detentive (allungando la permanenza a 18 mesi) appare inaccettabile per diverse ragioni: riguarda persone che non hanno commesso alcun reato (se non quello eventuale di immigrazione clandestina per cui vale quanto appena detto); si riferisce a strutture che diversi rapporti di ricerca indipendenti e la stessa commissione De Mistura hanno definito del tutto inadeguate rispetto a primari diritti fondamentali; avrebbe un costo esorbitante: già oggi i Cpt costerebbero 90 milioni di euro l’anno, mentre un rimpatrio avrebbe un costo tra i 10mila e i 25mila euro; l’investimento che si intende fare sulle amministrazioni locali appare, in linea generale, del tutto opportuno, ma così come viene presentato sembra configurare più la definizione di un nuovo assetto repressivo (con tanto di "commissari") che un sistema in grado di far fronte alle tante questioni connesse alle paure sociali; l’allarme che sta di nuovo montando contro le persone rom e le persone di nazionalità romena consolida pregiudizi e intolleranze indiscriminate già ampiamente diffuse nella collettività, con l’unica conseguenza di togliere ai più marginali anche quel poco che hanno faticosamente costruito. "Ci permettiamo di far notare al Governo", afferma Lucio Babolin, presidente del Cnca, "che giocare con il fuoco può diventare molto pericoloso: la vicenda assolutamente non chiara della giovane rom che, a Ponticelli, avrebbe tentato di rapire un bimbo - la madre ha dato versioni contraddittorie che, però, non trovano riscontro negli articoli dei giornali, nemmeno attraverso l’opportuno uso del condizionale - così come le successive mobilitazioni con tanto di molotov e spranghe sono la logica conseguenza di una paura che è anche artificialmente sostenuta. Vogliamo un mondo fatto di ronde, videocamere, vigilantes ed esercito nelle strade? Non sarebbe bello viverci, per i marginali come per i benestanti". Immigrazione: Naga; per i Rom gravi elementi discriminatori
Redattore Sociale, 14 maggio 2008
Le proposte del ministro dell’Interno commentate da Pietro Massarotto, presidente dell’associazione che si occupa di sanità nei campi rom a Milano. "Risposte di facciata a un allarme indotto. Rom terrorizzati, stanno già andando via". Preoccupazione e sconcerto sono i sentimenti espressi dal Naga, associazione milanese che si occupa del servizio sanitario nei campi rom, per il pacchetto sicurezza allo studio del ministro dell’Interno. Le proposte di estendere il periodo di trattenimento nei Cpt fino a 18 mesi, introdurre il reato di immigrazione clandestina e la sospensione del trattato di Schengen per i cittadini romeni, e in particolare i rom "contengono gravi elementi discriminatori - commenta Pietro Massarotto, presidente del Naga -. La sospensione di Schengen, a danno di un gruppo specifico di cittadini europei, violerebbe le fondamentali norme nazionali, europee e internazionali in materia di non discriminazione". L’impianto generale del provvedimento inoltre, secondo l’associazione, non corrisponderebbe a una reale conoscenza del fenomeno migratorio, quanto piuttosto "all’esigenza di fornire risposte immediate e di facciata a un allarme sociale indotto". L’assalto agli insediamenti rom di Napoli e le dichiarazioni del presidente della Provincia Filippo Penati (che ha chiesto al ministro dell’Interno Maroni l’eliminazione di tutti i campi abusivi ndr) hanno fatto crescere la paura nei campi di Milano e dell’hinterland. "Sono terrorizzati, c’è gente che sta iniziando a tornare in Romania - precisa Marta Pepe, volontaria del Naga - . Mi aspetto che possa succedere il peggio". Messico: 25% detenuti per furto cibo, pdl per depenalizzarlo
Associated Press, 14 maggio 2008
Niente più carcere per chi ruba generi alimentari, vestiti o medicine. La proposta di legge è stata deposita da un deputato conservatore di Città del Messico, Josè Antonio Zepeda, e verrà votata dal Parlamento della capitale la prossima settimana. Zepeda chiede di depenalizzare solo "la prima volta", sostituendo il servizio sociale alla prigione per i colpevoli di piccoli furti senza violenza. La ragione principale, spiega il quotidiano Milenio, è ridurre il sovraffollamento delle carceri: il 25% dei 30.000 detenuti di Città del Messico si trova dietro le sbarre per appropriazione indebita (e non violente) di beni dal valore economico inferiore all’equivalente di 6 euro.
|