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Giustizia: Camere Penali; da Pd e Pdl soltanto propaganda...
Ansa, 12 aprile 2008
Nei programmi elettorali dei due maggiori schieramenti è assente la giustizia, mentre "campeggia l’obiettivo sicurezza, come principale strumento di promozione". La denuncia viene dall’Unione delle Camere Penali, che lamenta in particolare l’assenza di misure per dare attuazione al principio del "giusto processo", cioè alla parità tra accusa e difesa davanti a un giudice terzo. "Il quadro è preoccupante - afferma il leader dei penalisti Oreste Dominioni - e amareggia ancora una volta che i due schieramenti politici che competono per la vittoria, nella ricerca di un facile consenso, amplifichino il comune senso di insicurezza, rinunciando ad una riforma necessaria, che restituisca al cittadino la fiducia nella giustizia e un reale sentimento di sicurezza". "Consapevole del proprio ruolo di controllore delle garanzie, delle libertà civili, del rispetto dei principi costituzionali, l’Ucpi è pronta a rilanciare, chiunque vinca, le grandi battaglie liberali e democratiche. Chi ci sta - conclude Dominioni - si prepari a non abbandonare il campo". Giustizia: Veltroni; magistrato può sbagliare, ma va rispettato
Ansa, 12 aprile 2008
"Anche i magistrati possono sbagliare, come i politici o i giornalisti, e se sbagliano bisogna intervenire ma la cosa peggiore è che non senta lo Stato al suo fianco". Così il leader del Pd Walter Veltroni critica la proposta di un test per i Pm, avanzata dal leader Pdl Silvio Berlusconi. "Io penso che non sia accettabile - afferma Veltroni - che ci si metta 7 anni e 8 mesi per una sentenza, come avvenuto a Gela, o che sarebbe grave se il padre di Gravina abbia passato 5 mesi in carcere da innocente ma la magistratura deve comunque essere rispettata nel suo lavoro perché magistrati erano Falcone e Borsellino". Giustizia: a proposito della responsabilità civile dei magistrati
Affari Italiani, 12 aprile 2008
Quello del giudice è come il mestiere del medico, è un mestiere serio, un mestiere in cui un errore può completamente distruggere la vita di una persona. Quando un giudice sbaglia, rovina una vita. Spesso il tema della selezione dei giudici e della loro responsabilità per i loro errori più gravi, resta confinato in Italia alla sterile litigiosità tra alleati ed avversari dell’inquisito eccellente di turno. Il problema però meriterebbe una maggior attenzione bipartisan, senza scordare che anche all’estero i giudici sbagliano, e spesso ne fanno di ben più grosse che in Italia. In Andalusia, Spagna, una giudice si è dimenticata di firmare l’ordine di scarcerazione per un detenuto in custodia cautelare in carcere che era stato assolto in via definitiva. Il detenuto, oltre ad aver passato mesi di ingiusta detenzione sulla base di un’accusa risultata falsa, è stato pure costretto a più di un ulteriore anno di prigione per la dimenticanza della giudice. Il tribunale disciplinare ha condannato la giudice a pagare all’ex detenuto 103.000 euro di risarcimento. Sia la giudice che l’ex detenuto hanno fatto ricorso: uno dei due ricorsi è pienamente legittimo, l’altro è l’emblema di chi ha sbagliato mestiere, non solo ha commesso un errore gravissimo ma neppure dà l’impressione di volerlo riconoscere. Negli Usa, dopo 24 anni di prigione in seguito ad una condanna a 130 anni per rapimento e violenza sessuale su due donne, Alan Crotzer è stato liberato perché un test del dna ha dimostrato la sua totale estraneità ai fatti. È stato risarcito con la ridicola somma di 1.25 milioni di dollari. Larino: morto detenuto 26enne in coma dopo tentativo suicidio
Asca, 12 aprile 2008
Dopo oltre 20 giorni di coma ha cessato di vivere nel reparto di rianimazione dell’ospedale "S. Pio" di Vasto il giovane N.D.B., 25 anni, originario di Castiglione Messer Marino, centro dell’Alto Vastese, che aveva tentato di uccidersi impiccandosi all’interno di una cella del carcere di Larino dove si trovava ristretto per problemi con la giustizia. Il giovane era stato soccorso e trasferito nell’attrezzato reparto dell’ospedale di Vasto dove, però, nonostante le cure dei sanitari, non aveva mai ripreso conoscenza. N.D.B. era stato arrestato a Parma, città nella quale si era trasferito, per problemi legati allo spaccio di sostanze stupefacenti e per un furto compiuto in un negozio. Anni fa il giovane, assieme al fratello che attualmente risiede in Francia, era stato protagonista di una commovente trasmissione televisiva nel corso della quale assieme avevano raccontato la loro vita di ragazzi abbandonati dai genitori che si erano separati. Secondo indiscrezioni in questi ultimi giorni al capezzale del ragazzo si sarebbe presentato solo il padre che, come la madre, si è risposato ed ha hanno entrambi una nuova famiglia. In tanti compaesani sono giunti da Castiglione Messer Marino a Vasto per rendere omaggio alla salma del giovane esposta nell’obitorio dell’ospedale civile. Lucca: cinque detenuti impiegati in lavori di pubblica utilità
Adnkronos, 12 aprile 2008
L’attività, non retribuita, deve essere in favore della collettività e svolta in conformità con quanto disposto nella sentenza di condanna, nella quale il giudice indica esplicitamente il tipo e la durata del lavoro. Saranno fino ad un massimo di cinque, coloro che, dovendo scontare una condanna, verranno impiegati in lavori socialmente utili dalla Provincia di Lucca. È stata, infatti, firmata una convenzione tra l’amministrazione provinciale e il Tribunale di Lucca che rende reale l’opportunità prevista dalla legge, di poter estinguere la pena, invece che tra i muri di un carcere, prestando un’opera lavorativa all’interno di un ente o di un’associazione. L’attività, non retribuita, deve essere in favore della collettività e svolta in conformità con quanto disposto nella sentenza di condanna, nella quale il giudice indica esplicitamente il tipo e la durata del lavoro di pubblica utilità. Durante questo periodo, l’ente, da parte sua, si impegna ad assicurare il rispetto delle norme e la predisposizione delle misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e morale dei condannati. I compiti che i detenuti effettueranno per la Provincia, comunque, saranno sempre conformi alle capacità ed eventuali esperienze lavorative passate. "Sono ancora poche le amministrazioni pubbliche che hanno aderito a questo programma - commenta il presidente della Provincia, Stefano Baccelli - mentre ritengo che poter fare un’esperienza lavorativa, come quella che può offrire un Ente quale la Provincia, sia di grande utilità, in un’ottica di reinserimento di coloro che, avendo commesso un errore nel loro percorso di vita, vogliano saldare il debito con la società e avere una seconda opportunità". L’assessore provinciale alle politiche sociali, Mario Regoli, da parte sua, sottolinea come questa convenzione rientri nel più ampio progetto di reinserimento di detenuti ed ex-detenuti, che la Provincia sta promuovendo. "La stipula della convenzione con il Tribunale di Lucca - dice - rientra perfettamente nell’azione che la Provincia sta portando avanti. A breve, infatti, verrà firmato un protocollo di intesa che predispone azioni e progetti mirati al reinserimento nella comunità di persone che abbiano scontato o stiano scontando una pena detentiva, in modo da accompagnarli in tutto il percorso di reintegro nella società". Piacenza: fare cultura dietro le sbarre? ma non è un’utopia…
Libertà, 12 aprile 2008
"Pensar non nuoce" è il titolo scelto per la tavola rotonda tenutasi ieri in Cattolica, nell’ambito della manifestazione Piacenza per il carcere. Un momento di riflessione sulla possibilità di fare cultura in carcere. "Proprio in un posto che non è considerato certo luogo di cultura, si può fare cultura anche per arricchire la società esterna. Un ribaltamento di fronti, dove il carcere non è un peso, ma una risorsa", ha detto Carla Chiappini, introducendo i relatori: Ornella Favero direttore di Ristretti Orizzonti (rivista del carcere di Padova) e coordinatore della Federazione nazionale per l’informazione dal carcere, Michelina Capato Sartore attrice e regista teatrale, Luciana Scarcia, che tiene laboratori di scrittura creativa e autobiografica, e il regista Davide Ferrario. Sono state proprio le immagini di Ferrario a introdurre la riflessione. Immagini tratte dalla mostra "Foto da galera" allestita da ieri alla biblioteca Passerini Landi dove si potrà visitare fino al 20 aprile. Le foto, che sono state pubblicate anche sull’ultimo numero di Sosta Forzata, sono le immagini di cartoline di posti esotici o di casa propria, poster, foto di familiari o di donne da copertina, icone del Cristo e di padre Pio, riproduzioni di quadri famosi, ritagli, biglietti scritti a mano, attaccati sui muri del quarto raggio di San Vittore. Ferrario ha fotografato questi muri prima che fossero buttati giù per ristrutturare l’area quattro del carcere milanese. E fotografando i muri, Ferrario ci ha permesso di oltrepassarli. Di conoscere meglio le persone che ci stanno dentro, recluse. "Il più bel complimento che ho ricevuto - ha detto il regista - l’ho avuto dai detenuti, che vedendo il catalogo della mostra mi hanno detto: "Queste cose le avevamo davanti agli occhi ogni giorno ma non le abbiamo mai guardate". Ferrario ha già realizzato un film sul carcere e con i carcerati. Si intitola "Fine amore mai" e parla dell’affettività e della sessualità in carcere. Ora di film ne sta preparando un altro che non parla del carcere, ma dal carcere. Sarà una commedia musicale, con venti interpreti e ballerini. "Non faccio cinema in carcere perché mi sento investito di una missione. Quello che do io? In realtà mi porto via molto di più. Faccio cinema in carcere - conclude Ferrario - perché ho avuto l’occasione di incontrare le persone che ci stanno e per me è stato un incontro umano importante". La giornata Piacenza per il Carcere è stata realizzata nell’ambito di un progetto co-finanziato dal Centro di Servizio per il Volontariato di Piacenza - Svep, dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, dal Comune di Piacenza e da altri partner. Un progetto di cui è capofila l’associazione di volontariato penitenziario "Oltre il muro" e che coinvolge Caritas, associazione "La Ricerca", Conferenze S. Vincenzo, Telefono Rosa, Associazione "Carmen Cammi", associazione di volontariato P.Ace., Amnesty International, "Dalla parte dei Bambini", "Piccoli al Centro" oltre alla Conferenza Volontariato Giustizia Emilia-Romagna. Brescia: detenuto beve candeggina, è in gravi condizioni
Giornale di Brescia, 12 aprile 2008
Un detenuto tunisino di 18 anni, rinchiuso nel carcere di Canton Mombello ieri, dopo pranzo, ha tentato il suicidio ingerendo candeggina da una bottiglia. Subito si è sentito male, ha iniziato a gridare e a divincolarsi per il forte bruciore alla gola. I compagni di detenzione e le guardie carcerarie lo hanno soccorso chiedendo il rapido intervento di un medico. Il "118" ha inviato in carcere un’ambulanza che, scortata dalla polizia penitenziaria, ha trasportato il detenuto al Civile. Il giovane è stato intubato. Le condizioni del giovane sono apparse inizialmente serie: è stata necessaria una lavanda gastrica e una visita per accertare le lesioni all’apparato respiratorio e digerente provocate dal detergente. Gli accertamenti successivi, che si sono protratti sino a metà pomeriggio, hanno stabilito, come si apprende da fonti ospedaliere, che il detenuto è da considerarsi fuori pericolo, non rischia di morire. Resta comunque ricoverato in terapia intensiva con la riserva della prognosi in attesa che superi le 48 ore di osservazione e che i medici lo sottopongano ad ulteriori accertamenti. Rimane ovviamente sotto scorta, guardato a vista dalle guardie. Indagini sono in corso all’interno del carcere per stabilire il motivo di questo gesto autolesionistico e se fa seguito o meno ad altri episodi. Fatti non rari all’interno delle case di pena: sono infatti frequenti i gesti di autolesionismo, i ferimenti, per attirare l’attenzione o per protestare contro le condizioni di sovraffollamento o per richiedere più libertà. Nella giornata di giovedì un giovane detenuto, con problemi di tossicodipendenza, ha a lungo protestato dopo che gli era stata negata la richiesta di trasferimento in Sicilia. E purtroppo non mancano neppure i suicidi di chi non riesce a reggere alla lunga detenzione. In merito a quanto accaduto ieri in carcere nessun commento da parte della direttrice Maria Grazia Bregoli. "Non è accaduto nulla", ha risposto. Alla domanda come mai un’ambulanza fosse uscita scortata dal carcere nel primo pomeriggio di ieri ha detto "che chiunque può aver bisogno di una visita in ospedale". Un no comment particolarmente elaborato. Impossibile quindi sapere se il detenuto tunisino la candeggina l’ha bevuta in cella o in un luogo accessibile a chi lavora in carcere e perché lo abbia fatto. Un errore? Pare di no. Bologna: ragazzi dell'Ipm hanno costruito una barca in legno
Dire, 12 aprile 2008
Domani i ragazzi del carcere minorile di Bologna prendono il largo. Niente di strano, però, tutto assolutamente regolare. Per un mese, all’interno dell’istituto, si sono dedicati alla costruzione di una barca a vela in legno, di circa cinque metri. E ora potranno finalmente metterla in acqua. Per un giorno, domani appunto, potranno infatti uscire dal penitenziario di via del Pratello con un permesso speciale e raggiungere i laghetti del Rosario, a cinque chilometri da Bologna. Lì effettueranno il varo e probabilmente (dipende dall’ora in cui scade il loro permesso) faranno parte dell’equipaggio che gareggerà in occasione della Uisp Cup in programma dalle 14. L’iniziativa, che ha coinvolto 5-6 ragazzi dai 14 ai 18 anni, nasce nell’ambito di un progetto promosso dalla direzione dell’Istituto, dalla Uisp e dal suo circolo affiliato "I compagni di Ulisse". "Già da 10 anni - ricorda Mauro Tinti della Uisp - l’associazione porta l’attività sportiva all’interno dell’istituto del Pratello, ma per la prima volta sono i ragazzi ad uscire dalla struttura". Per la costruzione della barca, i materiali sono stati forniti dalla stessa Uisp, mentre i ragazzi sono stati seguiti da Lino Francia de "I Compagni di Ulisse". "Anche noi siamo rimasti stupiti- racconta Tinti- per l’entusiasmo con cui i ragazzi hanno vissuto i lavori, non come un’attività imposta ma condivisa". L’idea, sarebbe ora quella di continuare il progetto con i giovani ospiti del carcere, cercando di ottenere permessi per farli uscire e andare ai laghetti, di tanto in tanto. L’imbarcazione resterà, infatti, lì. Durante la mattinata di domani saranno varate anche altre due barche a vela, costruite dalla scuola media Jacopo della Quercia mentre, dalle 14 fino a sera si terrà la seconda edizione della Uisp Cup. Iglesias: agenti chiedono più personale… richiesta respinta
La Nuova Sardegna, 12 aprile 2008
"Ad impossibilia...". E questa la risposta disarmante del provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria di Cagliari, Francesco Massidda, ai 30 agenti della casa circondariale di Sa Stoja e di altre strutture carcerarie dell’isola che, ieri mattina, hanno manifestato a Cagliari per ottenere un aumento dell’organico. Tutte le richieste degli agenti e dei rappresentanti sindacali di Sappe, Osapp, Cisl e Uil sono state disattese e c’è quindi il rischio che la protesta possa salire di tono. "In pratica - hanno riferito i rappresentanti sindacali Giampiero Floris (Sappe), Giuseppe Pichedda (Osapp) e Canio Fidanza (Cisl) - Il provveditore ha riferito che tutte le istanze proposte da chi opera nella casa circondariale di Iglesias sono state inviate puntualmente al capo del personale che, stante questa situazione, è impossibilitato ad incrementare l’organico di Iglesias. Anzi come alternativa ci sarebbe l’ipotesi della chiusura della struttura con le ripercussioni che è facile prevedere". Nelle medesime condizioni di Iglesias, però sarebbero anche le altre carceri isolane che operano con un numero di agenti decisamente ridotto. La popolazione carceraria isolana è arrivata nuovamente a 50 mila unità e la chiusura di alcune strutture avrebbe ripercussioni pesantissime nelle altre carceri della penisola. In prossimità dell’arrivo dell’estate e quindi di predisposizione dei turni di ferie è arrivata l’indisponibilità del responsabile delle risorse umane a predisporre il calendario delle ferie ordinarie proprio per la carenza di personale. Si prospetta, pertanto, la seconda beffa consecutiva: niente ferie per il 2008 e quindi si ripete la drammatica situazione dell’anno precedente quando i diritti dei lavoratori sono stati calpestati a danno di chi ha lavorato duramente per 11 mesi all’anno e ha diritto del canonico mese di ferie. Due anni senza ferie quindi, servizi stressanti e turni di lavoro massacranti perché il ministero degli interni non intende adeguare gli organici alle disposizioni di legge. "L’unico intervento che può essere effettuato - aggiungono i rappresentanti sindacali - è quello di destinare ai servizi di controllo, alle traduzioni e piantonamento personale attualmente utilizzato nei servizi amministrativi". Un escamotage poco efficace che non dovrebbe apportare benefici sostanziali. L’incontro tra il provveditore regionale e i rappresentanti sindacali si è concluso con un nulla di fatto. Un sit in anomalo maturato dopo anni di proteste e di tentativi di accordo che non sono mai arrivati neppure ad una trattativa. La casa circondariale di Iglesias è arrivata al massimo della capienza ma il personale è ancora quello che operava quando era attiva una sola sezione. Ora il numero degli ospiti è quadruplicato mentre il personale è ridotto all’osso. Se si dovessero verificare richieste di congedo per malattia sarebbe gioco forza imporre d’imperio il ricorso al lavoro straordinario in un ambiente dove due occhi non bastano per garantire il servizio e la sicurezza nei vari reparti. Dopo il sit in di ieri a Cagliari non rimane altro che proseguire nella lotta ad oltranza, si dice tra gli addetti ai lavori, e come primo intervento gli agenti della polizia penitenziaria continueranno ad astenersi dal fruire della mensa interna. Cremona: 60enne tenta rapina in banca; scoperto, si suicida
Ansa, 12 aprile 2008
Un rapinatore si è suicidato all’interno della filiale bancaria di Pandino (Cremona) che stava assaltando. Secondo quanto è possibile ricostruire l’uomo si sarebbe sparato un colpo alla testa dopo essere stato sorpreso dai carabinieri mentre si apprestava a fuggire con il denaro appena sottratto alle casse. Si chiamava Basilio A. ed era un pensionato incensurato di 60 anni di Nosadello di Pandino, l’uomo che questa mattina intorno alle 12, dopo aver rapinato la filiale della Banca di credito cooperativo di Dovera e Postino in via dei Noci 1, nella piccola frazione di Pandino (Cremona), si è tolto la vita all’interno dell’istituto di credito dopo essere stato scoperto dai carabinieri. Da quanto è stato possibile ricostruire i militari del Radiomobile di Crema sono intervenuti dopo che un cliente aveva chiamato il 112 segnalando che nella filiale era in corso una rapina. Il cliente aveva ricevuto un bigliettino con su scritto "rapina - carabinieri" da un dipendente della filiale che a sua volta lo aveva ricevuto dal direttore che si trovava faccia a faccia con il pensionato armato che aveva preteso la consegna di 5mila euro. Quando i militari in pochi minuti sono arrivati davanti alla filiale si sono trovati davanti l’uomo che, pistola in pugno stava lasciando la banca. Alla vista dei carabinieri l’uomo è rientrato in banca e, davanti al cassiere, si è puntato la pistola alla tempia e si sparato. A quanto sembra il pensionato, divorziato e con due figli, era conosciuto dai dipendenti della banca, nella quale aveva avuto anche un conto corrente, che pare avesse prosciugato per far fronte a grossi debiti contratti giocando al videopoker. Questa mattina il 60enne aveva detto al direttore "di aver assoluto bisogno di soldi e che quei 5mila euro avrebbero risolto i suoi problemi". Forse come ulteriore elemento di pressione aveva raccontato anche di essere stato accompagnato in banca dai suoi creditori, fatto poi smentito da un rapido controllo dei carabinieri. Pare dunque che la rapina sia stata il gesto di un uomo disperato, che forse si è diretto inizialmente nella sua banca sperando di aver in qualche modo la possibilità di accedere a un prestito, e davanti al rifiuto del direttore abbia deciso di prendersi comunque la cifra di cui aveva bisogno. Una volta sorpreso dai militari, l’uomo si è probabilmente sentito perduto e ha deciso di togliersi la vita. I carabinieri di Crema stanno in queste ore compiendo una serie di perquisizioni per capire esattamente quali fossero i problemi del pensionato, per capire l’entità dei debiti e se possano esserci altre persone coinvolte. Droghe: consumatori eroina e cannabis, trattamenti diversi
Notiziario Aduc, 12 aprile 2008
La prevenzione e la cura per chi fa uso e abuso di droghe "vanno cambiati". Perché, ad esempio, chi sniffa cocaina la "tira" prevalentemente in casa, prima di uscire, o al bar, e quindi "chi fa prevenzione in discoteca talvolta raggiunge pochi consumatori". Al tempo stesso, l’atteggiamento degli operatori deve essere "meno invasivo, più aperto e chiaro", perché "ancora adesso si utilizza lo stesso modo di trattare chi usa eroina e chi usa cannabis". Sono le raccomandazioni messe in fila da Raimondo Pavarin, responsabile dell’Osservatorio epidemiologico sulle dipendenze patologiche dell’Ausl di Bologna, durante un affollato seminario, ieri all’ospedale Maggiore, in cui ha spiegato i nuovi risultati dello studio portato avanti dal suo staff. Stavolta la ricerca guarda al perché i cittadini fanno uso di sostanze psicotrope, ma anche di alcol. Le interviste, infatti, non sono state fatte a persone che sono in cura al Sert o che vivono in situazioni problematiche, ma a 1.873 semplici cittadini tra i 15 e i 55 anni. Non a caso, spiega Pavarin, il campione è stato reperito non ai rave party, ma in luoghi come la festa dell’Unità. E tra i dati più singolari, ci sono quelli che vedono appunto una prevalenza di uso della cocaina in casa (il 60%), il 10% al lavoro, solo il 20% a ballare. Il consumo nei week-end e in compagnia è preferito dalle donne; da soli e durante la settimana dagli uomini. Eppure, in linea teorica, le droghe si prendono per socializzare. Chi è più in là con gli anni e ha più soldi (il 35enne, per esempio) preferisce la cocaina, che è usata in maniera diffusa soprattutto tra disoccupati, commercianti e liberi professionisti. La consuma per divertirsi, per migliorare le prestazioni (lavorative, sociali, sessuali). I più giovani e che hanno meno soldi hanno lo stesso scopo, divertirsi ed evadere, ma per farlo usano l’alcol. Nessuno, o quasi, passa all’eroina. E anzi, anche chi fa uso di cocaina, dopo qualche anno smette. Si tratta dell’80% dei consumatori: le donne smettono in media dopo quattro anni, gli uomini dopo otto. Perché? soprattutto per paura di diventare dipendenti. Invece chi fa uso di cannabis e hashish solitamente prosegue per anni, come anche chi usa alcol. I più pericolosi? Quelli che usano "la triade", aggiunge Pavarin: cocaina, alcool e cannabis. E magari, poi, si mette alla guida. Alessandro Dionigi del Pettirosso, il centro che assiste diverse persone con problemi di dipendenza, punta su alcuni approcci. Per esempio lavorare sulla partecipazione, in modo da diminuire l’ansia da performance (non solo a livello sessuale, ma anche sociale o lavorativa), privilegiare i rapporti che portino a qualcosa, a una progettualità, e non gli incontri senza futuro. Sia a livello sessuale che sociale, spesso gli incontri sono "tra pezzi di carne" senza pensare al poi. Le parole e i comportamenti da promuovere con chi fa uso e abuso di sostanze, conclude Dionigi, sono etici e cooperativi. Riflettere sulla progettualità e sul fare insieme delle cose. Droghe: Svizzera; raccolta firme contro "riduzione del danno"
Swiss Info, 12 aprile 2008
Promuovere l’astinenza è la migliore soluzione per lottare contro i danni provocati dalla droga: lo sostengono gli oppositori alla revisione della legge sugli stupefacenti, che hanno lanciato venerdì a Berna la raccolta di firme per il referendum. Secondo il "Comitato del No", la politica governativa dei quattro pilastri - prevenzione, terapia, aiuto e repressione - costituisce un fallimento. Gli oppositori contestano pure la proroga e l’estensione della distribuzione medica di eroina alle persone fortemente dipendenti. A loro dire, non vengono considerati a sufficienza gli effetti perversi del sistema: la droga è un pozzo senza fondo, sia per lo stato che per i famigliari dei tossicomani. Promotrice del referendum, l’Unione Democratica Federale ha ottenuto il sostegno di numerose associazioni. Le 50.000 firme necessarie alla riuscita del referendum devono essere raccolte entro il 10 luglio.
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