Rassegna stampa 9 ottobre

 

Giustizia: Antigone; "pacchetto sicurezza" inutile e dannoso

 

Redattore Sociale, 9 ottobre 2007

 

Secondo il presidente dell’associazione, Patrizio Gonnella, le norme preannunciate non "toccano i grandi interessi criminali e rendono privo di senso l’indulto". No all’allargamento dei poteri di polizia ai sindaci.

"Le norme preannunciate all’interno del pacchetto sicurezza sono inutili e dannose. Inutili in quanto non avranno la forza di toccare i grandi interessi e problemi criminali di questo paese; dannose perché andranno a riempire le galere a dismisura rendendo totalmente privo di senso il provvedimento di indulto". Lo dichiara Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone. "Siamo alla schizofrenia politica - prosegue Gonnella -.

Noi siamo contro l’allargamento dei poteri di polizia a sindaci e corpi municipali. Siamo contro l’abrogazione della Simeone - Saraceni (che ad oggi non ha alcun automatismo e che, una volta abrogata, porterebbe in carcere tutto in una volta oltre 70.000 persone).

Siamo contro l’allargamento a dismisura delle ipotesi di custodia cautelare (già ad oggi il 59,5% dei detenuti è costituito da persone in attesa di giudizio), siamo contro lo svuotamento della sospensione condizionale della pena. Ci riconosciamo invece nei principi presenti all’interno della bozza Pisapia di riforma del codice penale voluta da questo stesso governo e ingiustificatamente per ora messa in un cassetto".

Giustizia: Fini (An); un pdl per riformare la legge "Gozzini"

 

Ansa, 9 ottobre 2007

 

"Alleanza Nazionale domani presenterà un progetto di legge per riformare la Gozzini". Lo ha annunciato Gianfranco Fini durante un incontro del suo partito a Catania, sottolineando che ci sono crimini per i quali la scritta "fine pena mai" deve essere mantenuta e invitando "chi ha votato l’indulto ad astenersi dal parlare di sicurezza. Non è possibile - aggiunto il presidente di An - che si pensi di risolvere il problema dell’affollamento delle carceri svuotandole, basta invece costruire nuove prigioni".

"Bisogna dire basta ai benefici e agli sconti di pena come misura per evitare le rivoluzioni nelle carceri. I premi ai detenuti devono essere frutto di una reale volontà di reinserimento nella società". Così il presidente dei deputati di An, Ignazio La Russa, annunciando la presentazione di un pdl per la revisione della normativa sui benefici carcerari ai condannati.

In particolare, spiega La Russa, è previsto che non venga mai concessa "la semilibertà per chi è condannato all'ergastolo con recidiva semplice e mai la semilibertà per i condannati per reati particolarmente gravi con recidiva reiterata". Insomma, nessun recidivo che sia stato condannato all'ergastolo potrà accedere alla semilibertà. "Questa proposta non è episodica, o legata ai recenti fatti di cronaca del brigatista-rapinatore ergastolano in semilibertà - precisa il capogruppo di An alla Camera -, perché la nostra valutazione dell'inadeguatezza della Gozzini è precedente e fa parte di un pacchetto di misure che accompagnano la manifestazione del 13 ottobre" per la sicurezza.
"Noi riteniamo inammissibile, inoltre - prosegue - l'automatismo del meccanismo della liberazione anticipata dovuta al fatto che per qualunque detenuto, a differenza di tutti gli altri cittadini, l'anno duri 9 mesi anziché 12".

"Ora - spiega La Russa - noi non diciamo che ciò vada abolito, ma solo che non deve essere automatico e deve essere il magistrato di sorveglianza, anche con l'ausilio delle forze dell'ordine, e non di soli consulenti, a valutare se il soggetto rappresenti un pericolo per la società e quindi a negare il beneficio".

Per l'esponente di An, tra l'altro, "è la nostra risposta al ministro Mastella che si era detto pronto al confronto sulla Gozzini. Ecco, noi ci siamo esercitati. Il problema è che questo governo prende in giro gli italiani promettendo misure, come il pacchetto-sicurezza con il potere di espulsione da parte dei prefetti, che sa perfettamente che non potrà approvare per la sua maggioranza non lo appoggia".

Giustizia: accordo Min. Interno - Anci; più poteri ai sindaci

di Alberto Custodero

 

La Repubblica, 9 ottobre 2007

 

I sindaci si occuperanno di sicurezza ("senza, però, diventare sceriffi", assicura il sindaco di Firenze, Leonardo Domenici). I prefetti potranno espellere i cittadini comunitari (romeni, ma non solo), per motivi di sicurezza pubblica. E i comuni potranno denunciare "d’ufficio" all’autorità giudiziaria i writer e tutti coloro che imbrattano muri, e danneggiano monumenti.

Sono, questi, gli ultimi punti del "pacchetto sicurezza" - finanziato con le misure della Finanziaria - su cui, ieri, è stato trovato l’accordo in un incontro al Viminale tra una delegazione di sindaci guidati dal presidente dell’Anci Leonardo Domenici, e il viceministro dell’Interno, Marco Minniti.

L’insieme di tutta questa normativa destinata a migliorare la percezione di sicurezza dei cittadini sarà trasformato, venerdì, in disegno di legge dal consiglio dei ministri. Subito dopo - ottenuto l’ok della conferenza Stato Regioni - approderà in parlamento. L’intero pacchetto dovrebbe comunque avere un iter "abbastanza rapido-ha garantito Sergio Cofferati, sindaco di Bologna - perché seguirà i tempi della Finanziaria".

Se poi Unione e Cdl non si trovassero d’accordo, allora "alcuni punti specifici saranno estrapolati con un decreto legge". Al momento, restano fuori i provvedimenti relativi a droga e prostituzione che viaggeranno con un ddl parallelo. Dopo la parziale "bocciatura" di un mese fa da parte dei sindaci che ritenevano poco incisive alcune proposte del Viminale, la svolta s’è avuta, ieri, con il raggiungimento dell’accordo sull’aumento dei poteri ai primi cittadini.

"Perla prima volta - ha spiegato il presidente dell’Anci - si ammette in modo esplicito che anche il sindaco può adottare provvedimenti che riguardano la sicurezza della città". Prima si parlava soltanto di "gravi pericoli che minacciano l’incolumità", ora si introduce il principio di "sicurezza urbana dei cittadini e di gravi pericoli che arrecano pregiudizio al decoro urbano".

Con ordinanze "contingibili e urgenti", ma provvisorie (da notificare ai prefetti), i sindaci potranno intervenire sulle problematiche relative ad aree di degrado, a piazze con problemi di frequentazioni indesiderate, a locali notturni rumorosi. In sostanza, su ogni tipo di conflittualità sociale. "Ma - ha precisato Domenici - è una cosa del tutto diversa da quella polemica surreale sui sindaci sceriffi".

Con questa revisione dell’articolo 54 del Testo Unico degli enti locali, secondo Domenici "nel caso della famosa ordinanza sui lavavetri ci sarebbero state meno polemiche e controverse interpretazioni". La bozza del "pacchetto sicurezza" prevede anche la correzione di un decreto legislativo approvato appena 8 mesi fa per poter introdurre una norma (anche se nessuno la chiama così), anti-rom.

Era stato lo stesso ministro dell’Interno Giuliano Amato, intervenendo lo scorso 25 settembre alla commissione Affari Costituzionali del Se-nato, a segnalare come, nel recepire una direttiva comunitaria, fosse stato commesso un errore "finendo con l’attribuire, di fatto, al solo ministro il potere di espulsione" dei cittadini comunitari.

Il riferimento era, in particolare, al problema di ordine pubblico provocato dai nomadi romeni, non più rimpatriabili dopo che la Romania è entrata nell’Ue. Quell’errore" è stato corretto ieri con un’intesa che prevede di conferire ai prefetti il potere di espulsione non solo - come ora - per terrorismo, ma anche per motivi di ordine e sicurezza pubblica.

Fra gli argomenti del "pacchetto sicurezza" sono previste sanzioni più severe per chi guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Ma il Viminale ha previsto un giro di vite soprattutto nella lotta alla grande criminalità organizzata. Per colpire al cuore i cartelli della criminalità, saranno assunti 4.500 poliziotti grazie a uno fondo di 140 milioni di euro, mentre per il contratto del personale del comparto sicurezza, siglato a luglio, sono stati stanziati circa 200 milioni.

Uno stanziamento di 100 milioni è stato destinato all’ammodernamento dei mezzi delle forze dell’ordine. E altri 170 milioni sono stati impegnati per equiparare i familiari delle vittime della mafia e del dovere a quelli delle vittime del terrorismo. Si renderà inoltre più incisiva la "prevenzione patrimoniale", accelerando le procedure della confisca dei beni dei mafiosi e della loro consegna agli enti pubblici.

Sono previsti anche interventi sulla "certezza della pena" con la soppressione dell’istituto del "patteggiamento" in Appello, limitandolo al solo primo grado di giudizio. L’unica critica al "pacchetto sicurezza" è arrivata da Riccardo de Corato, vice sindaco di Milano, secondo il quale il vertice è stato "deludente". "È sbagliato - ha detto - l’iter parlamentare scelto per il provvedimento, mentre la modifica dei poteri ai primi cittadini delimita poco chiaramente i rispettivi poteri di sindaci e prefetti, e non definisce bene i rapporti".

Giustizia: aboliamo le strutture psichiatriche-penitenziarie

 

www.gruppoabele.org, 9 ottobre 2007

 

Un’insurrezione delle associazioni per la Salute Mentale, riunite nell’Unasam (Unione nazionale delle associazioni per la Salute Mentale), e una visita da parte della Commissione per la Salute Mentale agli Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari) presenti sul territorio italiano. Questi gli elementi decisivi che hanno innescato l’attuazione del provvedimento legislativo riguardante "il superamento dei sei ospedali psichiatrici giudiziari dove sono ancora ricoverate più di 1.000 persone" proclamato dalla ministra Livia Turco nel gennaio 2007. Dopo qualche mese di ispezioni, la Consulta ha visitato i sei Opg situati ad Aversa, Castiglione delle Siviere (Mn), Reggio Emilia, Barcellona Pozzo di Gotto (Me), Montelupo Fiorentino e Napoli disponendo la chiusura, per ora, degli ultimi due.

Sono 1.200 le persone internate nelle sei strutture esistenti; il 60% ha commesso reati contro la proprietà e vive in una condizione di disagio psichico. Sono gli "orfani della 180", reclusi affetti da malattia mentale internati nelle Opg, strutture ambigue che si pongono a cavallo fra la giustizia e il sistema sanitario: non sono ospedali, né carceri, né manicomi. Pur essendo strutture di igiene mentale, gli Opg dipendono direttamente dall’amministrazione penitenziaria e dal ministero della Giustizia. Queste strutture hanno sostituito i manicomi criminali dopo l’emanazione della legge 180/78 - anche nota come Legge Basaglia - che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo servizi pubblici di igiene mentale.

Le associazioni segnalano una carenza di medici e psichiatri, con la conseguenza dell’affidamento dei pazienti esclusivamente (o quasi) alla polizia penitenziaria. Nell’Opg di Barcellona (Me) ogni paziente riceve solamente una visita psichiatrica all’anno. Proprio questo ospedale psichiatrico giudiziario è oggetto di denuncia da parte di associazioni locali. L’Arci Circolo "Macondo" di Milazzo (Me) e il Circolo "Papillon" di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) hanno denunciato, in una lettera aperta ai ministri Bindi e Turco, un "sovraffollamento causato dalla deportazione degli internati sfollati dai due Opg in chiusura che ha portato i detenuti da 200, numero massimo di capienza della struttura, a 250".

L’associazione Antigone, che si occupa della vita in carcere, ha segnalato un allarmante aumento dei suicidi ad Aversa, sito di uno dei due centri destinati a chiusura certa. "I medici, gli psichiatri e gli psicologi che operano nella struttura non sono dipendenti diretti ma hanno un contatto a termine o a progetto - spiega Dario Stefano Dell’Aquila, dell’associazione -; il solo personale certo è quello di polizia penitenziaria".

Tra le altre denuncie, comuni ai sei centri di detenzione, c’è anche il ritorno dei letti di contenzione e di massicci interventi di psicofarmaci. Un quadro di emergenza che ha spinto le associazioni a sollecitare una rapida esecuzione legislativa del piano di chiusura delle Opg già approvato dal governo. Ma, per prevenire complicazioni, le associazioni chiedono al governo di "dichiarare senza equivoci e con fermezza la chiusura di tutti gli Opg solo dopo aver predisposto strutture alternative per i pazienti. Bisogna evitare una situazione simile a quella che si era creata dopo la chiusura dei manicomi che lasciò la maggior parte dei ricoverati a loro stessi".

Minori: il peso della dispersione scolastica nella devianza

 

Redattore Sociale, 9 ottobre 2007

 

A Napoli convegno organizzato da Croce Rossa e Social News. Carmela Cavallo, capodipartimento giustizia minorile: "Nella trasmissione ai ragazzi di un sistema di regole e valori, la scuola ricopre un ruolo fondamentale".

"Non sono i giovani che abbandonano la scuola, è la scuola che abbandona i giovani". Queste le parole di Carmela Cavallo, capodipartimento giustizia minorile al ministero della Giustizia, al convegno tenutosi stamattina a Napoli, presso il Centro Europeo di Studi di Nisida "Abbandono scolastico: incidenza sulla devianza minorile".

Il convegno, organizzato dalla Croce Rossa Italiana e dalla rivista di promozione sociale Social News, nel tentativo di indagare sul nesso tra dispersione scolastica e devianza minorile, ha riunito associazioni di volontariato e istituzioni, insieme per recuperare la funzione educativa della scuola e contrastare l’abbandono scolastico.

"Nella trasmissione ai ragazzi di un sistema di regole e valori, la scuola, nella fattispecie l’insegnante, ricopre un ruolo fondamentale per la sua capacità di strutturare una personalità armonica", dichiara Carmela Cavallo, la quale sottolinea l’importanza di una collaborazione tra le due principali agenzie di educazione e socializzazione, scuola e famiglia, affinché questo si verifichi.

"I ragazzi che arrivano nelle nostre carceri, molti dei quali stranieri, nel 90% dei casi, non sono scolarizzati o hanno interrotto il loro percorso formativo", afferma ancora la Cavallo, aggiungendo che "la devianza è un fenomeno che taglia trasversalmente le varie classi sociali".

Secondo il capodipartimento del ministero di Mastella, infatti, "a ben guardare, quello che hanno in comune i minori devianti è un background scolastico fallimentare: tra di loro, anche i figli delle famiglie bene, diplomati magari, che hanno frequentato scuole private, ma con ripetenze o percorsi scolastici non partecipati".

"Occorre lavorare insieme, nel perseguimento di un ruolo di genitorialità sociale", conclude Carmela Cavallo, "per scongiurare il paradosso per cui la scuola che fuori non ha funzionato, dentro finisce per funzionare".

Proprio a chi è "dentro" l’istituto penitenziario minorile di Nisida, ma ne uscirà presto con una nuova consapevolezza, si rivolgono moltissime iniziative: una tra tante, quella promossa dal giornale cittadino Il Roma, che vedrà alcuni detenuti impegnati in una giornata allo stadio, ad assistere a una partita del Napoli nella tribuna stampa.

"Minigiornalista per un giorno non solo sarà per molti un’occasione per vivere per un giorno una passione, quella calcistica, ma rappresenterà anche un modo per cimentarsi nell’insolita veste di giornalista, con la soddisfazione, alla fine, di vedere pubblicato il proprio articolo di cronaca o commento alla partita su una testata locale", dichiara il caporedattore del Roma Roberto Paolo.

Libro: "I diritti dei minori" (in Quaderni di Nuovamente)

 

www.avvocatodistrada.it, 9 ottobre 2007

 

Il libro "I diritti dei minori", curato da "Avvocato di strada" e undicesimo della collana "Quaderni" di Nuovamente, rappresenta un’importante tappa raggiunta e arriva dopo un anno ricco di risultati, nel corso del quale sono stati aperti numerosi sportelli in tutta Italia. Il progetto nel suo complesso, ideato e promosso in collaborazione con Nuovamente, rappresenta per l’associazione motivo di notevole soddisfazione. I bambini sono i più deboli tra i deboli.

Nel libro riportiamo una serie di testimonianze che raccontano vicende risolte o da risolvere, relative a minori che vivono in situazioni di forte disagio sociale. Abbiamo anche cercato di dare indicazioni a chi si occupa di questa delicatissima materia, offrendo la nostra esperienza come "avvocato di strada" ed illustrando gli istituti e la normativa di riferimento. Il libro è rivolto a tutti coloro che si occupano di minori: ai volontari delle associazioni, agli assistenti sociali, ai giuristi. È anche rivolto agli stessi minori, come piccolo contributo per la riaffermazione dei loro diritti, nella convinzione che difendere i diritti dei più deboli.

 

Antonio Mumolo, per Avvocati di strada

 

Introduzione di Don Giovanni Nicolini

 

"I diritti dei minori è un "libro irregolare". Impossibile definire il suo genere letterario. Composto a più mani. Mani molto diverse tra loro: professionisti, mamme, assistenti sociali….Con un ordine di compilazione tutto suo: apparentemente un ordine disordinato. Vien voglia ogni tanto di domandarsi dove vuole parare. Però, mentre prosegui, ti accorgi che silenziosamente molte persone si sono avvicinate a te e leggono il libro con te. E molte altre si rendono presenti per come le loro ricerche, le loro analisi e le loro competenze trovano posto attraverso chi non li cita ma ne utilizza il lavoro e l’esperienza. Alla fine comprenderai che si tratta di un libro scritto da molti, per molti.

Per me queste pagine sono state l’occasione di una lunga memoria. Vicende mie e di altri, il bisogno di conoscere esperienze, di avere informazioni sul piano giuridico, di avere indirizzi importanti per farsi aiutare in una speranza o in una difficoltà. E sempre con l’impressione che il tuo caso sia troppo strano, che le persone addette ai lavori siano troppo impegnate, che la scala da salire sia troppo lunga e troppo ripida, e che tu stesso sei già divorato da un quotidiano mozzafiato. E infine, soprattutto, che sei troppo solo. Questo libro è buono e intelligente. Viene incontro a molti con semplicità e confidenza. È un libro che ti tratta bene.

Ma chi è questo "avvocato di strada"? L’avvocato "normale", noi vogliamo il più possibile essere sempre ottimisti e gentili, è un grande mediatore tra il cittadino, la sua vita, i suoi diritti e i suoi guai, e la giurisprudenza di uno stato, di una cultura, di un’etnia, di una tradizione. Il suo compito è quello di prendere per mano e di aiutare una persona a poter esercitare il suo diritto e le sue possibilità di rivendicazione, di difesa, di dialogo pieno con i suoi concittadini e con lo stato e le sue istituzioni.

L’avvocato "di strada" è un professionista appartenente alla categoria, disposto però a svolgere questo compito con chi è talmente "per strada" che da solo non è capace di contattare neppure chi dovrebbe aiutarlo. Il suo cliente è un povero. Povero in rapporto alla categoria dello spazio, perché non è in relazione con una casa, né con un quartiere, né con la città. Povero di affetti perché non è protetto da vincoli e sostegni d’amore. Non ha famiglia né amici. Povero persino verso se stesso, perché vive in conflitto con la sua mente e il suo cuore. Prigioniero di una psiche ferita. O di un’esistenza troppo dolorosa.

L’avvocato di strada prende una decisione, che non è solo quella di accogliere un personaggio tanto ferito ma anche di scendere in strada ad incontrarlo. In questo, l’avvocato di strada ha un grande precedente storico: addirittura il Buon Dio, il Padre di Gesù. È la grande intuizione del Dio di Israele e del Padre di Cristo: è inutile aspettare che l’uomo sia capace di arrivare fino a Dio, come prospettano tutte le religioni. L’uomo sarà capace di costruire qualche torre che punti verso il cielo, ma si fermerà poi stanco sul primo idolo.

Dio capisce che bisogna finirla con questi "dèi" religiosi ed è l’ora di scendere in strada, ad incontrare la gente così com’è, ad amarla e a darle una mano così com’è, a mettere da parte il giudizio per promuovere la salvezza. Per questo ha mandato suo Figlio. Questo Figlio è piaciuto molto e molti hanno desiderato di andargli dietro nello stesso progetto e nelle stesse parole. Per onestà, Lui ha preferito avvertire che la sua strada è quella dei senza fissa dimora, che non trovano posto neanche al dormitorio. Una vita da cani: "Gli uccelli hanno il loro nido e le volpi le loro tane, ma il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo."

L’avvocato di strada rappresenta e opera un capovolgimento di prospettiva: non più limitarsi a cercar di vedere come "tirar su" il suo cliente, ma scendere in strada da lui per vedere come accompagnarlo fuori dalla voragine in cui si trova. Se non vi siete ancora abbastanza annoiati, vi dirò qualcosa anche del cliente, al quale daremo l’appellativo di "minore". Solitamente il termine è riferito alla minor età. Ma ci sono molte altre "minorità" che si possono raccogliere sotto questa comune denominazione: minorità di salute fisica e mentale, minorità di conoscenze, di relazioni e di capacità lavorative, minorità di stato sociale e di censo. I fuori casta, i paria.

L’avvocato di strada è un’intuizione: per aiutare questa gente a "far Pasqua". Far Pasqua vuol dire "passare": dalla servitù alla libertà, dalla solitudine alla compagnia e alla comunione, dal conflitto alla pace, dalla morte alla vita. L’avvocato di strada tenta di entrare nella minorità per superarla, per buttarsela alle spalle.

Però non è solo così. Tra le "minorità" non ho voluto citare la minorità culturale, perché non credo che la minorità sia solo da eliminare. Sono sempre più convinto che nel nostro tempo, e almeno nel pezzo di mondo in cui viviamo, si debba pensare e promuovere una "cultura della minorità", una sapienza nuova, capace di trasformare il problema in un’opportunità, e la paura in una speranza nuova. Se cultura è il tempo e l’occasione in cui un’esperienza assume il volto e la potenza di una "parola per tutti", possiamo pensare che oggi ci troviamo davanti alla possibilità di allontanare da noi idoli di potenza, di ricchezza e di violenza, per riscoprire la fondante categoria del "Povero".

Da qui il rinascere del valore fondamentale delle relazioni rispetto alla difesa esasperata di diritti individuali. Il riconoscimento che ogni singolo diventa sempre più insufficiente a se stesso e utile agli altri, nel senso che ognuno ha molte povertà che chiedono l’aiuto dell’Altro, e qualche risorsa preziosa per molti altri. Il "disincantamento" di un mondo di "ricchi" oggi sempre più impauriti secondo le previsioni evangeliche dell’apocalisse. Sempre più consapevoli della fragilità del confine tra ricchi e poveri a livello mondiale.

Nel tardo impero alcune riuscite invasioni di barbari predoni hanno fatto intuire la fine di un impero oramai chiuso nella difesa di se stesso. Contro il pericolo di disastri spaventosi sta questa sapienza della povertà che faceva dire all’antico salmista ebreo: "Beato l’uomo che ha intelligenza del Povero". Forse anche l’avvocato di strada, facendo del povero l’opportunità privilegiata della sua professionalità e del suo lavoro, vuole farci più pensosi di nuove strade di riconciliazione e di pace.

Lucca: il Gruppo dei Volontari Carcerari compie 20 anni

 

Vita, 9 ottobre 2007

 

Convegno il 16 ottobre al Palazzo Ducale, dalle ore 15 alle 19 alla Sala Maria Luisa - Lucca. Il 2 ottobre di venti anni fa un gruppo di persone sensibili al tema del carcere e della pena, si trovarono a Lucca davanti al notaio, per certificare la nascita di un’associazione di volontariato, il Gruppo Volontari Carcere di Lucca, che si poneva come avamposto per un’opera di condivisione e sostegno con coloro che già avevano iniziato ad incontrare dietro le sbarre, per un’azione di sensibilizzazione dei cittadini, e soprattutto per un lavoro di reinserimento di coloro che volevano e avrebbero voluto "rientrare" al vivere civile.

Molto tempo è trascorso, moltissime le storie, le esperienze, i progetti che l’associazione ha potuto realizzare, ma tanto altro resta ancora da fare, su temi che spesso vengono affrontati sull’onda degli avvenimenti, delle emergenze o delle campagne mediatiche(leggi indulto), e su un mondo dietro le sbarre sempre più lasciato in disparte, nell’oblio, nella solitudine e con risorse economiche ed umane che di anno in anno sono ridotte all’osso. Per parlare di tutto questo e non solo l’associazione, con la fattiva collaborazione di Cesvot, Provincia e Comune di Lucca e con l’adesione di tanti enti pubblici, del non profit e del volontariato, ha organizzato un convegno dal titolo: Volontariato e area penale: i primi venti anni del Gruppo Volontari Carcere di Lucca. Dall’analisi dell’esperienza ai nuovi scenari. Il garante dei diritti delle persone private della libertà: realtà possibile anche a Lucca?

Con i rappresentanti dell’associazioni ci saranno le autorità civili. Ci sarà anche spazio per la memoria dell’associazione, per raccontare ciò che è stato e, nella seconda parte, sarà approfondita la figura del garante dei diritti delle persone private della libertà, con la testimonianza del garante di Pisa, da poco al lavoro, e con la speranza che le istituzioni locali, rappresentate dagli assessori i cui intereventi concluderanno la giornata, si impegnino perché anche a Lucca possa nascere una simile esperienza. Info: tel. 3491067623. Mail: gruppovolontaricarcere@gmail.com

Droghe: Ferrero; proibizionismo è fallito anche su alcool

 

Ansa, 9 ottobre 2007

 

"La relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia evidenzia il fallimento della legge Fini-Giovanardi e la necessità di intervenire sulla materia. Per questo auspico che il Consiglio dei Ministri discuta rapidamente della nuova legge sulle tossicodipendenze". Lo afferma il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero che domani invierà la relazione a tutti i parlamentari.

"Dalla Relazione emerge infatti il completo fallimento delle politiche proibizioniste che quindi non ritengo sia corretto proporre oggi a proposito dell’alcol. Per quanto riguarda la limitazione del consumo di alcolici da parte dei minorenni ritengo sarebbe molto più efficace approvare il Disegno di Legge che ho presentato e che propone di vietare la pubblicità degli alcolici in televisione e che è fermo da mesi al pre-consiglio". "Si tratta di impedire le forme di istigazione al consumo rappresentate dalla costruzione di modelli culturali che legano l’uso degli alcolici al successo personale, È su questi aspetti che si deve intervenire se si vuole affrontare fino in fondo e efficacemente il problema".

Droghe: Don Ciotti; le narco-sale non sono una manna

 

Notiziario Aduc, 9 ottobre 2007

 

"Le narco-sale non sono una manna", dice don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele, nel giorno in cui a Torino le cosiddette "stanze del buco", (locali pubblici dove i tossicodipendenti possono assumere droga in condizioni igieniche e sanitarie controllate) tornano al centro del dibattito politico con la discussione e l’audizione di esperti nella commissione sanità e servizi sociali del consiglio comunale, in corso questo pomeriggio.

Don Ciotti, a margine della presentazione di un concorso sul riciclaggio dei rifiuti lanciato dalla cooperativa sociale Arcobaleno e dall’Amiat, l’azienda per la raccolta dei rifiuti, insiste sul fatto che l’assistenza tecnica non è assolutamente sufficiente: "Occorre ascoltare, intercettare i bisogni di questi giovani, stabilire un rapporto empatico, costruire un progetto insieme. Non basta aprire le sale. Ben venga una riflessione - prosegue don Ciotti, che sottolinea una posizione non preconcetta - bisogna agganciare delle vite, e l’amministrazione deve tentare di farlo".

"Le esperienze straniere? Ce ne sono di buone. Anche in Svizzera o in Gran Bretagna, e in tutti i casi positivi che ho trovato c’era un rapporto non solo tecnico con i tossicodipendenti". Don Ciotti, che sottolinea di non essere stato consultato in alcun modo dall’amministrazione comunale su questo progetto, rispetta l’autonomia della politica ma avverte che si tratta di un’iniziativa "delicata e dai numeri molto limitati". La discussione approderà in consiglio comunale il prossimo 15 ottobre.

Droghe: a Roma un consumatore su dieci è minorenne

 

Notiziario Aduc, 9 ottobre 2007

 

A Roma un consumatore di droga su dieci è minorenne ed i primi spinelli si fumano già a 10 dieci anni. A riferirlo è un’inchiesta del quotidiano "Il Messaggero" che sottolinea come, ogni anno, alla Prefettura della Capitale vengono segnalate 4000 persone e ce ne sono anche molte che fanno abuso di alcol e vengono sorprese alla guida dell’auto. Il 90% delle persone segnalate sono uomini tra i 17 ed i 45 anni. Intanto sono 12mila i colloqui che la Prefettura di Roma deve ancora fare ad altrettanti cittadini che sono stati segnalati per uso di sostanza stupefacenti negli ultimi tre anni.

La gran parte dei cittadini segnalati non si reputa a rischio, creando un allarme sulle responsabilità. Trentenne, laureato, impiegato: è questo l’identikit delle 12 mila persone segnalate al Prefetto che devono ancora essere esaminate dagli assistenti sociali. Tutti coloro che non vengono seguiti dall’autorità giudiziaria, dovrebbero sostenere un colloquio con i funzionari dell’ufficio territoriale di governo.

L’Ufficio territoriale, oltre a stabilire la sanzione amministrativa (sospensione della patente o del passaporto da 1 mese ad un anno), può decidere di invitare il soggetto a seguire un programma terapeutico e socio riabilitativo. Ma il Nucleo per le tossicodipendenze della Prefettura non ce la fa a smaltire il consistente numero di segnalazioni.

"Puntiamo a raddoppiare l’organico del nucleo. I primi funzionari in più sono già arrivati" spiega al quotidiano romano il prefetto Carlo Mosca. Riguardo i consumi di droga arrivano dieci segnalazioni al giorno alla prefettura di Roma. Il trend è cresciuto. Nel 2002 erano 3.852, nel 2003 4.410, nel 2004 4.943 e nel 2005 si è arrivati a 4.990. Poi è cambiata la legge che prevede nuovi adempimenti per le forze dell’ordine che colgono in flagrante gli assuntori di sostanze stupefacenti. Soltanto per questo, probabilmente, nel 2006 le segnalazioni sono scese a 4.060 e al 30 settembre del 2007 hanno raggiunto quota 2.850, insomma, una media di dieci segnalazioni al giorno.

India: ministro D’Alema interviene per due italiani detenuti

 

Sesto Potere, 9 ottobre 2007

 

Nuova udienza sabato 27 ottobre (l’ultima si è svolta il 4 ottobre) per i due piacentini detenuti in India. Quel giorno, l’Accusa dovrebbe formulare i capi di imputazione. A darne comunicazione è il Presidente del Consiglio provinciale Gabriele Gualazzini, a sua volta informato dai dirigenti della Farnesina e dall’On. Maurizio Migliavacca. I due piacentini, ricordiamo, sono nelle carceri indiane dal marzo scorso.

"Recentemente - informa Gualazzini - i due ragazzi sono stati visitati dal medico incaricato dell’Ambasciata italiana, che li ha trovati in buone condizioni fisiche e psichiche e che ha constatato le accettabili condizioni igienico-sanitarie dei locali in cui sono detenuti. Il delegato dell’ambasciata ha anche potuto accertare che i ragazzi possono mettersi in contatto con i familiari in Italia.

Questo dovrebbe tranquillizzare circa le condizioni di vita dei due, condizioni che tuttavia l’Ambasciata italiana vuole tenere costantemente sottocontrollo: a breve, infatti, sarà effettuata un’ulteriore visita medica per accertare in via definitiva, anche con l’aiuto di altri medici, la situazione.

Buoni risultati ci aspettiamo anche dal viaggio che il Ministro degli Esteri D’Alema sta compiendo, in questo periodo, nei paesi asiatici. Nel suo tour, infatti, D’Alema incontrerà anche le Autorità indiane, con le quali aveva già avuto contatti, nei modi e nelle forme della diplomazia internazionale, per il caso dei due piacentini. Si spera quindi che possano arrivare, a seguito della visita del Ministro (e quindi anche prima dell’udienza del 27 ottobre), buone notizie sugli sviluppi della vicenda".

 

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Contatti

"Ristretti News. Notiziario quotidiano dal carcere"
Registro Stampa Tribunale Padova n° 1964 del 22.08.2005
Redazione: Via Citolo da Perugia n° 35 - 35138 - Padova
Direttore: Ornella Favero. Tel. e fax 049.8712059
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