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Giustizia: appello di Prodi alla Cdl per decreto su espulsioni
La Stampa, 6 novembre 2007
Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, lasciando l’assemblea annuale della Cisl, è intervenuto a proposito dell’iter del decreto legge sulla sicurezza. "Abbiamo fatto un decreto per risolvere i problemi del paese. Non è una novità, era nel disegno di legge, abbiamo preso un articolo del disegno di legge e l’abbiamo tradotto in decreto perché venisse in vigore più in fretta". Prodi incalza poi l’opposizione, invitandola a votare il testo presentato dal governo: "Il nostro decreto è chiarissimo. Proprio adesso ne parlavo con il presidente della Repubblica romeno a cui ho fatto capire quelle che sono le posizioni italiane e le motivazioni del decreto. Io credo che su questo l’opposizione non possa fare obiezioni sostanziali, se no contraddice la propria posizione. Io spero che ci possa essere un’intesa, ma è l’opposizione che deve decidere. Non io".
La Cdl cerca una posizione unitaria
Rientrando nella residenza romana di Palazzo Grazioli, il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi conferma il faccia a faccia programmato per questo pomeriggio con gli altri leader del centrodestra per valutare il decreto sulla sicurezza messo a punto dal Governo, annunciando che all’incontro parteciperanno anche Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa dell’Udc. "Quello della sicurezza - osserva l’ex premier parlando con i cronisti - è un grande problema che tutti gli italiani sentono come una priorità. C’è un decreto del Governo, noi oggi ci vediamo per studiarlo e considerare se ci possono essere emendamenti da suggerire per la conversione che - conclude - siano di tutta la Cdl".
Fini: "Pronti a votare il dl se accolti i nostri emendamenti"
Una mezza apertura nei confronti della maggioranza arriva anche da Fini. Il leader di An conferma: "Abbiamo detto più o meno tutti le stesse cose nel centrodestra: pronti a votare il decreto se nel merito lo condividiamo". Fini ha messo in evidenza come se gli emendamenti che sono stati richiesti dal centrodestra dovessero essere accolti, questo "influenzerà il voto. Se, al contrario, prevarrà la logica nella maggioranza per la quale non ci si deve dividere, soprattutto dopo l’ultimatum o l’altolà della sinistra radicale, la conseguenza sarà diversa".
Casini: "Serve decreto che non faccia sconti"
Sulla stessa linea anche Pier Ferdinando Casini. "C’è il dovere dell’opposizione di raccogliere il grido di dolore che arriva dagli italiani, per cui una linea comune dell’opposizione è doverosa e su di essa bisogna realizzare in Parlamento un’ampia intesa", ha riferito il leader dell’Udc lasciando la conferenza della Cisl. Serve un decreto, conclude Casini, "che non faccia sconti, perché ci sono tanti extracomunitari onesti che vanno rispettati e noi li rispettiamo, ma il modo migliore per rispettarli è reprimere duramente l’illegalità e la delinquenza". Giustizia: dall'Ue cauto appoggio al decreto su espulsioni
Reuters, 6 novembre 2007
La Commissione Europea oggi ha dato un cauto appoggio al decreto legge italiano per l’espulsione di cittadini comunitari considerati pericolosi, ma ha avvisato che ci sono rigide condizioni da rispettare e ha messo in guardia sulla discriminazione contro i romeni. I paesi europei possono espellere cittadini appartenenti ai paesi comunitari - tra i quali a gennaio è entrata la Romania - se esiste la prova che siano una minaccia alla pubblica sicurezza, o se non hanno lavoro o risorse sufficienti. "La nostra idea è che si tratta precisamente di ciò che il governo italiano cercherà di fare", ha detto a Reuters durante una conferenza stampa il portavoce della Commissione Johannes Laitenberge. Ha poi aggiunto che Bruxelles avrebbe bisogno di studiare meglio il decreto prima di un’opinione definitiva. La legge europea detta alcune condizioni per l’espulsione di cittadini comunitari da parte degli stati membri, tra cui l’esistenza di prove che una persona costituisca "una minaccia autentica, presente e sufficientemente seria per uno dei fondamentali interessi della società". Un crimine singolo non è una prova sufficiente. Una persona che si trovi ad affrontare un provvedimento di espulsione deve avere il diritto di appellarsi, e almeno un mese per lasciare il paese, eccetto che per le emergenze. "Quello che stiamo discutendo è il comportamento criminale di individui specifici", ha detto Laitenberger. "Né l’allargamento (dell’Ue) né la libera circolazione (di cittadini nell’Ue) possono essere compromesse dagli atti degli individui". "Non possono esistere applicazioni discriminatorie della legge", ha aggiunto. Giustizia: Manconi; la sicurezza solo con politiche d'inclusione
Comunicato stampa, 6 novembre 2007
Trovo imbarazzante, espressione di sottocultura da bar o, a scelta, da salotti banal-chic - ha detto il Sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, intervenendo a una riunione a Lucca - che leader politici autorevoli ricorrano ancora a termini come buonismo per affrontare questioni quali quella dell’immigrazione. Il buonismo non esiste, se non nelle povere fantasie dei cattivisti d’accatto e da performance televisiva. Il ricorso a quel termine è una scemenza comoda per evitare di discutere nei soli termini utili. Ovvero quali sono le politiche efficaci e razionali per affrontare la questione dell’immigrazione e quali sono i limiti che quelle politiche devono rispettare per non violare il sistema delle garanzie e i diritti fondamentali della persona. La tutela rigorosa di questi ultimi contribuisce a garantire maggiore sicurezza alla collettività e non il contrario. Le misure del Governo, se coerenti con questa impostazione, potranno essere utili. Infine va detto che la polemica sull’amministrazione della città di Roma mostra tutta la sua penosa strumentalità: per la sicurezza della cittadinanza hanno fatto di più le politiche di inclusione e la crescente scolarizzazione dei bambini rom o le urla sguaiate di chi vuole "distruggere" i campi nomadi? Giustizia: Uil-penitenziari; comunicato su "pacchetto sicurezza"
Comunicato stampa, 6 novembre 2007
"L’invocato principio della certezza della pena non sarà certamente assicurato dalle ultime iniziative legislative del Governo. Il previsto maggior ricorso alla custodia cautelare potrebbe rilevarsi inutile ed inefficace se non si interviene con immediatezza sulla organizzazione del sistema penitenziario". Ha dichiararlo è Eugenio Sarno, Segretario Generale della Uilpa Penitenziari, a margine dell’audizione odierna delle OO.SS. del Comparto Sicurezza presso la Commissione Affari Costituzionali, avente ad oggetto il "Pacchetto Sicurezza". "La certezza della pena si può perseguire anche attraverso una nuova concezione della pena stessa. Per questo ribadiamo la nostra piena condivisione agli orientamenti del Ministro Mastella per un maggior ricorso alle misure alternative. È ovvio che bisognerà, in tal caso, garantire i necessari controlli e su ciò la polizia penitenziaria è pronta a fare la propria parte, ovviamente attraverso un congruo aumento degli organici che consenta l’avvio della fase sperimentale presso gli Uepe (Uffici di Esecuzione Penale Esterna)". Sulle necessità di intervenire a modifica della Gozzini il Segretario della Uilpa Penitenziari ha precisato: "noi non possiamo dimenticare gli effetti della Gozzini nella sua avanzata civiltà giuridica. Non si tratta, quindi, di modificare la Gozzini abolendo i benefici, quanto disciplinare in modo più stringente l’accesso a quei benefici". Eugenio Sarno ha poi ricordato al presidente Violante che: "noi abbiamo sostenuto il varo dell’indulto anche perché eravamo sulla border-line di una rivolta nelle carceri. Oggi gli effetti di quel provvedimento stanno per esaurirsi e non potete pensare di gestire le difficoltà solo invocando nuove carceri che non saranno disponibili prima di alcuni anni. Per questo vi invitiamo a portare in parlamento la questione penitenziaria che individui una nuova organizzazione del sistema e garantisca condizioni, mezzi e organici a cominciare già dalla finanziaria in discussione". Giustizia: Cdl del Veneto, espellere tutti i romeni irregolari
Agi, 6 novembre 2007
La Cdl del veneto chiede il pugno di ferro contro i romeni irregolari. Dopo i tragici fatti di Roma emerge anche nel Veneto il disagio contro una criminalità sempre più diffusa, strisciante e spesso causata da sbandati che vengono da paesi stranieri. E sono proprio i romeni i primi ad essere additati. Il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan (Forza Italia) non usa mezzi termini: "L’unico punto all’ordine del giorno dovrebbe essere questo - ha tuonato Galan - cacciare via dal nostro Paese criminali e irregolari, spiegando al governo della Romania che se in Italia c’è un rischio razzismo, questa è la conseguenza orribile ed inaccettabile del fatto che anche dalla Romania partono indisturbati migliaia e migliaia di criminali e di sbandati, persone cioè che la Romania dovrebbe rinchiudere nelle proprie carceri. Può fare politicamente comodo a Veltroni mettere sullo stesso piano il raid teppistico compiuto dai picchiatori dei romeni e la dolorosissima tragedia di Tor di Quinto, ma così facendo non aiutiamo di certo il nostro Paese a uscire dal dramma immigrazione - criminalità - razzismo. Lo so e lo sappiamo tutti che bisogna distinguere tra il grano buono e la zizzania, ma cominciamo intanto e subito con l’estirpare la zizzania". Anche la Lega Nord chiede un giro di vite. Il sindaco di Verona Flavio Tosi (Lega Nord) spiega che "occorre espellere i cosiddetti nullafacenti, cioè chi è immigrato senza lavoro, prima che commettano reati, non dopo". Per Tosi "quello del governo non è un pacchetto per la sicurezza, ma un vero e proprio pacco, una presa in giro per i cittadini perche lascia sostanzialmente le cose come erano prima". Tosi ha lanciato anche un appello all’intera Cdl "perché si impegni in una dura battaglia parlamentare per cambiare il decreto". Nel frattempo si registrano segni di disagio: a Vicenza, nelle ultime ore, sono apparsi in alcuni punti della città volantini contro i romeni. Un gruppo fantomatico che si firma "I ribelli" mette in guardia i cittadini da "persone senza dignità che stanno rovinando l’Italia". Sotto la scritta, la foto di alcuni bimbi rom. Il messaggio è chiarissimo. Sempre a Vicenza, l’amministrazione comunale guidata dal forzista Enrico Hullweck, ha già nel mirino i mendicanti romeni che si radunano a decine davanti al santuario di Monte Berico frequentato da migliaia di pellegrini. Se il vescovo o i frati del santuario si faranno sentire, dicono all’assessorato alla Pubblica Sicurezza, è già pronta un’ordinanza speciale anti mendicanti. Giustizia: Fi Piemonte; serve coordinamento tra tutti gli enti
Agi, 6 novembre 2007
"L’indagine del Sole 24 Ore evidenzia che l’allarme sicurezza in Piemonte è un fatto reale, che cioè la percezione dei cittadini di essere in una situazione di emergenza è legato all’aumento vertiginoso dei reati". Così Angelo Burzi, capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, commenta i dati resi noti oggi dal quotidiano milanese. "Il tema della sicurezza dei cittadini - aggiunge Burzi, alla vigilia dell’inizio della discussione su questo tema in consiglio regionale del Piemonte - è alla base stessa della convivenza civile, della possibilità di costruire una società ordinata. La sicurezza, per questo suo carattere fondante della società civile, investe molti temi e diverse competenze del sistema pubblico, e richiede dunque un coordinamento e un’armonizzazione dell’impegno degli enti". Il gruppo di Forza Italia del Piemonte si batterà, dunque, da domani nell’aula di Palazzo Lascaris, annuncia Burzi, ponendo punti: intensificare le azioni di coordinamento, ponendosi come elemento di raccordo tra le autorità statali, le forze dell’ordine e le comunità locali, per assicurare un’azione convergente nei confronti di tutte le forme di delinquenza; sostenere con interventi di carattere finanziario il potenziamento dei mezzi e delle strutture della polizia locale, particolarmente di quelli destinati alla prevenzione e lotta al crimine; organizzare, di concerto con i comuni, attività di formazione indirizzate ai corpi di polizia locale, per adeguare la capacità di risposta all’emergenza sicurezza; promuovere e sostenere progetti di controllo del territorio, messi a punto dagli enti locali, in collaborazione con le forze dell’ordine; assegnare contributi e finanziamenti agevolati agli operatori economici per l’installazione di sistemi di sicurezza passiva (antifurto, telecamere, barriere, etc.); promuovere e finanziare, d’intesa con i comuni, programmi di risanamento e riqualificazione delle aree urbane a rischio; istituire un fondo per indennizzi alle persone e aziende vittime di reati; sostenere programmi di educazione alla legalità; attivare iniziative, di concerto con le parti sociali, per il reinserimento lavorativo degli ex-detenuti. "Su tali temi apriremo il confronto con giunta e maggioranza - conclude Burzi - per arrivare a una legge efficace. Se la responsabilità principale di garantire la sicurezza è e resta assegnata allo Stato, sulle Regioni e sull’intero sistema delle autonomie locali ricadono sempre più compiti di compartecipazione alla difesa del cittadino nelle varie forme, come presupposto per lo sviluppo sociale, culturale, professionale, economico". Polizia Penitenziaria negli Uepe: Mastella risponde a Camera
Camera dei Deputati, 6 novembre 2007
Camera dei Deputati. Seduta n. 225 di mercoledì 17 ottobre 2007. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. (Schema di decreto ministeriale relativo all’utilizzo del personale del Corpo di polizia penitenziaria negli uffici dell’esecuzione penale esterna - n. 3-01347).
Presidente. Il deputato Daniele Farina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01347, concernente lo schema di decreto ministeriale relativo all’utilizzo del personale del Corpo di polizia penitenziaria negli uffici dell’esecuzione penale esterna.
Daniele Farina. Signor Presidente, signor Ministro, mi riferisco ai dati che sono stati appena forniti, che mi sollevano dall’incombenza di una lunga trattazione. E proprio perché siamo in tempi di campagna per la sicurezza dei cittadini, in parte artata e in parte vera, desta sorpresa la notizia che sarebbe, anzi è in gestazione un decreto ministeriale volto ad utilizzare il personale del Corpo della polizia penitenziaria negli uffici dell’esecuzione penale esterna. Sono proprio quegli uffici i cui risultati meritori, direi anzi eccezionali, testimoniano come alcune cose del sistema della giustizia complessivamente funzionano, e funzionano egregiamente. L’interrogazione da me presentata è rivolta a capire qual è la ratio di questo provvedimento. Clemente Mastella, Ministro della giustizia. In primo luogo, faccio presente all’onorevole Farina che nel corso della stesura della bozza di decreto interministeriale riguardante l’inserimento del personale del Corpo di polizia penitenziaria negli uffici di esecuzione penale esterna, è stata posta massima attenzione all’osservazione delle proposte pervenute dalle organizzazioni sindacali e dall’Ordine nazionale degli assistenti. Dovrò poi osservare che l’articolo 3, comma 1, lettera b), attraverso un’integrale riformulazione dell’articolo 71 dell’ordinamento penitenziario, ha istituito gli uffici penali di esecuzione esterna in luogo dei centri di servizio sociale per adulti fino allora esistenti. Il comma 1 dell’articolo 71 dispone che gli uffici di esecuzione penale esterna dipendono dal Ministro della giustizia e la loro organizzazione è disciplinata con regolamento adottato da parte del Ministro. Il comma 2 dell’articolo 71, sempre dell’ordinamento penitenziario, individua le competenze degli uffici di esecuzione penale esterna. Per quanto qui interessa, è evidenziato che accanto a competenze già stabilite in relazione ai centri di servizio sociale, gli uffici in questione propongono all’autorità giudiziaria il programma di trattamento da applicare ai condannati che chiedono di essere ammessi all’affidamento in prova e alla detenzione domiciliare, eseguono il controllo di esecuzione dei programmi da parte degli ammessi alle misure alternative e ne riferiscono all’autorità giudiziaria, proponendo eventuali interventi di modificazione e di revoca. In tale contesto normativo, radicalmente mutato rispetto alla situazione anteriore regolata dalla legge n. 54 del 2005, la bozza di decreto menzionata dall’interrogante prevede in via sperimentale l’inserimento di personale di forze di Polizia penitenziaria, in un modello operativo imperniato sul programma di trattamento e di inclusione sociale a persone ammesse alla misura alternativa. In tale prospettiva, la bozza attribuisce alla Polizia penitenziaria prioritariamente rispetto alle altre forze di polizia la verifica del rispetto degli obblighi di presenza in determinati luoghi imposti alle persone ammesse alla misura alternativa. Quanto ai soggetti affidati in prova al servizio sociale e in semilibertà, è invece previsto che l’attività di verifica possa essere chiesta e attivata rispettivamente dalla magistratura di sorveglianza e dal direttore dell’istituto penitenziario. Ritengo quindi di poter dire che possano esser fugati, a mio parere, i timori evidenziati dall’onorevole Farina, sottolineando che i compiti di verifica della Polizia penitenziaria consistono unicamente nell’accertare la presenza in determinati luoghi del detenuto domiciliare, ovvero, se richiesto dalle menzionate autorità, degli altri soggetti ammessi a misure alternative, senza intaccare i profili concernenti l’attività propria dello specifico assistente sociale investito del caso, che anzi deve essere necessariamente sentito in sede di preparazione dell’ordine di servizio relativo all’attività di verifica.
Presidente. Il deputato Farina ha facoltà di replicare.
Daniele Farina. Signor Presidente, ribadisco il fatto che stiamo parlando e intervenendo su uno dei servizi della giustizia che ha dimostrato la sua straordinaria efficacia, proprio in relazione a quelle leggi, tra cui la legge Gozzini, a cui precedentemente, in altre interrogazioni, si è fatto riferimento. Uno dei dubbi più rilevanti è che l’introduzione di una scissione in fase trattamentale nel rapporto fra la competenza di aiuto e quella di controllo possa far venir meno o rendere meno efficaci gli effetti di questo tipo di servizio. È questa la prima preoccupazione che le organizzazioni sindacali dei lavoratori dell’esecuzione penale esterna ci hanno rappresentato. Va detto inoltre che oggi tale servizio di controllo è svolto essenzialmente dall’Arma dei carabinieri e dalla Polizia di Stato territorialmente diffuse: la costituzione di squadre della Polizia penitenziaria specializzate rappresenta dunque un di più - almeno nell’opinione di chi sta replicando - che rende ancor più difficili le condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria stessa, che è sottoposta spesso a carichi di lavoro che fanno sì che sia costantemente sotto organico. Dunque, pur essendo parzialmente soddisfatto della sua risposta, credo che la ratio che lei enunciava in principio non sia particolarmente felice. Non si capisce infatti la motivazione profonda per cui si interviene su un aspetto che va nel senso della sicurezza dei cittadini e su un pezzo dell’ordinamento della giustizia (nel senso più ampio che possiamo intendere) che funziona e che non è sottoposto a quello che le campagne giornalistiche definiscono lo "sfascio". Intervenire su tale settore significa infatti mettere le mani in un assetto assai delicato, che è frutto di competenze, professionalità e sperimentazioni ormai largamente consolidate, nonché - lo ribadisco per l’ennesima volta - straordinariamente efficaci. Perugia: morte Bianzino; "Di carcere non si può morire!"
Redattore Sociale, 6 novembre 2007
Sabato prossimo il comitato "Verità per Aldo" organizza una manifestazione nazionale per far luce sulla morte del 44enne nel carcere di Capanne. Il sottosegretario Manconi: "Non ci sarà nessun insabbiamento". L’appuntamento è per il 10 novembre, a quasi un mese dalla morte in carcere - sulla quale resta tutto da sapere - di Aldo Bianzino. Il comitato "Verità per Aldo" organizza una manifestazione nazionale a Perugia, "perché nessuno dimentichi". Un appuntamento "contro tutte le intolleranze", dicono i promotori, all’insegna della denuncia: "Il carcere? Sicuro da morire!". Perché "un paese intollerante è tutto tranne che un paese sicuro, perché per una pianta d’erba in cella non si deve finire, perché in carcere non si deve morire!". In prima fila sabato prossimo a Perugia - partenza alle ore 15 da piazzale Bove - ci saranno il figlio e la compagna di Aldo, Roberta Radrici, che invita a partecipare numerosi al corteo: "La verità per Aldo è anche verità per tutti" (maggiori informazioni sul sito del comitato: http://veritaperaldo.noblogs.org). Il giorno dopo, l’11 novembre, si svolgeranno i funerali di Bianzino, rinviati per decisione della famiglia (la salma è stata riconsegnata dalla magistratura alla famiglia il 3 novembre). Aldo Bianzino, quarantaquattrenne di Pietralunga (Perugia), era entrato nel carcere perugino di Capanne il 12 ottobre con l’accusa di coltivare marijuana, per uso personale, insieme alla compagna Roberta. I due erano stati separati fin da subito, lei nel braccio femminile della struttura, insieme ad altre detenute, lui in isolamento. Non si rivedranno più: lasciato in buona salute, come sempre ha ribadito la donna, Aldo morirà due giorni dopo. Per infarto, dirà in un primo momento l’amministrazione penitenziaria, cosa che oggi fa parlare il Comitato di un "goffo tentativo di insabbiamento" . L’autopsia infatti ha detto altro: il corpo presentava una frattura alle costole, gravi lesioni al fegato, alla milza e al cervello. Un pestaggio? Sulla vicenda il Pubblico ministero Giuseppe Petrazzini, lo stesso che ha condotto le indagini che hanno portato all’arresto di Bianzino, ha aperto una inchiesta per verificare la possibilità che la morte in carcere non sia dovuta a cause naturali. Al momento l’unico indagato è un agente carcerario, con l’accusa di omissione di soccorso e mancata custodia, dopo la dichiarazione di un altro detenuto che ha riferito di aver sentito Bianzino lamentarsi nella notte senza ricevere alcun soccorso. "Non vogliamo il colpevole a tutti i costi - spiegano gli amici di Aldo e le associazioni che compongono il Comitato -, il fatto è che Aldo è morto e qualcuno ne è responsabile. Il silenzio delle istituzioni e dei rappresentanti della politica, dei cosiddetti garanti della nostra sicurezza sociale è assordante. Indaffarati a sperimentare modelli di governance escludenti, a scagliarsi contro ambulanti, lavavetri, vagabondi, non hanno trovato, non stanno trovando, non trovano il tempo per superare l’alone di impunità, per denunciare chi umilia le persone sotto custodia, infligge sofferenze fisiche e psichiche ai detenuti, uccide". Sta seguendo la vicenda il sottosegretario alla ministero della Giustizia Luigi Manconi, che la settimana scorsa ha fatto visita al carcere di Perugia, e che assicura: "Non ci sarà nessun insabbiamento". Nel lanciare la manifestazione di sabato prossimo, il comitato "Verità per Aldo" punta l’indice anche verso i mass media italiani, la maggior parte dei quali si è accorta della morte anomala di Bianzino in carcere solo molti giorni dopo. "Ma come è possibile che la vicenda non faccia sollevare neppure un sopracciglio nel panorama delle grandi firme del giornalismo italiano? Nemmeno un dibattito, giusto per capire, tra indulto e politiche repressive, che cosa succede nelle carceri italiane?" Reggio Emilia: ex detenuto disoccupato minaccia di darsi fuoco
Sesto Potere, 6 novembre 2007
Disperato, si è cosparso di benzina e ha estratto un accendino. Decisivo l’intervento del direttore del Centro per l’Impiego. Attimi di paura questa mattina al Centro per l’impiego di via Premuda. Un ex carcerato disoccupato si è cosparso il maglione di benzina e ha estratto un accendino. Decisivo l’intervento del direttore della struttura. Un uomo di 35 anni, residente a Reggio, ma originario di Napoli, si è presentato negli uffici del nucleo territoriale di Reggio, al terzo piano dell’edificio del Centro per l’impiego di via Premuda, e ha minacciato di darsi fuoco. Attimi di paura fra il personale, L’uomo si è cosparso il maglione con benzina contenuta in una piccola bottiglietta da acqua minerale, ha tirato fuori un accendino e un fazzoletto di carta e ha annunciato che si sarebbe trasformato in torcia umana se non fossero stati risolti i suoi problemi di lavoro. È intervenuto il direttore del Centro per l’impiego, Franco Maramotti. Un gesto originato non da problemi psichiatrici, ma dalla volontà di attirare l’attenzione sui suoi problemi. Ha raccontato di avere due figli di pochi anni da mantenere. L’episodio ha creato subito allarme e sul posto sono accorsi operatori sanitari, vigili del fuoco e forze dell’ordine, nel timore che potesse accadere il peggio. Alla fine l’uomo si è lasciato convincere dal direttore del Centro per l’impiego, si è tolto il maglione imbevuto di benzina e ha seguito operatori sanitari e agenti di polizia all’arcispedale S. Maria Nuova per una visita. Larino: parte laboratorio di teatro destinato a 10 detenuti
Comunicato stampa, 6 novembre 2007
L’Upax (Ufficio per la pace istituito dalla Provincia di Campobasso in convenzione con l’Università degli Studi di Roma Tre - Master in educazione alla pace: cooperazione internazionale, diritti umani e politiche dell’Unione europea), in collaborazione con Italia Martusciello, docente di materie letterarie presso l’Itis "E. Majorana", sede carceraria Larino, Cb (Dirigente Scolastico Anna Maria De Santis) e Flavia D’Aiello (operatrice professionista di Teatro di figura), propone, grazie anche alla disponibilità del Direttore del Carcere dott.ssa Rosa La Ginestra, un laboratorio di teatro di figura destinato a 10 detenuti, studenti dell’Itis "E. Majorana". L’attività teatrale con i burattini è stata scelta per le caratteristiche potenzialmente terapeutiche che racchiude in sé e in qualità di strumento in grado di aiutare i soggetti nel percorso di rimozione di blocchi psicologici o difficoltà espressive e comunicative. L’intento di tale laboratorio è, quindi, di offrire ai detenuti, studenti dell’Itis "E. Majorana", sede carceraria Larino, Cb, l’opportunità di conoscere nuove tecniche espressive, sviluppare abilità manipolative adeguate, costruire una relazione con gli altri basata sul confronto e la conoscenza delle diverse realtà personali e sociali, promuovere situazioni di effettiva cooperazione. Il laboratorio si concluderà con uno spettacolo finale a cui assisteranno le famiglie dei detenuti.
La responsabile del progetto per l’Upax dott.ssa Anita Miceli Mondo: professore seleziona vicende giudiziarie più bizzarre
Corriere della Sera, 6 novembre 2007
Un professore di diritto ha selezionato le 20 vicende giudiziarie del mondo più bizzarre. Le cause strane: anche Dio a processo Un detenuto ha chiesto i danni al Signore per non averlo tolto dai guai. Una donna contro il marito: mai orgasmi. Chi frequenta abitualmente uno studio legale sa che a volte le persone si rivolgono a un avvocato per i casi più strani. Capita poi che alcuni di queste bizzarre controversie diventino delle vere e proprie cause legali. Il quotidiano inglese The Times ha chiesto a Gary Slapper, un noto professore di diritto che ama conoscere gli aneddoti più divertenti discussi nei tribunali di tutto il mondo, di stilare una sorta di classifica delle 20 cause legali più bizzarre della storia. È inutile sottolineare che molte di queste controversie, sebbene siano state discusse in normali processi, siano state presto archiviate. La prima causa ricordata da Slapper fu intentata nel 2004 dall’americano Timothy Dumouchel contro una tv locale, perché secondo il cittadino di Fond du Lac, paese del Wisconsin, questa rete televisiva era colpevole dell’obesità di sua moglie e della "accidiosa teledipenza" di suo figlio. Dumouchel tentò di difendere così le sue ragioni: "Sono un accanito fumatore e bevitore e mia moglie è un’obesa perché da circa 4 anni guardiamo la tv ogni giorno". Ben presto questa causa fu archiviata. Segue tra gli aneddoti raccolti dal professor Slapper la storia di una donna brasiliana che fece causa al suo partner perché quest’ultimo non le faceva raggiungere mai l’orgasmo. La donna, originaria della cittadina carioca di Jundiai, affermava che il suo compagno era solito interrompere le prestazioni sessuali dopo aver raggiunto un precoce piacere, lasciandola sempre insoddisfatta. La terza controversia narrata da Slapper ha come protagonista l’avvocato tedesco Juergen Graefe, che difese un vecchio pensionato di Bonn, in Germania, al quale lo Stato tedesco nel 2004 aveva erroneamente presentato una multa di 287 milioni di euro per non aver pagato le tasse. L’avvocato riuscì facilmente a dimostrare l’errore visto che il suo cliente riceveva una pensione di 17.000 euro. Tuttavia quando presentò la parcella, il pensionato rimase di stucco: l’avvocato chiedeva ben 440 mila euro, sottolineando che aveva fatto risparmiare al vecchio pensionato quasi mezzo milione di euro. Segue il caso che vide coinvolto un uomo dello Yorkshire, che con la sua impresa di demolizione distrusse, a scopi personali, un palazzo in disuso e rubò 24 tonnellate di rotaie nella stazione di Cleckheaton. L’uomo ammise le colpe, ma sottolineò che il lavoro era stato fatto per ordine di una terza società, che risultò sconosciuta e riuscì a ottenere l’archiviazione del caso. Tra i casi più bizzarri vi è anche quello che vide protagonista una donna del Massachusetts che, senza il consenso del suo uomo, durante un rapporto sessuale poco ortodosso provocò la frattura del suo pene. La Corte archiviò il caso, affermando che sebbene in casi estremi la condotta sessuale può essere sanzionata, questa volta si trattava di una semplice negligenza. La storia forse più inverosimile è quella che vide come protagonista nel 2005 Pavel M, un prigioniere romeno, in carcere per 20 anni a causa di un omicidio. L’uomo ebbe la brillante idea di far causa niente meno che a Dio colpevole secondo Pavel di non aver rispettato le sue promesse. Infatti secondo il prigioniero, egli con il battesimo avrebbe stipulato con il Creatore un accordo: questo prevedeva che in cambio di preghiere, il Signore lo avrebbe tolto dai guai. A distanza di tanti anni Pavel M. si sentiva truffato. Anche i successivi casi appaiono sorprendenti: si va dalla causa da 200 milioni di euro intentata dall’astrologa russa Marina Bai contro la Nasa, colpevole di aver distrutto "l’equilibrio dell’Universo" con l’operazione spaziale "Deep Impact" alla recente controversia presentata ad una corte indiana che ha dovuto stabilire se un condom che vibra, chiamato "Crezendo" sia un contraccettivo o un giocattolo sessuale (in India è proibito ogni sex-toy). Nella lunga top 20 presentata dal Times si distinguono anche la storia di un uomo cinese di Shanghai che dopo aver messo in vendita la sua anima online si trovò a discutere in tribunale sulla legittima proprietà del suo spirito, quella del cittadino americano Frank D’Alessandro che intentò nel 2004 una causa da circa 5 milioni di dollari contro la città di New York perché mentre stava effettuando i suoi bisogni in un bagno pubblico il water esplose procurandogli "fastidiose" disfunzioni e dolorose ferite e quella di un genitore cinese, originario di Zhengzhou a cui una corte dell’ex celeste impero proibì di aggiungere al nome del proprio figlio il segno "@". Secondo la corte cinese infatti ciò non era possibile perché tutti i nomi devono avere la possibilità di essere tradotti in mandarino. Gran Bretagna: il 19 novembre è la "giornata del detenuto"
Ansa, 6 novembre 2007
Domenica 19 novembre le Chiesa nel regno Unito ricorda i detenuti, i loro familiari e quanti a vario titolo operano nel sistema carcerario. Dal 1898 la Chiesa cattolica ha istituito il Prison Advice and Care Trust, un consorzio che si offre di fornire assistenza giuridica e spirituale ai carcerati, attualmente presieduto dall’arcivescovo di Westminster, il cardinale Murphy O Connor. Il quale, presentando le iniziative in agenda, afferma: "La fede in Cristo ci impegna a testimoniare il Suo amore verso gli ultimi ed i dimenticati. Tali sono i detenuti, che vivono in condizioni inumane ed il cui tasso di suicidi è in costante crescita". Che il sistema mostri la corda sono le cifre a dirlo: in Gran Bretagna ad oggi la popolazione carceraria ha toccato le 81.000 unità, ospitate in strutture obsolete e che non preparano ad un (re)inserimento nel mondo del lavoro, con ricadute negative sul tessuto familiare. "Di conseguenza i due terzi degli ospiti delle carceri di Sua Maestà sono recidivi perché non hanno alcuna possibilità di emanciparsi dal crimine" secondo Andy Knew-Downs, attivista del Prison Advice.
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