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Giustizia: a giugno 7 suicidi in carcere, 18 in tre mesi
Liberazione, 21 giugno 2007
Nel mese di giugno 2007 si sono suicidati ben 7 detenuti: un numero così alto non si registrava da 18 mesi, esattamente dal febbraio 2006, quando però nelle carceri erano stipate più di 60.000 persone, a fronte delle 44.000 circa di oggi. Lo rivela l’ultimo numero del dossier "Morire di carcere" redatto da Ristretti Orizzonti. Nell’ultimo trimestre (aprile - maggio - giugno) i detenuti che si sono tolti la vita sono stati 18, una media mai riscontrata negli ultimi cinque anni, cioè da quando Ristretti Orizzonti ha iniziato a raccogliere i dati. Solo nel 2001 ci sono stati trimestri più "neri", tanto che alla fine dell’anno si sono contati 69 suicidi. "Crediamo sia sbagliato trasformare semplicemente questi numeri in un "termometro" della sofferenza da detenzione - si legge nel dossier - stiamo parlando di una casistica estremamente limitata, sulla quale "pesano" molto le vicende personali, spesso frutto di eventi imprevedibili". Nessuna conclusione affrettata, quindi, ma piuttosto un "segnale", l’indicazione di un disagio che aumenta, mese dopo mese, alimentato dalla delusione delle riforme che non arrivano, dalla paura di un nuovo sovraffollamento, dalla nuova stretta repressiva che trova le radici nel dopo-indulto, "per placare una società sempre più affamata di sicurezza". "Perfino gli incidenti stradali stanno diventando il pretesto per chiedere pene più severe, pene certe, misure di sicurezza più efficaci, più controlli, e così via: in questo clima i detenuti si chiedono con angoscia se mai verrà abolito l’ergastolo, se mai verranno riformate le leggi sugli stupefacenti e sugli immigrati, se mai verrà cancellata la legge ex-Cirielli, se mai arriverà un nuovo Codice penale che preveda più pene alternative e meno carcere, decise già al termine del processo", prosegue il dossier. L’impennata di suicidi tra i detenuti (nei primi tre mesi del 2007 ce n’erano stati soltanto due) potrebbe essere casuale e non trovare conferme nei prossimi mesi, ma potrebbe essere anche il segnale che i "fattori di speranza" rappresentati dalla concessione dell’indulto e dall’inizio di una legislatura molto "promettente" sotto il profilo delle novità nella legge penale si stanno rapidamente esaurendo. Forse i detenuti hanno smesso di credere alle "promesse" di abrogazione della legge "ex-Cirielli" e di revisione delle normative sulle droghe e sull’immigrazione. "Mentre nelle carceri non si vedono riforme strutturali, che dovrebbero partire durante la riduzione dell’affollamento consentita dall’indulto. E il numero dei detenuti sta rapidamente risalendo: quasi 6.000 in più in soli 10 mesi, il che significa che tra un paio di anni rischiamo di ritrovarci ancora con 60.000 persone, stipate nelle celle in condizioni di inciviltà. Il progetto di riforma del Codice penale rappresenta forse l’ultima spiaggia: molti si aspettano che le pene, non più ispirate da logiche emergenziali, diventino davvero funzionali al recupero della persona condannata, allineandosi peraltro con quelle vigenti in molti altri stati europei", conclude il dossier. Giustizia: nuovo codice procedura cambia le prescrizioni
Il Sole 24 Ore, 21 luglio 2007
La prescrizione si fa in due, con l’obiettivo di diminuire. Il nuovo Codice di procedura penale, che ieri è stato presentato in una conferenza stampa dal presidente della commissione ministeriale, Giuseppe Riccio, punta a una ridefinizione delle regole attuali senza compromettere irrimediabilmente le funzioni di garanzia dell’istituto nei confronti delle pretese di punibilità irragionevoli. La soluzione raggiunta - ammette la stessa relazione al disegno dì legge delega - è il frutto di un non facile compromesso tra l’esigenza che la prescrizione possa costituire un risultato troppo facile per l’imputato, (portato così a dilatare in eccesso i tempi di conclusione del processo) e la preoccupazione che la durata si allunghi senza conseguenze, se si stabilisse di bloccare i termini quando la sentenza di primo grado è impugnata dal solo imputato. Così, alla fine, si è intervenuti per delineare un percorso, che andrà poi precisato ulteriormente dal legislatore delegato, che evita la dichiarazione di prescrizione nel corso del processo, cioè dopo l’esercizio dell’azione penale, quando lo Stato ha così manifestato la volontà di procedere. A fare da contraltare c’è però la possibilità che a estinguersi sia il processo: si è infatti stabilito che ogni singola fase e diverso grado di giudizio sia soggetta a un termine di durata massima, "in modo da evitare che l’eccessivo protrarsi di un segmento processuale renda molto più appetibile e meno evitabile il maturare della prescrizione nel successivo". Nella determinazione dei termini massimi di fase il legislatore dovrà tenere conto di una pluralità di fattori, tra i quali la complessità del processo che sembra più idonea della semplice gravità del reato ad avere effetti in termini di durata del procedimento penale. Tra l’altro, la conclusione del processo non avrà effetti sulla prescrizione, nel senso che anche un’assoluzione permetterebbe, se i termini sono ancora aperti, di procedere contro persone diverse oppure anche contro lo stesso imputato prosciolto nei casi in cui è possibile (sentenza di non luogo a procedere, erronea dichiarazione di morte, sopraggiungere di una condizione di procedibilità in precedenza assente). Ma a cambiare, nel futuro Codice di procedura, sarà anche l’avviso di garanzia che verrà sostituito da uno nuovo, più completo, nel quale dovrà essere indicato anche il capo d’accusa rendendo più agevole e soprattutto tempestiva la possibilità di difesa. Le stesse notifiche, fatta salva la prima che potrà essere effettuata anche in maniera coattiva direttamente all’imputato per evitare i rischi della contumacia, potranno essere poi effettuate in maniera telematica, tenuto conto però dell’obbligo per l’imputato di essere a conoscenza dell’andamento del processo. Scompare poi il giudice dell’udienza preliminare (Gup), sostituito dal giudice per l’udienza di conclusione delle indagini (Guci), con identica configurazione come giudice monocratico, ma diverse funzioni: toccherà a lui, per esempio, infliggere la pena su richiesta dell’imputato, a patto che consideri congrua la domanda. La relativa sentenza avrà poi tutti gli effetti di una condanna (fatto salvo lo sconto di pena che dovrebbe renderla più conveniente) eliminando gli attuali equivoci sul patteggiamento. Sarà poi prevista una possibilità di archiviazione agevolata, quando il fatto da perseguire appare di particolare tenuità. Giustizia: Mastella; legge di riforma professione forense
Il Sole 24 Ore, 21 luglio 2007
È ipotizzabile un iter legislativo autonomo per la riforma della professione forense. Coerente con il disegno di legge di riordino del settore ma formalmente indipendente. Ad affermarlo è lo stesso Guardasigilli, Clemente Mastella, intervenuto ieri a un convegno dello Sdi sui tempi dei processi. "Il disegno di legge delega governativo in materia di riordino delle professioni intellettuali - ha spiegato Mastella - lascia ai decreti delegati la regolamentazione specifica delle singole professioni, e in questo contesto c’è da chiedersi se tra le varie professioni intellettuali, quella dell’avvocatura non sia meritevole di autonoma considerazione sin dall’inizio del procedimento normativo". Ma disciplina autonoma non significa separatezza tra gli avvocati e le altre categorie professionali. Un’autonomia che, precisa Mastella, "dovrà comunque ispirarsi a quei principi contenuti nel disegno di legge delega che costituiscono necessariamente un patrimonio comune a tutte le professioni intellettuali". Lo stralcio di un riordino di categoria rispetto alla delega complessiva era stato chiesto sin dall’inizio della legislatura dal Cnf e dall’avvocatura. "Verrebbe da dire meglio tardi che mai - ha sottolineato, nel merito, il presidente dell’Oua, Michelina Grillo -. Evidentemente le ragioni delle nostre proteste e delle nostre astensioni non erano campate in aria e non rappresentavano interessi corporativi". Le dichiarazioni di Mastella, ha concluso Grillo, "le valutiamo con interesse, perché vanno incontro alle nostre posizioni, ma rimaniamo in attesa, ora, di atti concreti". Aprono alle parole del Guardasigilli anche i giovani legali dell’Aiga. Il presidente Valter Militi - a margine ieri del convegno a Roma di presentazione della ricerca sulla categoria "scattata" dal Censis proprio per conto dell’associazione -si è detto "d’accordo sull’ipotesi di iter ad hoc. E in ogni caso, che anche in sede di decreti delegati, vi sia una sensibile attenzione verso le specificità dell’attività legale e della loro funzione pubblica". Competenze - rileva l’indagine Aiga-Censis sulla base dell’auto compilazione di 874 questionari nelle aree di Triveneto, Genova, Firenze e Bari - in cui mercato e concorrenza sono già realtà acquisite per le "toghe" legali, anche se il conto corrente è spesso in rosso e gli strumenti per intraprendere e mantenere un’attività autonoma sono scarsi per chi debutta e restano fragili per chi vuol crescere. La disponibilità all’innovazione è dimostrata dal fatto che la qualità professionale è misurata sulla base della fidelizzazione dei clienti (63,6% dei casi) e della formazione continua (76,1%). Il 42% dichiara che nel proprio lavoro l’intreccio fra competenze professionali e attività imprenditoriali è già molto evidente. Da "salvare", per l’80% dei legali, le tariffe minime (abolite dal decreto Bersani un anno fa) ma il 52% apprezza sia la determinazione consensuale dei compensi, sia la pubblicità. Mentre il 68% dice sì alle società multidisciplinari. Anche forse per supplire al "nanismo" degli studi e alle difficoltà di aprirne uno ex novo. Se all’autofinanziamento ricorre oltre il 90% dei legali, tra i punti critici, per crescere, la ricerca di efficienza nello studio è priorità per il 40% del campione; per il 20% c’è la riduzione dei costi di energia e gestione, mentre il 30% chiede la defiscalizzazione degli investimenti. "Perché - ha concluso Valter Militi - le agevolazioni valgono solo per le Pmi?" Sicurezza: per 37% dei commercianti la paura è aumentata
La Repubblica, 21 luglio 2007
Cresce la paura dei commercianti italiani di essere vittima del racket o di subire una rapina o un furto. Per quasi quattro imprese italiane su dieci (il 37 per cento) negli ultimi due-tre anni i livelli di sicurezza sono peggiorati. Sono i risultati di un’indagine resa nota oggi da Confcommercio che ha ascoltato un campione di 60 mila imprese sull’intero territorio nazionale. La gran parte dei commercianti ritiene comunque che la situazione sia stabile rispetto agli anni passati mentre solo il 4 per cento si ritiene più sicura. "Negli ultimi anni - ha denunciato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli - sono cresciuti i fenomeni legati alla criminalità, soprattutto furti e rapine, ma è anche aumentata la distanza tra istituzioni, forze dell’ordine e imprenditori, confermata anche dal basso livello di conoscenza delle leggi antiracket e antiusura". I più impauriti sono i tabaccai, i benzinai e gli orafi. Il peggioramento viene percepito soprattutto nel Nord Est, nel Centro e in tutte le grandi città del Nord. A destare preoccupazione sono soprattutto i furti, ritenuti in aumento dal 51 per cento dei commercianti. Per il 30 per cento il fenomeno è stabile e in calo per il 5 per cento. Il 37 per cento delle imprese ritiene che siano in aumento le rapine mentre per il 15 per cento stanno crescendo le estorsioni. Sangalli ha sottolineato una crescita dei reati non denunciati e ha chiesto un "maggior controllo del territorio attraverso l’interconnessione delle sale operative, l’utilizzo e il miglioramento di tutti i sistemi di videosorveglianza, sia sulle grandi reti viarie che cittadine; una maggior presenza, soprattutto nelle aree periferiche delle città, del poliziotto e del carabiniere di quartiere". L’undici per cento dei commercianti conosce un collega che ha ricevuto intimidazioni per finalità di racket e un altro 8 per cento le ha ricevute personalmente. Quanto alle misure ritenute più efficaci, i commercianti indicano la "certezza della pena", lo dice il 53 per cento, una "maggiore protezione" del territorio (il 50 per cento) e una "collaborazione con le forze dell’ordine" (35 per cento). I commercianti però, secondo i dati dell’indagine, mostrano allo stesso tempo una scarsa conoscenza delle leggi in materia di antiracket e degli aiuti che lo Stato offre ai soggetti che sono a rischio usura. Il 50 per cento ha confessato di non conoscerle per nulla e solo l’8 per cento ha detto di averne una buona conoscenza. Giustizia: Consulta; seconda bocciatura per legge Pecorella
www.radiocarcere.com, 21 luglio 2007
Nuova bocciatura della Consulta per la legge sull’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento, la cosiddetta legge "Pecorella". I giudici costituzionali hanno infatti dichiarato illegittimo l’articolo 2 della legge, nella parte in cui esclude che il pubblico ministero possa proporre appello contro le sentenze di proscioglimento emesse a seguito di rito abbreviato. Nello scorso gennaio, la Consulta, con la sentenza n° 26, aveva dichiarato incostituzionale l’articolo 1 della riforma dell’appello, che rendeva inammissibile l’appello del pm contro le sentenze di proscioglimento pronunciate nel giudizio ordinario, nonché la norma transitoria (articolo 10, comma 2) che estendeva il divieto agli appelli proposti dal pubblico ministero prima dell’entrata in vigore della legge. Giustizia: Cassazione; si può dare del "fascista" al politico
www.radiocarcere.com, 21 luglio 2007
Un consigliere comunale di Crotone, nel corso di una seduta, aveva definito "fascista" il sindaco. Segue una denuncia per diffamazione. Un primo grado: condanna. Nel 2007 l’appello: condanna. Oggi la Cassazione ribalta il processo e assolve il consigliere comunale che aveva detto fascista al sindaco. La corte nella decisione fa una distinzione: si può dare del "fascista" al politico, ma non si può dire "fascista" un comune cittadino. Secondo la Corte nel primo caso la parola non è altro che una "legittima critica politica" anche se "aspra", mentre nel secondo caso il termine è "certamente offensivo perché mira a dipingere" il cittadino "come arrogante e prevaricatore". La sentenza n° 19433 della V sezione penale della Cassazione ha così annullato la sentenza impugnata "perché il fatto non costituisce reato" dando licenza di dare del "fascista" a chi è impegnato in politica. Lettere: Biella; altissima tensione tra albanesi e marocchini
www.radiocarcere.com, 21 luglio 2007
"Sto nel carcere di Biella e sono albanese. Qui la tensione è altissima tra noi tra detenuti albanesi e detenuti marocchini. Ogni giorno si rischia che ci scappi il morto. Quattro giorni fa un albanese ha litigato con un marocchino. L’albanese ha preso una caffettiera e ha spaccato la testa la marocchino. Nel frattempo gli animi si agitavano e le due fazioni si preparavano allo scontro. Allora io ho chiesto agli agenti di far scendere all’ora d’aria i marocchini separati dagli albanesi, proprio per evitare una rissa. Ma loro mi hanno risposto di stare tranquillo che ci avrebbero pensato loro. Sta di fatto che dopo un paio di giorni siamo scesi all’ora d’aria e ci siamo trovati tutti lì. Così è scoppiato il casino. Una rissa tremenda tra 25 marocchini e 10 albanesi. È volato di tutto, coltelli improvvisati, spranghe, barattoli di pomodoro. Io stavo in un angolo sperando di non essere colpito. Non finiva mai quella rissa. 10, 15 forse 20 minuti di violenza. Alla fine 10 corpi a terra, e il sangue che scorreva. Per fortuna erano solo feriti: 6 marocchini e 2 albanesi accoltellati. Una rissa del genere si poteva evitare, e può ricapitare da un momento all’altro. Qui la situazione è molto critica ed è bene che Radio Carcere lo sappia."
K., dal carcere di Biella Campobasso: la polizia penitenziaria distaccata nell'Uepe
Blog di Solidarietà, 21 luglio 2007
Il Dap, Direzione Generale del Personale e della Formazione, Ufficio II, con due provvedimenti diversi, ha distaccato presso la Casa Circondariale di Campobasso per essere impiegati negli uffici dell’Uepe di Campobasso-Isernia, un Ispettore e un Agente Scelto di Polizia Penitenziaria, per il periodo 3 settembre - 15 novembre 2007, senza specificare a quali mansioni dovranno essere adibiti. Non si comprendono le ragioni di tali provvedimenti, visto che la sperimentazione, negli Uepe dei Nuclei di verifica e di controllo della Polizia Penitenziaria non è ancora stata avviata e, comunque, l’Ufficio di Campobasso e Isernia non rientra tra quelli candidati alla suddetta sperimentazione. Vasto: progetto "Marina Mia", detenuti puliscono le spiagge
Il Tempo, 21 luglio 2007
Dal rispetto per l’ambiente arrivano concrete possibilità di lavoro per i detenuti. Grazie alla convenzione tra il Comune di Vasto e la direzione della locale casa circondariale di Torre Sinello, è stato possibile attuare il progetto "Marina Mia", che sta vedendo un gruppo di detenuti impegnato nella pulizia della riserva naturale di Punta Aderci. I detenuti, coordinati dal personale della cooperativa Cogecstre, ente gestore della riserva, hanno già ripulito, con un minuzioso lavoro effettuato manualmente, senza l’intervento di mezzi meccanici, le spiagge di Punta Penna, Libertini, Punta Aderci, Motta Grossa e, grazie ad un’estensione dell’attività anche ad aree esterne alla riserva ma comunque di grande interesse turistico-ambientale, le spiagge di Casarza e San Nicola. I detenuti hanno pure bonificato diverse aree interne, vere e proprie discariche di rifiuti di ogni tipo, e la famigerata "Via Cleenex", la strada che sovrasta la spiaggia di Punta Penna. Il loro impegno, però, rischia di essere vanificato se, accanto all’opera di bonifica, non si insiste con azioni coordinate di prevenzione e controllo sul territorio. "Il problema - spiegano Stefano Taglioli e Alessia Felizzi della Cogecstre - è che, al calar della sera, lì dove arrivano le auto e solo qualche ora prima era stata effettuata la pulizia, ritroviamo lo stesso desolante spettacolo di rifiuti. Di sicuro, occorrerà limitare il traffico veicolare". Nei giorni scorsi, l’assessore all’ambiente, Lina Marchesani, ha invitato le forze dell’ordine a coadiuvare l’Amministrazione comunale nel monitoraggio, nella vigilanza e, se necessario, nella repressione nei confronti di comportamenti non rispettosi dell’ambiente. I detenuti impegnati nell’opera di pulizia, dal canto loro, si dicono contenti della possibilità offertagli di lavorare a contatto con la natura. Si tratta di un lavoro duro, effettuato sotto il sole a partire dalle 6.15 del mattino, ma grazie al quale è stato anche possibile veder rifiorire tra le dune il bellissimo giglio di mare. Caltanissetta: progetto solidarietà per famiglie dei detenuti
La Sicilia, 21 luglio 2007
Un ambito progetto per l’integrazione dei detenuti e delle loro famiglie verrà presentato giovedì alle 17.30 presso l’ex chiesetta di San Biagio. Il progetto è stato denominato "Solidarietà familiare e disagio sociale: famiglie in rete per un percorso di auto aiuto, solidarietà ed integrazione sociale" ed è rivolto alle famiglie dei detenuti ed ex detenuti, col finanziamento della Caritas. A presentare il progetto sarà Luciana Leone, referente dell’Istituto di promozione umana "Mons. Francesco Di Vincenzo" di Enna, impegnato nella costruzione di percorsi di riabilitazione, riconciliazione, risocializzazione di coloro che vivono o hanno vissuto l’esperienza della pena detentiva. Il sarà arricchito dall’esperienza del Fondo Sturzo, sul territorio di Niscemi. Infatti nel fondo dei detenuti ci sono uomini che, nonostante siano in regime di detenzione in carcere, durante il giorno prestano servizio al fondo Sturzo per conto dell’istituto di promozione umana mons. Di Vincenzo. Pordenone: finestre con il plexiglas, 40 gradi nelle celle
Il Gazzettino, 21 luglio 2007
Il sole che picchia duro per gran parte della giornata. L’umidità e l’afa che fanno il resto. La provincia da alcuni giorni è stretta nella morsa del caldo e i problemi iniziano a venire a galla. Una delle questioni che rischia di esplodere è quella legata al carcere cittadino dove ieri e l’altro ieri le temperature nelle celle hanno sfiorato i 40 gradi. A lanciare nuovamente il segnale di allarme sono i rappresentanti delle associazioni di volontariato che hanno accesso al penitenziario cittadino. Intanto c’è subito da dire che dopo un breve periodo in cui i numeri dei detenuti si erano leggermente abbassati, ora la situazione è tornata ad essere molto pesante. Attualmente ci sono in tutto 81 carcerati (46 è il numero massimo), stipati in celle piccole e senza aria. A peggiorare ulteriormente la situazione il fatto che alle finestre delle celle è stato messo un pannello in plexiglas, che da un lato non consente il ricambio dell’aria, dall’altro accumula il calore che si riversa nelle celle dove alloggiano anche cinque, sei detenuti. La temperatura, come detto è molto alta e - almeno a sentire i volontari - ci sarebbero stati anche malori. Una situazione intollerabile. Rovigo: Mastella inaugura il cantiere del nuovo carcere
Il Gazzettino, 21 luglio 2007
Il ministro della Giustizia Clemente Mastella sarà a Rovigo lunedì per la cerimonia di taglio del nastro nei cantieri del nuovo carcere: i lavori, in partenza la prossima settimana, termineranno nel 2011 e realizzeranno una struttura con una capienza regolamentare di 210 posti, per soli detenuti maschi. La notizia è arrivata ieri, a margine del seminario "Carcere: dalla pena al riscatto", che nella sede di Polesine Innovazione ha presentato il progetto di Iripa e Coldiretti per la qualificazione professionale a "Florovivaista esperto nella composizione floreale" di 14 detenute nella casa circondariale di via Verdi. Per la cerimonia d’inizio lavori del nuovo carcere di Rovigo, il ministro Mastella arriverà in città in mattinata: alle 12 sarà ricevuto dal sindaco Fausto Merchiori a palazzo Nodari, dove alle 12,15 terrà una breve conferenza stampa. Poi la partenza verso il cantiere - tra via Calatafimi e la Tangenziale - per il taglio del nastro. L’appalto del nuovo carcere vale un finanziamento ministeriale superiore ai 25 milioni di euro: l’opera - in due stralci, il primo da 26 milioni di euro - costerà complessivamente 42 milioni di euro. Sorgerà su un’area di 26mila metri quadri, per una cubatura di 88.000 metri cubi: non sarà una struttura di massima sicurezza. "Rovigo ha tante necessità, alcune più importanti del carcere: perché allora si parte da qui?-, ha commentato a margine del convegno della Coldiretti Livio Ferrari, responsabile del Centro francescano d’ascolto di Rovigo e fondatore della Conferenza nazionale volontariato giustizia. "Una necessità primaria è dare continuità ai progetti di formazione e lavoro in carcere, che riducono le probabilità di recidiva al 20%", ha ricordato Ferrari rivolto al mondo delle imprese locali, rappresentate al seminario da Dario Fabbri del Gruppo giovani industriali di Confindustria, dal direttore dell’Api Massimo Barbin e da Mauro Tosi della Cna. Sono intervenuti anche il sindaco Merchiori e l’assessore comunale alle Politiche sociali Giancarlo Moschin, gli assessori provinciali Guglielmo Brusco e Tiziana Virgili, il vicepresidente della Fondazione Cariparo Fabio Ortolan, il presidente del comitato provinciale della Croce rossa Fabio Bellettato, il direttore del carcere di Rovigo Fabrizio Cacciabue e Rosanna Marino, comandante vicecommissario degli agenti di Polizia penitenziaria a Rovigo, accanto alla responsabile dell’area pedagogica del carcere Fiorella Sandei. Cinema: minori detenuti presenti al Giffoni Film Festival
Apcom, 21 luglio 2007
"La Mia Vita in un Ciak": Giffoni Film Festival e Ministero per la Giustizia firmano oggi un accordo di collaborazione per realizzare 17 cortometraggi che avranno come protagonisti i detenuti degli Istituti Penali per Minorenni di tutta Italia. Alla firma dell’accordo, cui parteciperanno questa sera il Capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile, Carmela Cavallo, il presidente del GFF Carlo Andria e il direttore Claudio Gubitosi, presenzierà il Ministro della Giustizia Clemente Mastella che ha apprezzato l’iniziativa lanciata dal Giffoni Film Festival assegnandole un particolare valore per il contenuto sociale, culturale ed educativo. In base all’accordo il GFF, in collaborazione col Ministero della Giustizia, realizzerà 17 cortometraggi di 24 minuti ciascuna, scritte e interpretate dai minori detenuti. Obiettivo principale del progetto è dare spazio alla espressività dei minori detenuti. Il GFF raccoglierà storie, reali o virtuali, e nel contempo fornirà loro gli strumenti e le tecniche necessarie per la realizzazione di produzioni cinematografiche. L’idea è anche quella di organizzare un Concorso Nazionale di cortometraggi realizzati dai minori detenuti. Una sorta di festival del cinema ristretto dove l’aggettivo si presta ad indicare sia la condizione di detenzione degli autori, sia la durata dei prodotti in concorso (ovvero cortometraggi). Infine il Giffoni Film Festival, provvederà ad inviare i migliori prodotti nelle selezioni dei principali festival internazionali, grazie alla consolidata rete di rapporti esistenti. Gran Bretagna: nove ministri ammettono uso di cannabis
Notiziario Aduc, 21 luglio 2007
Uno dietro l’altro nove ministri laburisti del governo Brown hanno ammesso nel giro di ventiquattro ore che da giovani hanno fumato marijuana in barba alle leggi. Ha incominciato due giorni fa Jacqui Smith, prima donna a diventare in Gran Bretagna ministro degli Interni, nel corso di due interviste televisive: "Sì, l’ho fumata anch’io 25 anni fa, qualche volta". E le confessioni su incontri giovani ravvicinati con la droga hanno incominciato a dilagare. Tra questi, il Cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling, la cattolica praticante Ruth Kelly, che è ai Trasporti, John Hutton dell’Impresa, il Segretario del Tesoro Andy Burnham, il Ministro dei Governi locali Hazel Blears e Yvette Cooper del Ministero per l’edilizia. A loro si è aggiunto nella tarda serata di ieri John Denham, Ministro per l’Università, e questa mattina la vice leader del partito laburista, Harriet Harman, che sugli schermi di Gmtv ha fatto anche lei il suo outing: "Sì, ho fumato cannabis una o due volte quando ero all’università. Ma mai dopo di allora". La signora Smith ha confessato a sorpresa il "peccato di gioventù" dopo che il primo ministro Gordon Brown le ha affidato il compito di esaminare se il possesso e il consumo di cannabis debbano diventare una forma di reato più grave in considerazione dei danni che può causare anche a livello cerebrale. Probabilmente l’ha fatto per evitare che qualche ex-compagno di università a Oxford la mettesse in grosso imbarazzo spiattellando a qualche giornale del suo passato debole per la marijuana. Rivelazioni sul fatto che a Oxford si faceva le canne hanno perseguitato anche il leader dell’opposizione conservatrice, David Cameron. Rivendicando il diritto alla privacy, Cameron non ha mai né confermato né smentito ma il suo silenzio è apparso come una tacita ammissione. Non avendo nulla da temere da parte di Cameron il primo ministro Gordon Brown ha dichiarato che le trascorse esperienze dei suoi ministri con le sostanze stupefacenti non sono affar suo: "si tratta di una questione personale", estranea agli interessi del governo, ha tagliato corto un portavoce di Downing Street. Al pari del suo giovane ministro degli Esteri David Miliband, Brown ha assicurato che lui non ha mai toccato droga.
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