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Giustizia: Mastella; rinvio della riforma sarebbe una trappola
Il Campanile, 20 luglio 2007
Il tempo è scaduto. "Ora non è più possibile cambiare" il testo di riforma sulla giustizia, perché "i tempi parlamentari sono abbastanza duri". Magari "sarà possibile fare qualche cambiamento dopo, lubrificando l’ordinamento giudiziario e rivedendo qualche incongruenza che è sorta". Ma "allo stato non è possibile fare diversamente a causa della scadenza improrogabile del 31 luglio", termine oltre il quale scatterebbe l’entrata in vigore di gran parte delle norme contenute nella legge Castelli. La posizione del Guardasigilli Clemente Mastella è chiara: il disegno di legge approvato a Palazzo Madama la settimana scorsa e ora all’esame di Montecitorio non si tocca. E il ministro si dice contrario anche all’ipotesi di una seduta legislativa in commissione Giustizia alla Camera per rinviare il dibattito ma allo stesso tempo per prorogare la sospensione della Castelli, perché "sarebbe una specie di trappola". "Noi", ha ribadito ancora Mastella, "non mettiamo la fiducia, cosa che invece fece il centrodestra, smorzando la possibilità di dibattito". Insomma, ci tiene a precisare il ministro udeurrino, "non ci siamo esposti a questo tipo di valutazione improprio per la riforma". Polizia Penitenziaria negli Uepe: "no" da comunità accoglienza
Comunicato stampa Cnca, 20 luglio 2007
No agli agenti di polizia penitenziaria negli uffici che regolano l’esecuzione della pena fuori dal carcere. La funzione di controllo non può inficiare la funzione educativa svolta dagli assistenti sociali. "Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca) esprime seria preoccupazione per la proposta contenuta nella bozza del decreto interministeriale relativo alla partecipazione della polizia penitenziaria alle attività di esecuzione penale esterna. Tale bozza, infatti, introduce la presenza degli agenti di polizia penitenziaria negli Uepe (Uffici di esecuzione penale esterna) ad integrazione dell’attività degli assistenti sociali. A tal proposito, la Federazione ricorda che l’art. 72 dell’Ordinamento penitenziario, prevedendo l’attività degli Uffici di esecuzione penale esterna, ne demanda l’organizzazione al regolamento di esecuzione della legge e tale regolamento all’art. 118 afferma chiaramente che l’attività di controllo è prerogativa del servizio sociale. E ciò per una ragione cruciale: tenere unite risposte sociali ed attività di controllo è un prerequisito indispensabile della funzione rieducativa della pena sancita dall’art. 27 della Costituzione in quanto permette alle persone in esecuzione penale esterna di compiere un percorso risocializzante grazie al supporto offerto dalle assistenti sociali. All’interno di una relazione di fiducia sovente costruita con fatica le persone trovano lo spazio per confrontarsi, per discutere le difficoltà incontrate ed individuarne possibili vie di superamento. La funzione di controllo svolta dalle assistenti sociali in questi contesti, dunque, non è appiattita sulla sua connotazione più negativa e formale, ma assume una valenza di supporto funzionale al proseguimento del percorso riabilitativo. La decisione contenuta nella bozza del decreto interministeriale qualora entrasse in vigore rischierebbe proprio di inficiare quel rapporto di fiducia che è alla base di un percorso riabilitativo orientato a restituire ad ogni persona la responsabilità delle proprie azioni e delle proprie scelte. "Educare non punire" non è solo uno slogan caro al Cnca, ma indica la sintesi di una filosofia di intervento che mira ad aiutare le persone ad essere più consapevoli delle proprie scelte e, dunque, più libere. L’interferenza pesante della polizia penitenziaria nell’Uepe sarebbe una vera aberrazione perché rischierebbe di nullificare il lavoro di quest’ultimo istituto, considerando che si risolverebbe in una compressione fino all’annullamento delle misure alternative al carcere, sulla scia securitaria della certezza della pena (intesa unicamente come pena detentiva), in netto contrasto con i veri interessi della collettività. Non si può far finta di non comprendere che il vero bersaglio del provvedimento è la devianza povera, quella che la Cirielli esplicitamente prende di mira con il solo, prevedibile, risultato di ingrassare i costruttori di carceri, visto che i penitenziari si stanno di nuovo, sciaguratamente, riempiendo così come era già accaduto alla vigilia dell’indulto in forza di quella legislazione (Cirielli, Fini-Giovanardi, Bossi-Fini) che colpisce soprattutto i più deboli. Non possiamo dimenticare che i detenuti poveri aumentano di mille unità al mese, mentre quelli ricchi in carcere proprio non ci vanno. In considerazione di quanto sopra esposto, il Cnca chiede con forza che la disposizione ipotizzata venga eliminata. Qualora, invece, la proposta contenuta nella bozza del decreto interministeriale entrasse in vigore, la nostra Federazione sarebbe costretta a mettere in dubbio la possibilità di accogliere persone in esecuzione penale esterna nelle proprie strutture, in quanto i controlli della polizia penitenziaria interferirebbero troppo pesantemente con il sereno svolgimento delle attività terapeutiche quotidiane: la funzione di controllo non può e non deve inficiare la funzione educativa degli operatori, siano essi educatori di comunità o assistenti sociali degli Uepe.
Mariano Bottaccio Responsabile Ufficio Stampa Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca) Trani: intesa con l'Asl per migliorare l'assistenza ai detenuti
Ansa, 20 luglio 2007
Con delibera 899 del 6 luglio la Direzione Generale della Asl Bat ha sottoscritto un protocollo di intesa con la Direzione della Casa circondariale di Trani, della Casa di reclusione femminile di Trani e dell’Istituto penitenziario di Spinazzola: scopo dell’iniziativa è assicurare ai detenuti livelli di prestazioni in tema di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione analoghi a quelli garantiti ai cittadini in stato di libertà. Il protocollo di intesa, della durata di un anno, prevede non solo che la Asl fornirà i farmaci necessari attraverso le farmacie degli ospedali, ma anche che provvederà ad avviare le procedure di vigilanza sull’igiene dei luoghi di vita, degli alimenti, della nutrizione e degli ambienti di lavoro. In collaborazione con i dirigenti, il personale e i rappresentanti dei detenuti degli Istituti Penitenziari saranno anche individuate le situazioni di rischio ambientale e suggeriti interventi tesi al miglioramento della qualità della vita dei detenuti. La Asl Bat si impegna anche ad assicurare campagne di prevenzione delle malattie infettive mediante la fornitura di test antitubercolari e vaccini specifici. Saranno inoltre organizzati interventi di educazione sanitaria. Spetterà poi alla Asl la presa in carico dei detenuti tossicodipendenti e di quelli affetti da malattie psichiatriche nonché l’organizzazione di un servizio di assistenza specialistica: le urgenze, in assenza di disponibilità all’interno degli istituti, saranno assicurate nei reparti ospedalieri mentre la diagnostica di laboratorio sarà effettuata sempre presso i laboratori degli ospedali.
I dati
La Casa circondariale di Trani ospita 120 detenuti di cui 45 tossicodipendenti La Casa di Reclusione femminile di Trani ospita 17 detenute di cui 4 tossicodipendenti L’Istituto penitenziario di Spinazzola ospita 26 detenuti di cui 6 tossicodipendenti Catania: in città le piantine "verde serra" curate dai detenuti
La Sicilia, 20 luglio 2007
Un migliaio di piantine da fiore, prodotte nella serra realizzata all’interno del carcere di Caltagirone nell’ambito del progetto "Verde serra" (ideatrice e tutor è la dottoressa Melita Regalbuto), sono state messe a dimora ieri e ieri l’altro, da tre dei detenuti protagonisti dell’iniziativa, nelle aiuole del Palazzo di Giustizia e nelle fioriere del Giardino pubblico calatino. Plausi all’attività, per le sue indubbie ricadute positive, sono giunti dal sindaco di Caltagirone, Francesco Pignataro e dal presidente del Tribunale dott. Giuseppe Tamburini. Soddisfatto inoltre il direttore della casa circondariale Claudio Mazzeo: "Già a settembre - sottolinea il dirigente - sarà avviata la cooperativa Cpf - che sta per "Ceramica, piante e fiori" - proprio per il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti". Appena aperto lo spioncino della cella per accertarsi delle necessità del recluso è stato colpito in pieno volto. Fossombrone: agente aggredito, riporta un trauma cervicale
Corriere Adriatico, 20 luglio 2007
"Grave quanto immotivata aggressione nel carcere di Fossombrone. Un detenuto ha sferrato un pugno in faccia ad un agente di polizia penitenziaria. Lo stesso ha riportato un trauma cervicale ed è stato costretto ad indossare il collare. Sembra che l’agente "nottetempo sia stato chiamato dal recluso in cella. L’addetto alla sorveglianza come da consuetudine si è limitato ad aprire lo spioncino per rendersi conto di ciò che il detenuto aveva bisogno. In quello stesso frangente di secondi il recluso ha fatto partire il colpo che l’agente è riuscito solo in parte a schivare. Una volta soccorso e sottoposto ad accertamenti da parte dei medici del pronto soccorso il poliziotto si è visto costretto " come detto - ad indossare il collare per le conseguenze subite. Non è stato possibile sapere con esattezza se lo stesso sia anche caduto all’indietro. Resta il fatto che è stata comunque compromessa la sua integrità fisica. I turni di lavoro per gli agenti di polizia penitenziaria sono pesanti si tratta di una denuncia che viene ripetuta periodicamente negli ultimi anni a causa della carenza di personale. Fenomeno che comporta comprensibili conseguenze sui giorni di riposo e anche nei confronti dei periodi di ferie. Una situazione delicata costretta a reggersi su un equilibrio instabile. Il recluso che si è reso protagonista dell’aggressione avrebbe agito in uno stato psicologico alterato per motivi di salute propria. Ciò evidenzia ulteriormente quanto sia importante che gli agenti di polizia penitenziaria possano svolgere la propria mansione nelle condizioni psicologiche e fisiche migliori. Peraltro è noto il livello di professionalità degli agenti del carcere di Fossombrone. Una lunga tradizione che va avanti da anni e che ha permesso di consolidare un clima giudicato sereno e qualificato dagli stessi reclusi. Per quanto attiene l’organigramma del personale militare interno da aggiungere una nota a margine rispetto al fatto di cronaca. C’è stato poco tempo fa l’avvicendamento al comando del corpo di polizia penitenziaria di Fossombrone. All’ispettore superiore Severino Marchetti, prossimo alla pensione, è subentrato il pari grado Silvano Simoncelli. Il sottufficiale è nato a Fossombrone e si è arruolato nel 1984. Dopo aver svolto vari incarichi di responsabilità, nel 2001 è stato nominato ispettore superiore. Droghe: a una cooperativa lo yacht sequestrato ai trafficanti
La Nuova Sardegna, 20 luglio 2006
Fino a dieci anni fa, "Sara IV" trasportava droga per conto della camorra, e in grandi quantità. Da oggi, imbarcherà soltanto chi dalla tossicodipendenza vuole uscire. "Sara IV" è lo yacht americano lungo 20 metri, con due ponti, salone sontuoso e dodici posti letto, che il tribunale ha assegnato alla società cooperativa San Lorenzo di Iglesias, impegnata nella riabilitazione sociale di ex detenuti e ragazzi con problemi di droga. Negli anni Novanta il lussuoso entrobordo con due motori da 500 cavalli ciascuno era usato dai corrieri della malavita napoletana per rifornimenti di grosse partite di stupefacenti sulle coste nordafricane. Dopo una lunga battaglia giudiziaria passata anche per la Corte di Cassazione e non ancora conclusa, il tribunale di Cagliari lo ha assegnato all’associazione iglesiente, nata dall’esperienza della comunità di recupero Emos. Ora si trova a Portoscuso. A partire da agosto, sarà impiegata nella "terapia del mare" - già sperimentata - per far ritrovare il gusto della vita agli ex tossicodipendenti seguiti dalla cooperativa, che si occupa anche di stimolare la socialità di chi ha deficit psichici e dare agli ex detenuti gli strumenti per iniziare a lavorare. Per il momento, l’imbarcazione è ferma nei cantieri navali di Portoscuso per il restyling, in attesa di ottenere tutte le autorizzazioni alla navigazione. Ma si tratta già di una piccola grande vittoria, raggiunta al termine di dieci anni trascorsi a colpi di ricorsi, iniziata nel 1995. In quell’anno, Sara VI prese il mare dalla Campania alla volta del Marocco, dove i trafficanti caricarono 5.000 chilogrammi di hascisc di ottima qualità. Prima di tornare sulla Penisola, fecero tappa in terra spagnola, in Andalusia, per il rifornimento di carburante. Rifornimento che destò l’attenzione della guardia costiera. Così arrivati a Capo Spartivento, i corrieri furono intercettati dalla Guardia di Finanza di Cagliari, opportunamente avvisata. Se il sequestro della droga fu operazione semplice, la confisca dell’imbarcazione risultò molto più complessa. I boss napoletani riuscirono a rallentarne la procedura, fino a quando, all’inizio di quest’anno, la Cassazione ha respinto i ricorsi. Droghe: è molto pericoloso affidarsi ai politici "fumatori pentiti" di Vincenzo Donvito (Presidente Associazione Utenti e Consumatori)
Notiziario Aduc, 20 luglio 2007
Dopo una schiera infinita di politici con incarichi istituzionali, britannici, americani, italiani, spagnoli, tedeschi e chi più ne ha più ne metta, ecco oggi all’appello, tra coloro che si sono fatti uno spinello, il neo-ministro britannico dell’Home Office, Jacqui Smith. Come tutti gli altri pentita e remissiva dei suoi peccati, spergiura che non lo farà mai più e, soprattutto, oggi è in cima alla task force che il neo ministro Gordon Brown ha creato per criminalizzare maggiormente il consumo di cannabis perché questa sostanza farebbe più male che prima. Il più famoso fu l’ex-presidente Usa Bill Clinton ("ho fumato ma non ho aspirato") emulato in diversi modi anche da ultra-proibizionisti italiani (l’on. Pierferdinando Casini in testa) che, in gioventù, sui campi delle feste rupestri studentesche si erano lasciati andare perché ammiccati da quegli occhioni della compagna di studi coi capelli profumati di patchouli e marijuana. O il rude on. Gianfranco Fini coinvolto nei ritmi rasta sulle colline di Kingston in Jamaica. Ci fermiamo, perché carte e tastiera non basterebbero nell’elenco variegato dei vari motivi che hanno indotto i più noti ad essere comuni mortali come il 50% e rotti dei giovani italiani che si fanno spinelli. Ma ora basta! Non ne possiamo più di questo cosiddetto outing che, alla fin fine, serve solo a dare più credibilità alle più immonde schifezze normative che si intravedono all’orizzonte. Infatti, per la cultura cattolica soprattutto, il pentito è migliore rispetto ad altri: ha provato il peccato e quindi sa cosa significa. Che è come dire che una task force contro la violenza sui minori è meglio che sia diretta da chi "pentito", ha praticato in passato questa violenza. Per questo il ministro laburista Smith ne dovrebbe fare di cotte e di crude, proprio come ha fatto il nostro Fini con la legge italiana che porta il proprio nome. Senza tanto fantasticare, in un prossimo futuro, ammesso che potranno esistere leggi Ue, dovremmo aspettarci una bella Fini-Smith a disciplinare le nostre canne... nel clima sempre più diffuso di governi come il tedesco della "gros-koalition", non è neanche tanto un’idea peregrina. C’è solo un metodo, a nostro avviso, per levare queste problematiche dai riflettori dell’outing e, sostanzialmente, del ridicolo, cercando di indirizzarlo lì dove occorre per cercare di farsi meno male: approvare leggi che dicano il contrario di quanto è stato detto e fatto fino ad oggi. Spetta farlo a coloro che possono, cominciando a far andare molto spedita l’unica proposta di riforma che oggi c’è per la legge Fini Giovanardi, quella dell’on. Marco Boato e altri.
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