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Indulto: Roma; conferenza stampa su effetti provvedimento
www.giustizia.it, 17 febbraio 2007
Lunedì 19 febbraio 2007 alle ore 13, presso la Sala Verde del ministero della Giustizia, si terrà la conferenza stampa "Per un buon uso dell’indulto". Alla conferenza parteciperanno Luigi Manconi, sottosegretario alla Giustizia, Ettore Ferrara, capo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Claudio Sarzotti e Giovanni Torrente dell’Università di Torino. La conferenza stampa illustrerà, in particolare, i risultati di una ricerca che si è proposta di verificare gli effetti della legge 31 luglio 2006 n° 241 attraverso uno studio che ha avuto come oggetto l’impatto del provvedimento di clemenza in relazione al fenomeno della recidiva. Verrà presentata, inoltre, l’analisi dei dati forniti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sui numeri e sulle caratteristiche dei soggetti beneficiari del provvedimento e di quelli rientrati in carcere. Indulto: Venezia; in sei mesi i reati non sono aumentati
Gente Veneta, 17 febbraio 2007
Se ne è parlato molto e male. In questi mesi, da quando è scattato l’indulto, che ha ridotto la pena di tre anni per i reati commessi entro il 2 maggio 2006 (esclusi alcuni particolarmente gravi), il tema è stato affrontato su un piano politico - chi era a favore, chi contro - e su quello dell’ordine pubblico - quanti detenuti rimessi in libertà sono tornati a delinquere. Ma l’indulto non è solo questo. "Il dopo indulto: bilanci e riflessioni" è il titolo del convegno organizzato venerdì 16 febbraio al Laurentianum di Mestre (ore 17.30) dall’associazione "Il Granello di Senape", con interventi di addetti ai lavori, quali Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze, Giorgio Bertazzini, garante dei diritti delle persone limitate nella libertà della provincia di Milano, Alessio Scandurra associazione Altro Diritto di Firenze, Vittorio Tonolli associazioni Carcere e Territorio, Angelo Pozzan già difensore civico del Comune di Venezia. Le riflessioni promosse dal convegno partono dalla considerazione che l’indulto ha comportato un’uscita dal carcere che per molti è stata affrettata e dunque non preparata. Un problema che si amplifica se la persona non ha una famiglia che lo attende aiutandolo nel reinserimento sociale. "Purtroppo in questi mesi si è enfatizzato il tema in termini negativi", osserva Maria Teresa Menotto, presidente dell’associazione Granello di Senape. "Si è sottolineato soprattutto il pericolo rappresentato dagli ex detenuti, raffigurati come persone pericolose. E questo è stato un danno per loro, che certo non li ha aiutati a reinserirsi". Trentamila le persone oggi libere. Un messaggio sbagliato e soprattutto infondato, come dimostrano i dati. A sei mesi di distanza, sono 25.563 (al 31.1.2007) i detenuti usciti con l’indulto e 5.764 le persone che che hanno ottenuto l’estinzione della pena mentre si trovavano in semilibertà o con altre misure alternative. La recidiva, cioè la percentuale di persone che hanno commesso un reato una volta usciti dal carcere è pari al 10%. "Che è una percentuale inferiore a quella fisiologica che si registra normalmente rispetto alle persone che escono dal carcere", commenta Menotto. "Questo dato - aggiunge - deve farci riflettere, perché conferma che nelle persone uscite c’è un reale desiderio di reinserimento". La difficoltà di reinserirsi. È proprio quello del reinserimento sociale il grande tema che l’indulto amplifica ma non risolve. "La collettività dovrebbe rendersi conto di questa spinta da parte degli ex detenuti al reinserimento e dovrebbe diventare capace di accoglierli". Una persona appena uscita dal carcere chiede prima di tutto di poter lavorare. "Alla nostra associazione le richieste riguardano questo. Ma non solo. C’è poi il desiderio di ridare un senso alla vita, di riprendere il filo delle relazioni interrotte". L’emergenza ha spinto a giocare di squadra. Di buono c’è che la cosiddetta "emergenza" indulto ha portato le diverse realtà che lavorano in favore dei detenuti e degli "ex" a giocare di squadra. "Rispetto a prima, oggi si sta formando una rete", osserva Maria Teresa Menotto, guardando alla realtà veneziana. Qui operano associazioni come Il Granello di Senape con il suo Sportello Carcere, ma operano anche istituzioni pubbliche, come il Comune e l’ufficio esecuzione penale, e private come le cooperative sociali. "A tutte queste realtà, che operano nel solo comune di Venezia, fino ad oggi si sono rivolte 81 persone e non sono poche se si considera che in tutta la Provincia sono state liberate 280 persone. E oggi queste diverse realtà stanno imparando a fare rete". Altri aspetti sono invece tuttora da affrontare e "riguardano la riforma dell’ordinamento giudiziario e del sistema penitenziario giudiziario". Attualmente in carcere si è ritornati sotto la soglia limite della capienza. Nelle carceri italiane al 31 luglio del 2006, prima cioè che scattasse l’indulto, erano recluse 60.700 persone, mentre il limite di capienza è fissato a 43mila. Dunque attualmente si è tornati entro i limiti. "Ma i problemi non mancano. Ad esempio nella Finanziaria è stato deciso un taglio di 13 milioni di euro al settore della sanità penitenziaria. E questo porterà pesanti conseguenze. Da tempo - conclude la presidente dell’associazione - chiediamo che la competenza della salute in carcere sia trasferita dal ministero della Giustizia a quello della Sanità". Ascoli: nasce una Consulta per l’inserimento degli ex detenuti
Il Quotidiano, 17 febbraio 2007
Su proposta dell’Assessorato alle politiche sociali il Consiglio provinciale, nella seduta di ieri 15 febbraio, ha approvato l’istituzione della Consulta per l’inserimento socio - lavorativo degli ex detenuti. "L’istituzione della Consulta - spiega l’assessore alle politiche sociali Licia Canigola - è ispirata all’art. 27 della Costituzione ("Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato"), alla Legge quadro 328/2000 in materia di servizi sociali e al protocollo di intesa in materia penitenziaria e post-penitenziaria stipulato nel 2001 tra la Regione Marche e il Ministero della Giustizia. L’esigenza di creare questo organismo nasce dalla necessità di approfondire la conoscenza del fenomeno penitenziario all’interno del territorio provinciale, di sostenere il reinserimento degli ex detenuti e di prevenire la recidiva. La consulta mirerà a definire interventi attraverso l’apporto di istituzioni, organizzazioni di volontariato e delle associazioni impegnate nel settore dell’esecuzione penale esterna e delle misure alternative alla detenzione, tutte rappresentate nella Consulta". Il Consiglio Provinciale ha individuato in Giuseppe Marconi e Livio Botticelli i due suoi rappresentanti all’interno del nuovo organismo. La Consulta entrerà in attività quanto prima: nelle settimane scorse, infatti, si era svolta una riunione preliminare durante la quale rappresentanti istituzionali e figure tecniche avevano già trovato un’intesa di massima, soprattutto di fronte all’esigenza di affrontare in tempi brevi i problemi collegati alla questione penitenziaria. Roma: rischia chiusura Centro di formazione per emarginati
Comunicato stampa, 17 febbraio 2007
Rischia di chiudere i battenti lo storico spazio "Anticaja e Petrella", il centro di formazione e di reinserimento occupazionale dedicato alle persone a rischio di emarginazione sociale e lavorativa (fra le quali tanti ex detenuti), di via del Monte della farina. È previsto, infatti, per lunedì mattina, alle ore 8.30, lo sgombero dell’associazione dalla sua storia sede di proprietà dell’APSA, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (di proprietà della Chiesa). Lo sgombero previsto per lunedì mattina è il culmine di una vertenza legale ingaggiata tra i proprietari dei locali e il fondatore di "Anticaja e Petrella" Enzo Petriacci, che sembra non sia disposto ad accettare alcun compromesso che gli è stato offerto e che già in passato si è opposto duramente ai tentativi di sgombero. L’associazione "Anticaja e Petrella" da lavoro a diverse persone, soprattutto a giornata. Ad oggi vi lavorano due detenuti in semilibertà e tre ex reclusi usciti con l’indulto. Nella struttura si tengono, fra l’altro, corsi di ceramica per ragazze minorate mentali e laboratorio di restauro di mobili, oltre a iniziative culturali di rilievo come festival teatrali. "Già in passato il mio ufficio ha aiutato l’associazione "Anticaja e Petrella" a rateizzare il pagamento delle bollette arretrate dell’Enel - ha detto il Garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni - In queste ore mi sto adoperando perché, in extremis, si trovi una mediazione oltre che con il comune di Roma anche con le gerarchie ecclesiastiche per evitare la chiusura di questo spazio che, prima ancora che dal punto di vista economico, ha una forte valenza aggregativa e sociale". Taranto: detenuti restaurano pezzi del Museo etnografico
Adnkronos, 17 febbraio 2007
Al via, per i detenuti della casa circondariale di Taranto, il progetto di restauro di alcuni pezzi pregiati appartenenti alla collezione del museo etnografico Alfredo Majorano, che nasce dalla collaborazione del carcere con il Comune e il liceo artistico Lisippo della città pugliese. L’attività di restauro si svolgerà nei laboratori all’interno del carcere, dove i detenuti saranno seguiti dai docenti del liceo artistico. Si sta valutando anche la possibilità con la fruizione di permessi premio, di allestire una sala all’interno del museo dove verranno esposti gli oggetti restaurati. L’iniziativa, finalizzata alla rieducazione e al reinserimento dei detenuti, si inserisce contemporaneamente nel quadro delle attività di giustizia riparativa e di recupero del patrimonio artistico della Provincia. Droghe: ricerca Usa; anfetamine causano problemi cardiaci
Ansa, 17 febbraio 2007
Una recente ricerca rivela una connessione tra un disturbo cardiaco, la cardiomiopatia, e il consumo delle anfetamine. I dati di un ospedale di Honululu (Hawaii) rivelano che un’alta percentuale di pazienti di 45 anni di età (massima), a cui è stata diagnosticata la cardiomiopatia o altri problemi cardiaci, sono anche risultati consumatori di droghe sintetiche. Il team del dottor Khung Keong Yeo dell’Università della California ha studiato le cartelle cliniche dei pazienti a cui è stata diagnosticata una cardiomiopatia tra il gennaio 2001 e il giugno 2003. Il dottor Yeo ha riscontrato che il tasso di cardiomiopatie era del 3,7% più alto nei consumatori di anfetamine rispetto ai non consumatori. La ricerca è stata pubblicata nell’American Journal of Medicine. Svizzera: i "sex offenders" saranno schedati e monitorati
Swiss Info, 17 febbraio 2007
La polizia svizzera sta mettendo a punto il sistema d’informazioni ViCLAS, una nuova arma contro la pedofilia e la criminalità sessuale. I casi Dutroux e Fourniret hanno dimostrato l’importanza di colmare le lacune nell’informazione e nella collaborazione delle polizie, a livello nazionale ed europeo. Dopo la banca dati del DNA per identificare le impronte genetiche, la polizia svizzera si sta dotando di una banca dati per raccogliere le impronte psicologiche dei criminali. Si chiama ViCLAS (Violent Crime Linkage Analysis System) e servirà a impedire più rapidamente di nuocere ai maniaci sessuali e ai serial killer. Violenza carnale o tentativi di stupro, omicidi a sfondo sessuale, persone scomparse, cadaveri non identificati di vittime di omicidi: dall’anno scorso, questi casi vengono minuziosamente esaminati da una quindicina di poliziotti specializzati. Sulla base di un formulario di 168 punti, ogni dettaglio viene inserito in un elaboratore elettronico alla sede di ViCLAS, presso la polizia cantonale di Berna, o nelle antenne di Friburgo, Lucerna, Zurigo o San Gallo. Finora già 500 casi sono stati "radiografati" in questo modo. Entro pochi anni saranno migliaia e la banca dati comincerà a dare i primi frutti. "Oltre a raccogliere tutte le informazioni e le testimonianze, ViCLAS dovrebbe permettere di stabilire eventuali nessi tra crimini compiuti in regioni diverse e ad anni di distanza", spiega Rico Galli della polizia cantonale di Berna. Uno strumento considerato importante anche per individuare psicopatici sessuali particolarmente pericolosi, come Marc Dutroux e Michel Fourniret, che rappresentano spesso dei rompicapo per le polizie. Mentre gli "omicidi classici" intrattenevano generalmente dei rapporti nei confronti delle loro vittime - interessi economici, vendetta, gelosia, ecc. - gli omicidi seriali sono spinti da pulsioni interne che li portano a scegliere piuttosto a caso le loro vittime. Spesso, i soli punti di riferimento per gli investigatori sono costituiti quindi dai legami che si possono stabilire tra diversi casi di violenza sessuale. "Ogni criminale sessuale lascia in pratica la sua firma, ossia il modo con cui compie il suo crimine. È quindi importante studiare e paragonare attentamente queste informazioni", ritiene Frank Urbaniok, psichiatra e capo del servizio di psichiatria giudiziaria del canton Zurigo. L’interesse di ViCLAS risiede anche nel fatto che tra i delinquenti sessuali, in particolare i pedofili, si denota una tendenza molto alta alla recidività. Gli stessi Dutroux e Fourniret erano già stati imprigionati, per dei reati sessuali "minori", molti anni prima di essere smascherati per le loro atrocità. "Oltre la metà dei criminali sessuali erano già noti alla polizia per delitti compiuti in precedenza, anche di altro genere", sottolinea Rico Galli. "I casi di persone normali che si rivelano essere dei serial killer sono generalmente un mito della stampa e del cinema", conferma Frank Urbaniok. "Quando si analizzano le storie personali della maggior parte dei delinquenti sessuali si denota che avevano già alle spalle una carriera criminale", aggiunge lo psichiatra. Le informazioni raccolte da ViCLAS potrebbero quindi venir utilizzate non solo per la ricerca dei criminali, ma anche per valutare il loro grado di pericolosità, evitando di rimetterli in libertà troppo presto. La banca dati dovrebbe permettere oltretutto di rafforzare la collaborazione e lo scambio d’informazioni tra i 26 organi cantonali di polizia in Svizzera. E, poi, con quelli degli altri paesi europei. Mentre il lavoro degli inquirenti si scontra ancora oggi a grandi ostacoli nazionali, il crimine non conosce frontiere, come ha dimostrato ancora una volta il caso Fourniret. Negli ultimi anni, il pedofilo ha così potuto proseguire tranquillamente le sue atrocità in Belgio, dove la polizia e la giustizia non conoscevano i suoi terribili precedenti in Francia. Ancora pochi giorni orsono, i casi Dutroux e Fourniret hanno spinto diversi paesi europei a chiedere urgentemente l’introduzione di un registro penale comune. Aderendo agli accordi di Schengen, la Svizzera potrebbe avere accesso a questo registro. Ma prima ancora dovrà superare le sue barriere cantonali: i casi di criminalità sessuale non rientrano nelle competenze della polizia federale. "Delle lacune nell’informazione, come quelle che sembrano emerse nel caso Fourniret tra la Francia e il Belgio, potrebbero risultare anche in Svizzera, tra i diversi cantoni", ritiene Daniel Laubscher dell’Ufficio federale di statistica. Finora, non esiste neppure una casistica nazionale sui crimini a sfondo sessuale, ancora irrisolti in Svizzera. Una grave lacuna, che dovrebbe venir colmata da ViCLAS. Guantanamo: comandante; chiuderemo carcere, ma non ora
Ansa, 17 febbraio 2007
La prigione di Guantanamo va chiusa "quando non è più necessaria e oggi sfortunatamente lo è ancora": lo ha detto all’agenzia di stampa italiana Ansa l’ammiraglio Harry B. Harris, l’alto ufficiale al quale il Pentagono da un anno ha affidato il comando dei centri di detenzione nella base americana a Cuba. "Sono d’accordo con chi dice che prima si chiude questo posto, meglio è - ha affermato Harris -, ma questo deve avvenire quando Guantanamo non è più necessaria. Oggi sfortunatamente a mio avviso lo è, perché abbiamo qui circa 300 detenuti, su un totale di meno di 400, che sono seriamente dediti alla loro causa e troppo pericolosi per essere rilasciati. Non possiamo assumerci la responsabilità di lasciarli andare". Guinea: incendio per tentare l'evasione, morti 22 detenuti
Ansa, 17 febbraio 2007
Ventidue persone sono morte mercoledì a Nzerekore, in Guinea, nell’incendio di un carcere provocato da detenuti che tentavano di evadere. Lo ha detto oggi all’agenzia di stampa Afp una guardia carceraria. "Approfittando della confusione provocata da una vicina manifestazione di studenti - ha raccontato la guardia - alcuni detenuti hanno sfondato una porta e dato fuoco a un tetto di paglia per cercare di fuggire: così i prigionieri che erano incatenati sono morti soffocati".
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