Rassegna stampa 11 dicembre

 

Giustizia: quando la sicurezza diventa caccia al povero

di Stefano Galieni (Dipartimento Immigrazione del Prc)

 

Liberazione, 11 dicembre 2007

 

Sarebbe interessante conoscere con quale umore si sia addormentato il leader del Pd, dopo l’approvazione in Senato delle nuove norme sulle espulsioni di cittadini comunitari per cui tanto si è battuto. L’operazione, nata grazie ad un utilizzo spregiudicato della orrenda uccisione della signora Giovanna Reggiani, di fatto non è riuscita.

Un insieme di fattori: dalle reazioni dell’Unione Europea e dei suoi giornali, a quelle del governo rumeno - con minacce di ritorsioni verso gli imprenditori italiani presenti in Romania - hanno posto un argine all’impulso iniziale di praticare espulsioni di massa. La conversione di un decreto legge rozzo, xenofobo e apertamente in contrasto tanto con la Costituzione italiana quanto con le direttive europee, ha permesso ulteriori e radicali interventi in Parlamento. Di questo bisogna ringraziare innanzitutto le senatrici e i senatori della sinistra, in particolare del Prc, che a colpi di emendamenti, forse impopolari, hanno consentito di inserire significativi elementi di garanzia, tutela ed equità, riportando l’assurdità di un provvedimento emergenziale in una logica da Stato di Diritto.

Una vittoria? A mio avviso no, per diverse ragioni. La prima - come giustamente sottolineato dal capogruppo al Senato del Prc Giovanni Russo Spena - è che si sono impegnati 15 durissimi giorni per un provvedimento, inutile, voluto fuori dalla Presidenza del Consiglio. La seconda è che il testo potrebbe - secondo le minacce centriste - essere ristravolto alla Camera - per poi tomaie al Senato in un clima ancora più incandescente. Altro elemento difficile da digerire è che, nonostante l’importanza dell’introduzione, per rendere effettive le espulsioni, di un giudice ordinario, le ragioni imperative che possono portare a richiedere il provvedimento siano "comportamenti che costituiscono una minaccia concreta, effettiva e grave alla dignità umana o ai diritti fondamentali della persona ovvero all’incolumità pubblica, rendendo urgente l’allontanamento perché la sua ulteriore presenza sul territorio nazionale è incompatibile con la civile e sicura convivenza".

Parole forti che non sono però riconducibili esplicitamente a reati, terminologie il cui utilizzo lascia margini di discrezionalità non indifferenti. Concetti come "dignità umana" "civile e sicura convivenza" possono divenire, in taluni momenti, aleatori e non certificabili.

In ultimo, per chiudere con le perplessità che attengono alla sfera della politica e dei contraccolpi concreti che l’applicazione del provvedimento porterà, è da segnalare le garanzie offerte all’opposizione dal ministro dell’interno Amato. Intervenendo al Senato e minacciando le proprie dimissioni in caso di mancata approvazione, il ministro ha tenuto due linee: da una parte ha rivendicato la necessità di un sistema garantista e sicuro, che consideri sullo stesso piano ogni cittadina/o di frante alla legge, rifiutando espressamente la logica delle espulsioni di massa; dall’altra ha ricordato i limiti in cui si trovava costretto ad operare, dettati da una direttiva europea troppo permissiva e su cui sono già in corso accordi per apporre elementi di modifica.

Ma il significato più pericoloso del disegno di legge 1872, così faticosamente applicato, è nel suo valore simbolico. Questa discussione nasce nel parossismo della fabbrica della paura. Si stabiliscono criteri più selettivi per la presenza in Italia, dettati da indicatori che un sindaco può segnalare e che un prefetto e un giudice potranno valutare.

Chi ci assicura che, magari nell’approssimarsi di scadenze elettorali amministrative, non si delineino oggi gli strumenti in più per richiedere - anche senza ottenerle - espulsioni dettate dalle condizioni di degrado in cui molte e molti sono costretti? Esiste infatti una profonda zona grigia, di per se non criminale ma in cui si verificano fenomeni di devianza, non a caso in origine questo era proprio un decreto "anti rumeni" e non a caso fra i gruppi considerati di per se "minacciosi" i rom sono al primo posto, includendo in un unico calderone la paura e il fastidio. Proprio qualche giorno fa Veltroni e il questore di Roma, Fulvi, enunciavano con orgoglio quanto attuato in questi mesi e quanto programmato. Oltre 6.000 persone sgomberate da gennaio a settembre, 1.000 baracche segnate con una sinistra A gialla, abbattute, una opera di "bonifica" degli argini che sarà completata entro maggio, a detta del sindaco.

Che vita fanno, e che fine faranno i "figli delle A gialle" ci saranno piani per l’inclusione o, come più probabile, si tenterà di espellerli utilizzando anche le interpretazioni del dl 1872 e della direttiva europea? Il disegno di legge, grazie ai miglioramenti introdotti teoricamente non lo permetterebbe, ma come verrà attuato e interpretato? E cosa accadrà in città in cui il razzismo è ancora più diffuso e popolare? Verranno accettate le autocertificazioni su cui definire il reddito minimo per restare in Italia o ci saranno i margini per rigettarne la validità? Il timore forte è che politiche di salvaguardia dell’incolumità delle persone - autoctoni o meno - si confondano con la caccia al povero, al rom, al non garantito, purché straniero.

Il timore è che non si proceda ad alcun investimento per risalire all’origine, alle cause di condizioni di degrado che portano a volte, solo a volte, a forme di devianza realmente pericolose. Il timore in fondo è che si torni ad un periodo - quello che precedette l’approvazione della legge Turco Napolitano - in cui per ottenere garanzie raramente applicate si ingoiò lo stralcio del diritto di voto ai residenti e, peggio ancora, dei Cpt. Anni dopo, con i peggioramenti introdotti dalla Bossi-Fini, fummo costretti a dire "Abbiamo sbagliato". Non vorrei aspettarmi un futuro simile.

Giustizia: sul decreto sicurezza l’Unione verso un accordo

di Liana Milella

 

La Repubblica, 11 dicembre 2007

 

Sono d’accordo Amato e Mastella. Veltroni ha dato il lasciapassare. Dal Quirinale sarebbe già arrivato il via libera, anche se con una probabile successiva reprimenda sugli errori. Ma Prc e teodem continuano a stare su sponde opposte. Per questo palazzo Chigi, che non vuole incappare in altre brutte sorprese dopo il voto shock al Senato, oggi vuole chiudere la partita sul decreto espulsioni con "un accordo condiviso" da tutto l’esecutivo.

Ma la soluzione che si profila come più altamente probabile, l’unica per garantire il sì al testo, è quella di lasciarlo così com’è, con il riferimento sbagliato al trattato di Amsterdam. Ne è convinto il ministro della Giustizia Mastella: "Proprio perché è sbagliato, e quindi ininfluente, può essere licenziato. Se si cambia e Rifondazione vuole imporre la sua linea, il decreto cade perché deve tornare al Senato e Fi i miei voti non ci sono".

Ma Prc da una parte e teodem dall’altra, tirano la futura legge da parti opposte: Rifondazione accetta il voto su un testo invariato, ma chiede che, in sede di coordinamento formale, il riferimento al trattato di Amsterdam sia corretto con l’indicazione giusta sui delitti contro l’omofobia; i teodem vogliono aggiustare l’articolo per escludere ogni riferimento ai reati sulla discriminazione sessuale.

Durante l’esecutivo del Pd, con il placet di Veltroni, i capigruppo al Senato e alla Camera lanciano un appello: "Approviamo alla Camera il testo del Senato per avere gli strumenti utili e garantire agli italiani condizioni di pacifica convivenza, contrastando ogni forma di xenofobia". Mentre il presidente del Senato Marini stoppa il "processo" alla teodem Binetti e definisce "ridicola" l’ipotesi di espellerla dal Pd, i capigruppo lavorano per una soluzione che potrebbe lasciare freddi i cattolici. Di sicuro il Guardasigilli Mastella non vuole correzioni: "I miei uffici legislativi mi confermano che il richiamo all’articolo 13 del trattato di Amsterdam è errato. Nella formulazione e nel contenuto la norma è inapplicabile".

Per questo a Mastella va bene così. E del resto il ministro già lo sapeva prima del voto al Senato perché uno dei suoi tecnici lo aveva già avvisato. Ciò spiega la sua "disinteressata" mediazione per garantire i voti della maggioranza. Né chiarimento né modifiche ulteriori perché, spiega il ministro, "da che mondo è mondo su questioni così delicate si discute in Parlamento e non si va ad atti di forza, sarebbe come se si fosse deciso sul divorzio con un voto di fiducia". La Finocchiaro, che ne ha discusso a lungo con il ministro dell’Interno Giuliano Amato, è convinta che il testo comunque debba passare. Sarà decisivo il giro di tavolo politico di oggi a palazzo Chigi.

Giustizia: Fioroni; rimuovere dal ddl la norma sull’omofobia

 

Dire, 11 dicembre 2007

 

Roma - La norma sull’omofobia "deve essere rimossa dal dl espulsioni per ripristinare una grande riflessione su temi di questa portata che non possono essere inseriti con un blitz all’interno di un decreto che li vede del tutto estranei". Così il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, a margine di un convegno sull’educazione dei detenuti minorenni, interviene sul tema che da giorni sta animando il dibattito parlamentare in vista dell’approdo, domani pomeriggio alla Camera, del dl sulla sicurezza.

"Credo che il nostro profondo no ad ogni forma di omofobia e la nostra volontà di contrastare ogni violenza e ogni discriminazione- spiega Fioroni- sia tutelato dalla Costituzione e da altre leggi, non da questa norma che non significa nulla e che, peraltro, non produce effetti giuridici". E, poi, "vogliamo entrare nel merito delle sanzioni e delle forme di repressione per chi commette le violenze- aggiunge il ministro- possiamo farlo mettendo mano ad altre norme del nostro Paese". Perché, chiarisce Fioroni, "una cosa è inasprire le sanzioni per chi commette discriminazioni di qualsiasi genere, un’altra è inserire in modo surrettizio delle norme facendo entrare dalla finestra quel che dalla porta non sarebbe mai entrato". Su questo tema, insiste Fioroni, "non ci sono state riflessioni adeguate: credo che anche in questo caso la fretta sia stata cattiva consigliera e abbia prodotto solo dibattiti ideologici e tensioni gratuite".

Giustizia: An; un referendum per abrogazione dell'indulto

 

Il Mattino, 11 dicembre 2007

 

"Alleanza Nazionale prenderà, se necessario, anche iniziative referendarie per cancellare alcune leggi", dice Gianfranco Fini che punta l’indice soprattutto sull’indulto che "ha rappresentato - dice - un’offesa alla gente perbene. Se le carceri sono piene se ne costruiscono altre, non si mettono fuori i detenuti".

L’annuncio del leader di An a Guidonia, in provincia di Roma, a un convegno in cui Fini sorvola sulla legge elettorale: "So - spiega - che di questo argomento alla platea che ho davanti non importa molto, ma so che ciò che vi interessa è non tornare indietro perché oggi con il vostro voto scegliete la coalizione, il sindaco, il presidente della Provincia e della Regione e credo che non abbiate alcuna intenzione di tornare al passato".

L’eventuale raccolta di firme per il referendum sull’indulto sarebbe uno dei tasselli per il rilancio dell’iniziativa del partito in vista anche dell’assemblea programmatica in calendario a febbraio. Si discute intanto del cambio di nome, da Alleanza nazionale ad Alleanza per l’Italia, ma sembra che non sia stata presa ancora nessuna decisione.

Giustizia: donne e bambini dietro le sbarre

di Desi Bruno (Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Bologna)

 

Il Domani, 11 dicembre 2007

 

La detenzione femminile conosce numeri molto inferiori a quella maschile. Nel carcere della Dozza sono presenti attualmente circa 60 donne, circa il 5-6 % della intera popolazione ristretta. Le donne presenti sono divise abbastanza equamente tra italiane e straniere, con la presenza a volte anche dì madri con figli di età inferiore ai tre anni, quasi sempre rom, di età molto giovane, con vicende giudiziarie legate alla commissione di reati contro il patrimonio. Le detenute madri sono donne spesso provenienti da ceti sociali molto poveri e comunque immerse in una cultura di microcriminalità come sistema di sopravvivenza.

Per molte detenute problematico è il mantenimento del rapporto con i figli rimasti all’esterno, addirittura impossibile per quelle straniere che non poche volte hanno commesso reati per provvedere alle e-sigenze di figli lontani, che rivedranno forse a distanza di anni.

Le associazioni "Donne Fuori" e "Casa delle donne per non subire violenza - Onlus" hanno presentato il progetto "Struttura residenziale per donne detenute" all’assessorato alle Politiche Sociali, finalizzato non solo alle donne detenute madri, ma a quelle detenute che non riescono ad usufruire di misure alternative e di permessi per l’assenza di un nucleo familiare di riferimento e di supporti sul territorio, problema sempre presente per le straniere.

L’idea di una casa che ospiti nuclei madre e bambino è supportata sia dalla legge nazionale che da quella europea. Già nel 2000 il Comitato per gli affari sociali del Consiglio d’Europa ha emanato la raccomandazione n° 1469 "Madri e bambini in carcere", per i Paesi membri dell’Unione Europea, affinché diminuiscano gli effetti nocivi sui bambini della detenzione delle loro madri. In Italia l’articolo 19 del regolamento penitenziario "Assistenza particolare alle gestanti e alle madri con bambini/e e asili nido" e la legge n. 40 del 2001, "Misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto tra detenute e figli/e minori", confermano una tutela specifica dell’essere donna detenuta da parte sistema carcerario italiano.

Le misure alternative predisposte dalla legge pongono però alcuni limiti che rendono la normativa poco applicata in concreto.

La detenzione domiciliare è concessa a donne con fissa dimora, ma sia le straniere che le nomadi, che sono la maggioranza delle detenute madri, difficilmente hanno una situazione domiciliare stabile, e ciò vale anche per le detenute italiane prive di domicilio. Il progetto delle associazioni "Donne Fuori" e "Casa delle donne per non subire violenza" risponde alle esigenze di tutela dei figli delle detenute e offre le condizioni per la realizzazione di un percorso di responsabilizzazione e autonomia ed un modo graduale per il passaggio da persona ristretta a persona libera.

Di questo tema si è fatta carico anche la proposta di legge a firma Buemi, contenente disposizioni per la tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori, che è stata già approvata dalla Camera dei deputati e che prevede l’istituzione di case famiglia per ospitare donne detenute con figli minori in fase di custodia cautelare al fine di impedire il permanere di minori in ambito carcerario.

Il progetto prevede che in fase cautelare la custodia in carcere non possa mai essere applicata a donne in stato di gravidanza o con figli minori di tre anni e che in caso di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza la custodia debba essere disposta in strutture protette organizzate per tutelare la salute psico-fisica del minore, considerato bene primario da salvaguardare senza sacrificio delle esigenze di sicurezza sociale. Così anche nella fase di e-secuzione della pena si vuole privilegiare il mantenimento del rapporto genitoriale al di fuori del carcere riconoscendo alla madre condannata, o al padre, in caso di assenza della stessa o di impossibilità a provvedere ai figli, di usufruire della detenzione domiciliare per seguire la prole di età inferiore ai 10 anni. L’obiettivo di liberare i bambini dal carcere appare meno lontano.

Giustizia: Osapp; la prossima estate avremo 55mila detenuti

 

Apcom, 11 dicembre 2007

 

Carceri italiane di nuovo verso il "collasso": "I 48.000 detenuti diverranno presto 50.000 e saliranno ancora fino a toccare nell’estate 2008 circa 55.000 presenze". A lanciare l’allarme sul sovraffollamento negli istituti di pena è il segretario dell’Osapp, sindacato di Polizia penitenziaria. "La garanzia dell’amministrazione e del governo nei confronti della Polizia Penitenziaria è scaduta da tempo - sostiene Leo Beneduci -. L’assenza di prospettive è quella che ci preoccupa maggiormente".

"Ci troviamo in linea con le parole del ministro Di Pietro quando dice che il Paese vive il termine emergenza come ‘l’ultima scusa di chi non ha affrontato un problema" e il rapporto del Censis ce ne ha dato una dimostrazione immediata - spiega ancora Beneduci -. Siamo d’accordo che "l’emergenza dei rom è stata un’emergenza ampiamente annunciata prima della morte della signora Reggiani, come l’emergenza precari, l’emergenza della malasanità, l’emergenza di una informazione semilibera, l’emergenza del conflitto di interessi, l’emergenza di una giustizia in panne e l’emergenza della attuale legge elettorale". Ma a queste emergenze non vorremo però aggiungere anche quella carceraria".

Il leader dell’Osapp invita ad "una riflessione seria sullo stato in cui il settore penitenziario versa già da molto tempo". "Sollecitiamo il governo Prodi e il ministro della Giustizia - dice Beneduci - visto che non sentiamo lo stesso prurito urticante dell’onorevole Di Pietro a parlare sempre di emergenza, per riportare al centro delle questioni anche quella sofferta da coloro che operano all’interno degli istituti: detenuti e operatori. Chiediamo una riforma che permetta di individuare la pena scontata fuori come utile alternativa a quella da passare in cella. Riaffermiamo il principio di una pena giusta - conclude il segretario del sindacato di Polizia penitenziaria - calibrata al reato commesso e accertato, in relazione anche al fatto che di solito le emergenze sono conseguenza di inasprimento di misure detentive, che il più delle volte non presentano proprio i caratteri di salvaguardia dell’incolumità pubblica".

Minori: Mastella; pene "adeguate" a prescindere dall’età

 

Dire, 11 dicembre 2007

 

Pene adeguate al reato commesso a prescindere dall’età? Ci sta pensando il guardasigilli Clemente Mastella anche alla luce dei fatti di cronaca che, ricorda lo stesso ministro, vedono i minori "sempre più spesso arruolati dalla malavita". Oggi, dice Mastella, si "usano in modo selvaggio e cinico questi ragazzini come killer". Perciò, dice il responsabile della Giustizia, con un occhio anche, al "modello francese", è "il caso di vedere se stare nella soglia attuale o scendere". Ma, aggiunge, "è una riflessione che è giusto che facciano le forze politiche e chi ha esperienza al riguardo: un ministro da solo non può decidere cambiando all’improvviso".

Minori: formazione via internet per i ragazzi detenuti

 

Dire, 11 dicembre 2007

 

Un progetto per recuperare i minori detenuti, offrendo loro l’opportunità di specializzarsi per poi accedere, una volta fuori dal luogo di detenzione, al mondo del lavoro. Lo hanno messo a punto i ministeri dell’Istruzione, della Giustizia e il dipartimento per l’innovazione tecnologica della presidenza del Consiglio. Oggi la presentazione ufficiale, alla presenza dei ministri della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni e della Giustizia Clemente Mastella.

Corsi di informatica di base, fotografia digitale, grafica pubblicitaria, grafica 3D, video editing digitale e per web master. Questa l’offerta formativa, che sarà garantita ai minori coinvolti nel progetto. A gennaio la selezione dei ragazzi, a febbraio l’inizio delle le attività. Per l’occasione saranno coinvolti 250 operatori sia interni alle strutture di detenzione che insegnanti esperti nell’istruzione carceraria. La formazione si svolgerà in modalità e-learning, via web, e sarà aperto anche uno specifico blog che potrà essere usato dai ragazzi in sicurezza perché la rete di connettività sarà dedicata.

Il progetto costa 4 milioni di euro e doterà, in modo permanente, le strutture penitenziarie di laboratori informatici e multimediali. "Questo - spiega il ministro Fioroni - è un chiaro esempio di come le tecnologie possono mettersi al servizio dei giovani e aiutarci a non perderne nemmeno uno per strada". "Non si può ritenere - chiude Mastella - che il carcere sia di per sé il luogo della detenzione eterna, per questo è importante qualunque attività rieducativa". Ad oggi, gli istituti carcerari che hanno ospitato una o più scuole sono 140, per 1.007 corsi: 419 del ciclo di base, 140 per l’integrazione linguistica, 448 corsi brevi (inglese, informatica, etc.). I detenuti coinvolti sono stati 17.437 circa, il 29% della popolazione carceraria. Nel 2005/2006 sono state rilasciate 1.110 licenze medie, 1.081 attestati di alfabetizzazione culturale, 108 diplomi di qualifica, 136 diplomi di istruzione superiore, 4.346 attestati o certificati.

Foggia: per disabile in carcere visite e interrogazioni

 

Teleradioerre, 11 dicembre 2007

 

Questa mattina la senatrice Colomba Mongiello (Pd) ha visitato nel carcere di Foggia il detenuto A.B, invalido al 100%, che da tempo, anche attraverso i suoi legali, ha chiesto a più riprese un regime di detenzione che tenga conto delle sue condizioni di salute. La parlamentare, accompagnata dal commissario di Polizia penitenziaria Michele Bianco, dopo aver constatato che risponde al vero la difficile e per certi versi ingestibile situazione del detenuto, ha assicurato ogni suo intervento per consentire che A.B. possa essere curato.

Per tale ragione, la senatrice ha predisposto un’interrogazione parlamentare al ministro Guardasigilli con cui chiede intervento urgente da parte della direzione penitenziaria per porre in essere tutte le verifiche necessarie così da consentire il reale accertamento sulla compatibilità con il regime carcerario delle menomazioni che affliggono in modo permanente il detenuto.

A margine dell’incontro con A.B, la senatrice ha visitato anche la sezione femminile e le cucine del carcere di Foggia dove ha potuto riscontrare il prezioso lavoro svolto dalle agenti e dagli agenti del corpo di Polizia penitenziaria. Per quanto attiene, in ultimo, le necessità quotidiane dei detenuti, la parlamentare ha fatto proprie le istanze dei costretti che hanno chiesto un maggior controllo per i prezzi alimentari venduti nella casa circondariale e di una maggiore disponibilità di medicinali.

La senatrice Mongiello ha assicurato il suo intervento presso la direzione carceraria, teso a migliorare la condizione di vita dei detenuti e una loro maggiore integrazione, non solo con il personale dell’amministrazione penitenziaria, ma anche con le interfacce sociali che operano tra e con i detenuti: questo in linea con il dettato costituzionale che stabilisce la riabilitazione dei condannati.

 

Mastella si occupi urgentemente del caso

 

Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, si occupi con urgenza del giovane manfredoniano di 25 anni, Andrea B. disabile al 100%, costretto a vivere su una sedia a rotelle e attualmente rinchiuso nel carcere di Foggia in attesa di giudizio. È l’appello del vice capogruppo vicario della Dc per le autonomie alla Camera, Giampiero Catone.

Il ministro Mastella - aggiunge il parlamentare - "molto sensibile istituzionalmente, visto che per problemi molto meno seri ha minacciato la crisi di governo, intervenga prima che la situazione peggiori. Lo stato fisico di Andrea B. - sottolinea Catone - non gli permette di essere autosufficiente e per questo viene aiutato da altri detenuti, né può dormire su un materasso antidecubito". "La vicenda - conclude il parlamentare - sarà oggetto anche di una nostra interrogazione parlamentare".

Nuoro: al via corsi scolastici superiori a Bad ‘e Carros

 

Sardegna Oggi, 11 dicembre 2007

 

"Il corso della seconda classe del Liceo scientifico e quello della terza della ragioneria ad indirizzo amministrativo (Igea) per i detenuti della Casa Circondariale "Badu ‘e Carros" di Nuoro inizieranno il prossimo gennaio, non appena l’amministrazione carceraria darà l’autorizzazione per l’ingresso dei docenti. È stato possibile organizzare i due corsi grazie all’impegno dei docenti del Centro Territoriale Permanente (C.T.P.) di Nuoro che fa capo alla scuola media statale "Maccioni". Lo ha annunciato la consigliera regionale socialista Maria Grazia Caligaris (SDI-Partito Socialista), segretaria della Commissione "Diritti Civili" che, su richiesta di alcuni detenuti, aveva chiesto l’intervento dell’assessore della Pubblica Istruzione.

"Anche quest’anno, come per il precedente, a causa della mancanza dei fondi, nonostante le continue richieste fatte alla Regione e alla Provincia, il CTP - precisa Caligaris - ha avviato i corsi contattando i 18 docenti volontari, predisponendo, d’intesa con l’amministrazione penitenziaria, il calendario, l’orario scolastico e firmando le convenzioni con gli Istituti che effettueranno il monitoraggio e faranno sostenere gli esami agli alunni".

I corsi di scuola superiore, si affiancheranno ai due di alfabetizzazione per stranieri ed ai tre di scuola media ed approfondimento culturale attivati nelle sezioni di Alta Sicurezza ed Elevato Indice di Vigilanza. I CTP, che opera anche nel carcere di Macomer e nella colonia penale di Mamone, oltre che nel territorio fra le fasce sociali più a rischio di emarginazione, si avvale per i corsi scolastici delle superiori di docenti con contratto d’opera, o quando non è possibile, reperendo volontari.

Notizie positive anche per il "progetto di scrittura creativa", curato dalle due maestre e dalle due professore di lettere del CTP in servizio nella struttura carceraria di "Bad’e Carros". Le fiabe, scritte dagli alunni della sezione di Elevato Indice di Vigilanza (EIV), sono in fase di correzione per essere inviate alla stampa, con immagini realizzate da alcune classi della scuola elementare di Forreddu. "La positiva attività del personale del Centro Territoriale Permanente della scuola media statale "Maccioni" merita - sottolinea la consigliera socialista - una maggiore attenzione della Regione e della Provincia che non possono effettuare tagli di finanziamenti in settori così importanti e delicati facendo venire meno iniziative didattiche richieste dai detenuti in attuazione del principio della rieducazione della pena".

Vibo Valentia: nasce una Rete per il lavoro in carcere

 

Vita, 11 dicembre 2007

 

Un importante evento, che potrà aprire interessanti spazi di collaborazione tra Regione Calabria, forze produttive e Amministrazione Penitenziaria nel campo del reinserimento lavorativo dei soggetti in esecuzione penale, si realizzerà venerdì 14 dicembre presso la Casa Circondariale di Vibo Valentia. In forza della convenzione tra Regione Calabria e Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria sarà inaugurato l’impianto floricolo, realizzato nell’Istituto di Vibo Valentia, progetto che fa parte di una filiera di iniziative analoghe che si stanno realizzando in tutti gli istituti penitenziari della Regione grazie ai finanziamenti assicurati dalla Regione e dal Ministero della Giustizia. Un impegno congiunto tra Istituzioni che ha già permesso di innalzare notevolmente il numero dei soggetti detenuti che lavorano all’interno delle carceri calabresi. Sarà inoltre presentato il progetto Aurora, in fase di attuazione, che coinvolge i soggetti che hanno fruito dell’indulto e che è stato finanziato dalla Cassa per le Ammende. Nell’occasione verrà sottoscritto un protocollo d’intesa tra la Regione, il Provveditorato Regionale, l’Assindustria, l’Unioncamere, la Confartigianato e la Confagricoltura, finalizzato alla promozione di iniziative congiunte per dare concreto impulso alle attività produttive e creare una rete stabile di rapporti e collaborazioni. Per la prima volta in Calabria viene stipulato un accordo con le forze produttive in base al quale si potranno pianificare le iniziative adeguate a rispondere ai bisogni formativi ed occupazionali dei detenuti ed ex detenuti valorizzando le buone prassi già presenti in diverse realtà locali.

In tale ottica è previsto un tavolo di lavoro regionale che avrà il compito di promuovere e monitorare le azioni concrete finalizzate alla inclusione sociale dei soggetti, soprattutto giovani, che dimostrino di volere, per il futuro, fare una scelta di vita diversa da quella criminale.

 

Programma manifestazione 14 dicembre 2007

Casa Circondariale Vibo Valentia

 

ore 15.00 Ingresso

ore 15.15 Inaugurazione impianto floricolo "Il Giardino delle Esperidi"

ore 15.30 Visita officine "Efesto"

ore 15.45 Presso la Sala Teatro

Presentazione progetto "Il carcere che lavora"

Proiezione filmato sulle lavorazioni Istituti penitenziari di Vibo Valentia, Crotone, Laureana di Borrello, Reggio Calabria e Rossano.

 

Intervento del Direttore dell’Istituto

Testimonianza Baltic Ahmet

 

Tavola Rotonda

 

"La progettualità dell’Amministrazione Penitenziaria ed il ruolo della Regione Calabria per dare senso e contenuto alla pena attraverso il lavoro penitenziario", moderatore dr. Antonio Latella, giornalista

 

Interventi

 

Paolo Abramo Presidente Unioncamere Regionale

Laura Antonini Magistrato di Sorveglianza Catanzaro

Demetrio Battaglia Confartigianato Calabria

Piero Caroleo Progetto "Aurora" Cassa Ammende

Umberto De Rose Presidente Regionale Associazione industriali

Francesco Macrì Presidente Regionale Confagricoltura

Paolo Quattrone Provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria

Francesco Carnovale Scalzo Presidente Regionale Forum Terzo Settore

Francesco Sulla Assessore Regionale alle Attività Produttive.

Pasquale Tripodi Assessore Regionale al Turismo

 

Stipula protocollo tra Regione Calabria - Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria e Associazioni di Categoria. Intermezzo Musicale a cura di Nicola Cavillò, fisarmonicista

Milano: il Gruppo Cronisti premia i giornali dei detenuti

 

Ansa, 11 dicembre 2007

 

Il giornalismo varca le porte dei penitenziari con l’obbiettivo di dare un’opportunità di riflessione culturale, ideale e anche concreta per chi vive dietro le sbarre e vuole rifarsi una vita una volta uscito. È questo il senso del riconoscimento "Carcere e Comunicazione" istituito dal Gruppo cronisti lombardi (Gcl) la cui premiazione si è svolta ieri mattina nell’istituto penitenziario di Bollate (Milano).

Sono stati premiati - dal Presidente del Gcl Rosi Brandi e da Antonella Maiolo, sottosegretario regionale - i giornalini realizzati dai detenuti molti dei quali contengono - secondo gli organizzatori dell’iniziativa - molti articoli di valore, di cronaca vera vissuta sulla propria pelle e anche giudizi disincantati di lettori un po’ atipici.

Il primo premio è andato a "Mezzo Busto" realizzato nel carcere di Busto Arsizio (in un pezzo si denuncia come i carcerati siano spesso descritti come mezzi uomini da giornali e tv). Quindi "Il Sestante" di Vigevano e "Zona 508" di Brescia hanno vinto il secondo e il terzo riconoscimento. Il premio speciale della giuria è stato consegnato a "Carte Bollate" del carcere di Bollate, mentre le menzioni speciali sono andate a "Pianeta Miogni" di Varese, "Facce e maschere" e "Il Due" di San Vittore, "Controsenso" di Mantova e "Opinione Libera" di Monza.

"Questi giornalini lanciano un messaggio preciso a noi giornalisti - ha osservato Rosi Brandi - e cioè che i cronisti sono invitati a trattare con minore superficialità i fatti tanto che molti detenuti denunciano il trattamento scorretto ricevuto dalla stampa. Insomma anche chi è in carcere tiene sotto controllo l’operato dei mass media e rifiuta la logica del mostro in prima pagina".

Novara: mercatino con giornale e i prodotti dal carcere

 

Ristretti Orizzonti, 11 dicembre 2007

 

Dall’8 al 24 dicembre, La Gazza Ladra (giornale dei detenuti di Novara), La Luna dal Pozzo (Associazione di volontariato per il carcere, di cui fanno parte per la maggioranza ex detenuti e detenuti in misura alternativa) e Cooperativa Sociale Multidea sono presenti al Mercatino della Solidarietà, a Novara, in Piazza Puccini. Allo stand è possibile trovare il giornale, manufatti prodotti dai detenuti e disponibilità all’informazione sul carcere.

Sanremo: agenti aggrediti, interviene sindacato Sappe

 

Sanremo News, 11 dicembre 2007

 

La segreteria regionale Sappe ha espresso la massima solidarietà al personale aggredito di recente da un detenuto assegnato all’istituto di Valle Armea, che avrebbe anche riportato giorni di prognosi a seguito del richiesto intervento di servizio. Il fatto si sarebbe verificato sabato scorso e l’agente sarebbe stato aggredito da un detenuto in chiaro stato di ubriachezza. "Quanto è accaduto - scrive il sindacato - ci risulta veramente increscioso ma previsto al tempo stesso, non a caso a toccare proprio l’argomento della sicurezza interna guardando avanti, erano state diverse sigle sindacali del comparto, che insieme al Sappe avevano non più di dieci giorni fa, focalizzato il rischio per l’istituto di accogliere con troppa facilità le diverse tipologie di detenuti provenienti da varie regioni e penitenziari della penisola, creando così una saturazione degli spazi e una scarsa gestione dei soggetti tradotti alla Casa Circondariale di Sanremo.

Infatti l’allarme era stato fatto scattare per due semplici ragioni: la prima la nuova congestione della struttura, la seconda la mancanza di spazi idonei e specifici per ospitare tipizzazioni di rei non contemplati per la struttura sanremese poiché assolverebbe già troppi oneri in fatto di lavoro interno e, come se non bastasse, manca allo stato quella continuità di figure professionali esterne adibite a seguire da vicino casi più estremi e preoccupanti".

Droghe: riprende la discussione sulla Fini-Giovanardi

 

Notiziario Aduc, 11 dicembre 2007

 

Da giovedì le Commissioni Giustizia ed Affari Sociali in seduta congiunta riprenderanno la messa a punto della pdl 34 e delle numerose proposte connesse dirette a rivedere il Testo unico 309 del 1990 in materia di sostanze stupefacenti e, soprattutto, a riformare la legge Fini-Giovanardi varata alla fine della scorsa legislatura.

Sinora la discussione generale ha fatto registrare il prevedibile contrasto tra maggioranza ed opposizione sulla opportunità e sui termini della riforma. Ma l’ulteriore approfondimento del problema, in vista della messa a punto di un testo unificato, risentirà probabilmente degli ultimi sviluppi registrati in materia in sede governativa.

Nella seduta del Consiglio dei Ministri del 29 novembre, infatti, il Ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero ha illustrato il nuovo Piano italiano di azione sulle droghe con il quale l’Italia si adegua ad analoghe iniziative degli Stati membri dell’Unione europea. Le linee guida del documento sono state definite da un gruppo di lavoro composto da rappresentanti di vari Ministeri, delle Regioni, dell’Associazione comuni d’Italia e dell’Unione delle province. Lo stesso Ferrero ha precisato che "entro fine anno si avvierà finalmente la discussione in seno al Governo per superare la legge Fini-Giovanardi sulla droga", con uno schema normativo definito da vari dicasteri.

Il Ministro della solidarietà sociale ha anche detto di aver avuto nella seduta governativa di fine novembre il via libera del Premier e che nell’articolato saranno inserite anche disposizioni relative alla pubblicità per la vendita di alcolici. In questa prospettiva è agevole presumere che il dibattito nelle due Commissioni procederà nell’esame delle varie pdl in esame attendendo, prima di realizzare il testo base, che sia presentato il ddl d’iniziativa governativa.

Diritti: per non soffrire... servono 602 euro al mese

di Pietro Yates Moretti (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori)

 

Notiziario Aduc, 11 dicembre 2007

 

Il diritto a non soffrire costa 602 euro al mese. Questa l’assurda quanto ordinaria vicenda del signor Italo Delli Ponti (vedi sotto), malato di sclerosi multipla, e costretto -dopo una lunga trafila burocratica- a pagarsi uno dei pochissimi farmaci (il Sativex) potenzialmente in grado di lenire gli effetti della malattia. Il problema è che tale farmaco è derivato da una pianta "malvagia", la cannabis. Così i malati sono costretti a soffrire a causa di preconcetti, ignoranza e burocrazia, nonostante la comunità scientifica internazionale sia ormai unanime sull’efficacia terapeutica della cannabis. D’altronde, non è un caso che l’Italia continui ad essere agli ultimissimi posti in Europa e nel mondo occidentale per la cura del dolore.

La trafila. Il principio attivo del farmaco, recentemente inserito nel Testo unico sulla droga, deve essere importato dall’estero, su richiesta individuale del medico curante da porre al ministero della Salute - Ufficio Centrale Stupefacenti, che dovrà rilasciare un nulla osta. A quel punto, la farmacia o l’ospedale deve richiedere il farmaco direttamente al produttore estero, il tutto ovviamente a spese del cittadino. Un processo lungo e costoso, e soprattutto solo temporaneo, visto che l’importazione è prevista per farmaci da assumere una tantum, e non farmaci che invece devono essere assunti vita natural durante come il Sativex. Solo alcune Asl in Italia, tra cui quella di Bolzano, si fanno carico delle spese, ma esclusivamente in regime di ricovero ospedaliero.

Rivolgiamo un appello urgente al ministro della Salute affinché ponga rimedio alla allucinante situazione del signor Delli Ponti, e di coloro che come lui sono oggi costretti a soffrire inutilmente. In attesa che il Parlamento lentamente discuta e approvi o rigetti il disegno di legge del Governo in materia di terapia del dolore, presentato ormai oltre un anno fa (19 ottobre 2006), il ministro proponga un decreto-legge affinché da subito cessi la discriminazione contro chi soffre. Invitiamo il ministro anche a promuovere la sensibilizzazione e l’aggiornamento del personale sanitario sui farmaci cannabinoidi, ancora troppo sconosciuti ai medici italiani.

La lotta al dolore non può essere mera questione politica e/o partitica; essa è innanzitutto questione medico-sanitaria, ed il ministro della Salute, di fronte all’inazione del Parlamento e degli enti locali, ha da subito il dovere di garantire il diritto di cura. Se la lotta al dolore è davvero la madre di tutte le battaglie, come ha spesso dichiarato il ministro, lo dimostri con i fatti.

Segue la lettera inviata all’Aduc da Italo Delli Ponti, malato di sclerosi multipla: "Abito a Rimini, ho 60 anni e sono affetto da sclerosi multipla del tipo primario progressivo, accertata nel 2001 dopo circa due anni di indagini per dei fastidi di affaticamento soprattutto ad una gamba; purtroppo i sintomi non sono univoci e sicuri per individuare la patologia. In questi anni la malattia è progredita rapidamente ed attualmente sono sulla sedia a rotelle, muovendo qualche passo in casa con il deambulatore; i problemi non riguardano unicamente la mobilità ma soffro di forte ipertono alle gambe, con problemi di piegamento, spasmi e bruciori continui sempre alle gambe e qualche altro problemino sparso, quale diplopia laterale ed acufene; i bruciori e gli spasmi sono particolarmente fastidiosi sia da seduto che soprattutto a letto per la difficoltà di prendere sonno e dormire in modo adeguato; per la mia tipologia non ho trovato farmaci utili e prendo solo un miorilassante ed un immunosoppressore (costo per il SSN circa 60 €/mese) sulla cui efficacia non giurerei, ma preferisco evitare di non prenderli considerando che forse non sono eccessivamente dannosi.

Ho sentito parlare del Sativex, che è a base di THC, cannabinoide che il Ministero ha inserito nella tabella B2 fra le sostanze che hanno attività farmacologica, unico farmaco registrato al mondo, in Canada, per il dolore neuropatico della sclerosi multipla.

Che io sappia, il THC viene fornito gratuitamente in questa veste dall’AUSL di Bolzano e, sotto altra veste, il Bedrocan, in altre AUSL quali Roma/A, Roma/E, Crotone ed altre. Da altre viene fornito a pagamento, creando delle evidenti disparità a carico dei malati.

La mia situazione è questa: il 23 luglio ho richiesto il farmaco al primario di neurologia di Rimini, dott. Ravasio, citando e fornendo le leggi e le circolari ministeriali esistenti in materia e, dopo circa un mese ho avuto una risposta informale che citava una circolare ministeriale che asseriva la fornitura solo a titolo oneroso per il paziente, senza tener conto di una successiva circolare che chiariva che la fornitura poteva essere a carico del SSN se in regime di day hospital; il 4 settembre ho avanzato la medesima richiesta al direttore sanitario dell’AUSL di Rimini, dott. Lovecchio, riportando le medesime motivazioni e documentazioni; il 17 settembre ho avuto la risposta formale, questa volta, che mi ha comunica che il Servizio Politica del Farmaco della Regione Emilia-Romagna non ha inserito tale farmaco nel prontuario regionale e quindi il farmaco può essere importato a carico del cittadino; dopo aver rinnovato la mia richiesta il 26/9, il mio medico curante del reparto neurologia mi ha quindi prescritto il farmaco, che, dopo essere passato al vaglio della commissione del farmaco ospedaliera è partito per il Ministero che lo autorizzato; il 5 dicembre mi è arrivata, tramite la farmacia dell’Ospedale, la richiesta del pagamento alla ditta venditrice inglese di € 602.16, compreso le spese di spedizione per 200.72 €, e questo per una quantità di prodotto sufficiente solo per un mese!

Io sicuramente farò il bonifico perché ho estrema necessità di provare un rimedio ai miei dolori, però mi chiedo perché devo essere discriminato rispetto a chi con la stessa patologia può seguire altre strade farmaceutiche, interferone, a costi più che doppi, circa 2.000,00 € a carico del SSN? Farmaci, tra l’altro, che non sono specifici per la patologia.

Siccome il farmaco è sintomatico, dovrà essere assunto sempre e quindi avrò difficoltà a sostenere tale spesa tutti i mesi e sarò costretto a rinunciarvi! A parte i tempi tecnici necessari! Perché non ho il diritto a cercare una cura provata altrove con esiti favorevoli? A cosa servono le leggi e le circolari ministeriali se le AUSL o gli Assessorati Regionali non le applicano? Per quale ragione non mi è garantita la cura se non a pagamento? Per quali ragioni lo Stato non mi garantisce la cura nei termini stabiliti dall’OMS e perché non ho quel Diritto di cura che la Costituzione garantisce ad ogni cittadino?

Quando ho avuto la risposta da parte del Dott. Lovecchio, sono stato informato che se ci fossero state molte richieste da parte delle varie USL regionali la problematica sarebbe stata più probabilmente esaminata a livello regionale: ma se i pazienti non riescono a convincere i medici ospedalieri a prescrivere il farmaco, come si può avere una richiesta di massa? E i pazienti lo sanno? Cordiali saluti. Italo Delli Ponti".

Estero: raccolta di firme per patrocinio a detenuti italiani

 

Ansa, 11 dicembre 2007

 

Successo della petizione lanciata da Secondo Protocollo a sostegno dell’iniziativa del deputato di Alleanza nazionale Marco Zacchera, responsabile esteri del partito guidato da Gianfranco Fini, per chiedere al Governo l’istituzione del gratuito patrocinio per gli italiani detenuti all’estero affinché siano garantiti i diritti sanciti dall’articolo 24 della Costituzione e dagli articoli 9-10 e 11 della Dichiarazione Universale per i Diritti Umani che recita.

"Difendere e garantire i diritti umani è anche garantire un’adeguata assistenza giuridica ai nostri connazionali - afferma Zacchera. Lo dimostra il caso di Simone Righi, arrestato in Spagna il 7 ottobre 2007 per aver protestato pacificamente contro lo sterminio dei suoi tre cani e finalmente liberato, seppur dietro cauzione , proprio il 7 dicembre scorso. Lo dimostra il caso di Carlo Parlanti gravemente ammalato e detenuto dal 2005 in una cella di 400 prigionieri nel penitenziario di Avenal, per il quale proprio oggi la corte di Ventura celebrerà l’udienza di risentenza. Un caso quello di Parlanti, che nasconde gravissime violazioni dei diritti umani al punto che nel mese di gennaio sarà discusso anche innanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo".

Casi che di volta in volta vengono sostenuti dalla generosità delle offerte raccolte attraverso le petizioni on line lanciate dai familiari dei detenuti perché nell’ordinamento italiano non è previsto il gratuito patrocinio per i connazionali all’estero.

"Un diritto - prosegue l’esponente di An - quello dei gratuito patrocinio, sentito non solo dai tremila detenuti italiani all’estero ma condiviso dall’intera opinione pubblica internazionale che ha sostenuto la petizione di Secondo Protocollo con 2.849 firme dal Sud America; 3.121 firme dal Nord America; 982 firme dall’Australia e 1.098 firme dall’Asia. Ritengo sia anche questo un modo concreto per celebrare l’importante anniversario della Giornata internazionale dei diritti umani".

Francia: denunciati trattamenti "disumani e degradanti"

 

Ansa, 11 dicembre 2007

 

La Francia di nuovo all’indice per il "trattamento disumano e degradante" nei confronti dei detenuti nelle carceri. Il Comitato europeo per la prevenzione della tortura (Cpt) ha reso noto ieri il suo rapporto, che pur rilevando qualche "miglioramento" rispetto al 2003, ribadisce il suo giudizio negativo.

Nel corso di una visita effettuata tra settembre e ottobre 2006 - scrive oggi Liberation - i membri di questo organo di controllo del Consiglio d’Europa (Cpt) sono stati colpiti dalla sorte dei cosiddetti "detenuti sotto stretta sorveglianza" (Dps): presso l’unità ospedaliera di Moulins Yzeure la delegazione ha constatato che "i detenuti vengono sistematicamente legati ai loro letti, senza interruzione, spesso con manette alle caviglie e con una mano bloccata alla rete del letto". Le richieste formulate dal personale medico per togliere queste catene "così da consentire le cure in condizioni accettabili, venivano sistematicamente rifiutate dai sorveglianti e dagli agenti al seguito". Presso il centro detentivo di Fresnes (Val de Marne), il Cpt ha rilevato come, nell’attesa di una ospedalizzazione psichiatrica, i detenuti "presentavano uno stato di sofferenza acuta, rinchiusi nelle cellule di isolamento (...), obbligati a restare nudi nelle celle, sottomessi ad un controllo visivo regolare del personale penitenziario". Oltre a questi casi più gravi, il Cpt ha constatato abusi e maltrattamenti sistematici, anche se di entità minore: lunghi periodi di isolamento, gravi difficoltà nei reparti psichiatrici e degrado delle condizioni carcerarie dovute al sovrappopolamento. In Francia la popolazione carceraria è di 64.400 unità, circa 12.600 detenuti in più della capacità prevista delle prigioni.

 

 

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