Rassegna stampa 5 aprile

 

Giustizia: il Garante, un mediatore nei luoghi senza libertà

 

La Repubblica, 5 aprile 2007

 

Dopo dieci mesi di rinvii, e oltre dieci anni di attesa, il Garante dei detenuti ha lasciato stamani la Camera dei deputati incassando 267 sì, 145 gli astenuti (Fi, An, Udc) e 35 contrari. Quello del difensore dei detenuti, ma anche degli agenti penitenziari, è un cammino ancora a metà visto che la legge dovrà avere l’approvazione dell’aula del Senato.

Ma dopo anni di dibattiti, conferenze, emergenze, è chiaro a tutte le forze politiche, al di là delle posizioni ideologiche, che il Garante oltre che un fatto di civiltà è una questione di sicurezza e garanzia per tutti coloro che si muovono dentro, fuori, intorno al pianeta carcere. L’Italia, inoltre, è uno dei tre paesi in tutta Europa che ancora non ha provveduto a nominare l’Ombudsman.

Non solo: l’Italia è mancante anche nei confronti delle Nazioni Unite che nel dicembre 1993 hanno previsto (risoluzione 48/144) che tutti i paesi di adoprassero per nominare la Commissione per la promozione e la tutela dei diritti delle persone detenute. L’Italia aveva votato quella risoluzione che però era rimasta solo su carta.

Il Garante, che sarà un collegio di cinque persone e tutte di nomina parlamentare, potrà entrare in tutti i settori del carcere in ogni ora del giorno e della notte, non avrà l’obbligo di essere "accompagnato" da agenti o direttori, e potrà avere colloqui riservati con i detenuti ma anche con gli agenti penitenziari.

Dovrà verificare i luoghi di detenzione - compresi i Cpt per gli stranieri clandestini - e i modi di detenzione. Potrà entrare anche nelle "camere di sicurezza" di caserme dei carabinieri e questure, negli ospedali psichiatrici e nelle infermerie dei penitenziari e ordinare il ricovero di un detenuto. Se verifica che qualcosa non va, potrà avviare un procedimento che si chiama "raccomandazione scritta", una vera e propria denuncia.

"Un mediatore per le tante emergenze, e su più versanti, non solo quello dei detenuti, che si possono creare in ogni luogo dove c’è privazione della libertà personale" dice Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, l’Ong che storicamente si occupa di carcere e detenuti. Gonnella ricorda come l’ombudsman sia nato alla fine degli anni ottanta in Scozia "su richiesta degli agenti penitenziari che volevano essere tutelati e garantiti nel loro lavoro da possibili accuse di abusi".

Il testo approvato dalla Camera non lascia mai intendere, nei sei articoli che lo riguardano, che il Garante possa essere un avvocato in più dalla parte dei detenuti bensì un testimone "terzo" nelle carceri, nei Cpt, nelle caserme. Ogni anno, entro il 30 aprile, il Garante dovrà fare un resoconto finale e riepilogativo al Parlamento.

Se il grado di civiltà di un paese si misura dall’efficienza e dalla qualità del proprio sistema penitenziario, non c’è dubbio che i 220 penitenziari italiani hanno bisogno di un occhio in più che li sorvegli. E li faccia funzionare applicando, ad esempio, Regolamenti rimasti sulla carta da anni.

"Quello di oggi è un primo e importante passaggio per il rafforzamento degli strumenti di tutela dei diritti umani e dei diritti delle persone private della libertà" commenta soddisfatto il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi. La proposta di legge approvata è figlia di varie proposte (Mazzoni, Udc; Mascia, Forgione, Frias, Farina, Russo, Rifondazione; i verdi Boato e De Zulueta) ma soprattutto del lavoro di anni di associazioni come "Nessuno tocchi Caino" presieduta dal deputato radicale Sergio D’Elia e "Antigone".

"È un atto molto importante che rafforza il rispetto dei diritti nel nostro paese e ci rende più vicini all’Europa", dice Paola Balducci (verdi). "Non sarà una figura simbolica" mette in chiaro Graziella Mascia (Rc) che risponde a chi, in An e Fi, si è astenuto e a chi (Lega) boccia il provvedimento qualificandolo come "il solito carrozzone inutile".

 

Gonnella (Antigone): una scelta di civiltà

 

(Ansa, 5 aprile 2007). "Oggi è una giornata importante, ringraziamo le forze politiche che alla Camera hanno approvato una legge che aspettavamo da oltre un decennio". Così Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, che si occupa da anni del mondo delle carceri commenta l’approvazione alla Camera dei deputati della legge che istituisce la commissione per la tutela dei diritti umani e che svolgerà anche funzioni di garante dei detenuti.

"La prima proposta di legge diretta a istituire la figura del garante dei detenuti - ricorda Gonnella - risale al 1998 su nostra iniziativa. La previsione di un organismo di protezione e promozione dei diritti umani, in particolare dei diritti delle persone private della libertà, è un atto di civiltà giuridica che ci avvicina agli altri paesi europei.

Inoltre è un atto dovuto in base alle convenzioni internazionali di cui l’Italia è firmataria". Un auspicio poi viene espresso dal presidente di Antigone: "Speriamo che il Senato approvi in tempi brevi la proposta di legge in modo da cambiare il volto della legislazione italiana e porre il nostro paese all’avanguardia nella tutela dei diritti umani".

Nelle carceri, nelle caserme, nei centri di permanenza temporanea "lo stato di diritto deve assicurare adeguata garanzia dei diritti fondamentali - conclude Gonnella - tale legge pone rimedio a una grossa lacuna normativa e pratica".

 

Buemi (RnP): ma il controllo spetta alla magistratura

 

(Ansa, 5 aprile 2007). "Il testo approvato dalla Camera relativo alla commissione sui diritti umani e il garante per i detenuti afferma Enrico Buemi, capogruppo della Rosa nel Pugno in Commissione giustizia a Montecitorio - rappresenta un buon compromesso tra le esigenze di attuazione della Convenzione internazionale sui diritti umani e la necessità di prevedere istituti non pletorici e sovrapposti per competenze ad altre istituzioni già esistenti".

Lo sottolinea Enrico Buemi, capogruppo della Rosa nel Pugno in commissione Giustizia alla Camera. "Vi è comunque a tal proposito la necessità di una riflessione ampia - aggiunge - sul proliferare di nuovi momenti di rappresentanza di incerta competenza, in quanto è evidente che il compito primario del controllo sui comportamenti delle istituzioni pubbliche e dei singoli, lesivi dei diritti fondamentali degli esseri umani detenuti o meno, italiani o stranieri, spetta in via esclusiva alla magistratura e alla sua funzione giurisdizionale e di sorveglianza".

 

Nicchi (Ds): in linea con l’Onu e l’Unione Europea

 

(Ansa, 5 aprile 2007). Marisa Nicchi, dei Ds, sottolinea l’importanza del voto alla Camera sulla commissione per i diritti umani e il garante dei detenuti. "Con il voto di oggi alla Camera si fa finalmente un concreto passo avanti per la difesa dei diritti di chi, in ogni luogo, è privato della libertà", afferma la parlamentare, aggiungendo che questo "è un modo per mettersi in linea con l’Onu sul tema più generale dei diritti umani e con l’Europa per la garanzia della legalità anche nei confronti di chi è recluso". Per Marisa Nicchi, "le pene servono a rieducare, e questa funzione è credibile solo se si creano le condizioni perché le persone recluse vengano rispettate in quanto esseri umani". La parlamentare sottolinea poi che "per la prima volta avremo una commissione che sarà formata obbligatoriamente per metà da donne e per metà da uomini", e ciò "proprio laddove si deve esercitare una funzione legata ai diritti umani".

 

Balducci (Verdi): molto bene il sì della Camera

 

 

(Ansa, 5 aprile 2007). "I Verdi sono molto soddisfatti, speriamo in una rapida approvazione da parte del Senato". Lo dice Paola Balducci, responsabile Giustizia del Sole che ride dopo l’ok della Camera del testo di legge che istituisce la Commissione per i diritti umani e il Garante dei detenuti. "Si tratta di un atto importante - aggiunge l’esponente dei Verdi - che rafforza il rispetto e l’applicazione dei diritti nel nostro paese e ci rende più vicini all’Europa".

 

Cota (Lega): un inutile carrozzone, usiamo soldi per le vittime

 

(Ansa, 5 aprile 2007). Roberto Cota, vice capogruppo della Lega alla Camera, spiega il voto contrario del suo partito alla legge "che istituisce la commissione per i diritti umani ed il garante dei detenuti", definendola "un inutile carrozzone". "Non abbiamo nulla - premette Cota - contro la tutela dei diritti umani e riteniamo che i detenuti vadano rispettati, sempre tenuto conto però che le carceri non possono e non debbono essere alberghi a cinque stelle". Cota aggiunge che in Italia "non è ancora stata attuata la convenzione europea che tutela le vittime dei reati violenti e le loro famiglie", e che "chi è vittima di un reato di questo tipo, oggi, non ha diritto ad alcun risarcimento".

Mentre con questa legge "si spendono 8 milioni per dare una tutela assolutamente inutile e pleonastica ai detenuti e agli ospiti dei centri di permanenza temporanea". Secondo l’esponente della Lega, "questi soldi sarebbero di certo stati spesi meglio se destinati alle vittime dei reati violenti". Infine, Cota sostiene che la legge "crea anche interferenza con la magistratura di sorveglianza e proprio per questo vi è un’evidente incostituzionalità".

Giustizia: Mastella; su nuovo ordinamento critiche Anm infondate

 

www.giustizia.it, 5 aprile 2007

 

"Accolgo con attenzione l’invito che mi giunge oggi dal Consiglio Superiore della Magistratura. Da parte mia non posso che ribadire l’impegno costante, e mai venuto meno, affinché la riforma dell’ordinamento giudiziario da me proposta venga approvata in tempo utile. Come Guardasigilli è mio specifico interesse politico e istituzionale che il provvedimento divenga legge". Lo ha dichiarato, in una nota, il ministro della Giustizia Clemente Mastella.

"Quanto ai rilievi che altri hanno rivolto sull’opportunità della scelta di avviare l’iter parlamentare del provvedimento in Senato, non accetto che mi si accusi di indifferenza: è stata -prosegue il guardasigilli - una decisione attentamente ponderata, insieme al ministro per i Rapporti col Parlamento, considerando il calendario attuale dei lavori nelle due Camere". "A chi rivendica giustamente l’indipendente esercizio delle proprie funzioni, che io ho sempre rispettato, - conclude Mastella - ricordo che la politica ha una propria autonomia, che è l’essenza stessa dell’azione di governo".

 

Scelta obbligata per approvazione ddl in tempo utile

 

La decisione di avviare l’iter parlamentare della riforma dell’ordinamento giudiziario dal Senato e non dalla Camera - sottolinea una nota del Ministero della Giustizia, a proposito delle prese di posizione dell’Associazione nazionale Magistrati è frutto della reale e forte volontà di far approvare il provvedimento in tempo utile.

È stata presa d’intesa con il ministro per i rapporti con il Parlamento, visto l’intasamento dell’aula di Montecitorio dove l’ingorgo di proposte di legge è tale che l’assemblea non riesce a smaltirne l’esame. Le priorità d’aula fissate dalla Conferenza dei capigruppo di Montecitorio, proprio per la quantità di provvedimenti presenti, ma anche a causa dei congressi di partito che si apriranno nei prossimi giorni in vista delle amministrative di maggio, non avrebbero consentito in alcun modo alla Camera un percorso parlamentare idoneo ad approvare il testo entro il termine previsto dalla legge che ha sospeso la riforma Castelli. Nonostante le difficoltà numeriche registrate talora dalla maggioranza in Senato, stabilire che l’iter del ddl venisse avviato alla Camera sarebbe stato, dunque, ancora più rischioso per la sua tempestiva approvazione.

Giustizia: Fnsi; su intercettazioni no sanzioni più dure per cronisti

 

Ansa, 5 aprile 2007

 

L’introduzione di "nuove e pesanti sanzioni" a carico dei giornalisti nell’ambito del ddl sulle intercettazioni telefoniche sarebbe "un grave attentato al diritto di cronaca e alla libertà di informare": lo ribadisce Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione della stampa, che chiede a Parlamento e ministro della Giustizia di dialogare ed "evitare lo scontro" con la categoria giornalistica, altrimenti chiamata a una protesta "forte e determinata".

"I gruppi parlamentari della Camera, ma anche il ministro della Giustizia - sottolinea Serventi in una nota - hanno il dovere di evitare uno scontro durissimo con il mondo dell’informazione e in particolare con i giornalisti e le loro organizzazioni rappresentative. Se infatti l’aula di Montecitorio dovesse introdurre nuove e pesanti sanzioni detentive o multe salatissime per i giornalisti nell’ambito del provvedimento sulle intercettazioni legali e illegali, la Federazione della Stampa, d’intesa con l’Ordine professionale, dovrebbe valutare le conseguenze di un grave attentato al diritto di cronaca e alla libertà di informare".

"La protesta della categoria, già duramente colpita dal rifiuto degli editori a rinnovare il contratto e dagli attacchi al proprio sistema previdenziale - continua Serventi - non potrebbe che essere forte e determinata. I giornalisti sono tenuti a rispettare le leggi ed a pagare il prezzo degli errori che commettono, ma il loro comportamento non può essere soggetto a provvedimenti come il carcere o multe fino a 500 mila euro comminati da organismi come la magistratura e le Autorità di garanzia estranei al regime di autoregolamentazione deontologica, gestito dall’Ordine professionale. Vogliamo sperare che il dialogo aperto in Parlamento e una iniziativa finalmente moderatrice del governo - conclude il segretario della Fnsi - inducano le forze politiche a smentire con i fatti le voci sempre più preoccupanti che si vanno diffondendo".

Bologna: il Garante presenta un vademecum su vita in carcere

 

Redattore Sociale, 5 aprile 2007

 

Uno strumento utile per i detenuti dell’Emilia Romagna, ma anche per il personale che si ritrova ogni giorno a dover operare in un ambiente difficile.

Uno strumento utile per i detenuti dell’Emilia Romagna, ma anche per il personale che si ritrova ogni giorno a dover operare in un ambiente difficile. Un mezzo con cui informarsi, orientarsi e destreggiarsi attraverso l’insieme di regole e norme che disciplinano il regime penitenziario in Italia.

È la pubblicazione "Dentro e fuori. Informazioni sul carcere", un opuscolo realizzato dall’Ufficio del Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Bologna e dall’associazione Giuristi Democratici, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna. Lo scopo è fornire alle persone detenute una sorta di "vademecum" della vita carceraria, dalle norme di comportamento interno, il personale, l’alimentazione, i rapporti con l’esterno alle disposizioni giuridiche che regolano l’arresto, il fermo, la condanna, i benefici. Questo perché la tutela dei diritti "passa attraverso la conoscenza degli stessi", ha dichiarato Manuela Ceresani, direttrice del penitenziario di Bologna.

"Il libretto è diviso in due parti e verrà distribuito a tutti i detenuti della regione," ha spiegato il Garante, l’avvocato Desi Bruno: "La prima ha lo scopo di informare i detenuti sulle regole di vita in prigione, mentre la seconda parla delle norme giuridiche che li riguardano, quindi dai provvedimenti che limitano la libertà personale alle leggi che disciplinano la fase processuale.

Abbiamo infatti accertato che molti carcerati vivono situazioni di grande disagio all’interno del penitenziario, proprio perché sono disinformati sui propri diritti e sulle leggi che li riguardano". La situazione si aggrava particolarmente per gli stranieri, specialmente per coloro che non parlano la nostra lingua. "Il linguaggio è una componente fondamentale di questo opuscolo", sottolinea il Garante, "al suo interno non ci sono termini gergali, ma un lessico appropriato alla dignità della persona, che evita i tecnicismi ma che non sminuisce e riduce i significati delle parole".

"Il problema più serio quando si entra in carcere è proprio quello della comunicazione - ha affermato Nello Cesari, il provveditore regionale del Dipartimento amministrazione penitenziaria -: già negli anni passati abbiamo provato ad introdurre piccoli manuali per la vita in carcere, con poche basilari regole di convivenza. Ci sarebbero tante iniziative in questo ambito, ma purtroppo le risorse sono sempre molto scarse, sia dal punto di vista finanziario che del personale".

"La prigione è un mondo separato, con regole sue: più persone entrano in modo informato e costruttivo in questo percorso, che io chiamo di responsabilizzazione, e meglio sarà", ha detto Maria Longo, magistrato di sorveglianza del Tribunale di Bologna. "Proprio per questo sono anni che chiedo a gran voce la costituzione di uno sportello legale all’interno del carcere, uno strumento di cui si sente la necessità".

Alla stesura del libretto (che è già pronto in 5.000 copie, per un costo totale di 3.000 euro) ha contribuito l’associazione Giuristi Democratici. La realizzazione è stata affidata alla tipografia "Il profumo delle parole" presso la Casa circondariale di Bologna, gestita direttamente dai detenuti.

Un progetto, quello della stamperia, avviato due anni fa, e che ha come scopo quello di aiutare le persone recluse a reinserirsi nella società. La guida, per ora disponibile in italiano, sarà successivamente pubblicata in sette lingue, tra cui l’inglese, il francese e l’arabo. Prossimamente, ha annunciato Desi Bruno, è inoltre prevista la definitiva stesura e pubblicazione del regolamento interno dell’istituto penitenziario di Bologna.

Alessandria: domani la visita del Prc nella sezione ad E.I.V.

 

Comunicato stampa, 5 aprile 2007

 

Già a dicembre del 2006 dalla sezione E.I.V. della Casa di Reclusione San Michele di Alessandria era uscito un documento sottoscritto da diversi detenuti che stigmatizzava pesantemente le condizioni di vita interne alla sezione. Successivamente, il 6 marzo di quest’anno, dalla sezione E.I.V. giungeva una lettera che denunciava il pestaggio di un detenuto somalo lì rinchiuso. Domenica 18 marzo oltre un centinaio di persone sensibili a queste problematiche partecipava a un presidio (con sound system) sotto le mura del carcere, in solidarietà con i detenuti dalla sezione E.I.V.

Preoccupati della situazione venutasi a creare, desiderosi di comprendere l’accaduto e di conoscere quali siano le condizioni di vita in questa sezione, venerdì 6 aprile in mattinata, una delegazione composta dalla deputata del Prc Annamaria Cardano e da Gianni Torrente di Antigone visiterà la Casa di Reclusione San Michele di Alessandria; al termine, verso le 12 e 30 terrà una breve conferenza stampa nel piazzale davanti il carcere.

Roma: Scaramella e Coppola, da Regina Coeli all'ospedale

 

Ansa, 5 aprile 2007

 

Dal carcere all’ospedale. Dopo oltre cento giorni di detenzione, Mario Scaramella ha lasciato, per un ricovero in ospedale, il carcere romano di Regina Coeli dove è detenuto dal 24 dicembre scorso per le accuse di calunnia aggravata e traffico internazionale di armi. Ma i problemi fisici dell’ex consulente della Commissione Mitrokhin, ricoverato al Pertini di Roma, dopo un breve passaggio al Santo Spirito, non hanno nulla a che fare con la contaminazione da polonio che costò a Scaramella un lungo ricovero a Londra per i "contatti" (su cui indaga la magistratura romana) con la ex spia del Kgb Aleksander Litvinenko, avvelenato invece da una dose massiccia del materiale radioattivo.

Scaramella è in osservazione da lunedì. È stato ricoverato subito dopo un colloquio in carcere con i suoi difensori, gli avvocati Sergio Rastrelli e Gianluca Bucciero. La direzione del carcere ha disposto, dopo un breve ricovero nell’infermeria del penitenziario, il trasferimento in una struttura specializzata.

L’ex consulente della Mitrokhin secondo l’accusa del pm della procura di Roma Pietro Saviotti, avrebbe falsamente costruito prove e fatto ritrovare armi per accreditare la tesi di un attentato ai suoi danni e ai danni dell’ex presidente della Mitrokhin, il senatore di Forza Italia, Paolo Guzzanti. In ospedale Scaramella sarà sottoposto ad accertamenti cardiologici a causa di un episodio di aritmia. Una patologia che scaturirebbe dallo stato di stress e di ansia dovuta alla lunga detenzione.

Ricovero in ospedale anche per l’immobiliarista Danilo Coppola. Cianotico, trovato riverso a terra nella sua cella del padiglione "nuovi giunti" del carcere di Regina Coeli dove è detenuto dal primo marzo scorso, e in preda ad una crisi di dispnea. Dopo un gesto di autolesionismo (si tagliò con un pezzo di vetro il braccio sinistro) e le frequenti crisi di claustrofobia, Danilo Coppola ha lasciato la sua branda per un letto al pronto soccorso. Un ricovero che si sarebbe reso necessario, quello all’ospedale Santo Spirito, secondo i suoi legali, per l’effettuazione di esami clinici, in particolare per analisi di tipo cardiologico.

Lodi: uno Sportello informativo e presto arriverà il Garante

 

Il Cittadino, 5 aprile 2007

 

n Un lavoro, una casa e assistenza legale. Queste le richieste degli ex detenuti, alcuni usciti dall’istituto penitenziario di Lodi, che si sono rivolti nel 2006 allo Spin di Milano, lo sportello informativo promosso dall’ufficio esecuzione penale interna di Milano e Lodi e da nove enti e associazioni che si occupano di carcere.

Lo sportello creato all’interno dell’Ufficio esecuzione penale esterna Milano e Lodi l’anno scorso, nei primi 9 mesi di attività, ha prestato assistenza a 174 utenti, 110 dei quali usciti con l’indulto. Il 46 per cento di quelli che si sono presentati cercava lavoro, il 31 per cento una casa e il 2 per cento assistenza legale. Il 16 per cento diceva di trovarsi in una situazione di emergenza e di non avere un posto letto per la notte, il 5 per cento chiedeva cure mediche e il 3 per cento manifestava problemi famigliari. Pochissimi di questi però provenivano dal carcere di Lodi.

"Quelli che sono usciti da via Cagnola - spiega infatti Grazia Grena, la volontaria del carcere di Lodi che coordina il nuovo sportello di segretariato sociale - si sono rivolti nel nostro territorio. Con un gruppo che conta tra i 6 e gli 8 volontari, in collaborazione con il comune, la provincia, la Caritas, il Mosaico, i mediatori culturali, i sindacati e il Lausvol abbiamo creato questo servizio che ha l’obiettivo di raccogliere le necessità, trovare una soluzione e creare delle forme di accompagnamento all’uscita dal carcere.

Lo sportello rientra nel progetto più ampio sul lavoro debole realizzato anche insieme all’ufficio di piano, avviato a novembre. Abbiamo sentito una cinquantina di persone detenute nel carcere di Lodi, alcune anche più volte. Adesso apriremo uno sportello anche all’esterno, per avere un interfaccia dentro/fuori. Anche se quest’ultimo non c’è ancora, però i volontari sono conosciuti e quindi vengono contattati in caso di necessità. Siamo in collegamento con le cooperative lodigiane che possano assumerli".

Presto probabilmente si aprirà anche uno sportello per l’orientamento, per aiutare il detenuto a valutare le sue capacità professionali. "In occasione dell’indulto - precisa Silvana Cesani - si sono rivolte a noi, con delle richieste di aiuto per una casa e un lavoro 4 o 5 persone. Per quanto riguarda la ricerca di un alloggio, aggiunge Paola Arghenini, responsabile del centro di ascolto Caritas di via San Giacomo, "sfruttiamo la collaborazione con Progetto Insieme che gestisce un gruppo di alloggi.

Da noi gli ex detenuti sono sempre arrivati, non solo quelli usciti da Lodi, ma anche da San Vittore o Milano Opera". La commissione provinciale dei servizi alla persona invece ieri ha passato al vaglio l’istituzione del garante dei cittadini detenuti, volta ad agevolare il loro reinserimento sociale. "Il garante - spiega l’assessore Mauro Soldati - dovrà conoscere la materia giuridica e aver lavorato in ambienti vicini al carcere. Il progetto, coordinato dalla provincia, prevede la compartecipazione degli enti locali in quota capitaria. Finora sono 30 i comuni che hanno dato disponibilità a ragionare su questa iniziativa".

Roma: se la speranza arriva "al di là del muro" grazie al calcio

 

Avvenire, 5 aprile 2007

 

La Nazionale italiana religiosi (Nir), presieduta da fra Mauro Angelini, nei giorni scorsi è scesa in campo contro la rappresentativa dei detenuti del carcere romano di Regina Coeli. A dirigere l’incontro di calcio è stato l’arbitro federale Martina Sillicani di Carrara.

La partita nell’istituto penitenziario di via della Lungara è stato uno dei momenti caratterizzanti la giornata di solidarietà "Al di là del muro" organizzata in carcere dall’associazione nazionale contro la pedofilia "La caramella buona onlus", fondata nel gennaio 1997 da Roberto Mirabile. Una tavola rotonda alla quale hanno dato il proprio contributo, tra gli altri, il Garante per i diritti dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, ed il direttore di Regina Coeli, Mauro Mariani, nella stessa mattinata, aveva affrontato il tema "Affettività genitori detenuti, reinserimento nella società".

Il ministro per le politiche giovanili, Giovanna Melandri, quindi, nel pomeriggio ha dato il calcio d’inizio alla partita, dopo che il vescovo di Palestrina, nonché assistente ecclesiastico della Nir, Domenico Sigalini, ha invocato il Signore tenendo per mano i calciatori delle due squadre che formavano un grande cerchio al centro del rettangolo di gioco.

Ad un primo tempo che si è chiuso con il vantaggio di 3 a 2 per i religiosi coordinati dal laico Enzo Bellocci, è seguita una seconda frazione di gioco che ha visto con il risultato finale di 8 a 7 il prevalere dei detenuti diretti dall’allenatore della Lazio, Delio Rossi. Poco male, perché nella giornata della solidarietà l’importante è stato l’incontro tra "il mondo di fuori e quello di dentro".

Il terzo ed essenziale momento "Al di là del muro" si è realizzato nel tardo pomeriggio nella cosiddetta Rotonda, spazio di interconnessione tra le diverse sezioni di Regina Coeli all’interno delle quali si trovano suddivisi un migliaio di detenuti. Qui una luminosa statua della Vergine con Bambino al primo piano della balconata fa da dirimpettaia ad un grande Crocifisso e qui Luca Anceschi e la sua band si sono esibiti in concerto di fronte ad un’affollata platea di detenuti.

Lo stesso spazio nel quale il cappellano, padre Vittorio Trani, celebra la Messa e trova un punto di contatto con un microcosmo formato in prevalenza da stranieri, spesso di fedi diverse. Questo francescano è un punto di riferimento per i detenuti di Regina Coeli da ventinove anni assieme al centinaio di volontari riuniti nell’associazione "VoReCo" (Volontari di Regina Coeli), da lui diretta e composta da religiosi e laici.

Espletare la propria missione in un carcere di "prima accoglienza" dove i detenuti restano per tre o quattro mesi fa sì che padre Vittorio ed i suoi volontari debbano confrontarsi in molti casi con l’impatto psicologico subito da chi si ritrova all’improvviso recluso. La prossima occasione di solidarietà cui sta lavorando la direzione dell’istituto penitenziario romano di via della Lungara è una sorta di "family day", che rinnovi l’orizzonte angusto del tradizionale parlatorio.

Vibo Valentia: il Vescovo celebra la Messa per i detenuti

 

Quotidiano di Calabria, 5 aprile 2007

 

HA voluto incontrare i detenuti, per l’ultima volta in qualità di vescovo della diocesi, stando a contatto con loro e con il personale dell’istituto penitenziario. Domenico Tarcisio Cortese ha, quindi, accolto favorevolmente l’invito della dirigente della struttura carceraria, Rachele Catalano. Qualche parola con i detenuti, con le guardie carcerarie, poi la messa nell’auditorium e infine la consegna di un crocifisso d’argento che la direzione gli ha voluto donare come segno di affetto e vicinanza in tutti questi anni.

Visibilmente emozionato, il presule ha espresso gratitudine a tutti i presenti per questo dono e ha sottolineato la sua vicinanza alle persone che nella vita hanno sbagliato e che adesso stanno scontando la loro pena, evidenziando però l’opera riabilitativa del carcere, in particolare quello vibonese, che sotto l’azione della direttrice Rachele Catalano e dei suoi collaboratori come il commissario Antonio Lopardo e dell’ispettore Nazzareno Iannello, ha avuto un nuovo impulso.

Nel corso della messa un detenuto ha letto una lettera che riportiamo: "Oggi, celebriamo la Santa Pasqua e come sempre, ormai da tanti anni, lei, Eccellenza, è qui con noi. È sempre vicino a noi che siamo ristretti, è vicino alla Direzione, agli Agenti ed a tutto il personale che opera attivamente in questa Casa Circondariale. La sua presenza ci è stata sempre vicino, ma specialmente durante le festività, quando di più sentiamo il bisogno di quel calore umano e di quell’amore che ci aiuta a superare le difficoltà del momento.

La sua disponibilità e dedizione ci hanno dato motivo di speranza ed hanno gettato le basi per la costruzione di un futuro migliore Le iniziative che ha sostenuto tramite la Caritas: lo sportello mediante il quale consente alle persone più bisognose il rispetto della propria dignità, il laboratorio di ceramica che ha permesso a tante persone di poter intraprendere un percorso lavorativo ed aprire nuove prospettive, non sono piccole cose.

Grazie Eccellenza. Grazie di tutto, grazie di esservi vicino con il cuore e con la mente, grazie per averci amato come figli. Questo non è un addio, ma un arrivederci perché la sua presenza la sentiremo sempre vicino a noi e perché, ed è questo l’augurio, siamo sicuri che sarà ancora con noi. Al nostro pastore e guida, a nome di tutti diciamo grazie ed ancora grazie di vero cuore.

Di particolare emozione il discorso della direttrice Catalano: "A volte - ha detto - è veramente difficile congedasi dalle persone, soprattutto quando si tratta di persone di grande valore come monsignore Cortese, che ci ha sempre sostenuto e accompagnato, e sempre ci ha fatto sentire il calore della sua presenza.

Al nostro vescovo va la riconoscenza di tutti noi per quello che ci ha regalato in questi anni: il suo sorriso, le parole di incoraggiamento e di speranza, l’attaccamento sincero al nostro carcere che ha sempre chiamato casa, quasi a ricordarci che, là dove ci sono uomini oltre al dolore c’è anche posto per i sentimenti positivi. Grazie ancora per averci fatto sentire meno soli e grazie soprattutto per averci ricordato, con il suo esempio, il valore della semplicità e la gioia che viene dalle piccole cose di ogni giorno".

Avellino: mancano gli studenti-detenuti, la scuola deve chiudere

 

Il Mattino, 5 aprile 2007

 

La scuola chiude per... indulto. È quanto succede alla Casa Circondariale di Bellizzi Irpino dove il triennio dell’Itg "D’Agostino" di Avellino è stato eliminato per mancanza di alunni che sono ritornati in libertà grazie all’indulto. E così per il prossimo anno non si possono formare le sei classi. La comunicazione dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Avellino ha indicato la sproporzione tra il numero di studenti e quello delle classi acquisite come causa che ha indotto a prendere la decisione della soppressione.

La scuola, però, diretta da Michele Cardellicchio, in questi giorni si sta mobilitando per evitare che si chiuda il triennio dell’unica istituzione scolastica di secondo grado presente in una struttura carceraria in provincia di Avellino. In discussione tra i docenti del "D’Agostino" c’è una nota che evidenzia come nelle scuole in situazione disagiata si possano fare delle eccezioni.

Nel dettaglio, l’articolo 21 del decreto numero 331 del 1998 introduce delle tutele per scuole in località e gruppi di persone con particolare disagio, prevedendo la costituzione di classi anche con numero di alunni inferiore a quello minimo stabilito dalla norma. Il corso di alta sicurezza e il corso comune hanno diversi iscritti nel biennio, mentre le classi del triennio vanno da uno a cinque iscritti, ma lo studio per i detenuti resta una forma di recupero e di emancipazione dal degrado.

Fatto questo compreso già dal 1984, quando il preside del "D’Agostino" dell’epoca, Alfonso Biondi, organizzò un gruppo di docenti volontari per la formazione dei giovani carcerati. Solo nel 1990- 91 venne riconosciuto come corso di studi (dapprima solo il biennio, e poi anche il triennio) per il conseguimento del diploma. Adesso, però, c’è il serio rischio di chiusura.

Avellino: il giornale dei detenuti dedica un numero alla Pasqua

 

Il Mattino, 5 aprile 2007

 

"Il Cammino", il periodico a colori realizzato dai detenuti della casa circondariale di Bellizzi Irpino, dedica il suo secondo numero alla Pasqua ed al costante desiderio di libertà. Il giornale, curato da Erika Picariello e Giuseppe Festa, è distribuito anche negli altri istituti penitenziari, grazie alla preziosa collaborazione di Piero Lago.

È lo strumento con il quale i detenuti si confrontano con i loro sentimenti, le loro ansie, ma è anche un prezioso mezzo di comunicazione con il mondo esterno. Questo numero comprende due poesie dedicate a Giovanni Paolo II, uno scritto di monsignor Bruno Forte, vescovo di Chieti, una riflessione di Ganiyi Bouraima, il poeta indiano insignito del premio Nobel per la Letteratura.

Ma conferma anche il rimpianto per la libertà perduta ed ora più che mai agognata, che si conclude con un appello ai giovani, affinché non cedano alle lusinghe dell’illegalità, ma imparino, invece, ad apprezzare l’importanza del valore della vita e della scelta tra il bene ed il male. "Il Cammino", infatti, è dedicato proprio alla libertà ed alla conoscenza, che sono i cardini per ricostruire il proprio percorso esistenziale.

L’esperienza editoriale sta riscuotendo sempre più interesse, grazie anche alla collaborazione degli agenti di polizia penitenziaria e dell’intero staff docente ed amministrativo della Casa Circondariale di Bellizzi Irpino. Nel riscoprire il piacere di leggere, di scrivere, i detenuti compiono un viaggio nel loro passato, tra nostalgie, rimpianti, desideri, paure.

Questo numero, nel quale aleggia il mistero della Resurrezione, è una scelta di speranza in un futuro onesto, finalmente "libero" dagli errori e dai fantasmi di un passato che continua a pesare come un macigno nelle coscienze di chi vive al di là delle sbarre.

Napoli: troppi litigi famigliari, ai "domiciliari" preferisce il carcere

 

Il Mattino, 5 aprile 2007

 

Preferisco la prigione - ha spiegato senza perifrasi agli agenti - piuttosto che soffrire per l’esasperazione alla quale mi riducono le continue liti familiari". Forse aveva in mente il film "Dov’è la libertà" di Rossellini (1954), con Totò nella parte di un barbiere che esce dopo 22 anni di prigione per avere ucciso un uomo che insidiava la moglie, ma poi, disgustato delle ingiustizie e dell’egoismo della società, decide di tornare nel penitenziario dove almeno si vive più tranquillamente. Una scelta di libertà interiore, mentale.

Nella sua abitazione Franco Natale stava scontando una pena di 12 mesi per reati contro il patrimonio (un paio di furti d’auto). L’altra mattina si è allontanato da casa recandosi direttamente all’ingresso del commissariato di Scampia e ha detto agli agenti che preferiva il carcere alle continue discussioni familiari.

Arrestato e giudicato per direttissima, gli era stata confermata la misura dei domiciliari. Accompagnato a casa in esecuzione del provvedimento del Tribunale, un paio di ore dopo è stato ritrovato dagli agenti in viale della Resistenza, nelle vicinanze del commissariato, e di nuovo ha detto ai poliziotti di non voler tornare a casa: "Preferisco stare in carcere". Giudicato ancora una volta, alla fine il trentasettenne di Miano è stato accontentato. Finirà di scontare in carcere la condanna. Una vicenda di vita vera anticipata dall’inimitabile artista del rione Sanità nella commedia neorealista degli anni Cinquanta.

Milano: un sindacato dei volontari, contro minacce e aggressioni

 

Affari Italiani, 5 aprile 2007

 

"Aiutare i più bisognosi: senzatetto, ex detenuti, ex tossicomani, immigrati. Accoglierli, sfamarli, dare loro un lavoro. E trovarsi poi minacciati, ricattati, intimiditi da loro. Succede in alcuni casi alle organizzazioni umanitarie in prima linea sul fronte della lotta all’emarginazione". È quanto si legge in una nota congiunta diramata da City Angels e Fondazione Fratelli di San Francesco. Gli Angels sono volontari di strada d’emergenza; la Fondazione francescana è la più grande realtà milanese nel campo dell’assistenza ai senza fissa dimora.

"Entrambe le associazioni hanno vissuto la brutta esperienza di subire minacce, ricatti, richieste di denaro di tipo estorsivo da parte di alcune delle persone aiutate - spiegano ancora le associazioni -. Persone a cui a volte era stato offerto un lavoro per aiutarle a riscattarsi, e che successivamente hanno accampato diritti infondati, sollevato obiezioni prive di ogni fondamento e addirittura promosso cause legali contro le stesse associazioni che li hanno aiutati". Per fronteggiare questo fenomeno che "rischia di penalizzare gravemente le associazioni" gli Angels e la Fondazione si fanno promotori della nascita di un sindacato che protegga il terzo settore "dalle aggressioni di chi morde la mano che lo sfama". Mettono a disposizione un numero telefonico - lo 02.26684551 degli Angels - e una mail - cityangels@cityangels.it - per raccogliere segnalazioni di casi del genere di generosità penalizzata e pongono le basi per l’organizzazione di un convegno sull’argomento, con la presenza di associazioni, legali e istituzioni.

"Ma nonostante alcune brutte esperienze di ingratitudine e di ricatti noi e la Fondazione andremo avanti nel prestare soccorso ai più deboli - dice Mario Furlan, fondatore degli Angels. - Nella nostra sede abbiamo una bella poesia di Madre Teresa di Calcutta intitolata Non importa. Che recita tra l’altro: Se aiuti la gente, se ne risentirò. Non importa, aiutala. Noi continueremo ad aiutare".

Droghe: Mdma; la legge Fini fa "pena", ma il governo Prodi pure!

 

Fuoriluogo.it, 5 aprile 2007

 

 

Street Parade Antiproibizionista

Roma, 14 aprile 2007. Piazza della Repubblica, Ore 15

Giusto o sbagliato; non può essere reato!

 

A più di un anno dalla approvazione della famigerata legge Fini-Giovanardi sulle droghe ci troviamo ancora oggi a fare i conti con questo delirante congegno repressivo, concepito dal governo Berlusconi ma tenuto in vita e reso effettivo dall’attuale governo di centro-sinistra.

Un governo dal cui interno provengono assurde ipotesi di inquisizione e punizione nei confronti dei consumatori, (tali riteniamo le ultime uscite dei ministri Bianchi e Amato) e capace in 10 mesi di intervenire soltanto con il decreto Turco, volto a mitigare solo uno degli aspetti più irragionevoli della legge Fini. Decreto peraltro annullato in questi giorni ad opera del Tar del Lazio.

Nonostante i propositi dichiarati in campagna elettorale l’abrogazione di questa odiosa legge, chiesta a gran voce e con determinazione da più parti, movimenti, reti, cartelli e associazioni di operatori e consumatori, sembra molto lontana. Siamo al punto di partenza!

Mentre assistiamo a questo stupefacente immobilismo istituzionale, viviamo una situazione drammatica, una vera "emergenza sociale", dovuta alle conseguenze che l’applicazione di questa legge ha sulla vita reale di milioni di consumatori: perseguitati con sanzioni sempre più vessatorie, trattati sempre più da criminali, spinti nella clandestinità e gettati in galera, vittime di un mercato nero sempre più fiorente. Perché si sa, se coltivarsi una piantina sul proprio balcone è reato, col proibizionismo il narcotraffico fa affari d’oro.

Crediamo che nessun proibizionismo potrà mai estirpare il consumo, perché l’umanità assume sostanze psicoattive da sempre; questa attitudine comporta problemi e rischi, ma non è confinando arbitrariamente alcune di queste sostanze nell’illegalità che si risolve la questione, né le si rende meno pericolose. Perché se è vero che "le droghe" a volte fanno male, il proibizionismo fa male sempre, genera ignoranza e clandestinità, crea un mercato nero incontrollabile nella qualità delle sostanze e invincibile perché sostenuto da interessi economici enormi.

Siamo convinti che sia ora che i consumatori prendano la parola in prima persona, mettano in gioco i propri corpi e le menti per inceppare questo ingranaggio; è ora di uscire allo scoperto e rivendicare i propri stili di vita, la libertà di scelta contro l’ideologia moralista e autoritaria, è ora di mobilitarsi per costruire un ampio movimento contro ogni proibizionismo e per l’abrogazione immediata della legge Fini-Giovanardi.

Pensiamo sia importante affermare la sua più completa autonomia e la profonda distanza che ci separa da questo governo. Vogliamo che questa distanza, la stessa che ci divide su temi come la guerra e i Cpt, si renda evidente nella street, a cui non siamo interessati che partecipino membri di questa maggioranza: siamo contro la legge Fini-Giovanardi e, lo ribadiamo, contro il governo Prodi che ne è il fedele esecutore!

 

Mdma (Movimento di Massa Antiproibizionista)

Droghe: Napoli; non vogliamo le unità cinofile nelle scuole

 

Notiziario Aduc, 5 aprile 2007

 

È contraria all’ipotesi di utilizzare i cani antidroga agli ingressi delle scuole, l’assessore provinciale alle politiche scolastiche Angela Cortese, che in una nota replica ad una delle proposte avanzate due giorni fa dall’assessore Francesco Emilio Borrelli, per contrastare l’uso delle droghe nelle scuole.

‘Non ha alcuna funzione educativa, né produrrebbe risultati positivi, l’idea di sguinzagliare cani antidroga all’esterno delle scuole, poiché non è certo colpendo i giovani consumatori che si affronta un problema serio e complesso come quello del consumo di sostanze stupefacenti’. ‘Sul tema droga gli interventi devono essere volti a sensibilizzare, informare e rendere consapevoli gli studenti sui rischi per la salute, sulle dinamiche economiche e di mercato che sono sottostanti alla produzione e commercializzazione di queste sostanze, sulle conseguenze giuridiche e legali dell’uso e la vendita di queste merci’.

"Di fronte ad un fenomeno così diffuso tra i giovani che non ha più connotazioni sociali ed economiche bisogna capire a fondo le radici di uno stile, di un modo d’essere che nasconde storie e situazioni molto diverse tra loro".

Secondo la Cortese, "le politiche di pura repressione hanno già fallito drammaticamente in questi anni, amplificando e criminalizzando il fenomeno, senza in alcun modo incidere e colpire le grandi centrali dello spaccio e gli impressionanti interessi finanziari connessi ad esso. Dobbiamo immaginare nuove politiche che affrontino il problema in termini obiettivi e concreti, che siano di ricerca-azione insieme e non contro i ragazzi. Otterremo risultati solo capendo il disagio che genera il bisogno di droga, o capendo gli stili di vita dei nostri giovani".

"La vera missione della scuola è quella di essere luogo di informazione, sensibilizzazione, di dialogo e di confronto sugli stili e i consumi sociali, di essere una palestra critica dove mettere in discussione la realtà data e dove ripensarsi come individui e collettività. Di tutto abbiamo bisogno tranne che di inutili barriere e inutili conflitti".

Droghe: studio australiano; l’ecstasy rilascia l’ormone dell’amore

 

Notiziario Aduc, 5 aprile 2007

 

L’ecstasy rilascia l’ormone dell’amore. Spinge i consumatori a socializzare facilmente con tutti e a volersi più bene. A certificare gli effetti di questa sostanza stupefacente sintetica sono i ricercatori australiani dell’Università di Sydney, in Australia, dopo una serie di studi sui topi. "I clubber lo sanno bene - dicono sul Journal of Neuroscience - l’ecstasy aumenta la socializzazione e ne rinforza gli effetti. Tutto ‘meritò dell’oxitocina, l’ormone che tiene unite le coppie e caratterizza i legami viscerali come quello tra una mamma e il suo bambino". Dopo aver intervistato alcuni consumatori di questa sostanza, gli scienziati hanno scoperto che la sensazione predominante è quella "di percepire se stessi come più sensuali, non inclini al sesso. È come sperimentare uno stato post-orgasmo, in cui - dicono - non tanto si vuole fare l’amore, ma si ha il piacere di stare vicino al partner". Biologicamente parlando, invece, quando si assume l’ecstasy, nel sangue aumentano i livelli di oxitocina. Dopo aver somministrato agli animali l’equivalente di due o tre pasticche per l’uomo, gli scienziati hanno visto che si attivavano i recettori neuronali dell’ormone nell’area cerebrale dell’ipotalamo. Al contrario, bloccando i recettori dell’oxitocina la socializzazione dei topi diminuiva drasticamente, ma non scompariva "forse per l’azione sinergica della dopamina".

 

Per invio materiali e informazioni sul notiziario
Ufficio Stampa - Centro Studi di Ristretti Orizzonti
Via Citolo da Perugia n° 35 - 35138 - Padova
Tel. e fax 049.8712059 - Cell: 3490788637
E-mail: redazione@ristretti.it
 

 

 

 

 

Precedente Home Su Successiva