Rassegna stampa 20 agosto

 

Giustizia: il Governo al lavoro per nuove misure antimafia

 

Apcom, 20 agosto 2007

 

"Stiamo preparando nuove norme, misure di prevenzione, sulla confisca dei beni, sui movimenti di capitali illeciti, determineremo l’obbligo per i pm di fare indagini patrimoniali di mafia. Immaginiamo la costituzione di squadre di polizia giudiziaria specializzate per indagini patrimoniali". Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, spiega in un’intervista a "Il Messaggero" e in una lettera inviata a "La Stampa" le misure antimafia da mettere in campo dopo la strage di Duisburg.

"All’inizio di ottobre - afferma Mastella - spero di presentare anche alla Commissione antimafia questa proposta di legge, d’intesa con questa commissione che lavora congiuntamente con il ministero dell’Interno e dell’Economia e con la Procura nazionale antimafia".

Il ministro continua sostenendo che è necessaria "una grande cooperazione internazionale" perché l"ndrangheta ha un legame fortissimo con la Calabria ma il suoi traffici si estendono in tutto il mondo e oggi la mafia calabrese ha "un giro d’affari di 40 miliardi di euro all’anno, pari al 3,5% del Pil, ha dotazioni immobiliari in cinque continenti da Bruxelles a Toronto, a San Pietroburgo, a Adelaide" e a volte "è investitore alla Borsa di Francoforte". Mastella sottolinea in diversi passaggi l’elemento "trans-nazionale" delle mafie (non solo ‘ndrangheta e non solo italiane), "organizzazioni capaci di penetrare l’economia lecita utilizzando a fini di riciclaggio canali finanziari sofisticati e giovandosi della dimensione globale dei mercati". Di fronte a tutto ciò è necessario "modernizzare" le normative antimafia italiane ed europea e stabilire una forte rete di cooperazione giudiziaria tra i Paesi Ue.

Mastella bolla infine come "un’idea un po’ semplicistica" la proposta del sindaco di Roma Walter Veltroni di affidare gli appalti ai prefetti, evidenziando che "il riciclaggio e le infiltrazioni mafiose avvengono attraverso vari tipi di attività" e poi esistono anche "l’attività estorsiva, l’imposizione di forniture di prodotti e l’usura".

Giustizia: Pecoraro Scanio; severità contro reati ambientali

 

Corriere della Sera, 20 agosto 2007

 

"Processo per direttissima e demolizione immediata della costruzione abusiva. È l’unico deterrente per contrastare lo scempio edilizio che sta distruggendo vaste aree dell’Italia". Il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio non ha dubbi.

 

Ma dalle parole è necessario passare ai fatti…

"Il disegno di legge che introduce sanzioni penali per gli eco-reati è già passato in Consiglio dei ministri ed è all’esame della Commissione Giustizia della Camera. Con il ddl vengono introdotte per la prima volta sanzioni penali per chi trasgredisce alle norme di salvaguardia dell’ambiente. Modifica il Codice Penale anche per quello che riguarda l’abusivismo edilizio nelle aree protette, nei luoghi a rischio frana, come ad Ischia, oppure chi costruisce nelle zone di espansione del Po. E ricordo che la costiera amalfitana è zona tutelata dall’Unesco. Nel ddl intendo inserire anche le norme che riguardano la procedura penale: processo per direttissima e distruzione della costruzione abusiva".

 

Cosa non funziona adesso?

"Ora, tranne una categoria di traffico di rifiuti tossici, non esistono sanzioni penali ma solo contravvenzioni amministrative. Per l’abusivismo edilizio i carabinieri possono anche mettere i sigilli, ma vista la lunghezza dei processi, l’abusivo non si preoccupa molto. Arriverà prima o dopo un condono, e male che gli vada pagherà un’ammenda. Così la deterrenza va a farsi benedire. Con il processo immediato e la demolizione la musica cambierà. Anche perché non c’è bisogno, come oggi, in sede giudiziaria di accertare se c’è o meno un abuso edilizio. È come se, quando viene sequestrato un carico di droga, nel dibattimento si dovesse verificare una realtà già accertata".

 

Lei è di Salerno, quindi conosce bene la realtà della costiera amalfitana...

"È una delle zone più tutelate del Paese. Le norme sono rigorose. Non quella più devastata, c’è di peggio lungo la Domiziana, in Cilento o in Calabria. La costiera è un’area impervia, dove i controlli sugli abusi va fatta soprattutto via mare. Le forze dell’ordine intervengono, mettono i sigilli, anche beccando i "furbi" mentre sono al lavoro. Poi le procedure sono troppo lunghe. Molte delle costruzioni illegali, sigillate da anni, sono ancora in piedi. Questa storia deve finire".

 

E le responsabilità dei Comuni?

"Si ripete la storia dell’obbligo per loro di segnalare e tenere sotto controllo le "strada del fuoco" per prevenire gli incendi. Anche per l’abusivismo alcuni, molto piccoli, non hanno soldi da spendere. Altri, invece, hanno interessi per cui chiudono un occhio. Come è accaduto a Casalnuovo, in provincia di Napoli, dove in tre mesi sono state demolite decine di case abusive utilizzando anche il Genio, militare. Penso a maggiori stimoli e competenze ai Prefetti per dare una mano ai Comuni che non riescono o non vogliono applicare la legge".

Giustizia: Beppe Grillo in piazza contro i politici condannati

 

Il Tempo, 20 agosto 2007

 

Il simbolo è una V rossa tracciata sopra il numero 8 come quella del film V per Vendetta tratto dal fumetto di Alan Moore e sceneggiato dai fratelli Wachowski: il V-day di Beppe Grillo, l’8 settembre, è ormai alle porte, la macchina organizzativa è decollata da un pezzo grazie alla Rete, la risposta popolare si vedrà invece nelle piazze italiane coinvolte, tantissime, da Nord a Sud.

Tutto sembra pronto per la nuova sfida di Grillo che, come osserva lui stesso, ormai ha combattuto più battaglie del generale Patton durante la Seconda Guerra Mondiale. L’8 settembre sarà certamente un giorno particolare: il comico genovese lo ha chiamato Vaffanculo Day (locuzione sdoganata di recente dalla Cassazione) per protestare contro i politici condannati in via definitiva e che siedono sugli scranni del Parlamento, sostenere con una mega raccolta di firme la proposta di legge popolare per cacciarli dal Palazzo e soprattutto esprimere un crescente disagio e una profonda stanchezza per una politica che, secondo Grillo, è sempre più autoreferenziale e lontana anni luce dai cittadini e dalle loro attese.

E dalla Rete, in maniera didascalica, Grillo spiega agli internauti il senso della speciale giornata: l’obiettivo dell’8 settembre è la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare per un Parlamento Pulito; la legge prevede la non eleggibilità dei pregiudicati, un massimo di due legislature e l’elezione diretta del candidato; la proposta di legge popolare è stata presentata alla Cassazione in luglio.

"Perché ho scelto di non fare una sola manifestazione a Roma, ma in tutta Italia? Il V-Day - risponde - è un virus, deve arrivare dappertutto, non in una sola città". "L’8 settembre - spiega Grillo - sarà il giorno del Vaffanculo day, o V-Day. Una via di mezzo tra il D-Day dello sbarco in Normandia e V come Vendetta. Si terrà sabato otto settembre nelle piazze d’Italia, per ricordare che dal 1943 non è cambiato niente. Ieri il re in fuga e la Nazione allo sbando, oggi politici blindati nei palazzi immersi in problemi culturali.

Il V-Day sarà un giorno di informazione e di partecipazione popolare". Grillo l’8 sarà a Bologna, in Piazza Maggiore, per uno spettacolo-manifestazione che inizierà nel pomeriggio. Il comico va avanti come una ruspa su un percorso intrapreso molti anni fa e proseguito nei teatri di tutta la penisola con i suoi spettacoli sempre più graffianti e incisivi nel denunciare e mettere a nudo gli scandali italiani. Ma è stato il web a segnare la svolta strategica per le sue battaglie che ora saranno raccolte anche in un libro di prossima uscita: da Parlamento Pulito alla Val di Susa per proseguire con Unipol, la risorsa acqua, la Borsa, le Primarie dei cittadini, Fazio, l’indulto, la Telecom, il precariato (Schiavi moderni), gli Inceneritori, Via dall’Iraq. "Combattere una battaglia è bello.

Che si perda o che si vinca - dice Grillo da suo celebre blog - rimane il gusto di averci provato. Stare a guardare le porcherie della vita che ci scorrono accanto e non fare nulla, non dire nulla, è avvilente. Toglie linfa al nostro organismo. Diventiamo un po’ più verdi, un po’ più grigi, un po’ più neri, assumiamo i colori di una televisione disturbata. E qualche volta saltiamo. Spariamo al vicino di casa. Facciamo a pezzi la famiglia. Buttiamo massi da un ponte autostradale. È l’auto repressione che ci lavora dentro. Giorno dopo giorno.

Telegiornale dopo telegiornale. Le battaglie è meglio vincerle, certo, ma per farlo bisogna impegnarsi un secondo in più dell’avversario. Vivere per quel secondo in più è l’obiettivo del cittadino combattente. In questi tre anni - prosegue - ho combattuto più battaglie del generale Patton nella Seconda Guerra Mondiale. Per Patton era più facile, lui doveva solo affrontare i nazisti e avanzare verso est. In Italia è più complicato, i nemici sono inestricabili, così integrati con la realtà da confondersi con essa".

Torino: con "Italia Lavoro" 10 nuovi tirocini per gli indultati

 

Adnkronos, 20 agosto 2007

 

Sono in partenza, a Torino, altri 10 tirocini formativi destinati ai beneficiari dell’indulto. L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto "Lavoro nell’inclusione sociale dei detenuti beneficiari dell’indulto", promosso dai ministeri del Lavoro e Previdenza sociale e della Giustizia, con l’assistenza tecnica dell’agenzia governativa Italia Lavoro, per favorire il reinserimento nel mondo dell’occupazione e nella società in generale di ex detenuti che hanno usufruito della legge sull’indulto. Salgono così a 25, in totale, i tirocini avviati nella provincia di Torino. Aiuto cuoco, cameriere, facchinaggio, manovale, fattorino, addetto segreteria, carpentiere, aiuto meccanico, addetto alla consegna delle pizze, sono le mansioni svolte dai partecipanti al progetto presso cooperative e imprese del territorio, piccole e grandi.

Torino: i Radicali hanno visitato l’Ipm "Ferrante Aporti"

 

Agenzia Radicale, 20 agosto 2007

 

Nella mattinata di sabato 18 agosto una delegazione radicale composta da Bruno Mellano (Deputato della Rosa nel Pugno) e Igor Boni (Presidente dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta) ha visitato il carcere minorile di Torino "Ferrante Aporti". Durante la visita i due esponenti radicali si sono a lungo soffermati a dialogare con i minori detenuti, con il personale di servizio, con l’Ispettore Giovanni Camillo e con il Direttore Paolo Planta.

Oggi erano presenti 29 detenuti e 10 detenute; a fine mattina stavano giungendo al carcere da Bologna 3 nuove detenute. Tra i detenuti solo uno è di origine italiana. Gli altri sono in prevalenza maghrebini (Marocchini, Algerini e Tunisini) ma vi sono anche rappresentanti del Senegal, del Gabon, Ecuador, Argentina, Romania, Albania. La quasi totalità delle ragazze appartiene all’etnia Rom. I reati per i quali la maggior parte dei ragazzi sono in stato di reclusione fanno riferimento al traffico di droga (maschi) e al furto (femmine). La permanenza media al Ferrante Aporti è di circa 45 giorni. Attualmente sono in forza 4 educatori professionali, 22 agenti maschi e 13 donne. Dal 1° gennaio sono previsti consistenti lavori di ristrutturazione.

A livello nazionale, ad oggi, sono 418 i giovani detenuti nei 17 Istituti penali minorili; 372 maschi e 46 femmine appartenenti a 26 nazionalità diverse. 196 sono gli Italiani, 64 Rumeni, 53 Marocchini, 47 Serbi, 13 Croati. Per ciò che concerne lo stato giuridico 262 sono in attesa di giudizio, 73 appellanti, 60 definitivi, 19 ricorrenti e 4 da impostare.

Dichiarazione di Bruno Mellano e Igor Boni: "La visita di oggi conferma il giudizio positivo sul Ferrante Aporti e sulle tante iniziative in atto ma conferma anche le enormi difficoltà di trasformare una struttura, che rischia di essere di mero contenimento, in un vero e proprio progetto educativo che consenta un’alternativa possibile a chi esce. Il nodo cruciale resta quello del lavoro. Appare necessario ed urgente riconsiderare l’impianto delle attività all’interno delle strutture minorili per poter davvero rendere produttive le risorse impiegate, con l’obiettivo di costruire reali prospettive di inserimento nella società. A Torino, come in tutta Italia, questi giovani rischiano di avere dinanzi a loro solo una lunga carriera delinquenziale, con una nutrita serie di vittime: occorre trovare il modo di interrompere questo percorso riuscendo a concepire qualcosa di diverso dall’esistente. Per esempio usando i soldi della Cassa delle ammende per concreti progetti di transizione tra il carcere e il reinserimento."

Livorno: morte bimbi rom, arriva una rivendicazione razzista

 

Ansa, 20 agosto 2007

 

A una settimana di distanza dal rogo di Livorno, nel quale sono morti carbonizzati quattro bambini romeni, è arrivata una rivendicazione al quotidiano "Il Tirreno" che getta ombre inquietanti sull’ episodio. Il volantino arrivato in una lettera al quotidiano labronico è firmato "Gape - Gruppo armato pulizia etnica", una sigla finora sconosciuta in Italia.

"Dal 25 agosto - si legge nel volantino - concediamo 20 giorni di tempo per lasciare il territorio italiano e smantellare i diversi campi nomadi sparsi nella nazione. Altrimenti ogni mese ci sarà un attentato in un campo diverso, con conseguenze più gravi di Livorno". E ancora : "Rivendichiamo l’ attentato incendiario del campo nomadi di Livorno. Doveva avere effetti più devastanti. Il nostro scopo è sopprimere i tanti rom che circolano nel territorio italiano, loro rappresentano la feccia dell’ umanità. Siamo stanchi delle loro azioni criminali". Gli investigatori non si sbilanciano sull’attendibilità della rivendicazione e si limitano a comunicare di aver trasmesso la lettera alla procura avviando gli accertamenti di rito.

Milano: nonno 83enne uccide due nipoti in un campo nomadi

 

Apcom, 20 agosto 2007

 

L’83enne Nasif Sulejmanovic ha confessato di aver ucciso, ieri mattina intorno alle 10.30, i suoi due nipoti: la 21enne Svetlana e il fratello di lei Rambo Sulejmanovic, di appena 17 anni. La ragazza, madre di due figli piccoli, era probabilmente incinta. Dopo oltre due ore e trenta di interrogatorio, Nasif Sulejmanovic ha ammesso le proprie responsabilità davanti agli uomini della squadra mobile milanese e al pm Stefano Dambruoso, sostenendo che questa mattina avrebbe voluto uccidere anche altri suoi parenti perché non gli avrebbero riconosciuto il suo ruolo di capofamiglia e accusa in particolare la nuora di aver istigato il figlio a impiccarsi nel carcere di Reggio Calabria dove era detenuto. Tesi queste che non sembrano aver del tutto convinto gli investigatori. Di certo si sa che l’uomo ha alle spalle una vita segnata da tragici lutti. Ora l’anziano assassino è stato trasferito nel carcere milanese di San Vittore.

I fratelli Svetlana e Rambo erano stati feriti gravemente a colpi di pistola questa mattina intorno alle 10.30 nel piccolo insediamento abusivo di via Muggiano, nell’estrema periferia ovest di Milano dove alcune famigli nomadi vivono in baracche, roulotte e automobili. Trasportati sulle auto di alcuni parenti all’ospedale San Carlo, i ragazzi erano deceduti poco dopo. Con loro era stato ricoverato un altro congiunto ferito gravemente all’addome nella sparatoria.

In attesa di una ricostruzione ufficiale, la dinamica dei fatti è quella raccontata dagli abitanti del campo di via Muggiano: Nasif Sulejmanovic, apparentemente tranquillo, avrebbe bevuto un caffè in una roulotte e poi si sarebbe diretto verso i nipoti sparandogli. Questo avrebbe provocato un fuggi fuggi degli altri fratelli e sorelle delle vittime. In seguito, mentre gli altri nomadi accorrevano per soccorrere e poi portare i ragazzi all’ospedale, l’uomo avrebbe atteso la polizia, consegnando infine l’arma del delitto nelle mani degli agenti di una delle volanti accorse sul posto.

Le persone coinvolte nella sparatoria sono tutti rom di origine bosniaca, profughi di guerra, giunti in Italia in seguito alla guerra nei Balcani. Secondo le testimonianze raccolte, i ragazzi sembra siano arrivati a Muggiano da Firenze circa un mese fa, mentre il nonno sarebbe arrivato solo ieri.

Padova: i figli degli immigrati? sono aggressivi e inclini all’alcol

 

Il Mattino, 20 agosto 2007

 

Immigrati di seconda generazione, a Padova si alza la guardia. E l’allarme sulle "bande" dei giovani immigrati arriva dal vicesindaco Claudio Sinigaglia. Padova ora si trova a dovere affrontare un altro fenomeno che la proietta in una dimensione europea. Il vicesindaco Sinigaglia mette in guardia: "Il problema c’è e va affrontato prima che sia troppo tardi", commenta. Ma chi sono, cosa fanno, dove vivono, questi giovani immigrati che tanto preoccupano l’amministrazione del sindaco Flavio Zanonato?

"Si tratta di ragazzi dai 9 ai 16 anni, figli degli immigrati di prima generazione, romeni, moldavi e magrebini, arrivati in città all’inizio degli anni Novanta, nati in Italia oppure immigrati ancora in fasce. I genitori magari hanno fatto di tutto per farsi accettare qui, per loro però è diverso.

Solitamente si riuniscono in gruppi "etnici" che non riescono a rapportarsi con la nostra società. Spesso hanno atteggiamenti aggressivi e fanno uso di alcol". In tutto nella città del Santo i ragazzi a rischio sono circa 300 e vivono alla Stanga, all’Arcella e alla Guizza. "Circa un centinaio di questi adolescenti sono stati inseriti nei soggiorni estivi con ottimi risultati- conclude -. In autunno poi inaugureremo una scuola genitori rivolta agli stranieri, molto spesso infatti a questi giovani manca una figura adulta di riferimento. Per far fronte ai casi più gravi, promuoveremo un progetto di affido omo-etnico".

Televisione: stasera su Rai Due "La rivolta di Porto Azzurro"

 

Ansa, 20 agosto 2007

 

"La Storia siamo noi" bisognerebbe consigliarlo tutti i giorni, e si diventerebbe davvero monotoni. Tuttavia, la puntata di questa sera, Rai Due, ore 23.30 (proprio in contemporanea con Comandante) merita almeno una segnalazione.

Si parla dei fatti di cronaca - qui trovate un’interessantissima ricostruzione a cura di Ilaria Masini - del 25 agosto 1987, quando un gruppo di carcerati di Porto Azzurro fece esplodere una rivolta. A capo della stessa, Mario Ubaldo Rossi (condannato per rapimento) e il terrorista nero Mario Tuti, condannato all’ergastolo. La puntata di La Storia siamo noi racconta i fatti della rivolta secondo una versione mai diffusa: essa sarebbe stata fermata da un intervento dei Nocs, anziché da un patteggiamento, per non fermare il disegno legge Gozzini (relativo alla riabilitazione dei carcerati).

La storia viene raccontata attraverso il punto di vista dei due leader della sommossa, che presero 30 persone in ostaggio. Fra di esse, una donna, l’assistente sociale che lavorava nel carcere dell’Elba, Rossella Giazzi, protagonista di una vicenda nella vicenda ai limiti del romanzesco, quasi troppo romanzata per essere vera: considerata una pedina fondamentale dai capi-rivolta, aggredita da uno dei detenuti, venne salvata proprio da Ubaldo Rossi, che ottenne anche che le venisse portata una rosa. Dopo vent’anni, uno sguardo sui fatti con l’inconfondibile stile di uno dei migliori programmi di divulgazione e approfondimento che la tv italiana abbia mai partorito.

Diritti: nel mondo occidentale aumentano crimini legati all’odio

 

Il Gazzettino, 20 agosto 2007

 

I crimini legati all’odio sono aumentati in modo considerevole nell’ultimo decennio in Europa. In particolare, c’è stata una recrudescenza dell’antisemitismo e delle violenze contro gay e lesbiche. Sono queste le indicazioni del rapporto 2007 dell’Organizzazione non governativa (Ong) statunitense "Human Rights First", che si batte per la tutela dei diritti umani.

Il rapporto si riferisce ad episodi del 2006 e indica che, sebbene i governi europei (soprattutto in Francia, Germania, Regno Unito, Federazione Russa ed Ucraina) si siano impegnati nel combattere i crimini legati all’odio razziale, la strada da percorrere per sradicarli è assai difficile.

In particolare, nel rapporto si legge che "l’antisemitismo persiste ad alto livello in tutta l’Europa e nell’America del Nord". Nel 2006 gli attacchi ad ebrei sono aumentati drammaticamente, non solo rispetto all’anno precedente, ma anche rispetto a tutti gli anni a partire dal 1984, da quando cioè cominciò il monitoraggio. Discriminazione e violenze contro i musulmani in Europa, nel corso del 2006, persistono, anche se risultano in calo rispetto al 2005, quando ci fu un picco vertiginoso, in seguito agli attacchi terroristici di Al Qaida alla metropolitana londinese.

La violenza contro gli omosessuali risulta in crescita in molte parti d’Europa, sebbene solo Svezia e Regno Unito si siano impegnati a monitorarli in modo dettagliato. La maggiore "esternazione" dell’omosessualità, rispetto al passato, si collega all’incremento dell’omofobia sia verbale, sia sotto forma di atti di violenza. Vengono citati, in proposito, i gravi episodi di intolleranza a margine dei "Gay Pride" organizzati in cinque città dell’Est Europa - Mosca, Bucarest, Varsavia, Riga e Tallin - fra la primavera e l’estate del 2006.

Nella conferenza di presentazione del rapporto, Maureen Byrnes, direttrice di "Human Rights First", ha affermato che "la violenza motivata da pregiudizi razziali rimane un serio problema in Europa. Mentre alcuni Paesi come Francia, Germania e Regno Unito si sono impegnati a monitorare sistematicamente questi crimini, la maggior parte degli altri non raccoglie nemmeno i dati per poter compilare statistiche. Questo riflette la sottintesa indifferenza di molti governi".

Nella Federazione Russa si verifica una proliferazione di attacchi violenti a minoranze etniche e religiose. Attacchi razzisti, in Ucraina, hanno colpito africani e appartenenti ad altre minoranze. "Human Rights First" sollecita i governi ad adottare leggi che prevedano non solo un attento monitoraggio dei reati legati all’odio, ma anche pene adeguate, adottando una politica di tolleranza zero. L’Italia viene citata, nel rapporto, per il contributo delle pronunce della magistratura al dibattito politico sul riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, gay compresi.

Viene indicato il caso dell’ammissione - da parte di un giudice del tribunale di Roma - come parte civile, in un processo penale, del convivente (Mario Chinazzo, 67 anni) di un omosessuale (Roberto Chiesa) ucciso a Roma il 7 marzo scorso, al pari della sorella della vittima. Il processo si aprirà il prossimo 8 novembre. Finora l’ammissione in un processo come parte civile di un compagno di un omosessuale, in Italia, era avvenuta solo in sede civile, per cause di risarcimento dei danni.

Droghe: Radicali; Bernardini precisa le accuse sul riciclaggio

 

Agenzia Radicale, 20 agosto 2007

 

Ieri sera Rita Bernardini ha rilasciato la seguente nota: Ai parlamentari partenopei e campani che si sono sentiti oltraggiati dalle mie dichiarazioni sulle possibili infiltrazioni camorristiche nel centro storico di Roma, rispondo che il modo per offendere i tantissimi napoletani onesti e vittime della delinquenza organizzata, è quello di tacere e nascondere la testa sotto la sabbia come finora si è fatto e si continua a fare.

Osservo che quello che temo sia accaduto - e accada - a Roma, da anni avviene a Napoli, a Salerno e in altre città della Campania: vale a dire un vorticoso cambio di proprietà di attività commerciali che non hanno altro scopo se non quello di trasformare il denaro illecito in "pulito" e riconvertirlo in immobili e proprietà "immacolate". Per avere una conferma dell’allarmante fenomeno basta leggere l’ultima relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia che denuncia una "silente infiltrazione in campo economico e finanziario con accordi strategici che hanno portato sul territorio romano ingenti capitali con progressivo inquinamento di interi settori economici". È del resto accaduto anche in altre metropoli, New York, Berlino, Parigi, Londra; ed è attività, per esempio, che oltre alle "nostre" organizzazioni criminali, vede in prima fila impegnati da tempo le triadi cinesi.

Quando il Ministro degli Interni Giuliano Amato, in visita a Napoli, a febbraio di quest’anno si meravigliò per il "gigantesco consumo di cocaina e la spaventosa domanda" mi meravigliai a mia volta della sua meraviglia e feci una dichiarazione che non destò le reazioni irate che sono costretta a leggere oggi. Scrissi che se si voleva comprendere il fenomeno "bastava circoscrivere l’attenzione nell’area di una decina di chilometri quadrati dove sono compresi i palazzi della Camera, del Senato e di alcuni Ministeri. A parte le indagini a colpi di tampone delle Iene, si scoprirebbe la stranezza rilevata dal cittadino comune di sospetti e continui passaggi di proprietà di locali commerciali come bar e ristoranti (ma non solo), ristrutturati da cima a fondo per tre volte nel giro di tre anni: che si tratti di fenomeni di riciclaggio di denaro sporco proveniente dal traffico di droga, sembra non chiederselo nessun abitante dei palazzi del potere, magistrati compresi. Eppure tutto avviene candidamente sotto i loro occhi, con tanto di licenze e permessi concessi dal Comune di Roma".

In queste ore mi scrivono e mi telefonano cittadini del centro storico chiedendomi di non farmi intimidire e di tenere duro perché ho semplicemente rivelato… il segreto di Pulcinella! Mi segnalano una miriade di locali sospetti e mi esprimono piena solidarietà sulle critiche che mi sono state rivolte da tanti politici superficiali che, improvvisamente, si scoprono difensori della "napoletanità".

A questo punto faccio io una domanda ai tanti che mostrano di non sapere, di non vedere, di non capire: hanno idea di quale consistenza abbia, solo nella città di Roma, in un giorno, il guadagno dello spaccio di cocaina? E dove credono, lor signori, che questo denaro vada a finire, e come venga utilizzato? Se poi si vuole continuare a fare gli struzzi, a ignorare una realtà che gli investigatori ben conoscono, si faccia pure; ma non si conti su di noi.

A sostegno della segretaria dei Radicali Italiani, è di oggi una nota del Comitato promotore dell’Associazione "Napoli punto a capo" (Sergio Fedele, Rossella Paliotto, Paolo Monorchio):

La Bernardini ha chiarito di non aver fatto l’equazione napoletani = camorristi. Ci sembra opportuno che istituzioni e parlamentari locali , invece di indignarsi su accuse di razzismo, si concentrino su come verificare il riciclaggio di capitali da parte della criminalità organizzata, fenomeno devastante che avviene purtroppo in primo luogo nella nostra stessa regione a danno dell’economia sana e si diffonde a livello internazionale come ufficialmente dichiarato dai servizi segreti tedeschi in questi giorni.

A Roma un mese fa l’associazione esercenti del centro storico ha chiesto ufficialmente all’amministrazione di avviare un’indagine sulla proliferazione di esercizi commerciali e sulle verifiche di legge a carico dei possessori delle licenze. Una preoccupazione quindi già diffusa, comprensibile, e non certo nata dalle parole della Bernardini.

Le giuste preoccupazioni sulla possibilità che aumenti, in quanto già esistente il razzismo verso i napoletani, devono venire proprio dalla poco contrastata azione all’estensione della criminalità organizzata che invece non vede disponibili né le risorse economiche né gli uomini sufficienti.

Ci chiediamo il perché mentre si sia alzata un’ondata di indignazione su un fenomeno che in parte potrebbe risultare anche reale, le istituzioni napoletane tacciano sul fatto che proprio ieri la gazzetta ufficiale ha destinato alla lotta alla criminalità briciole da quel Tesoretto che doveva essere l’occasione per poter disporre delle risorse necessarie per una battaglia così difficile. Se la Bernandini rappresenta una voce che metterà in moto indagini capaci di appurare la provenienza di questi capitali, va bene così.

La Bernardini avrebbe dovuto aggiungere che tra i napoletani in crescita nei locali adiacenti Montecitorio potrebbero esserci anche esponenti di due classi che testimoniano purtroppo la crisi profonda della città di Napoli. Si tratta di commercianti che fuggono dalla nostra città vittime di rapine a ripetizione (il caso del gioielliere Perez è di qualche mese fa) oppure di disoccupati che non trovano lavoro all’ombra del Vesuvio. Insomma non è la Bernardini che rovina l’immagine di Napoli ma è la situazione oggettiva cui è giunta la città che diffonde in Italia e all’estero una visuale mortificante ma purtroppo reale e non attutita dalle cose positive che comunque sono presenti.

Marocco: per Festa della rivoluzione il Re grazia 550 detenuti

 

Agr, 20 agosto 2007

 

In occasione del 54esimo anniversario della "Rivoluzione del Re e del Popolo" che si svolgerà domani, il re del Marocco, Mohammed VI ha concesso la grazia parziale o totale a circa 550 detenuti. Lo rende noto il ministero della Giustizia in un comunicato. Ad approfittare della grazia che annulla la pena detentiva sono state sette persone, il resto ha beneficiato di misure che alleggeriscono le loro condanne.

 

 

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