Rassegna stampa 5 settembre

 

Indulto: ministro Ferrero; 17 milioni per il reinserimento

 

Redattore Sociale, 5 settembre 2006

 

La cifra è emersa dall’affollata riunione di oggi al ministero della Solidarietà sociale, che gestirà 3 milioni (11 il Lavoro, 3 la Giustizia). Non ci sarà un unico coordinamento. Ferrero si impegna per la Finanziaria 2007.

Quasi 100 persone al capezzale dell’indulto. Tanti erano i presenti questa mattina, presso il ministero della Solidarietà sociale, al "tavolo per il reinserimento sociale degli ex-detenuti" che si riuniva per la seconda volta dopo la nascita ai primi di agosto, qualche giorno dopo il provvedimento di clemenza. Quasi 100 persone in rappresentanza di associazioni di volontariato, enti locali e ministeri, tutte in vario modo interessate ai 17 milioni che il governo è riuscito a mettere insieme sul 2006 per far fronte alle varie emergenze createsi con l’uscita dal carcere in poche settimane di un numero di persone pari a quelle che escono durante un intero anno (oltre 18 mila, più 5 mila che erano già a misure alternative).

La somma di 17 milioni si è saputa con esattezza, appunto, questa mattina, sommando tre capitoli: il denaro del ministero del Lavoro (circa 11 milioni) già annunciato in agosto, per circa 2.000 tra borse lavoro e tirocini professionali; 3 milioni del ministero della Giustizia, provenienti dalla "Cassa ammende", destinati ugualmente al reinserimento lavorativo ma gestiti dai Provveditorati regionali per l’amministrazione penitenziaria (Prap); e 3 milioni del ministero della Solidarietà sociale, originariamente destinati a far funzionare il soppresso Dipartimento nazionale antidroga e che ora finanzieranno progetti legati a carcere e tossicodipendenze.

L’impegno finale assunto dopo quasi 4 ore di riunione - dove si sono succeduti anche molti racconti degli enti locali sulle varie risposte messe in piedi sui territori - è che il bando per l’utilizzo del denaro sarà pronto al più presto. Stiamo parlando, però, del bando relativo ai soli 3 milioni della Solidarietà sociale, dato che gli altri due ministeri si sono già mossi per proprio conto. Il Lavoro attraverso i propri uffici e coinvolgendo in particolare le cooperative sociali di Federsolidarietà, Cnca e Legacoop. La Giustizia attraverso un bando emesso dai Prap e al quale si doveva rispondere entro il 31 agosto.

Non è stato infatti raggiunto, per ora, l’ambizioso obiettivo che il ministro Ferrero si era posto, cioè di coordinare non solo l’impostazione delle azioni per il reinserimento sociale, ma anche i fondi a esse destinati. Non sono bastati in proposito gli appelli alla "concertazione" fatti dai rappresentanti di varie associazioni presenti (dal Cnca in particolare), per omogeneizzare i territori, unificare le pratiche e soprattutto evitare che il denaro si trasformi in erogazioni a pioggia utili alle cooperative che ai detenuti da reinserire.

Ma il titolare della Solidarietà sociale porta forse a casa risultati di più lunga scadenza. Nel comunicato emesso oggi pomeriggio, ha sottolineato come "una politica di reinserimento degli ex detenuti nel nostro paese non è mai stata strutturata", ribadendo la convinzione che "da questa emergenza positiva potrà scaturire un metodo di lavoro che metta insieme, in forme collegiali e partecipate, le istituzioni e le reti sociali presenti sul territorio".

Ferrero è infatti riuscito a far diventare il reinserimento sociale degli ex-detenuti una delle priorità dell’intervento sociale per il Governo. Ciò potrebbe permettergli (e su questo il ministro si è sbilanciato tirando le conclusioni dell’incontro) di riuscire a far mettere nella prossima Finanziaria un fondo più consistente destinato alla materia per il 2007. Infine, dal punto di vista operativo, il ministero di via Fornovo continuerà a essere la sede permanente di questo tavolo, che è stato già riconvocato per i giorni immediatamente successivi all’uscita del bando. Su questo la proposta di Ferrero non ha registrato per ora contrarietà tra i funzionari degli altri ministeri presenti, anche se significativa è stata la risposta della Giustizia, che ha annunciato la riattivazione della Commissione nazionale tra volontariato, enti locali e ministero da tempo istituita, ma mai riunita nella scorsa legislatura dall’ex ministro Castelli.

Indulto: Lazio; per gli ex detenuti intervenga il governo

 

Il Messaggero, 5 settembre 2006

 

L’affollamento delle carceri scende sotto il limite di guardia, per la prima volta negli ultimi 15 anni. È uno dei primi effetti dell’indulto sulla popolazione penitenziaria secondo i dati, aggiornati a ieri, sulle scarcerazioni dovute all’applicazione del provvedimento di clemenza a Roma e nel Lazio. L’indulto, in tutto il territorio regionale, ha permesso la scarcerazione di 2.325 detenuti, tra cui 807 immigrati. Solo a Roma, in particolare, le porte degli istituti di pena sono state aperte a 1.354 persone.

I detenuti nel Lazio sono oggi 3.770, a fronte di una capienza massima di 4.649 persone, mentre a Roma sono 2.188, su 2.703 posti previsti.Questi dati saranno discussi nella riunione di oggi tra gli assessori regionali alle Politiche sociali e il ministro della Solidarietà Paolo Ferrero. "Abbiamo bisogno di un po’ di ossigeno da parte del Governo, dopo le spese che abbiamo affrontato, in una situazione d’emergenza, per un piano d’assistenza - dice Alessandra Mandarelli, assessore alle Politiche sociali della Regione Lazio -.

Siamo intervenuti attingendo 500 mila euro al nostro fondo, già non particolarmente florido, perché era nostra responsabilità territoriale farlo. Ma ci auguriamo che il Governo ci sostenga, anche perché alcuni Comuni, come Roma, hanno già esaurito le risorse assegnate, e non si può sapere se serviranno altri soldi, e quanti, per favorire l’assistenza e il recupero degli ex detenuti". Fondi necessari anche per gli immigrati regolari, che non hanno decreti di espulsione pendenti.

Ma non si tratta dell’unico intervento previsto dalla Pisana. "Il prossimo passo sarà quello di rafforzare le strutture assistenziali nei penitenziari e un programma per il reinserimento sociale dei detenuti - spiega l’assessore regionale al Bilancio, Luigi Nieri - A breve, con l’apertura dell’ufficio per il microcredito, sarà possibile per gli ex-detenuti accedere a piccoli prestiti con tassi agevolati. È un modo per consentire loro di avviare normali progetti di vita, perché la diffidenza e la mancanza di garanzie economiche possono diventare un ostacolo insormontabile e senza progetti di questo tipo si rischia di alimentare il circolo vizioso criminalità-detenzione".

Entro settembre la Regione ha in programma l’approvazione della legge sul carcere che prevede, tra l’altro, interventi in materia di sanità, lavoro, formazione. "Saremo la prima regione italiana ad avere una legge organica su questo tema - argomenta Nieri - I numeri oggi a seguito dell’indulto ci consentono di intervenire in un sistema non più al collasso". Dopo l’approvazione nello scorso agosto da parte delle commissioni competenti della proposta di legge, di cui l’assessore al Bilancio è primo firmatario, spetterà al consiglio regionale l’approvazione definitiva. "A tal fine nel bilancio di previsione 2006, sono stati stanziati due milioni di euro come copertura del futuro provvedimento legislativo", chiosa Nieri.

Indulto: Roma; non voglio più vivere di rapine, ma…

 

Il Messaggero, 5 settembre 2006

 

"Volevo provare a non commettere più reati. Ma è dura...". Non è crisi d’astinenza dal crimine, semplicemente che "tutti i giorni tocca mangiare".

Il 3 agosto Francesco, è tornato libero. Ma ora è a un bivio: da una parte c’è il mondo degli onesti. Dall’altra i disonesti, come lui. Quelli che nessuno vuole avere intorno. Per lo meno a Rebibbia un lavoro ce l’aveva, Francesco, 53 anni. Ora è di nuovo al punto di partenza, "al punto zero".

Stava scontando quattro anni per rapina, era dentro da uno. L’indulto l’ha reso libero. "Appena uscito, con la massima visibilità di quei giorni sembravano tutti pronti ad aiutarmi. Ma poi...". Francesco ha lanciato qua e là i suoi Sos: "Vorrei un lavoro, ma niente: non c’è posto per quelli come me. Un muro di gomma ti respinge e ti riporta dove stavi".

"Forse è il nostro passato negativo a danneggiarci, forse non ho stile, non lancio un messaggio giusto chissà...". In questo mese di libertà ha bussato a tante porte. "Ho provato a salvarmi, ma non vedo la volontà di chi sta nel lecito di accettare chi chiede scusa. Mi vergognerei, se dovessi ritrovarmi a essere un’altra volta umiliato, arrestato da malvivente. Ma un’alternativa seria non esiste, mi rifiuto di pensare che se nasci con un determinato destino ci muori...". Ecco, il bivio. Con le persone care a distanza, a guardare, "sono delusi, da riconquistare. Perché non basta promettere solamente, lo puoi fare solo con un lavoro in mano".

"Ora riparto da zero, ed è difficile. Mentre ho avuto tutto, con le rapine: soldi, gloria e sconforto. Nel crimine mi sono rimboccato le maniche, conoscevo solo quello, solo quello sapevo fare. E sono stato dentro svariate volte, una ventina d’anni il periodo più lungo". Ora è libero. E chissà se per sempre, oppure no. "Conosco bene la disonestà - chiude con voce amara e ironica - Ma stavolta volevo vedere se ero tagliato solamente per quello, di mondo, o se sapevo fare altre cose". A 53 anni, è libero di nuovo, e ci riprova a mettere un piede nel mondo degli onesti. Ma c’è poco da illudersi, la sua vita è sempre davanti allo stesso bivio. "Sono due mondi paralleli, quelli del lecito e dell’illecito. E se non riesco a lavorare, tornerò a fare quello che conosco...".

Pesaro: sindacato polizia penitenziaria denuncia direttrice

 

Il Messaggero, 5 settembre 2006

 

Ancora problemi nel carcere di Villa Fastiggi. Questa volta non sono aggressioni da parte di detenuti o carenze nell’organico a tenere banco. Ma una denuncia del Sappe al tribunale del lavoro per inadempienze sindacali nei confronti dell’attuale direttrice Maria Benassi. Il sindacato polizia penitenziaria lamenta un mancato rispetto degli accordi presi con la precedente direzione: "Con il direttore Roberto Festa - spiega il sindacalista Aldo Di Giacomo - il sindacato aveva intrapreso un percorso molto importante, che aveva portato ad accordi significativi. Accordi che, purtroppo, sono stati disattesi dall’attuale direzione". L’iter nelle cause di lavoro prevede ora il tentativo in sede di conciliazione. Un passaggio obbligatorio ma che, come ricorda il sindacalista Di Giacomo, "nel 90% dei casi non porta ad un accordo". In tal caso si procederà con il processo vero e proprio, con il sindacato deciso a richiedere la rimozione della direzione del carcere.

Una situazione spinosa, quella dell’istituto pesarese, iniziata a precipitare nel 2004, quando, l’allora direttore, Bruno Modugno, fu arrestato con le accuse di abuso d’ufficio, peculato e corruzione, in relazione alla gestione del supercarcere di Lanciano. Da allora diversi dirigenti si sono alternati sulla poltrona del direttore Modugno, sospeso pro-tempore dal Provveditorato di amministrazione penitenziaria. Le due esperienze più significative e durature sono state quelle di Roberto Festa e dell’attuale direttrice Maria Benassi. "In meno di due anni - spiega Aldo Di Giacomo - il carcere ha cambiato tre direttori, senza contare quelli che sono venuti solo per un mese. Dato che fino alla conclusione del processo in cui è coinvolto Modugno non è possibile nominare un altro direttore definitivo, almeno ci auguriamo che il Provveditorato faccia ritornare il precedente amministratore, Roberto Festa".

Vicenza: indulto; i detenuti erano 303, ora sono 135…

 

Il Gazzettino, 5 settembre 2006

 

I detenuti erano 303, ora sono 135. Una boccata d’ossigeno. Al di là delle polemiche, l’indulto per il carcere di Vicenza ha sortito l’effetto sperato: quello di riportare la struttura a condizioni quasi normali almeno sul fronte del rapporto fra capienza effettiva e numero di detenuti ospitati. Dopo anni e anni di pesante sovraffollamento, infatti, il San Pio X torna a respirare proprio grazie al paradosso che più della metà dei reclusi è stata rimessa in libertà: la porta della cella, infatti, si è aperta per 168 condannati, dietro le sbarre ne sono rimasti 135 e considerando che il San Pio X è tarato su 150 carcerati, ecco che la situazione appare davvero ottimale.

Ma non è proprio così. La casa circondariale risulta ancora sottodimensionata per quanto riguarda sia il personale civile con mansioni di ufficio e di segreteria (servirebbero almeno altre otto unità), sia quello di polizia penitenziaria.

Attualmente le guardie carcerarie sono 160, impegnate 365 giorni all’anno: considerando i turni di servizio, quelli di riposo, le ferie, i permessi e le malattie non c’è tanto da stare allegri. Se pensiamo che sono gli stessi agenti che dovevano vigilare su un totale di 303 criminali, si capisce quanto fosse critico il loro status lavorativo prima dell’entrata in vigore del provvedimento di clemenza varato dal Governo Prodi. Tuttavia è anche vero che la casa circondariale di via Della Scola non ha mai vissuto momenti di violenta conflittualità a conferma che, nonostante l’emergenza dichiarata, si è sempre mantenuto un regime vivibile e rispettoso dei diversi ruoli.

In ogni caso l’alleggerimento dovuto alla massiccia scarcerazione ha permesso di fruire in maniera adeguata anche degli spazi comuni: la biblioteca, la sala cinema, le "salette di socialità", gli impianti sportivi e le aule scolastiche. L’edificio nel suo insieme è oggetto di un progetto di ristrutturazione già messo in cantiere che riguarda la messa a norma degli impianti di riscaldamento e di condizionamento, e che risponde ai criteri imposti dal nuovo regolamento penitenziario, in particolare quello che stabilisce una cella con bagno e doccia per ogni singolo detenuto.

Degli attuali 135 ospiti, il 40\% è straniero e l’età media è piuttosto giovane, al di sotto dei trent’anni. Fra le attività avviate all’interno dell’istituto di pena, corsi professionali di vario genere, di italiano per extracomunitari, di pittura e decoro, nonché scuola dell’obbligo. E di recente all’unica cooperativa interna, a Saldo & Mec che occupa saldatori, si è aggiunta anche "Lavoro & futuro" specializzata in assemblaggio. Mentre continua il progetto che prevede la coltivazione biologica in apposite serre realizzate sempre all’interno del San Pio X. E non si trascura nemmeno l’educazione fisica che trova nel Csi di Vicenza un partner prezioso per l’organizzazione di varie iniziative come triangolari di calcio, lezioni di arbitraggio e di igiene sportiva.

Napoli: i sindacati dei giornalai chiedono certezza della pena

 

Il Mattino, 5 settembre 2006

 

I rappresentanti sindacali dei giornalai sono inorriditi e sconvolti dalla notizia della morte di Salvatore Buglione. "In città si sta attraversando un momento poco felice anche per la nostra categoria, che si arrabatta 14-16 ore al giorno. E non me la sento di condannare nessuno", commenta Antonio Cerasuolo presidente della Sinagi Cgil.

"Non trovo parole, c’è solo da rabbrividire; sono addolorato per la famiglia", reagisce Aldo Esposito, segretario Uiltucs: "Lavorando in strada, anche noi siamo potenziali vittime come tutti gli altri cittadini". La moglie della vittima, Antonietta Ferrigno, appartiene a una storica famiglia di distributori di giornali poi passata a gestire alcune edicole. Lo ricorda Antonio Bertani - il giornalaio di piazza del Gesù già salito alla ribalta delle cronache proprio per la sua battaglia contro la diffusione dei coltelli, contro la vendita dei pugnali nelle edicole -. Bertani chiede certezza della pena: "Va bene l’indulto, che ha fatto uscire dalle carceri chi, avendo già scontato parte della pena, avrebbe già dovuto essersi pentito, per lasciare il posto a coloro che stanno compiendo reati adesso. Però è troppo facile trovare scappatoie per uscire: quando un giudice emette la sentenza, quella deve essere la pena che viene effettivamente scontata".

Cosenza: la statua della Madonna tra i carcerati

 

Asca, 5 settembre 2006

 

Venerdì, 8 settembre, festa della Madonna del Pilerio, alle ore 9.30, la sacra icona della Patrona di Cosenza "visiterà" la Casa circondariale "Sergio Cosmai" di Cosenza. Sarà l’Arcivescovo Metropolita di Cosenza-Bisignano, Padre Salvatore Nunnari, a portare nel carcere l’immagine della Vergine, da anni custodita a Palazzo Arnone (il momentaneo spostamento del quadro per questa importante occasione avviene in accordo con la Sovrintendenza ai Beni culturali, alla cui tutela è attualmente affidato, su richiesta dell’Arcivescovo).

L’iniziativa della Chiesa di Cosenza si inserisce nel percorso della comunità cattolica - spiega un comunicato -che si prepara al convegno ecclesiale nazionale di Verona sulla testimonianza della speranza cristiana nel nostro tempo e intende sottolineare la necessità dell’attenzione verso i carcerati, segnati dalla fragilità umana che - in modi diversi - connota l’esperienza di ogni persona. L’attenzione a coloro che sono detenuti in carcere è anche un invito a non dimenticare il loro diritto ad essere rieducati e restituiti pienamente alla vita sociale.

I cristiani e tutte le persone di buona volontà, in particolare coloro che sono impegnati nella vita politica e amministrativa, sono perciò chiamati ad accogliere ed accompagnare chi esce dal carcere nei primi passi della libertà ottenuta grazie al recente indulto. Il tema dell’incontro pastorale con il Padre Arcivescovo è "Pena, detenzione, indulto interpellano la comunità cristiana".

Dopo la celebrazione della S. Messa, ci sarà, alle 11, nel Teatro della Casa circondariale, una tavola rotonda sul tema "Quale pastorale per i fratelli carcerati", alla quale parteciperanno il Vice Presidente della Giunta regionale della Calabria, On. Nicola Adamo, il Magistrato di sorveglianza, Alberto Liguori, il reeferente regionale dei Cappellani, Mons. Silvio Misiti, il Presidente regionale del Volontariato Giustizia, Prof. Antonio Morelli, il Direttore Uepe Prop di Catanzaro, Dott. Mario Nasone, il Sindaco di Cosenza, Avv. Salvatore Perugini.

Le conclusioni dei lavori - moderati dalla giornalista Genevieve Makaping - saranno tratte dal Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria della Calabria, Dott. Paolo Quattrone, e dall’Arcivescovo Metropolìta di Cosenza-Bisignano, Mons. Salvatore Nunnari. In occasione di questa riflessione comune sulle problematiche pastorali e sociali, legate alla detenzione, saranno presenti nella Casa circondariale di Cosenza i Cappellani che svolgono la loro attività pastorale nelle carceri calabresi.

Napoli: cappellano Secondigliano; assumete gli ex detenuti

 

Ansa, 5 settembre 2006

 

Imprese napoletane, assumete gli ex detenuti per dare un contributo alla lotta contro il crimine. È questo il senso di un appello che lancia il cappellano del carcere di Secondigliano, a Napoli. "Dobbiamo aiutare quanti vogliono uscire dai percorsi dell’illegalità e riprendere una vita onesta. Penso a quanti hanno lasciato il carcere negli ultimi mesi, anche grazie all’indulto, e che hanno difficoltà a trovare un’occupazione, anche quella più umile.

Per questo lancio un appello a imprenditori, rappresentanti di categoria, sindacalisti, politici ad aiutare gli ex detenuti" afferma don Raffaele Grimaldi, che rilancerà l’appello nel corso della visita che l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, effettuerà il prossimo 23 settembre nel penitenziario napoletano. In queste ore il cappellano sta prendendo i primi contatti con il mondo dell’industria e delle piccole imprese: "Offrendo una possibilità di lavoro a questi ragazzi che hanno lasciato il carcere renderemo più difficile la vita alle organizzazioni criminali sempre pronte a reclutare nuove leve".

Intanto, va avanti un altro progetto, quello illustrato dallo stesso Arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, nel corso della recente visita al carcere di Poggioreale, ovvero quello di creare in tempi brevi una casa di accoglienza per quanti - soprattutto immigrati, ex tossicodipendenti ed emarginati - che una volta fuori dal carcere non sanno dove andare. "La società esterna non può ignorare le sofferenze del carcere - dice ancora padre Grimaldi - e sono convinto che insieme si può fare qualcosa di davvero significativo". Come iniziare? "Facendo in modo che tra carcere e mondo esterno oltre alle grate non ci sia anche il muro dell’indifferenza. Per questo, proprio in previsione della visita del cardinale Sepe al carcere di Scampia - spiega ancora don Raffaele - stiamo avviando una missione all’interno del carcere con i parroci del territorio. Una missione di una settimana, con l’istituzione di piccoli centri di ascolto all’interno di ogni sezione".

Indulto: la "mappa" delle criticità rilevate in Puglia

 

Ansa, 5 settembre 2006

 

Una mappa delle criticità emerse per le persone che in Puglia hanno ottenuto il beneficio dell’indulto è stata elaborata dall’assessorato ai servizi sociali della Regione Puglia in vista dell’incontro che domani tutti gli assessori regionali terranno sull’argomento con il ministro Paolo Ferrero. La scheda è stata elaborata sulla base dei dati emersi nell’incontro che l’assessore ai servizi sociali della Regione Puglia, Elena Gentile, ha tenuto il 31 agosto con rappresentanti della Prefettura di Bari, dell’Ufficio regionale esecuzione penale esterna, del Centro per la giustizia minorile e dell’Ufficio servizi sociali minori del Dipartimento giustizia minorile.

Per le 3.160 persone detenute in Puglia o sottoposte a provvedimenti non detentivi di esecuzione della pena che hanno riavuto la libertà per effetto dell’indulto, la criticità che incide maggiormente è quella della mancanza di occupazione: 583 persone sottoposte a misure restrittive alternative alla detenzione in carcere (Uepe) e 490 detenuti usciti dal penitenziario, per un totale di 1.073 persone ha problemi di mancanza di lavoro con una incidenza sul totale dei beneficiari del 33,1%.

Incidono inoltre molto (per il 26,5%) le dipendenze patologiche: 475 persone Uepe e 383 uscite da istituti penitenziari per un totale di 858 persone. Tra le criticità, anche l’assenza di un supporto familiare (76 persone sottoposte a misure restrittive alternative alla detenzione in carcere e 228 ex detenuti usciti dal carcere per un totale di 304 persone) con una incidenza sul totale dei beneficiari dell’indulto del 9,4%.

Ancora: la mancanza di alloggio. Sono 65 le persone Uepe e 29 ex detenuti di istituti per un totale di 94 persone con una incidenza del 2,9%. Registrata come criticità, inoltre, la presenza di patologie gravi (88 Uepe e 140 ex detenuti istituti per un totale di 228 persone) con una incidenza del 7,0%. Inoltre, è stata registrata una criticità per quanto riguarda il disagio psichico o patologie: 94 Uepe e 185 ex detenuti istituti penitenziari per un totale di 279 persone con una incidenza dell’8,6%. Inoltre, 63 persone Uepe e 51 ex detenuti di istituti penitenziari per un totale di 114 persone (con una incidenza 3,5%) hanno minori a carico.

Dieci persone Uepe e 29 ex detenuti in istituti non conosce la lingua italiana (1,2% di incidenza). Tra le criticità, anche l’analfabetismo: 29 Uepe (0,9% di incidenza). Infine ci sono altre criticità che rientrano nell’indagine svolta e che sono state racchiuse nel capitolo ‘altrò: 39 persone Uepe e zero ex detenuti in istituti con una incidenza dell’1,2%. Sulla base di questa analisi l’assessorato regionale ha individuato una serie di necessità che saranno illustrate domani nell’incontro con il ministro Ferrero: centri per l’inserimento socio-lavorativo; incentivi per le imprese pugliesi che assumono ex-detenuti; corsi di formazione realmente professionalizzanti; tirocini e stage formativi; sportelli di orientamento e intermediazione lavorativa e abitativa; tutor per i minorenni e le famiglie di provenienza.

Sofri: Mastella; problema andrà affrontato entro fine anno

 

Ansa, 5 settembre 2006

 

Il problema Sofri c’è e "a fine anno tornerà attuale". A dichiararlo in una intervista rilasciata ai quotidiani ‘Avvenirè e ‘Il Giornalè è il ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Tra poco più di cento giorni, infatti, gli arresti domiciliari concessi per motivi di salute finiranno quindi Sofri dovrebbe rientrare in carcere ma, intanto, la moglie si è ammalata ed è ricoverata in America. "Come uomo, Clemente Mastella trova disumano che non si possa stare accanto alla moglie ammalata - dice il Guardasigilli - e farebbe qualsiasi cosa per permettere a Sofri di poterla raggiungere. Come ministro devo tenere conto di tante, tante cose. Ma entro la fine dell’anno questo problema andrà affrontato: Sofri è un uomo che ha patito e ha pagato".

"Di certo - aggiunge - non ripeteremo l’errore fatto con la grazia a Bompressi, quando la famiglia Calabresi, il cui comportamento è stato sempre esemplare, lo ha saputo dai giornali. Stavolta, prima di compiere anche il minimo passo, andrò io stesso a parlare con i familiari dell’eroico commissario".

Droghe: Cappato (Rnp); positiva la posizione di Ferrero

 

Ansa, 5 settembre 2006

 

Marco Cappato, esponente radicale della Rosa nel pugno, si compiace per la posizione del ministro per la solidarietà sociale, Paolo Ferrero, sulla depenalizzazione dell’uso di droghe leggere. Intervistato da Radio radicale, Cappato definisce "molto positiva l’iniziativa del ministro Ferrero", perché "è importante fare di tutto perché una persona non finisca in carcere per il fatto di consumare questa o quella sostanza".

La posizione della Rosa nel pugno, spiega Cappato è la legalizzazione, con modalità diverse "a seconda della pericolosità delle sostanze". "Per esempio - spiega Cappato - per una sostanza quale l’eroina deve voler dire innanzitutto, come in Svizzera, la somministrazione sotto controllo medico". Cappato chiede quindi che "si apra un dibattito anche parlamentare, e ci auguriamo possa esserlo a partire non da dati ideologici ma dalla efficacia non solo della legge Fini - Giovanardi, che è di recentissima approvazione, ma anche delle legislazioni dei decenni scorsi attestate solo su una visione proibizionista", accusata da Cappato di "alimentare e produrre i migliori proventi della mafia e della criminalità organizzata".

 

 

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