Rassegna stampa 28 settembre

 

Giustizia: riforma della legge Castelli, è battaglia in Senato

 

Il Mattino, 28 settembre 2006

 

"La vogliamo piantare con queste cose da destra e da sinistra? Qui dobbiamo lavorare". Sono passate 10 ore dall’inizio della seduta e Palazzo Madama si avvia al secondo voto della giornata. Roberto Calderoli, presidente di turno, sbotta: "Se continuiamo così non finiamo prima di Natale".

In realtà, il disegno di legge che sospende parti della riforma della giustizia voluta dalla Cdl dovrebbe arrivare al traguardo martedì o mercoledì prossimi. Ma non è il "quando" a preoccupare, piuttosto il "come". Perché il tentativo esperito ieri dal ministro della Giustizia Clemente Mastella - trovare un accordo con l’opposizione - è naufragato dopo sette ore di trattative.

E il risultato sta tutto lì: 156 a 155, un solo voto di scarto che consente al centrosinistra di continuare nell’esame del provvedimento. Prova da far tremare i polsi, ammettono nell’Unione, visto che questo testo è il primo a essere sottoposto all’esame del Senato senza che sia stata posta la fiducia. La Cdl incassa la sconfitta, ma Francesco D’Onofrio, Udc, avvisa: "Senza accordo si va avanti così. Può andare bene a loro, visto che da noi c’erano due assenti, ma può andare bene a noi. Bastava che in aula ci fossero stati Andreotti e Cossiga".

E invece l’unico senatore a vita presente è Emilio Colombo, che sta con l’Unione. Giornata di tavoli prima riuniti, poi separati; di emissari che passano da una stanza all’altra; di fogli zeppi di cancellature; di vassoi di caffè che transitano. Ma non c’è nulla da fare. Come anticipa Niccolò Ghedini, senatore di Forza Italia e legale di Berlusconi, l’intesa non c’è. Per colpa dei falchi della Cdl, secondo l’Unione; per colpa dei falchi della magistratura, secondo l’opposizione, in particolare secondo Roberto Castelli.

La sospensione della seduta chiesta in mattinata dal Guardasigilli si conclude con una resa. Anna Finocchiaro, capogruppo Ds: "Non si è trovata una soluzione condivisa. Andiamo avanti, ma sul merito non interrompiamo il confronto". Roberto Castelli, leghista: "L’aula sarà teatro dello scontro finale". Mastella delle sue preoccupazioni ha già detto: "Sospendiamo la riforma o ci sarà un terremoto che ricadrà sulle spalle dei cittadini. Avremo effetti devastanti". Ma tant’è.

A far saltare l’accordo è l’organizzazione delle procure, che la Cdl vuole fortemente nelle mani del procuratore capo, mentre l’Unione rivendica un ruolo preponderante per il Csm. In sostanza la maggioranza chiede che il capo dell’ufficio "assegni" (e non "deleghi") il processo al sostituto; e che sia il Csm, e non il procuratore generale come vuole il centrodestra, a dirimere eventuali contrasti tra procuratore capo e pm. "La gerarchizzazione delle procure è il cuore della loro riforma, con cui puntano anche a delegittimare il Csm", dice Giovanni Russo Spena, Rifondazione.

E pensare che su tutto il resto (separazione delle funzioni, obbligatorietà dell’azione disciplinare e definizione degli illeciti) si era raggiunta un’intesa, e il governo si era detto pronto a bloccare la riforma Castelli soltanto fino al primo marzo 2007 (e non al 31 luglio).

Quando nel pomeriggio, dopo la trattativa-fiume, si torna in aula, la Cdl ci riprova a mettere a dura prova i nervi dell’avversario, chiedendo il voto segreto sul primo emendamento. Ma Calderoli dice no. Il centrosinistra boccia la proposta della Cdl per 156 a 149 e la musica non cambia nelle altre votazioni. L’Anm è preoccupata: "Confidiamo nella saggezza del Parlamento". Stamattina si continua. Dal Csm, invece, è atteso per oggi un parere sul decreto per le intercettazioni; mentre bisognerà attendere di più per sapere - come ha chiesto Mastella - quali effetti abbia l’indulto sui processi in corso.

Ancona: detenuto tenta di impiccarsi in cella, salvato

 

Corriere Adriatico, 28 settembre 2006

 

Ha cercato di impiccarsi in cella a Montacuto ma l’intervento tempestivo della polizia penitenziaria e dei soccorritori ha evitato il peggio. Intorno a mezzogiorno un agente in servizio nei corridoi si è accorto del gesto tentato dal marocchino e lo ha liberato dal cappio. Immediata la telefonata al 118. È intervenuta un’ambulanza della Croce Gialla insieme all’automedica.

Il personale sanitario ha rianimato il cittadino extracomunitario salvandolo. Poi l’uomo è stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso di Torrette dove è stato sottoposto ad accertamenti per cercare di capire se avesse riportato particolari traumi al collo. In seguito, il detenuto è stato riaccompagnato in carcere in quanto non aveva riportato lesioni tale da determinarne il ricovero. In precedenza, sembra che il marocchino avesse già tentato di suicidarsi sempre con lo stesso metodo.

Giustizia: ecco perché Silvia Baraldini ha avuto l’indulto

 

Adnkronos, 28 settembre 2006

 

I reati contestati a Silvia Baraldinii sulla base del codice americano sono stati riqualificati dalla giustizia italiana in associazione per delinquere semplice, tentata rapina, estorsione, sequestro di persona e falsa testimonianza. È stata pure rideterminata, in seguito ad una sentenza della Corte Costituzionale, la pena inflitta, la cui fine è stata fissata al 29.7.2008 come stabilito dall’accordo in proposito concluso tra il Governo statunitense e quello italiano. Lo precisa il Ministero della Giustizia.

Treviso: con il teatro opportunità per i giovani detenuti

 

Il Gazzettino, 28 settembre 2006

 

Chi passa per Via Santa Bona, costeggiando le pareti del Carcere, forse non sa che nell’ala più estrema ha sede l’Istituto Penale per Minorenni, unica struttura di questo tipo nel Triveneto. Lì si trovano ragazzi al di sotto dei 21 anni in custodia cautelare o già condannati ad una pena da scontare.Ma lì dentro, oltre quelle mura, c’è anche molta vita. Il primo impatto con il direttore, Alfonso Paggiarino, rivela immediatamente che l’organizzazione della quotidianità "là dentro" è tutt’altro che grigia e monotona. Mentre parla e racconta è un fiume in piena, difficile fermarlo: "Questa è una struttura molto aperta verso l’esterno.

Oltre al normale iter scolastico, ai corsi di computer, alfabetizzazione, attività sportive, teatro e corsi di pittura, cerchiamo di mettere in contatto in più possibile i nostri ragazzi con quelli del "mondo normale". In questo una grande mano gli viene data dal Centro Servizi Volontariato, dalla Parrocchia e anche dalla Caritas. "Nel mese di agosto per esempio - spiega - quando le attività scolastiche erano interrotte, il Gruppo Scout di Camposanpiero ha effettuato una settimana di campo con i suoi ragazzi, qui in Istituto. È stata veramente un’ importante esperienza per i nostri ospiti".

Ma non è la sola: ci sono partite di calcio, c’è la corsa podistica e addirittura ora si sta pensando ad una sorta di Bicicittà in collaborazione con la Uisp. Attualmente sono sedici i giovani detenuti. Fino a poco tempo fa, erano venticinque, diversi dei quali sono usciti con l’indulto. "È una piccola realtà la nostra - continua Paggiarino - ma molto efficiente e all’avanguardia non solo in Italia: abbiamo osservatori da molte parti d’Europa che vengono qui per studiare la nostra organizzazione".

Ed ecco che anche il laboratorio teatrale, iniziato lo scorso maggio, ma intorno al quale si è lavorato con maggiore intensità durante l’estate, dà ora i suoi frutti. Lo spettacolo "Io amici non ne ho!", andato in scena ieri per un ristretto pubblico di alcuni alunni del Liceo Scientifico Da Vinci, è decisamente uno spettacolo insolito, forte e coinvolgente. Si apre con la storia di un ragazzo albanese, raccontata in prima persona da uno di loro, del suo viaggio verso l’Italia.

"È stato già un grosso atto di coraggio mettersi in gioco così direttamente rivivendo davanti agli altri le proprie emozioni e la sofferenza di un’esperienza dolorosa - evidenzia Valentina Paronetto dell’associazione Nats di Treviso che insieme a Nicola Mattarollo ha seguito i ragazzi e allestito lo spettacolo - ma la magia del teatro riesce a fare questi miracoli!". Il testo, stilato su un canovaccio già esistente, Cappuccetto Rosso, è stato in realtà modificato dagli stessi ragazzi e la storia è diventata così un fatto di sfruttamento.

Pescara: le memorie del bandito che voleva dire "basta"

 

Il Messaggero, 28 settembre 2006

 

Perché alla fine si era ritrovato a guardare il mondo attraverso le sbarre, perché gli era venuta voglia di nuovo di fuggire non più da un carcere ma dal passato, perché gli anni belli della giovinezza se li era mangiati tutti quella "ciotola di ferro e di cemento" come la chiamava lui: per questo Massimo Ballone da bandito era diventato detenuto modello e poi scrittore e poi studente in Scienza delle investigazioni.

"Perché che si chiami San Donato o Pianosa o Badu e Carros o Costarelle il carcere è un prezzo troppo alto da pagare", diceva e sembrava davvero averlo capito, ce ne aveva già passati venti l’esponente della banda Battestini là dentro, montagne di libri letti, appunti, la regia di un film, la sceneggiatura di un documentario e anche una donna bella che lo aspettava, là fuori. Da bandito a orgoglio della mamma che non ce la farà a vedere il figlio libero, morirà prima e sarà il suo grande dolore.

Ce n’erano tanti di motivi per chiudere con quel passato ingombrante per Massimo Ballone, tante ragioni per scommettere sul futuro: arriva la semilibertà tanto attesa e sofferta, il lavoro nella cooperativa ma la sua storia d’amore coltivata per anni negli incontri in carcere coi minuti contati alla fine si scontra con una realtà diversa, quella comune del giorno per giorno, quotidianità e routine e forse per questo si consuma. Sarà per questa delusione sarà la maledizione che ha portato tutti ma proprio tutti gli esponenti della banda Battestini a fare una brutta fine, ma Massimo Ballone ricomincia la sua carriera da bandito.

"Bandito vero ci diventai in carcere - confidò poco prima della presentazione del suo libro - Al San Donato vinceva chi era più forte di coltello. Da là dentro avevo mandato messaggi forti al mondo della malavita e quando fui finalmente fuori incontrai Rolando al bar, che mi chiese: "Massimo che facciamo?" e io gli risposi "come che facciamo, andiamo a vedere una banca".

Rolando era Battestini, vedè significava svuotare: cominciò così la banda Battestini, era la fine degli anni Settanta, un secolo e tanti errori fa per Massimo Ballone, unico sopravvissuto insieme a Claudio Di Risio. "Al di sotto del cuore" è il titolo di un libro ma anche della sua riabilitazione, descrive gli anni della banda e della latitanza, quelli della fuga dal carcere di San Donato e la vita spiata dalle sbarre, sembrava la storia di un uomo che col passato volesse fare a pugni.

Rapine, assalti a portavalori e ai treni, colpi in banca dentro e fuori l’Abruzzo. E poi ristoranti, "a tavola il Krug non mancava mai", auto di grossa cilindrata, motociclette, la barca al molo, il tavolo fisso al Lenny, gli amici coi cognomi famosi, le passeggiate al centro di Pescara meta inaccessibile per quelli di San Donato senza un soldo in tasca, e la pistola in tasca. Con quel passato Ballone sembrava volesse chiudere per sempre, "al di sotto del cuore significa che io ho mirato basso, che la vita del secondino era più importante della mia stessa vita", diceva lui, bandito sì assassino mai.

Napoli: tentano di rubare la pensilina del bus, presi in due

 

Il Mattino, 28 settembre 2006

 

Cercano di smontare una pensilina dell’autobus in via Minzioni, finiscono in manette due stabiesi, con l’accusa di furto aggravato in concorso di persone. I carabinieri hanno fermato, nella mattinata di ieri, Antonio Sansone di 32 anni ed Emiliano Scotognella di 33, entrambi residenti nella città delle acque, mentre tentavano di portare via la struttura in alluminio della fermata del pullman, oltre che la tabella che indica gli orari. I militari della locale stazione hanno anche sequestrato una chiave sbullonatrice di acciaio e due calamite, materiale adoperato dagli arrestati per smontare l’intera pensilina del pullman, una delle tante presenti in via Minzoni.

Stando alle indicazioni delle forze dell’ordine, i due arrestati, una volta individuato l’obiettivo, di buon ora, avrebbero cominciato a svitare i bulloni di sostegno della pensilina. Incuranti degli sguardi incuriositi dei pochi passanti, i due sono stati fermati mentre erano intenti a smontare anche la struttura che contiene tutte le informazioni sulle corse.

Sorpresi dai carabinieri, non hanno potuto fare altro che lasciarsi arrestare. Secondo una prima ricostruzione, la volontà dei due stabiesi era quella di vendere il materiale ferroso, immettendolo, così, sul mercato dell’alluminio. Un’ipotesi avvalorata anche dal fatto che i due sono già noti alle forze dell’ordine. In particolare, Emiliano Scotognella, residente al viale Don Bosco, era stato da poco scarcerato in virtù del provvedimento di indulto. Intanto, i due fermati sono tutt’ora in attesa del processo per direttissima.

Cremona: ruba fiori da una tomba, condannato e indultato

 

La Provincia di Cremona, 28 settembre 2006

 

Si è conclusa con una condanna a 4 mesi e 200 euro di multa, ma con la sospensione grazie all’indulto, il processo intentato a Douje Bragalone per aver rubato due orchidee da una tomba, il tutto nel camposanto di Cremona. La sentenza è giunta ieri mattina, poco dopo le 10, al termine del processo che si è svolto davanti al giudice Grazia Lapalorcia. A difendere l’imputato l’avvocato Carla Pizzi. I fatti si sono verificati alcuni mesi fa. I riscontri raccolti dagli inquirenti hanno rappresentato la quasi totalità delle carte finite nel fascicolo. La camera di consiglio - per questa vicenda decisamente singolare - è durata pochi minuti.

Australia: per riabilitazione i detenuti curano dei coccodrilli

 

Ansa, 28 settembre 2006

 

Per i carcerati che pensano che la vita dietro le sbarre sia troppo dura, in Australia c’è l’opzione di lavorare in mezzo ai coccodrilli. Un programma unico di riabilitazione è stato introdotto nel Territorio del nord e prevede un corso di tre mesi per imparare a prendersi cura dei grandi rettili. Cinque detenuti della prigione di Darwin sono stati iscritti al primo corso di addestramento in un vicino allevamento.

Oltre a prendersi cura degli animali, dovranno lavorare alla preparazione dei pasti ed alla manutenzione dei recinti e delle vasche. Il ministro della giustizia del Territorio, Syd Stirling, ha detto che il programma e il primo del genere in Australia e offre ai detenuti la possibilità di acquisire nuove capacità utili nella vita. Il programma è condotto in collaborazione con la Darwin Crocodile Farm, il più grande allevamento d Australia che ospita più di 36 mila coccodrilli, utilizzati per la carne e la pelle, oltre che come attrazione turistica.

I detenuti alla fine del corso riceveranno un attestato di qualifica riconosciuto a livello nazionale. Il proprietario dell’allevamento, Mick Burns, sostiene che l’iniziativa sta funzionando bene sia per gli animali che per i loro nuovi badanti, e alcuni di essi hanno gia espresso interesse a continuare il lavoro dopo aver scontato la pena. Burns assicura che i detenuti si mostrano a loro agio con i pericolosi rettili. Sembrano avere un abilità naturale, non mostrano paura, ma non si assumono rischi inutili. Cominciano a avvicinare gli animali più piccoli per familiarizzarsi, ma sono ben consapevoli del pericolo quando gli animali diventano più grandi.

 

 

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