Rassegna stampa 13 settembre

 

Roma: Rebibbia; detenuto 46enne trovato impiccato

 

Il Mattino, 13 settembre 2005

 

Le guardie carcerarie lo hanno trovato alle 6.40 del mattino: la cintura che gli stringeva il collo. Ciro Vollaro, 46 anni, figlio del boss Luigi Vollaro detto il "califfo", è morto nel carcere di Rebibbia, dove era detenuto. Solo dieci minuti prima gli agenti erano passati a visitarlo per il consueto giro e gli avevano somministrato tranquillanti. Una cura cominciata già da alcuni giorni per calmare un’agitazione che lo rendeva a volte depresso, a volte irascibile.

Vollaro era il pentito dei misteri: collaborava con la giustizia dal ‘96 e aveva partecipato a numerosi processi accusando familiari, camorristi, poliziotti (tra cui l’ex questore di Napoli, il senatore Franco Malvano e politici (da Dell’Utri all’ex sindaco di Portici Leopoldo Spedaliere). Nonostante la sua condizione di pentito, Vollaro non si trovava in una località protetta come sua moglie e i suoi tre figli, ma da solo, in una cella del carcere romano e avrebbe dovuto restarci, per cumuli di pena fino al 2037. Praticamente tutta la vita.

"Non c’erano i presupposti perché uscisse dal carcere", spiega il suo avvocato difensore Giampiero Palleschi. Eppure forse questo era il suo cruccio: sembra infatti che sulla branda di Ciro Vollaro siano stati trovati alcuni fogli. Una specie di testamento morale in cui si rammaricava per la sua condizione di detenuto che sentiva di non meritare dopo tanti anni di collaborazione con la giustizia. Tutti i suoi effetti personali e anche i suoi appunti sono stati posti sotto sequestro. Oggi sarà eseguita l’autopsia. Non ci sono indizi che portino verso una ipotesi diversa dal suicidio, ma lo spessore del personaggio e l’importanza dei processi a cui ha preso parte impongono indagini ad ampio raggio. La sua famiglia ha sempre preso le distanze dalla sua scelta: "È morto solo come un cane. Gli avevano tolto anche la patria potestà", spiega con tono accorato sua sorella Ada, che non lo vedeva da 11 anni".

Giustizia: carcere e indulto, articolo di Patrizio Gonnella

 

Italia Oggi, 13 settembre 2005

 

Mai così vuote le carceri italiane negli ultimi 15 anni. Al 31 agosto 2006, sono ben 21.411 (di cui 1.044 donne) le persone che hanno riacquistato la libertà grazie all’indulto, e il numero seguita a crescere man mano che continuano a uscire tutti gli altri beneficiari che a luglio avevano ancora residui pena di poco superiori ai 3 anni.

Le presenze in carcere si sono ridotte a cifre tali che non si vedevano dal giugno del 1991 quando i detenuti avevano raggiunto il record di sole 31.053 unità. Si era all’indomani dell’indulto del ‘90, l’ultimo prima dell’attuale. Se alla data del 30 giugno scorso i detenuti presenti erano 61.246, sono scesi oggi a 38.847, numeri che dal Ministero non sembravano ipotizzabili.

Nell’arco di tempo intercorrente tra i due provvedimenti di clemenza la popolazione detenuta è cresciuta di svariate migliaia di unità l’anno, crescendo complessivamente di 30.000 persone in 15 anni. La stima originaria del Ministero parlava di circa 13.000 possibili fruitori immediati dell’indulto che sarebbero in agosto rientrati in libertà. Più vicina alla realtà è stata la stima di questo giornale, che in fase di discussione del testo di legge aveva parlato di circa 20.000 possibili scarcerazioni.

Diversi fattori hanno verosimilmente avuto un ruolo nelle varie sottostime previsionali. Non si era innanzitutto tenuto conto del fatto che le Procure avrebbero applicato l’indulto anche a detenuti in custodia cautelare e ad appellanti o ricorrenti, emanando provvedimenti di scarcerazione qualora le previsioni di pena fossero inferiori a 3 anni; in secondo luogo, poco considerato nelle anticipazioni è stato anche l’effetto di coloro che grazie alla riduzione di pena hanno raggiunto la soglia necessaria per accedere a una misura alternativa che gli facesse lasciare il carcere; infine, si è trascurato probabilmente, nel valutare i numeri della popolazione penitenziaria, il suo ridotto tasso di crescita rispetto al passato, dovuto ai mancati ingressi di coloro che venivano via via condannati a pene inferiori a 3 anni.

I reingressi negli istituti penitenziari, per avvenuta commissione di reato, da parte di persone che hanno usufruito dell’indulto sono percentualmente molto basse. Si tratta di più o meno 200 detenuti. Numeri che al momento non giustificano particolari allarmismi; inoltre nessuno di costoro vi ha fatto reingresso per reati particolarmente gravi.

Bisogna ancora risalire all’inizio del ‘92 per rinvenire una situazione penitenziaria nella quale il numero dei detenuti presenti addirittura non superasse la capienza degli istituti di pena. Quest’ultima, che è oggi di 42.959 posti, viene calcolata secondo parametri spaziali valutati dal Ministero della Sanità originariamente nel lontano 1976.

Fino a 2 mesi fa, circa 18.500 detenuti in eccesso vivevano nelle galere italiane, con un’ovvia ricaduta negativa sull’adeguatezza degli spazi, del personale e dei servizi. Capitava, in alcune carceri, soprattutto nel nord, che vi era un educatore ogni 100 detenuti. Il provvedimento di fine luglio ha riportato la vita carceraria ai suoi presunti standard di ordinarietà per quanto riguarda il tasso di affollamento, consentendo al sistema penitenziario di uscire da una situazione di grave pregiudizio per la salute fisica e psichica dei detenuti. Ora nelle grandi carceri metropolitane finalmente si respira e qua e là in provincia ci sono istituti quasi privi di utenza. Si pensi che a Giarre, Massa Marittima, Altamura e Arienzo ci sono 9 detenuti; a San Severo 4; a Empoli, Locri e Spinazzola addirittura sono solo 3.

Adesso si tratta di capire entro quanto tempo le carceri italiane rischiano di sovraffollarsi nuovamente se non si interverrà con profonde riforme legislative. Se prendiamo l’arco di tempo 1991-2005 la crescita è stata in media di 2.000 unità l’anno, con picchi di 9.000 persone nel 1992 proprio all’indomani del precedente indulto. Si può, quindi, ragionevolmente presumere che in meno di 3 anni si rischi di superare nuovamente la soglia della capienza regolamentare.

Fossombrone: iniziamo una protesta a tempo indeterminato…

 

Informacarcere, 13 settembre 2005

 

I detenuti del carcere di Fossombrone, constatato che c’è una chiusura da parte di chi emana disposizioni vessatorie e arbitrarie che rompono quel clima di serenità dettato dalla consapevolezza collettiva di una necessaria apertura per compensare la struttura obsoleta, fatiscente e fuori legge, non essendo conforme alle norme penitenziarie.

Dopo aver informato gli uffici competenti, giornali e associazioni di volontariato, con una lettera aperta invitandoli a intervenire ma nessuno si è degnato di venire a verificare.

Per questo motivo abbiamo deciso di protestare con uno sciopero; affinché si senta la nostra voce e di chiedere tutto ciò che ci tocca di diritto secondo le leggi penitenziarie, le norme di regolamento e circolari ministeriali e denunciare gli abusi che si stanno perpetrando dal mese di luglio nei nostri confronti.

1- Declassificazioni e benefici penitenziari; diversamente da molti, in quello più vicino: Pesaro, in questo carcere non esiste l’automatismo della declassificazione quando non si hanno reati ostativi, ne tantomeno quando si è finito di scontare i reati ostativi. I benefici penitenziari sono lettera morta.

2- I detenuti di Levante sono rinchiusi come in un ghetto, esclusi dai lavori fuori della sezione, pertanto chiediamo che anche i detenuti di Levante a rotazione abbiano accesso a tutti i lavori del carcere, senza esclusione di nessun lavoro.

3- Venga tolto il bancone nel colloquio e messi i tavolini e venga aperta un’aria verde per i colloqui con i bambini.

4- I detenuti di Levante sono esclusi dalla commissione cucina; chiediamo che vengano integrati, perché è un loro diritto sancito dalle norme penitenziarie.

5- Il teatro è aperto una volta all’anno in casi eccezionali, chiediamo che diventi normale usufruire del teatro, con iniziative teatrali e culturali.

6- I detenuti allocati nei piani terra "grotte fredde, piene di umidità e senza luce", siano messi a rotazione con i nuovi giunti e spostati al primo e secondo piano.

7- I detenuti lavoranti, con varie alchimie percepiscono uno stipendio da fame, chiediamo che sia aumentato per dare dignità al detenuto e al lavoro.

8- Sia data la fornitura mensile completa di tutto, per l’igiene personale e della cella.

9- Siano consentiti i 20 Kg mensili di solo alimenti in un solo pacco, come prescrive il regolamento di esecuzione.

10- Sia ripristinata la manutenzione delle celle principalmente la pitturazione.

11- Vengano messe le tazze da water, perché abbiamo ancora le turche, quasi scomparse nei carceri italiani.

12- Abbiamo le finestre ancora come i bagni penali dell’800, chiediamo che vengano riportate al terzo millennio.

13- Sia ripristinata la palestra 365 giorni all’anno e non solo durante l’anno scolastico.

14- Sia consentito a chi frequenta la scuola di andare in palestra il pomeriggio.

15- Vengano distribuiti i 20.000 € che il Ministero ha inviato per i sussidi scolastici.

16- Chiediamo che i termosifoni siano accesi come lo sono negli uffici della direzione, o almeno secondo l’orario comunale.

17- Venga distribuita una bottiglia d’acqua potabile al giorno, perché l’acqua attraversando tubature dell’800 non è più potabile.

18- In ogni carcere, ai detenuti che sono senza fondi, gli viene dato un sussidio mensile di 40-50 €; qui non è stato mai fatto.

19- La frutta distribuita quotidianamente è sempre la metà di ciò che ci tocca, spesso anche meno.

 

Con l’avvento della nuova Direttrice, in modo strumentale il Comandante del carcere si è adoperato in arbitri e abusi, sommandoli a quelli della Direttrice.

1- Ha revocato, disconosciuto, decisioni prese collegialmente nell’ambito del gruppo di osservazione trattamentale in relazione alla progressione trattamentale di alcuni detenuti.

2- Sono stati rimandati indietro pacchi postali contenenti vestiario e generi vittuari, in quanto è stato deciso che possono essere ricevuti dai detenuti soltanto se inviati da stretti appartenenti al nucleo familiare, con forte penalizzazione dei soggetti extracomunitari a cui i pacchi di conforto provengano dal volontariato, persone amiche e frutto di solidarietà.

3- Sono stati disconosciuti i diritti del detenuto nella facoltà di acquisire informazioni, atti giuridici amministrativi che lo riguardano: posizione giuridica, numero di protocollo attestante l’invio di una richiesta istanza, facoltà di poter visionare la propria cartella biografica.

4- Nega o elude richieste di colloqui con conviventi terze persone, in virtù di una concezione integralista clericale tutta personale della famiglia, impedendo ogni rapporto affettivo sociale.

5- Non ritiene di concedere udienze ai detenuti, ne informarli dei cambiamenti mediante affissione di avvisi, come per altro previsto amministrativamente.

6- Sono state dimezzate le paghe dei lavoranti fissi, togliendo un’ora di lavoro.

7- È stato sequestrato pentolame vario, in possesso da tanti anni dei detenuti.

8- Le assurde limitazioni sull’uso del computer è stato sanato con il ritiro di tutti i computer, con la scusa di procedere ad un accurato controllo e non si potrà stabilire quando riconsegnarli. Molti computer hanno subito un controllo 3-4 mesi fa (piano terra), sono stati ritirati a marzo e ridati un mese dopo, per tanto questo nuovo ritiro per controllo è solo una arbitraria vessazione messa in opera dal Maresciallo Comandante, perché un detenuto l’ha denunciato per falso e abuso di potere, per avere sequestrato il computer con una relazione falsa al Provveditore. Inoltre circa dieci giorni prima aveva ritirato i computer del primo piano Levante e ancora deve riconsegnarli, ancora deve finire di controllarli e fa ritirare i computer a tutto il carcere, illecita arbitrarietà dell’uso del potere.

9- Altre restrizioni e anticipazioni di restrizioni che vengano riscontrate giorno per giorno, non ultime le voci sulla prossima chiusura del giornalino interno.

 

Per tutti i motivi elencati, sia di mancata applicazione delle normative penitenziarie e sia in ultimo di abusi e restrizioni di vario genere. Protestiamo con uno sciopero il 15 settembre e tempo indeterminato e dei lavoranti il 30 settembre.

1- dei lavoranti;

2- non andando a scuola;

3- non facendo la spesa al sopravvitto, tranne lo stretto necessario (acqua, gas, caffè, zucchero, sigarette, bolli);

4- rifiutando qualunque colloquio con gli operatori;

5- rifiuto della messa;

 

Rifiutiamo colloqui singoli o di delegazioni per discutere i motivi della protesta, accettiamo solo colloqui collettivi, nel cortile o nel teatro. Chiediamo agli uffici competenti di intervenire per sanare l’iniqua situazione del carcere di Fossombrone. Chiediamo al Ministero di mandare ispettori ministeriali per verificare l’operato della Direttrice e il Comandante. Nell’attesa porgiamo cordiali saluti.

 

Detenuti del carcere di Fossombrone

Napoli: sicurezza; ecco le cifre dell’emergenza in città

 

Il Mattino, 13 settembre 2005

 

A fine agosto è bastato un semplice calcolo fatto dal questore Oscar Fioriolli sull’emergenza napoletana: su trecento fermati nel corso dei posti di blocco, ben 250 erano pregiudicati. Una percentuale che non ha uguali in nessun altro contesto cittadino, senza pensare alle emergenze di sempre: violente rapine, come quella costata la vita a Salvatore Buglione, edicolante di via Castellino, a vecchie e nuove faide di camorra che in poche settimane hanno insanguinato Secondigliano, San Giovanni e Quartieri Spagnoli, con raid consumati in pieno giorno, davanti a decine di passanti.

È lo scenario dal quale prenderà oggi le mosse il vertice romano sull’emergenza criminalità a Napoli. Seduti allo stesso tavolo, il ministro dell’Interno Giuliano Amato, il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, ma anche il presidente della provincia Dino Di Palma, il governatore Antonio Bassolino e il prefetto di Napoli Renato Profili. Un vertice decisivo nella difficile congiuntura post-indulto (circa 2400 detenuti scarcerati dalle carceri di Poggioreale e Secondigliano). Chiara la posizione del sindaco Iervolino: "Darò al ministro dati e informazioni che possano guidarlo nella sua scelta. Sarei contento di incontrare anche il capo della Polizia".

Ma cosa chiederà al capo del Viminale? "Mi aspetto impegno sulle forze dell’ordine e sulle altre funzioni del ministero dell’Interno. Mi aspetto rinforzi stanziali a Napoli, finanziamenti e tecnologie, come il Pon sicurezza: vorrei che il governo si impegnasse anche verso la Ue per il rifinanziamento della misura.

Serve repressione ma servono anche investimenti, più fondi da dedicare alla sicurezza". Un vertice atteso, anticipato dall’ennesimo colpo all’immagine turistica della città, con lo scippo di un orologio ai danni di un parlamentare gallese in visita a Napoli: "Mi sembra che sia una storia alla quale davvero non si riesce a porre fine. Sembra quasi fatto apposta per screditare la città da ogni punto di vista", ha commentato il sindaco. Una richiesta di più uomini e mezzi, dunque, una sorta di "alto impatto bis", "strutturale" e non contingente, magari avvalendosi di un decreto legge del 1994, con il quale assegnare a Napoli più forze dell’ordine.

Intanto, sull’emergenza criminalità interviene anche il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore: "Non condivido l’allarmismo su Napoli che sarebbe al centro di recenti inchieste giornalistiche. "I cittadini, - ha aggiunto - devono avere coraggio di contribuire alle indagini, non possiamo accettare questa situazione. Spesso in alcuni quartieri si solidarizza con i delinquenti contro le forze dell’ordine, mentre le persone oneste dovrebbero reagire. A volte anche un particolare può essere di straordinaria importanza".

Il procuratore aggiunto Franco Roberti, coordinatore della Dda, si è soffermato sulla "importanza assoluta, nella perdurante ferrea omertà delle organizzazioni camorristiche delle intercettazioni telefoniche", tecniche di indagine "indispensabili per individuare i responsabili dei delitti". Intanto, è di ieri la visita del governatore Bassolino alla famiglia di Salvatore Buglione, il negoziante ucciso otto giorni fa in via Pietro Castellino. Uno scenario difficile, dunque, con un massiccio dispiegamento di forze in campo. I numeri delle divise in città è tra i più alti: venti commissariati che coprono il territorio con turni che si alternano su 24 ore e che dispongono di nuclei di polizia giudiziaria e di falchi; dieci volanti dell’upg, che spalma le sue risorse sul territorio; e i circa 400 uomini della Mobile. Massiccio il numero dei carabinieri: cinque compagnie urbane, trenta stazioni.

Teramo: Sappe chiede al direttore "una svolta nei rapporti"

 

Il Messaggero, 13 settembre 2005

 

"Non basta l’indulto adesso servono interventi strutturali e soprattutto formazione e aggiornamento per i nostri agenti": la richiesta è stata avanzata dal segretario generale del Sindacato autonomo agenti di polizia penitenziaria (Sappe), Donato Capece, a margine di un incontro con il direttore della casa circondariale di Castrogno, Giovanni Battista Giammaria. A Teramo per chiedere al responsabile dell’istituto di pena teramano "una decisa svolta nei rapporti sindacali e con il personale", Capece ha affrontato il tema della situazione di vivibilità nelle carceri italiane, all’indomani delle scarcerazioni a seguito del provvedimento di indulto del governo: "E’ il momento di approfittare per permettere ai colleghi i riposi e le ferie ma anche per affrontare il discorso relativo alla formazione del personale, dell’aggiornamento, dei livelli di sicurezza e del potenziamento di servizi quali le misure alternative e l’esecuzione penale esterna".

Bergamo: per il dopo-indulto dallo Stato fondi troppo limitati

 

L’Eco di Bergamo, 13 settembre 2005

 

Solo 43mila euro, da dividere fra le province di Bergamo e Brescia. È la somma che lo Stato ha destinato al finanziamento degli interventi messi in atto per offrire aiuto ai detenuti liberati in seguito all’indulto. La conferma dell’importo è arrivata nel corso dell’incontro di questa mattina del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è riunito in Prefettura: erano presenti rappresentanti di Comune, Provincia, Caritas, dell’associazione Carcere e Territorio, ma anche rappresentanti della Regione e dell’Anci.

Dal solo carcere di Bergamo erano uscite 183 persone, e 40 di loro avevano chiesto assistenza. Seppure la Regione abbia annunciato, per la Lombardia, un ulteriore stanziamento di 100 mila euro che dovrebbero essere destinati alla borse lavoro, la Caritas ha auspicato che dai prossimi incontri - uno dei quali previsto già domani - possa emergere la volontà di aumentare lo stanziamento. Per tutta la Lombardia lo Stato ha messo a disposizione, per il 2006, 378mila euro. Dal punto di vista del metodo, le preoccupazioni maggiori espresse dall’Anci riguardano il metodo di distribuzione dei fondi, che per ora sono solo sulla carta: Anci ha insistito perché i destinatari finali siano i Comuni, che hanno direttamente sostenuto le spese.

Vicenza: fra Beppe Prioli parla del malessere giovanile

 

Il Gazzettino, 13 settembre 2005

 

"Lo cercherò. Lo troverò. Anche l’omicidio è una richiesta d’aiuto". Frate Beppe Prioli, coordinatore del volontariato nelle carceri venete, non si arresta di fronte al male, lui, "risvegliato dai lupi", per trent’anni a contatto con i detenuti nel buio delle prigioni italiane, il mondo dei vuoti a perdere, tra precipizi dell’animo e insperate rinascite. "Il ragazzo di Piovene arrestato per avere ammazzato sua nonna - afferma - deve avere la stessa storia di mille altri, lo stesso sguardo, i giorni cupi di Maso, gli spettri che catturarono Erika. Ha ucciso la propria carne, ma dietro all’orrore dei delitti in famiglia c’è sempre una richiesta di aiuto. Non giudico, non spetta a me. E neppure giustifico. Ma voglio comprendere il malessere che assedia le coscienze. Ed è per questo che lo andrò a trovare. Oggi, dico solo che responsabili di tanto sangue siamo anche noi che non ascoltiamo i giovani. Che non li conosciamo. Che li abbandoniamo. Mi riferisco alla società nel suo insieme, ma anche ai parroci che disertano i luoghi dell’incontro. Dobbiamo essere più disponibili all’ascolto. A non lasciare soli i nostri figli. A sapere entrare nelle carceri".

Domani, a Breganze, al centro Don Bosco (ore 20.30), parteciperà con magistrati, avvocati ed ex detenuti alla tavola rotonda "Le trasgressioni: quali risposte?". Dice: "Di fronte al male dei giovani quale risposta si può dare? Non c’è solo l’espiazione della pena detentiva. Non soltanto le sbarre di un carcere. Ci potrebbe essere la riparazione di un lavoro utile. Dalla prigione di Prato escono gruppi di ragazzi che ripuliscono le città. Perché non provare?".

Domani sarà anche l’occasione per presentare il libro "Risvegliato dai lupi, un francescano fra i carcerati", firmato da Emanuela Zuccalà per le edizioni Paoline. I lupi sono i tanti detenuti che hanno aiutato a guarire frate Beppe dopo un brutto incidente. Storie un’umanità dolente e dimenticata nelle prigioni, una patrimonio esistenziale enorme per il religioso che già aveva raccontato la sua esperienza in "Fratello lupo", scritto da un ex ergastolano, Fabio Finazzi, oggi residente a Cassola.

Ma per frate Beppe domani ci sarà anche una ricorrenza da ricordare. "Sono 25 anni - dice - che è stata fondata a Breganze la comunità di accoglienza per gli ex detenuti, tra le prime in Italia". Fra Beppe l’ha lasciata da un pezzo, sempre impegnato al recupero dei carcerati d’Italia. Ma anche dei giovani. Questa estate, con il suo saio, era sulle spiagge di Viareggio a leggere ai bagnanti il Vangelo.

Firenze: festa per i 12 anni del giornale di strada "Fuoribinario"

 

Comunicato stampa, 13 settembre 2006

 

Festa per i 12 anni di "Fuoribinario", giornale di strada dei senza fissa dimora. Sabato 16 settembre 2006, dalle 10 alle 20, Giardino di Piazza D’Azeglio

 

Dalle 10 alle 13

 

Allestimento banchini delle associazioni che aderiscono all’iniziativa.

Addobbi, giochi e musica.

Angolo della pittura dal vivo, con coinvolgimento degli anziani del quartiere.

 

Alle 13

 

Pranzo - buffet

 

Dalle 15 alle 20

 

Performance degli artisti di strada

 

Per informazioni:

Tel: 055.220903

Mail: redaz.fuoribinario@libero.it

 

 

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